Aspetti economici

Profilo generale. Le difficili condizioni climatiche e ambientali e l'esiguità delle terre coltivabili (solo il 2,8% della superficie territoriale è coperto da colture, mentre ben il 71% è incolto o improduttivo) condizionarono nei secoli l'economia della Norvegia; sino al secolo scorso le sue principali fonti di reddito poggiavano tradizionalmente sulla pesca, sull'allevamento, sullo sfruttamento forestale, su un'agricoltura assai stentata. Eppure, nonostante queste limitate possibilità (sono poco rilevanti anche le risorse minerarie, se si eccettuano i minerali di ferro e i giacimenti di idrocarburi del Mare del Nord, la cui scoperta risale solo alla fine degli anni Sessanta), la Norvegia presenta oggi un prodotto pro capite largamente superiore a quello medio europeo, pressoché pari al prodotto dei Paesi nettamente più dotati; è altresì caratterizzata da quell'alto livello di vita, diffuso a tutta la popolazione, che globalmente viene definito di "tipo scandinavo". Il benessere di cui gode la Norvegia (anche se a partire dalla metà degli anni Settanta sono emerse pesanti difficoltà per l'economia nazionale in concomitanza con la crisi produttiva e occupazionale che domina la scena economica mondiale) è per gran parte merito della capacità umana e della moderna e razionale organizzazione del lavoro di una popolazione necessariamente poco numerosa. I settori fondamentali, come quello idroelettrico e in linea di massima le industrie di base, sono in mano allo Stato, che guida l'economia impostando piani di sviluppo e attuando una politica assistenziale avanzata, cui si associano una fortissima imposizione fiscale e un'equa ridistribuzione del reddito nazionale mediante la partecipazione dello Stato alla gestione dei servizi di interesse generale. Lo Stato è altresì intervenuto attivamente nella gestione economica incoraggiando gli investimenti e sostenendo quei settori produttivi, come l'agricoltura, la zootecnia e la pesca, che avrebbero potuto essere danneggiati dal potenziamento industriale.

 

Agricoltura. Le attività primarie (agricoltura, pesca, silvicoltura) occupano un'aliquota estremamente ridotta di manodopera. Le difficoltà maggiori riguardano l'agricoltura, settore nel quale la Norvegia dipende fortemente dall'estero; i coltivatori sono però avvantaggiati dalla politica governativa di sostegno dei prezzi e da sgravi fiscali. Predomina ancora la piccola proprietà con una resa per ettaro piuttosto modesta, date le difficili condizioni ambientali; generalmente la vendita dei prodotti agricoli avviene però mediante cooperative. Delle colture cerealicole l'avena e l'orzo sono quelle più adatte al clima rigido del nord insieme alla patata, componente molto importante dell'alimentazione locale; nelle aree meridionali più favorite si coltivano, oltre al frumento, ortaggi (pomodori, cavoli) e frutta (mele, pere, prugne). Tra i Paesi nordici la Norvegia è la meno dotata quanto a risorse forestali (le aree boschive ricoprono il 25% della superficie territoriale), oggetto peraltro di particolari attenzioni dopo l'indiscriminato sfruttamento dei secoli passati; il Paese è però favorito dalla prevalenza nelle sue foreste dell'abete, che fornisce la miglior materia prima per la fabbricazione della cellulosa, della carta e della pasta di legno.

 

Allevamento. Attente cure sono altresì dedicate all'allevamento che, data l'esiguità delle aree a prato e pascolo permanente (lo 0,4% della superficie nazionale), è quasi interamente stallivo; prevalgono gli ovini, i bovini e i suini; nelle distese della tundra i Lapponi allevano le renne (200.000 capi falcidiati dall'inquinamento dei pascoli causati dall'incidente alla centrale nucleare sovietica di Cernobyl nel 1986). Le sempre crescenti richieste del mercato internazionale hanno inoltre incentivato l'allevamento degli animali da pelliccia, soprattutto di volpi e visoni.

 

Pesca. La più caratteristica e tradizionale attività norvegese è tuttavia la pesca, in buona parte praticata su basi individuali, ed è essa pure un settore che beneficia largamente di sovvenzioni statali. È l'incontro di correnti calde e fredde che, ossigenando le acque e favorendo la formazione del plancton, determina la ricchezza ittica del Paese: nel nord, presso le Isole Lofoten, prevale il merluzzo, a sud l'aringa e in misura minore lo sgombro; presso Stavanger è diffuso lo spratto (Clupea sprattus ), localmente noto come acciuga o sardina norvegese. I Norvegesi partecipano anche alla grande pesca atlantica; il pesce, una volta sbarcato, viene sottoposto a una prima lavorazione, per essere poi avviato alle grandi industrie di trasformazione, ubicate principalmente a Bergen, Trondheim e Stavanger. Nonostante la forte opposizione della comunità internazionale, la Norvegia pratica ancora la caccia alle balene.

 

Risorse minerarie. L'abbondanza del potenziale idroelettrico fece, come si è detto, la fortuna dell'economia norvegese; a partire dal 1971 (anno in cui entrarono in attività) i giacimenti di idrocarburi del settore norvegese del Mare del Nord, a Statfjord, Eldfisk, Ekofisk ecc., hanno fornito al Paese un'ulteriore e assai cospicua base energetica. Prospezioni condotte nel Mare di Barents, in collaborazione con la Russia, hanno portato all'accertamento di una riserva di gas naturale nell'ordine di 240 miliardi di m3 (forse la più grande del mondo), per ora, tuttavia, non sfruttabile. Se si eccettuano i minerali energetici, tra cui si possono includere modesti quantitativi di carbone estratto dalle Svalbard, nel complesso la Norvegia non possiede risorse minerarie di particolare rilievo; ben rappresentato è però il ferro, cui si aggiungono le piriti e, in più modesta misura, minerali di rame, zinco, piombo, vanadio, molibdeno, titanio.

 

Industria. L'industria norvegese non è molto diversificata, basandosi sulle produzioni che richiedono elevati apporti energetici, come la metallurgia e la chimica, nonché sulla lavorazione dei prodotti ittici e forestali. L'industria metallurgica lavora in buona parte minerali d'importazione: pur priva di bauxite, la Norvegia è per esempio uno dei primi produttori del mondo di alluminio. Si lavorano inoltre minerali di rame, piombo, magnesio, zinco; sviluppata è anche la siderurgia, alimentata da minerale nazionale. L'industria meccanica opera nei settori degli autoveicoli, dei macchinari in genere, ma soprattutto in quello cantieristico, tradizionale e di grande prestigio, con cantieri a Oslo, Moss, Stavanger, Bergen , Trondheim ecc.; tuttavia il già fiorentissimo settore cantieristico è oggi in crisi, fenomeno questo che coinvolge, più o meno gravemente, l'industria navale di tutto il mondo. Buono sviluppo hanno anche le industrie chimiche (acido solforico, cloridrico e nitrico, soda caustica, fertilizzanti azotati, materie plastiche ecc.) e quelle petrolchimiche; le raffinerie di petrolio hanno una capacità di raffinazione notevolmente inferiore ai quantitativi di greggio estratto. Come si è detto, tradizionale e attiva industria è quella legata allo sfruttamento forestale e del pari, nell'ambito alimentare, il settore che riguarda la lavorazione del pesce; tuttavia l'industria alimentare è nel compl esso discretamente rappresentata (complessi lattiero-caseari, birrifici ecc.).

 

Comunicazioni. Data la conformazione del Paese, le comunicazioni sono oltremodo difficili; e poiché l'area vitale è sulle coste, ecco l'importanza delle comunicazioni marittime, di cabotaggio per i collegamenti interni, ad ampio raggio, naturalmente, per quelli esterni. Relativamente poco sviluppata è la rete ferroviaria (circa 4.000 km), che è concentrata quasi unicamente nel sud, ma che si spinge sino a Bodø, capoluogo del Nordland. Anche la rete stradale (91.000 km) è fortemente condizionata dalla morfologia della Norvegia; tuttavia oggi è possibile raggiungere abbastanza facilmente Capo Nord in auto. Diffusissime sono invece le comunicazioni aeree, sv olte soprattutto dalla SAS (Scandinavian Airlines System), che comprende anche le compagnie aeree danesi e svedesi; fra i numerosi aeroporti ricordiamo quelli di Fornebu (Oslo), di Flesland (Bergen) e di Sola (Stavanger). Grandi porti oceanici sono Oslo, Trondheim, Bergen ecc., nei quali converge il sistema di comunicazioni terrestri; cospicua è la marina mercantile norvegese.

 

Commercio. Il commercio è per la Norvegia una vitale necessità, data la povertà delle risorse natural i; il Paese importa soprattutto macchinari e mezzi di trasporto, minerali per i propri complessi metallurgici, prodotti industriali vari (chimici, tessili, alimentari ecc.); le esportazioni riguardano principalmente petrolio e gas naturale (per oltre il 50% del valore totale), quindi metalli non ferrosi, imbarcazioni, ferro e acciaio, pesce e suoi preparati, carta e pasta di legno. L'interscambio si svolge eminentemente con la Gran Bretagna, seguita dalla Svezia e dalla Germania. I proventi dei noli e, più recentemente, del turismo forniscono un ulteriore contributo alle entrate del Paese.