Storia

Il territorio, abitato originariamente da Celti, poi da Germani, Quadi e Marcomanni, fu invaso (sec. III-IV) da Gepidi, Goti, Unni e infine dalla tribù degli Slovacchi.

Nell'833, dopo aver conquistato il principato di Nitra, il principe moravo Mojmìr creò l'impero della Grande Moravia che, oltre ad annettere la Slovacchia, includeva anche la Boemia, la Slesia e la parte meridionale della Polonia. Dopo la cristianizzazione operata dai patriarchi bizantini Cirillo e Metodio, i Magiari invasero il territorio della Gran Moravia e sottomisero la popolazione (907). A seguito dell'invasione da parte delle armate turche (1526), il regno d'Ungheria, il cui trono fu assegnato a Ferdinando I d'Asburgo, si trovò ridotto quasi esclusivamente ai territori della Slovacchia: Bratislava divenne la capitale e da Buda vi furono trasferite sia la sede arcivescovile sia la Dieta ungherese. Alla fine del sec. XVII si ricostituì territorialmente il regno d'Ungheria nel quale la Slovacchia fu integrata come provincia secondaria.

Sotto il regno di Francesco II (1792-1835) cominciò a manifestarsi il movimento di emancipazione magiaro, il quale pretendeva l'ungherese come lingua ufficiale del regno, Slovacchia inclusa; contemporaneamente si evidenziò un processo nazionalistico risorgimentale slovacco che ebbe come centro Bratislava. Scontratisi con l'intransigenza del governo, i maggiori esponenti della resistenza slovacca organizzarono una lotta clandestina contro l'oppressione e appoggiarono l'esercito austriaco impegnato a sopprimere i moti di rivolta scoppiati in Ungheria (1848-49).

Nel 1867, l'Ungheria, forte della nuova costituzione, riprese l'opera di repressione che costrinse molti slovacchi a emigrare in America. La fine della prima guerra mondiale, da cui l'impero era uscito sconfitto e smembrato, consentì lo svolgimento di un congresso nazionale slovacco (ottobre 1918) che portò alla formazione di uno Stato comune ceco e slovacco. Da allora la Slovacchia ha seguito per vent'anni il destino della Repubblica Cecoslovacca. Nel 1939, con l'occupazione tedesca di Praga, la Slovacchia divenne uno Stato satellite filonazista ma nel 1945, dopo la liberazione del Paese da parte dell'armata sovietica, il Paese tornò a far parte della compagine cecoslovacca.

La fine del regime comunista nella Cecoslovacchia favoriva l'emergere di tendenze autonomiste che pervadevano anche i nuovi partiti democratici. Una chiara tendenza, in tal senso, si esprimeva già nelle elezioni dei parlamenti nazionali, quando la vittoria del nazionalista Movimento per la Slovacchia democratica (giugno 1992) gettava una seria ipoteca sul futuro della federazione. Constatata l'impossibilità di una composizione politica, il leader del Partito civico-democratico maggioritario in Boemia-Moravia, V. Klaus, e quello nazionalista slovacco, V. Mečiar, decidevano per la formazione di due distinti governi e l'avvio di un negoziato per la separazione consensuale delle due entità. Tale processo portò, il 1° gennaio 1993, alla nascita di due distinte entità statali: la Slovacchia e la Repubblica Ceca. Ma, fin dai primi passi della sua esistenza, il nuovo Stato doveva fare i conti con la vivace minoranza ungherese, insoddisfatta della deriva nazionalista e, a sua volta, espressione di tendenze autonomistiche. In particolare, la comunità ungherese tentava di contrastare l'elezione del presidente M. Kovác (febbraio 1993), mentre l'esecutivo rimaneva saldamente nelle mani di Mečiar. Ma i problemi politici e sociali di una difficile transizione finivano per provocare un progressivo sfilacciamento del Movimento per la Slovacchia democratica, con numerosi deputati che abbandonavano il partito, mentre un analogo fenomeno investiva l'alleato di governo (Partito nazionale slovacco). Senza più maggioranza, incalzato dalla mobilitazione della minoranza ungherese, Mečiar era costretto alle dimissioni (marzo 1994) e si formava un nuovo governo retto dai transfughi nazionalisti, dai cristiano democratici e dagli ex comunisti della sinistra democratica. Le prime elezioni della nuova Repubblica, però, confermavano il peso elettorale dei nazionalisti (novembre 1994) e Mečiar tornava a capo del governo sostenuto anche da un gruppo che si era nel frattempo scisso dalla sinistra democratica. Si apriva, in tal modo, una nuova fase caratterizzata dall'aspro confronto che si accendeva tra il primo ministro e il presidente Kovác, a favore del quale Bratislava era percorsa da grandi manifestazioni (maggio 1995).

Anche il problema dei rapporti con la minoranza interna, che Mečiar pensava di aver risolto con la firma di un trattato di buon vicinato con l'Ungheria (marzo 1995), era destinato a peggiorare. Il prevalere di posizioni nazionaliste più radicali, come la promozione dello slovacco a unica lingua di stato o le limitazioni al trattato di buon vicinato operate dal Parlamento in sede di ratifica (marzo 1996), determinava nuove ondate di protesta della minoranza ungherese, cui si sommavano le critiche del Consiglio d'Europa e le dure prese di posizione del governo magiaro. L'insieme di questi elementi contribuiva all'instabilità del quadro politico e le elezioni politiche del settembre 1998 segnavano la sconfitta di Mečiar, attribuendo la vittoria al maggior partito di opposizione, la Coalizione democratica slovacca di M. Dzurinda, che assumeva la carica di primo ministro.

La riforma costituzionale del 1999 introduceva l'elezione diretta del presidente della Repubblica e le successive elezioni registravano la vittoria del candidato delle opposizioni, R. Schuster, sullo stesso Mečiar. Al vertice di Nizza del 2000 veniva confermata la presenza della Slovacchia nel secondo gruppo degli Stati che sarebbero entrati a far parte dell'Unione Europea. Proprio la politica filoeuropea adottata da Dzurinda gli garantiva la vittoria anche nelle elezioni legislative del settembre 2002, che vedevano comunque imporsi come primo partito il Movimento per la Slovacchia democratica di Mečiar.

Al vertice di Copenaghen, del dicembre 2002, la Slovacchia ha concluso il negoziato per l'adesione alla UE, che è stata approvata, nel 2003, con un referendum popolare. Nel marzo 2004 il Paese ha aderito alla NATO e il 1° maggio è entrato ufficialmente a far parte dell'Unione Europea. Poche settimane prima, alle elezioni presidenziali, in un ballottaggio tra due esponenti dello stesso partito, I. Gašparovic aveva prevalso su Mečiar. All'inizio del 2006 il governo di centro-destra di Dzurinda entrava in crisi per l'uscita del partito cristiano democratico e il Parlamento indiceva per giugno le elezioni legislative anticipate. In queste usciva vincitore il partito socialdemocratico SD-Smer e successivamente il leader, Robert Fico, veniva nominato premier. Questi raggiungeva un accordo di coalizione con l'Sns, partito di destra e l' Hzds, partito nazionalista.

Nel 2009 il presidente uscente Gašparovic veniva rieletto al secondo turno delle elezioni presidenziali, mentre nel 2010, dopo le elezioni politiche vinte dai socialdemocratici, la leader del centro-destra Iveta Radicova veniva incaricata di formare un nuovo governo.