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Ambiente umano
Popolamento. Il popolamento della Germania ebbe, sin dall'antichità, la sua area di attrazione principale nei Monti Medi (Mittelgebirge). Qui si insediarono i maggiori gruppi di quelle genti germaniche che, provenienti dalla Scandinavia meridionale, riuscirono a espandersi verso ovest sino al Reno, dove si scontrarono con le popolazioni celtiche; verso est furono sempre contenute dagli Slavi, e l'Elba fu per lungo tempo il confine tra i due grandi gruppi etnici. La valorizzazione del Reno come asse di popolamento, benché antichissima, si ebbe compiutamente sotto il dominio romano. Sull'asse renano si innestarono le vie trasversali, verso est fino all'Elba, verso ovest al Bacino Parigino. Su questa strutturazione territoriale sorsero quei centri vitali che ancor oggi corrispondono a grandi e importanti città, come Colonia, Magonza, Treviri ecc.
Insediamenti antichi. Entro questa maglia urbana le popolazioni germaniche vivevano nelle radure forestali, praticando l'agricoltura e l'allevamento, vivendo in villaggi a organizzazione patriarcale, formati o da gruppi di casali isolati (Weiler) o negli Haufendorfen (villaggi ammucchiati), già descritti da Tacito. Molti di questi insediamenti dell'antico mondo germanico sono perdurati; altri ne sono sorti soprattutto in età medievale, all'epoca riformatrice e stim olatrice di Carlo Magno. Ma nel contempo ebbe nuovi impulsi anche l'urbanesimo, specie nei centri vivacizzati dalle attività portuali e commerciali promosse dalla Lega anseatica (Amburgo, Brema, Lubecca ecc.). La formazione di un'organizzazione territoriale unitaria si ebbe piuttosto tardi, date le divisioni politiche che hanno contraddistinto la storia tedesca fino al XIX secolo. Nonostante Berlino fosse divenuta capitale dello Stato prussiano nel 1701, è solo con l'affermarsi dell'economia industriale nell'Ottocento che il territorio germanico assume l'assetto moderno (benché poi parzialmente sconvolto dalla seconda guerra mondiale e dalle conseguenze della divisione in due Stati del Paese), incentrato sugli elevati addensamenti lungo l'asse renano e nei bacini dei Monti Medi, cui si contrappone una relativa rarefazione nelle pianure della Bassa Sassonia, del Meclemburgo e del Brandeburgo, in cui è peraltro situato il vasto agglomerato di Berlino.
Sviluppo demografico. Nel complesso la Germania è un Paese altamente popolato; ciò è largamente il risultato del grande incremento demografico che alla metà del XIX secolo aveva portato i Tedeschi a superare i 36 milioni di abitanti (all'inizio del secolo si aggiravano sui 20 milioni). Nella seconda metà del XIX secolo l'incremento subì nuovi impulsi, tanto che la Germania divenne ben presto il Paese d'Europa con la maggior crescita demografica; alla fine del secolo la popolazione superava i 55 milioni e nel 1914 i 68 milioni. A causa della eccessiva pressione demografica vi fu anche in Germania una nutrita corrente d'emigrazione, soprattutto verso l'America: si calcola che dal XIX secolo fino al 1913 ben 6 milioni di Tedeschi abbiano lasciato il Paese. L'emigrazione rallentò durante la prima guerra mondiale, che inferse alla Germania notevoli perdite, tanto che la popolazione tra il 1914 e il 1923 passò da 68 a 62 milioni. Nel contempo si ebbe una sensibile diminuzione dell'incremento demografico, che nel 1939 si ridusse allo 0,67%. Proprio in quell'anno il censimento registrò una popolazione di 69 milioni di abitanti.
Conseguenze della guerra. Anche la seconda guerra mondiale sconvolse profondamente l'assetto demografico sia per effetto della diminuita natalità, che toccò nel 1946 limiti eccezionalmente bassi, sia per le gravi perdite di civili e militari per cause belliche. I morti furono complessivamente 5 milioni, cifra che appare vistosamente nella piramide delle classi d'età (dove fanno difetto appunto le classi maschili tra il 1910 e il 1924). Le gravi perdite sono state in parte rimpiazzate dalla grande immigrazione dei Tedeschi che, con la disfatta hitleriana, furono costretti ad abbandonare i territori posti al di là dell'Oder-Neisse (i cosiddetti te deschi nazionali, Reichsdeutsche) e di quelli che abbandonarono l'Unione Sovietica, la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Polonia, la Romania (i cosiddetti tedeschi etnici, Volksdeutsche ), dove erano emigrati, talvolta già in epoca medievale, a seguito della grande espansione germanica. Complessivamente rientrarono 12 milioni di Tedeschi e questa immigrazione si può considerare come uno dei più grandi movimenti di popolazione della storia recente d'Europa. In seguito alla divisione politica del territorio tedesco in due distinti Stati (1949), la Repubblica Federale di Germania, sotto la sfera di influenza delle potenze occidentali, e la Repubblica Democratica Tedesca, sotto quella sovietica, la maggior parte dei profughi raggiunse la Repubblica Federale (9 milioni circa). Questa fu successivamente la meta di numerosi profughi della Repubblica Democratica: tra il 1950 e il 1961 il flusso portò annualmente dall'uno all'altro Stato circa 260.000 persone, per un totale di 3 milioni (2,2 milioni tra il 1955 e il 1961, di cui solamente 275.000 dalla Repubblica Democratica alla Repubblica Federale). Nel 1961 fu eretto il "muro" di Berlino e l'irrigidimento della Repubblica Democratica fece cessare la grande fuga, benché l'emigrazione continuasse con circa 20.000 partenti all'anno, rappresentati soprattutto da vecchi. In conseguenza di questi fatti la situazione demografica si andò alquanto diversificando nelle due Germanie, dato che la Repubblica Democratica registrò, dopo il 1945, continue perdite di popolazione mentre nella Germania Federale si ebbero forti aumenti per effetto della grande immissione dei Tedeschi provenienti dall'Est. Nel 1950 nei due Stati vi erano 69 milioni di abitanti, cioè più o meno quanti erano all'inizio della seconda guerra mondiale: questa ha però portato a un generale invecchiamento della popolazione e a una forte disparità tra maschi e femmine, con dirette conseguenze sull'incremento naturale. Nel 1960 la popolazione era notevolmente cresciuta e nel 1997 aveva superato gli 82 milioni di abitanti.
Il tasso di incremento naturale è da alcuni anni vicino allo zero a causa dei bassi indici di nuzialità, fecondità e natalità. Dopo una forte immigrazione di lavoratori dall'Italia e poi da altri Paesi (Turchia, Iugoslavia, Polonia ecc.) verificatasi a partire dal 1950 soprattutto nella Germania Federale per sopperire alle esigenze di manodopera richiesta dagli sviluppi economici, i flussi migratori dall'estero sono notevolmente rallentati negli ultimi anni in seguito alle misure restrittive adottate dal governo. Alla fine del 1995 vi erano in Germania circa 7,2 milioni di stranieri, di cui circa 586.000 Italiani, 798.000 ex Iugoslavi e più di 2 milioni di Turchi.
Distribuzione della popolazione. Prima della seconda guerra mondiale, esisteva una marcata disparità nella distribuzione della popolazione, ma la situazione bellica costrinse la popolazione ad abbandonare le città soggette ai bombardamenti e a insediarsi, spesso definitivamente, nelle zone meno urbanizzate e industrializzate. Dopo la guerra l'arrivo dei profughi contribuì anch'esso a popolare zone prima di bassa densità: lo Schleswig-Holstein ha avuto per esempio un aumento di oltre il 60% del numero degli abitanti rispetto all'anteguerra. Ancor oggi tuttavia, a prescindere dalle concentrazioni urbane, le aree meno popolate corrispondono alle pianure costiere del Tiefland, mentre la densità diviene subito notevolissima nella fertile fascia delle Börden. Anche nei bacini dei Monti Medi si hanno addensamenti molto elevati; la valle del Reno forma poi un'unica grande fascia con densità sempre elevate, grazie anche alla presenza di numerosi centri urbani che ospitano attività industriali. A queste si deve in particolare l'ecce zionale popolamento del Bacino della Ruhr. Le densità si abbassano nelle dorsali montuose svevo-franconi e in Baviera. Nelle regioni orientali l'area più fittamente popolata è rappresentata dal medio bacino dell'Elba. Nelle pianure non molto popolate del Brandeburgo rappresenta un'eccezione Berlino, che già all'inizio del Novecento superava il milione di abitanti
Urbanesimo. Alle elevate densità demografiche contribuisce in effetti lo sviluppo dell'urbanesimo, a sua volta legato alla forte industrializzazione. La più alta concentrazione di grandi città si registra nella Germania renana, dove ancor prima della guerra si aveva il maggior raggruppamento di attività industriali. Oggi nella Germania, oltre a Berlino, Amburgo e Monaco , che superano il milione di abitanti, vi sono 9 città con oltre mezzo milione di abitanti e un'ottantina di città con oltre 100.000 abitanti. Strutture d'origine medievale o addirittura anteriore, oltre a esser chiaramente identificate in vari villaggi d'impianto antico (i menzionati Haufendorfen, gli Strassendorfen, o villaggi su strada, i Runddorfen, o villaggi circolari ecc.), formano anche il nucleo di città ingranditesi in epoca moderna e particolarmente negli ultimi vent'anni in concomitanza con l'espandersi dell'industria, dato che ormai esistono ben pochi centri, anche di piccole dimensioni, che vivano esclusivamente di agricoltura. L'armatura urbana nella Germania occidentale è molto articolata. Non esiste una città che assuma una posizione gerarchica assolutamente primaria, ma si possono tuttavia indicare delle metropoli con compiti speciali prioritari, come nel caso di Amburgo, massimo porto tedesco, o come Francoforte sul Meno, primo centro finanziario, o Bonn, che per oltre quarant'anni è stata la capitale della Germania Federale e ne ospita ancora numerose strutture governative. Le città industriali si concentrano lungo l'asse del Reno, ma analoghe "vocazioni" si ritrovano anche in città assai lontane dalla fascia rena na, come Monaco, in Baviera, e come Hannover , principale centro nella fascia di saldatura tra i primi rilievi dei Monti Medi e le pianure sassoni.
Città tedesche. A parte Berlino, la città più popolosa è Amburgo, già florido porto anseatico, magnificamente disposta all'inizio dell'estuario dell'Elba. Importante città portuale è anche Brema, sull'estuario del Weser, nodo delle comunicazioni tra i porti nordici e l'area renana. Sul Reno è Colonia, città d'origine antichissima, che non ha mai perduto il ruolo di grande centro commerciale e industriale. Poco a nord è Düsseldorf, che con Duisburg, massimo porto fluviale sul Reno alla confluenza con il fiume Ruhr, già entra a far parte della conurbazione della Ruhr, prodigioso "grappolo" di grossi centri urbani che ha pochi eguali al mondo (a queste due città infatti si allacciano quelle poste a est del Reno, con i popolosi centri di Essen, Bochum, Gelsenkirchen, Dortmund); nel complesso questa regione-città, ricca di industrie sorte per la presenza di grandi giacimenti carboniferi, accoglie oltre 8 milioni di abitanti. Più a sud, sempre sul Reno, sono situate le città di Magonza, Darmstadt, Mannheim, Karlsruhe; alla fascia renana fanno capo popolosi bacini laterali, tra cui in primo luogo quello del Meno, che ospita la dinamica e importantissima Francoforte, e quello del Neckar, dov'è Stoccarda, città industriale vivacissima e con un ruolo prioritario nell'ambito del Baden-Württemberg. Monaco, capitale della Baviera, è oggi per numero di abitanti la terza città della Germania, favorita dalla sua posizione su importanti vie di comunicazione e ricca di industrie; in posizione chiave per le vie di comunicazione è anche Norimberga .
Nella Germania orientale l'urbanesimo è sempre stato invece meno marcato; con un'economia fondata essenzialmente sull'agricoltura, le città si erano sviluppate in base alle loro funzioni commerciali, benché non mancassero centri industriali come Lipsia, Dresda e naturalmente Berlino. Negli ultimi decenni tuttavia l'urbanesimo ha conosciuto forti incrementi e la popolazione rurale si è ridotta sensibilmente. Lipsia, dinamica e popolosa ancor prima della guerra, sede di attività commerciali (la sua fiera è tuttora prestigiosa) e industriali, è situata in un favorevole punto di convergenza delle vie di comunicazione che allacciano il pedemonte delle Montagne Metallifere col resto della Germania. Più a sud, ai margini dei rilievi, sulle sponde dell'Elba, è Dresda, città d'arte nobilitata dai re sassoni, ma anche ricca di industrie e oggi con posizione preminente in una vasta regione industrializzata che comprende, più a ovest, Chemnitz, sede di industrie tessili, Zwickau ecc. Nelle pianure del Brandeburgo solcate dall'Elba un grosso centro è Magdeburgo, porto fluviale attivo anche in passato; un ruolo assai più importante, con un hinterland che comprende anche gran parte della Repubblica Ceca ha però il porto baltico di Rostock . Al centro del Rialto Lagoso brandeburghese è infine Berlino. Valorizzata dai sovrani prussiani, ebbe il massimo sviluppo a partire dal XIX secolo per i suoi traffici, ma anche per le sue industrie. All'inizio del Novecento era una delle più popolose città del mondo: nel 1939 contava circa 4 milioni di abitanti. La trentennale divisione ha rotto il tessuto urbano unitario di un tempo dando origine a due distinte città, anche per i diversi sviluppi urbanistici imposti dai due regimi che l'amministravano. La riunificazione ha imposto un ridisegno della sua struttura urbanistica ed economica, adeguato alle riacquistate funzioni di capitale di un grande Paese, che la pongono in una posizione di preminenza tra le metropoli europee.
Risvolti politici ed economici della riunificazione. Mentre la riunificazione politica, sotto la pressione popolare e grazie ai mutamenti avvenuti nel mondo comunista, poté avvenire in modo celere e senza contrasti (fino all'annessione formale della Repubblica Democratica Tedesca alla Germania Federale nell'ottobre 1990), ben più complesso si è rivelato il problema dell'integrazione fra le due economie. Si trattava di adeguare le strutture economiche della ex RDT, direttamente amministrate nella loro quasi totalità dallo Stato con sistemi di pianificazione rigi di e centralizzati, all'economia di mercato e alla libera iniziativa vigenti nella Repubblica Federale di Germania e nei Paesi occidentali. I dirigenti della Germania unita hanno scartato l'idea di un cambiamento graduale, che cercasse soprattutto di evitare traumatici contraccolpi sulle condizioni sociali dell'ex RDT, e hanno scelto una brusca estensione ai nuovi Länder orientali del sistema liberistico, imponendo una fulminea unificazione delle monete e la massiccia privatizzazione di tutte le imprese tedesco-orientali, anche a costo di mettere in crisi quelle che per arretratezza tecnologica o inadeguatezza economica non erano in grado di reggere la concorrenza interna e internazionale. Si è messo così in moto un processo comportante una rilocalizzazione di aziende e attività economiche e una ridefinizione degli orientamenti produttivi più complessivi, destinato a creare non pochi problemi in fatto di occupazione, di costi e di tensioni sociali ed economiche. Ne è la riprova il crollo della produzione industriale nei territori dell'ex RDT (-27%) verificatosi nel corso del 1990 e nell'impennata della disoccupazione (7%). Gli sviluppi dei prossimi anni diranno se il poderoso sforzo di trasformazione messo in atto dal governo federale, che ha sollecitato al riguardo anche cospicui investimenti esteri, riuscirà a dare i risultati sperati in tempi relativamente brevi. È fuori di dubbio comunque che, con l'apporto delle risorse umane ed economiche di cui disponeva l'ex RDT, la nuova Germania si pone ormai come la massima potenza europea, il cui peso politico è destinato inevitabilmente a occupare un ruolo di primo piano nella scena mondiale.