www.unimondo.org/Paesi/Europa/Europa-occidentale/Francia/Economia
Economia
La Francia è uno dei Paesi economicamente più avanzati del mondo, tuttavia le trasformazioni economiche veramente radicali sono abbastanza recenti, risalendo in pratica all'ultimo quarantennio.
Profilo generale. Già dal secondo dopoguerra l'economia francese iniziava ad articolarsi su una serie di successivi piani di sviluppo che, sia pure non rigidamente vincolanti, stabilivano di fatto lo schema cui dovevano fare riferimento la pubblica amministrazione e gli operatori privati. Con la costituzione della CEE (1957) la politica economica della Francia divenne più attiva e intraprendente, su basi essenzialmente tecnocratiche ed efficientistiche. Le ricerche nei campi più avanzati dell'energia nucleare e gli esiti già conseguiti nelle più moderne tecnologie testimoniano dei progressi compiuti in varie posizioni di punta. Ma anche per la Francia la recessione mondiale, iniziata verso la metà degli anni Settanta, ha seriamente pregi udicato la stabilità dell'assetto produttivo. Anche l'agricoltura, forse l'unico tra i fondamentali settori economici a non accusare difficoltà soggettive, risente degli squilibri interni della CEE che hanno spinto il Paese a mascherate azioni protezionistiche. In più serie condizioni versa l'industria, le cui ripercussioni sul tessuto economico e sociale del Paese sono state particolarmente gravi data la sua posizione predominante nell'intera compagine produttiva. La contrazione dei mercati interni ed esteri e l'aumento a catena dei costi di produzione furono tra le cause della caduta della produzione industriale, cui si è accompagnata una crescente gravissima disoccupazione, mentre la spinta inflazionistica raggiungeva alla fine degli anni Settanta valori del 14-15%. La salita al potere dei socialisti, nel 1981, ha impresso una svolta radicale alla politica economica sino ad allora praticata nel Paese. Assunto mediante una serie di nazionalizzazioni il controllo di quasi tutto il credito e dei gruppi industriali più potenti (siderurgici, aeronautici, chimici) il governo si è prefisso di incentivare la produzione e insieme di combattere la disoccupazione mediante un forte rilancio dell'attività economica, in particolare con il potenziamento degli investimenti pubblici. La crisi si è invece andata aggravando con la conseguente svalutazione del franco attuata per ben tre volte dal 1981 al 1983; un'inversione di tendenza negli investimenti pubblici ha portato alla ripresa degli investimenti nel settore privato. Per ridurre il disavanzo pubblico il governo è ricorso a una severa manovra finanziaria, con tagli alle spese e nuove entrate ottenute con l'aumento delle imposte. Sono proseguite inoltre le privatizzazioni delle imprese pubbliche.
Agricoltura. Come nella maggior parte delle nazioni altamente industrializzate e a economia avanzata, anche in Francia l'agricoltura è stata oggetto di profonde trasformazioni strutturali, tecniche e organizzative, sì da averne in gran parte mutato il tradizionale quadro, rimasto a lungo fortemente conservatore. Assai importante è stata l'azione del governo, tesa a frenare l'esodo rurale verso altre attività mediante appunto la realizzazione di una agricoltura in grado di offrire buone possibilità di reddito, analoghe a quelle dell'industria.. Si è infatti costantemente accresciuta la produttività agraria, mediante la creazione di aziende più efficienti, l'impiego di fertilizzanti chimici, l'attuazione di una vasta rete di cooperative, il raggruppamento di numerosi minifondi in aziende di vaste dimensioni (oltre il 40% delle aziende agricole supera i 20 ha di superficie), la riconversione di varie coltivazioni nell'ampio quadro dell'integrazione economica della UE, nella quale l'agricolt ura francese detiene posizioni assai forti. Si consideri inoltre che la Francia dispone del territorio agrario migliore e più esteso d'Europa (arativo e colture arborescenti rappresentano il 35,3% della superficie nazionale). Le produzioni agricole, nonostante i problemi creati dallo spopolamento delle campagne, restano fortemente attive, superando in larga misura la domanda del mercato interno e fornendo, quindi, ampie possibilità di esportazione. Per molti prodotti la Francia detiene il primato europeo o si colloca ai primissimi posti. Vi sono aree a precisa vocazione colturale (il Midi frutticolo e viticolo, il Nord cerealicolo ecc.), mentre una larga parte della superficie agricola è destinata al pascolo (prati naturali e pascoli coprono il 19,3% del territorio francese) e alle colture foraggere in funzione dell'allevamento, esso pure assai produttivo, e che contribuisce per oltre la metà alla formazione del reddito del settore.
Cereali e colture industriali. Il principale prodotto cerealico è il frumento, che occupa quasi un quarto dell'arativo, seguito dal mais, e dall'orzo, largamente usato nell'industria della birra. La produzione di avena è diminuita a vantaggio di altri cereali adatti all'alimentazione del bestiame. Nella Camargue è praticata la coltura del riso, in misura sufficiente al consumo nazionale; cereali minori sono il sorgo e la segale. Molto elevata anche la produzione di patate, che provengono soprattutto dalla Bretagna. Il Nord, in specie l'area compresa tra le Fiandre e il medio bacino della Senna, è la zona più adatta alla bieticoltura, la più importante coltura industriale del Paese (la Francia è al primo posto in Europa), e i cui sottoprodotti sono destinati all'allevamento.
Viticoltura e frutticoltura. Di antica tradizione è la viticoltura, la cui area si estende dal Midi alla Champagne: l'uva è ampiamente sfruttata da una ricca e prestigiosa industria dei vini e dei liquori, che ha affermate qualificazioni regionali: Champagne, patria d'origine degli spumanti, Media e Bassa Loira, Sud-Ovest (Bordeaux, Médoc ecc.), Est (Borgogna) e Midi. La Francia alterna con l'Italia, a seconda degli anni, il primato mondiale per la produzione di vino. Tra le colture di piante oleaginose hanno rilievo il lino, la colza, il girasole e l'olivo, quest'ultimo diffuso nel Midi e in Corsica. Nel Meridione sono prevalentemente concentrate le colture frutticole (mele, pere, pesche), così come in larga misura anche quelle orticole (pomodori, cavoli, cipolle), del pari diffuse in Bretagna e nelle pianure alluvionali (media Garonna, valli della Loira e della Senna).
Floricoltura e foreste. Sulla Costa Azzurra è invece rilevante la floricoltura, che alimenta la celebre industria dei profumi francesi. Tabacco, canapa, luppolo completano il quadro delle colture minori. Le foreste coprono il 27,2% della superficie nazionale ma forniscono un quantitativo di legname, da opera e per l'industria cartaria, inferiore al fabbisogno; il patrimonio boschivo è costituito essenzialmente da latifoglie, quindi da conifere; abbastanza diffusa la quercia da sughero, soprattutto in Corsica.
Allevamento. L'allevamento dispone di un patrimonio zootecnico notevolissimo, specie per quanto riguarda i bovini, base della prosperità di molte zone agricole; l'allevamento è ampiamente in funzione sia dell'industria delle carni sia di quella lattiero-casearia, che è ottimamente organizzata, con la produzione di formaggi prestigiosi (Camembert, Brie ecc.), destinati in larga parte anche all'esportazione. Una certa diffusione hanno altresì gli ovini e i suini; molto consistente è il numero dei volatili da cortile il cui allevamento tende a concentrarsi in grandi complessi altamente industrializzati.
Pesca. La pesca presenta, nel quadro globale dell'economia francese, un ruolo di secondo piano; è tuttavia un settore di antica tradizione, esso pure oggi modernamente attrezzato. Numerosi sono i porti pescherecci, specie lungo le coste atlantiche e della Manica (Boulogne-sur-Mer in particolar modo, quindi Fécamp, Saint-Malo, Douarnenez), sedi di cospicue industrie conserviere, che operano però soprattutto in funzione della grande pesca dei merluzzi esercitata nell'Atlantico settentrionale sino ai banchi di Terranova e della Groenlandia. Ad Arcachon , Marennes e in altri centri sul Golfo di Guascogna è diffusa l'ostricoltura.
Risorse minerarie. Il territorio francese non ha vaste risorse minerarie. Ha tuttavia discreti giacimenti di carbone e soprattutto di ferro: proprio questa duplice disponibilità è stata alla base del processo d'industrializzazione che, già in atto nel secolo scorso, ha fatto della Francia, anche se con un certo ritardo rispetto alla Gran Bretagna e alla Germania, uno dei maggiori Paesi industriali d'Europa. Il carbon fossile si estrae essenzialmente in due grandi bacini, quello del Nord e del Pas-de-Calais e quello della Lorena, quindi in giacimenti assai minori, genericamente designati come Centre-Midi; si estraggono inoltre modesti qua ntitativi di lignite. Il ruolo del carbone è stato determinante per l'industrializzazione del Paese, in quanto proprio presso le aree carbonifere, tutte dotate di una buona rete di vie d'acqua, sono sorti i maggiori centri siderurgici; ciò vale specialmente per la Lorena dove si trova, oltre al carbone, il minerale di ferro. Del pari nel bacino carbonifero del Nord si è sviluppata un'importante industria siderurgica, in rapporto alla felice posizione di tale regione sia rispetto ai porti atlantici sia all'area parigina. Anche l'estrazione dei minerali di ferro è in continua diminuzione. Scarsi esiti hanno dato sinora le ricerche petrolifere; migliore è la situazione per il gas naturale, che si estrae in prevalenza dalla zona pirenaica, specie dal giacimento di Lacq, dove è associato al petrolio, e da dove una fitta rete di gasdotti si irradia per tutto il Paese. Tra gli altri minerali si ricordano la bauxite, estratta soprattutto dal Midi, a Baux presso Arles, a Brignoles ecc., e l'uranio. Cospicui sono inoltre i giacimenti di potassa, ubicati in Alsazia, mentre notevoli quantitativi di zolfo si ricavano come sottoprodotto dal gas naturale e dal trattamento di altri minerali. Si hanno infine più o meno consistenti depositi di oro, argento, antimonio, piombo, tungsteno, vanadio, zinco, manganese. Buona, inoltre, la produzione di sale.
Energia elettrica. Adeguata alle necessità interne è la produzione totale di energia elettrica, prevalentemente di origine nucleare. Le centrali nucleari, oltre all'uranio nazionale, si servono di minerale importato in buona parte dalle ex colonie africane: è questo anzi un settore in cui, con i suoi numerosi impianti (Marcoule, Avoine, Chinon, Fessenheim, Saint-Laurent-des-Eaux ecc.), la Francia si pone nettamente all'avanguardia in Europa. L'energia elettrica di origine termica è prodotta dalle centrali termiche dislocate principalmente nel Nord e nella regione parigina: si tratta di un'ubicazione prossima ai grandi centri di consumo, in origine legati alla vicinanza alle miniere di carbone. Oggi la maggior parte delle centrali funziona con combustibile d'importazione, soprattutto con olio combustibile, il che pone gravi problemi economici e la ricerca di una nuova, diversa riutilizzazione del carbone nazionale. Caratteristica infine è la centrale della Rance (Côtes-d'Armor), che utilizza l'energia fornita dalle maree.
Industrie di base. L'industria ha ormai consolidato la sua posizione chiave nell'economia francese, contribuendo in modo determinante alle esportazioni. Un ruolo tradizionalmente di primo piano hanno le industrie siderurgiche e metallurgiche: le prime sono ubicate in gran parte nei bacini ferriferi. Il settore metallurgico comprende una gamma assai vasta di prodotti, a cominciare dall'alluminio i cui maggiori impianti, basati sulla trasformazione della bauxite nazionale e di quella importata, sfruttano l'energia idroelettrica della regione pirenaica e alpina. La Francia ha altresì una buona collocazione europea per la metallurgia del rame e ancor più del piombo e dello zinco. Sviluppata è anche l'industria di raffinazione del petrolio che avviene nei grandi stabilimenti nella regione della bassa Senna, alle foci del Rodano, sulla Gironda ecc.: l'ubicazione in prossimità delle coste è una conseguenza dell'importazione del grezzo, ma l'estesissima rete di oleodotti ha consentito l'installazione di raffinerie anche nell'interno del Paese.
Industrie meccaniche ed elettromeccaniche. Tecnologicamente avanzate e attive in ogni campo sono le industrie meccanica ed elettromeccanica, diffuse un po' ovunque. Le industrie dei mezzi di trasporto, macchine e motori, tradizionalmente concentrate nell'area parigina, sono state in parte decentrate, negli anni Settanta, soprattutto nella Franca Contea, Maine, Bretagna, nel Lionese e nel bacino del Rodano, oltre che nelle vecchie aree industriali nel Nord e nell'Est. Questo è un settore che conta società di grande prestigio che operano nei settori automobilistico, ferroviario, delle armi, delle macchine e veicoli industriali e agricoli. La Francia produce annualmente oltre 3 milioni (1995) di autovetture, ponendosi in ottima posizione su scala mondiale. In gran parte collegata è la fiorente industria della gomma, con sede principale a Clermont-Ferrand. Molteplici e diversificate sono le altre industrie, da quella elettrica a quelle della meccanica di precisione e degli elettrodomestici i cui centri principali si trovano nelle aree parigina, lionese, della Loira e del Rodano.
Industrie navali e aeron autiche. Molto attivo il settore navale, anche se in leggero declino rispetto alla prima metà degli anni Settanta: nel 1979, anno che ha visto un pesantissimo calo svedese, la Francia si è collocata, con circa 717.000 t di stazza lorda varata, al primo posto in Europa e addirittura al terzo nel mondo, dopo il Giappone e gli USA. Nel 1985 le tonnellate di stazza lorda varata sono scese a 184.000 e nel 1990 a circa 77.000; i dati del 1995 indicano una ripresa. I principali cantieri navali sono ubicati a Saint-Nazaire, sull'estuario della Loira, e a La Ciotat, presso Marsiglia. Tecnologicamente molto avanzata è l'industria aeronautica, sia nel settore dell'aviazione civile (basti ricordare l'aereo supersonico Concorde, realizzato in collaborazione con l'industria britannica) sia nel settore dell'aviazione militare, con i ben noti Mirage; gli stabilimenti sono concentrati nella fascia periferica di Parigi e nel sud-Ovest del Paese (Tolosa, Bordeaux ecc.).
Industrie tessili e chimiche. Posto di primo piano, con antiche tradizioni, occupa l'industria tessile, benché, come un po' in tutta Europa, il settore debba far fronte a ricorrenti crisi, essenzialmente dovute alla diminuzione degli sbocchi commerciali per la forte concorrenza di vari Paesi del Terzo Mondo. Le principali regioni tessili francesi sono il Nord (area di Lilla-Roubaix-Tourcoing ecc.), l'Est (Mulhouse, Belfort ecc.) e l'area attorno a Lione; nella prima, oltre a una discreta produzione di lino, prevale la lavorazione della lana; nell'Est è soprattutto concentrata l'industria cotoniera; nel Lionese infine, accanto al tradizionale setificio, industria tuttora fiorente anche se nettamente minore, sono in grande espansione le produzioni di fibre artificiali e sintetiche. Lione è altresì, insieme a Parigi, uno dei principali centri dell'industria chimica, diffusa però anche nel Nord; tale industria costituisce uno dei più dinamici settori dell'economia francese che nel suo complesso è la seconda d'Europa dopo quella della Germania (ex URSS esclusa). Fusioni e concentrazioni hanno creato imprese di grandi dimensioni, alcune a carattere multinazionale, in grado di tener testa ai colossi esteri, specie statunitensi e tedeschi. Ingenti sono le produzioni di acido solforico, che utilizza in parte piriti nazionali e in parte zolfo d'importazione, del vetro sia piano sia cavo o speciale, dei fertilizzanti sia potassici sia azotati, delle materie plastiche e resine sintetiche, dei coloranti, dei prodotti farmaceutici ecc.
Altre industrie. Il notevole sviluppo agricolo consente alla Francia di avere una vasta gamma di industrie alimentari, dai citati zuccherifici e conservifici lattiero-caseari ai complessi molitori, agli oleifici ecc., i cui prodotti sono in parte avviati all'esportazione. Consistenti sono del pari, oltre alla citata produzione di vino, l'industria della birra e quella del tabacco. Varie e attive anche per l'esportazione, le industrie del cuoio (calzature, pelletteria, guanti), della carta (in genere tutte le produzioni connesse allo sfruttamento forestale), dei giocattoli, del cemento e dei laterizi, ai quali si collega un'industria della prefabbricazione edilizia all'avanguardia in Europa. Rinomanza internazionale hanno però vari altri prodotti, come i generi d'abbigliamento, specie quelli d'alta moda, i profumi, le porcellane di Limoges e di Sèvres, i cristalli di Baccarat.
Comunicazioni. Le vie di comunicazione sono, in ogni settore, assai sviluppate ed efficienti; Parigi conserva il suo carattere di nodo centrale del sistema che si allaccia perifericamente ai porti atlantici e mediterranei ed è collegato sul lato orientale con l'Italia e con i vari Paesi dell'Europa centrale. Tale struttura vale sia per le ferrovie e le strade sia per le vie d'acqua interne; queste ultime, di considerevole sviluppo, hanno largamente contribuito a determinare nel corso dei secoli la gerarchia urbana e in particolare il ruolo preminente di Parigi, naturale baricentro del Nord e del Nord-Est, congiunti da una fitta rete di canali navigabili, i quali offrono ulteriori sensibili vantaggi dai loro allacciamenti con il bacino del Reno. Anche il Rodano, di cui nel 1980 sono stati ultimati i complessi lavori di canalizzazione atti a collegare d irettamente Lione a Marsiglia, è ben inserito nella rete di vie d'acqua interne, che con il Canale del Mezzogiorno si spinge sino al Bacino Aquitanico. La rete ferroviaria è ampia (ca. 32.000 km, per il 90% controllati dalla Société Nationale des Chemins de fer Français) e ben attrezzata; la Francia ha dato particolare attenzione al settore ferroviario e il treno TGV (train à grande vitesse ), inaugurato nel 1981 e collegante Parigi con Lione, vanta il primato mondiale di velocità (260 km/h). La rete ferroviaria è allacciata a quelle spagnola, italiana e dell'Europa centrale; ha un andamento radiale con centro Parigi, salvo la linea diretta che unisce Strasburgo al Nord attraverso la Lorena. Dal 1994 una linea unisce la Francia al Regno Unito a ttraverso l'Eurotunnel che passa sotto il canale della Manica. La rete stradale è anch'essa molto estesa (980.367 km), e quasi totalmente asfaltata. Le comunicazioni aeree all'interno del Paese non hanno particolare rilievo; attivissimi sono invece i collegamenti internazionali, che hanno a Parigi uno dei maggiori scali d'Europa, con ottimi aeroporti, seguiti da quelli, pure internazionali, di Marsiglia, Nizza, Lione e Bordeaux. Compagnia di bandiera è l'Air France, tra le maggiori società aeree del mondo; all'interno del Paese opera principalmente l'AirInter . Con circa 4 milioni di t di stazza lorda, la Francia occupa un buon posto su scala mondiale anche per la marina mercantile; principali porti sono quello di Marsiglia, il maggiore del Mediterraneo, di Le Havre e di Dunkerque, che svolgono i traffici del Nord; Bordeaux è il principale sbocco dell'entroterra dell'Ovest.
Commercio. La poderosa rete delle comunicazioni smaltisce un imponente traffico commerciale: per volume di scambi internazionali la Francia è il quarto Paese del mondo. Sono esportati molteplici prodotti, finiti o semilavorati, tra cui principalmente macchinari, mezzi di trasporto, prodotti chimici, generi alimentari, leghe d'alluminio e acciai speciali, numerosi manufatti ecc., mentre le importazioni riguardano soprattutto petrolio e prodotti petroliferi, macchinari e mezzi di trasporto, materie prime di vario genere (minerali, legname, fibre tessili ecc.), alcuni prodotti alimentari e industriali ecc. Si può dire che, se si eccettuano talune materie prime, particolarmente i combustibili, l'economia francese non presenta gravi carenze strutturali, almeno nei confronti degli altri grandi Paesi europei. Gli scambi più rilevanti si svolgono all'interno della UE, specie con la Germania, seguita da Belgio, Lussemburgo, Italia, Paesi Bassi e Gran Bretagna; la Francia ha commerci vivaci anche con gli Stati Uniti, con vari Paesi ex coloniali, specie con quelli francofoni, nonché, per quanto riguarda le importazioni, con vari Stati produttori di petrolio, in particolare l'Arabia Saudita. Un apporto assai cospicuo di valuta proviene anche dal turismo.