Spazio fisico

La Spagna occupa l'85% della Penisola Iberica e quindi le sue frontiere, a parte il lato occidentale corrispondente al confine col Portogallo (1.232 km), coincidono per gran parte col contorno della penisola. Esse sono per 3.904 km marittime, mentre i Pirenei formano un elemento divisorio naturale non facilmente penetrabile. Nonostante sia bagnata per così lungo tratto dal mare, la Spagna non è molto aperta verso l'esterno: solo la Pianura Betica (o del Guadalquivir) unisce direttamente le coste all'interno, e non a caso essa fu la prima terra di conquista e di penetrazione araba; ma altrove le coste mancano di facili legami con l'interno. Il territorio spagnolo rientra per gran parte nell'Europa dei suoli antichi, paleozoici, e si presenta morfologicamente come una successione di ampi tavolati e di aree moderatamente elevate; tuttavia nella sezione marginale nord-orientale la Spagna comprende il versante meridionale dei Pirenei, a sud include il Sistema Betico (o Cordigliera Betica): due aree appartenenti geologicamente all'Europa formatasi con l'orogenesi alpino-himalayana.

Geologia. I rilievi antichi corrispondono sostanzialmente al Massiccio Galaico, al Sistema Centrale (Cordigliera Centrale) e alla Meseta (propriamente tavolato); emersero nell'era paleozoica, a seguito di quei moti ercinici che hanno sottoposto in molti punti la crosta terrestre a tutta una serie di sollevamenti e di immersioni. Nell'era mesozoica il territorio subì ingressioni più o meno ampie da parte del mare; successivamente ebbero origine quell'emersione generale e quei moti tettonici, connessi con l'orogenesi alpina, che diedero l'assestamento definitivo al Paese. I contraccolpi di questi fenomeni orogenetici causarono profonde fratture nella Meseta, la inclinarono verso ovest e ne sollevarono i bordi: a sud aveva così origine la Sierra Morena, a est il Sistema Iberico, mentre a nord il corrugamento dell'altopiano avveniva gradualmente verso le pendici delle catene costiere atlantiche, tra cui spicca la Cordigliera Cantabrica. Si aprirono anche le due grandi depressioni, colmate da sedimenti cenozoici e neozoici, a nord quella aragonese, bagnata dall'Ebro, a sud quella andalusa, percorsa dal Guadalquivir, e prese forma lo Stretto di Gibilterra , separando così la Spagna dal Marocco. Nell'era neozoica, movimenti sismici ed eruzioni vulcaniche, unitamente ai fattori esogeni d'erosione, finirono col dare all'ormai formato territorio l'aspett o che più o meno ha ancora oggi; la glaciazione interessava in genere i rilievi più elevati.

Morfologia. Le linee essenziali della morfologia spagnola, uscita da siffatte vicende geologiche, sono così caratterizzate dall'esistenza di un altopiano interno e da una serie di rilievi tutti diretti prevalentemente da est a ovest che l'attraversano nella parte centrale e che lo chiudono ai bordi settentrionale, orientale e meridionale: solo a ovest è aperto verso il Portogallo. Buona parte del territorio spagnolo è costituita pertanto dalla Meseta. La Cordigliera Cantabrica, talora piuttosto elevata includendo i Picos de Europa (2.648 m), massime cime della regione asturiano-basca, sottolinea il margine settentrionale della Meseta; malgrado appaia come un prolungamento occidentale dei Pirenei, essa ha una più complessa storia geologica. La Cordigliera Cantabrica è talora aspra, ma ha numerosi e non difficili valichi che spiegano la valorizzazione dei porti atlantici, così importanti nell'espansione spagnola d'oltreoceano. Il limite orientale dell'altopiano è segnato dal Sistema Iberico, un complesso allineamento di catene spesso discontinue, con strati paleozoici ricoperti da sedimenti mesozoici di potenza crescente col procedere verso est; supera in vari punti i 2.000 m, toccando i 2.313 m nella Sierra del Moncayo. Infine il margine meridionale dello zoccolo della Meseta, fortemente fratturato dalla grande faglia del Guadalquivir, è dato dalla Sierra Morena (1.323 m) che, con forti dislivelli scavati dall'erosione, precipita, a guisa di grande muraglia, sulla sottostante piana andalusa. La depressione del Guadalquivir separa così la regione della Meseta dal Sistema Betico - assai complesso quanto a struttura - che tocca le maggiori al tezze nella Sierra Nevada, con nevai presenti per gran parte dell'anno sulle cime che oltrepassano numerose i 3.000 m: è qui anzi la massima vetta del Paese, il monte Mulhacén (3.478 m). Ad altitudini piuttosto elevate giungono anche i Pirenei (Pico de Aneto , 3.404 m), distesi per oltre 400 km dall'Atlantico al Mediterraneo, a guisa di possente barriera, dalla morfologia spesso glaciale, meno ardita ma più impervia e compatta di quella alpina. In un complesso tanto imponente di alte terre ben poco spazio hanno le pianure, limitate in genere a brevi cimose litoranee. Quanto alla depressione dell'Ebro, incassata fra i declivi degli opposti sistemi montuosi, il paesaggio, limitato verso il mare dal Sistema Prelitoraneo Catalano (Catena Costiera Catalana), appare più collinare che pianeggiante e la pianura vera e propria acquista ampiezza soltanto presso la confluenza del Segre e in prossimità del delta dell'Ebro. È nella depressione andalusa, racchiusa fra i bordi scoscesi della Sierra Morena e del Sistema Betico, che si estende l'unica grande pianura spagnola, ricoperta da terreni in prevalenza marini e ampiamente aperta con i suoi campi di cereali, le piantagioni di leguminose, i bei vigneti, aranceti e oliveti, verso il Golfo di Cádice; allargata a triangolo verso l'Atlantico, ha un'altitudine sovente inferiore ai 200 m tra Atlantico e Mediterraneo, dipende fondamentalmente dalla penetrazione delle masse d'aria umide d'origine atlantica e dallo stabilirsi, più o meno prolungato e tenace, delle masse d'aria anticicloniche mediterranee. Le prime investono la facciata settentrionale della penisola, che è di gran lunga la più piovosa; le masse d'aria anticicloniche predominano sulla parte centrale e mediterranea, specie durante l'estate, che è sempre siccitosa e molto calda: le precipitazioni su tutta la Spagna sono infatti prevalentemente invernali e primaverili. Tuttavia, benché il territorio sia quasi completamente circondato dal mare, per la disposizione dei rilievi, spesso direttamente allineati lungo le coste, e la forma tozza della penisola le terre dell'interno restano al margine delle influenze marittime, per cui si può parlare di clima continentale per quasi tutto il Paese, in particolare per la Meseta, la depressione iberica e l'area più i nterna di quella andalusa.

Precipitazioni e temperature. Nella fascia settentrionale del Paese, interessata dal frequente passaggio dei cicloni atlantici, cadono in media annualmente 1.000 mm di pioggia, distribuiti con una certa regol arità nell'arco annuale; sui versanti cantabrici e pirenaici esposti all'oceano le precipitazioni possono superare i 1.500 e talora i 2.000 mm annui: la Galizia per esempio ha clima prettamente atlantico, umido tutto l'anno. La Spagna centrale e la regione mediterranea sono sempre siccitose; in genere i valori di piovosità sono inferiori ai 500-600 mm annui, con minimi anche di 200-300 mm annui, concentrati nel periodo invernale, nelle depressioni più interne, in particolare nella Mancha, nelle valli de ll'Ebro e del Guadalquivir e nell'estremo lembo sud-orientale. Anche dal punto di vista termico vi sono differenze rilevanti tra le zone costiere atlantiche, dove le temperature sono mitigate dagli influssi atlantici sia d'inverno (8-10 °C) sia d'estate (18-20 °C), quelle interne, caratterizzate dalle marcate escursioni termiche dei climi continentali: a Madrid dai 5 °C di gennaio si sale ai 24 °C di luglio, con pochi giorni di gelo. Nella costa mediterranea, soleggiata, si hanno estati calde ma non eccessive, grazie alla presenza del mare, e inverni addolciti dai venti mediterranei (a Valencia 1 °C in gennaio, 24 °C in luglio); la depressione andalusa invece ha caratteristiche climatiche che già preannunciano la vicina Africa.

Flora. Il clima fresco e umido della fascia atlantica è all'origine della foresta a latifoglie e dei buoni pascoli che inverdiscono i paesaggi della Galizia; il bosco di latifoglie, ancora rappresentato da lembi consistenti, comprende tutte le specie diffuse nell'Europa nord-atlantica, in particolare la quercia e il faggio. Sui rilievi, specie su quelli pirenaici, allignano abeti e pini. Del tutto diverso - ma più peculiarmente spagnolo - appare il paesaggio vegetale nella Meseta, dove, accanto a specie arboree temperate, si ritrovano forme vegetali proprie dell'ambiente arido subtropicale come la macchia arbustiva (monte bajo ), talora con associazioni tipicamente steppiche, fra le quali predominano l'alfa, lo sparto e l'artemisia: nella valle dell'Ebro non mancano accenni al subdeserto, ma ovunque l'aspetto estivo della Meseta è quello di una terra semiarida, steppica, con terreni rossigni per le alterazioni dei suoli calcarei, oasi di pioppi o di vegetazione riparia lungo i solchi fluviali. La regione mediterranea è dominata dalla macchia (rosmarino, timo, lavanda ecc.) e da specie arboree come l'olivo, il carrubo e la quercia da sughero; sulle pianure costiere rigogliose oasi irrigue, le huertas avviate dagli Arabi, costituiscono una nota caratteristica della Spagna mediterranea. È da dire però che ovunque il territorio è stato profondamente alterato dall'opera dell'uomo.

Idrografia. Nel complesso la Spagna non è povera di corsi d'acqua, ma la rete idrografica è piuttosto disorganica. Essa si articola in cinque principali fiumi: quattro di essi, il Tago, il Duero, il Guadalquivir e il Guadiana, seguendo la naturale inclinazione verso ovest della Meseta, si rivolgono all'Atlantico, svolgendo tutti (Guadalquivir escluso) il loro tratto inferiore in territorio portoghese; l'Ebro invece sviluppa il suo corso tra il Sistema Iberico e i Pirenei, tributando al Mar Mediterraneo. I fiumi atlantici presentano generalmente un profilo accidentato, costretti come sono a scavarsi letti profondi e a scendere ripidamente a gradini dagli altopiani interni alle pianure costiere; hanno inoltre una portata piuttosto ridotta. Solo due corsi d'acqua hanno una portata importante: il Duero e il Guadalquivir. Il bacino del Duero è il più e steso del Paese (oltre 98.375 km 2 ) e corrisponde infatti quasi esattamente a tutta la Meseta Settentrionale; nato dal Sistema Iberico, riceve buoni apporti dal settore di Trás-os-Montes (Portogallo), dalla Cordigliera Cantabrica e dal Sistema Centrale. Il Guadalquivir, il cui bacino corrisponde approssimativamente alla depressione omonima, dispone dell'apporto degli affluenti della Sierra Morena e del Sistema Betico, e, grazie al suo regime regolare, è assai importante agli effetti dell'irrigazione e della navigabilità. Portata minore e regime piuttosto irregolare presenta il Tago (benché con i suoi 1.007 km di corso sia il più lungo dei fiumi iberici), alimentato dagli affluenti soprattutto del Sistema Centrale. Il meno rilevante dei cinque fiumi iberici è il Guadiana. Nel versante mediterraneo il fiume più importante è l'Ebro, il massimo interamente spagnolo che, nato dalla Cordigliera Cantabrica, raccoglie le acque del versante pirenaico meridionale e di quello settentrionale del Sistema Iberico; esso percorre l'Aragona, irrigando e attraversando un territorio steppico, e dopo aver divagato in una fitta serie di meandri sfocia a sud di Tarragona con un vasto delta dalla caratteristica forma lanceolata. Gli altri fiumi tributari del Mediterraneo (Segura , Júcar), contraddistinti da corsi brevi e tumultuosi (ramblas ) e soggetti a piene improvvise e rovinose, hanno una dimensione regionale limitata. Numerosi sono gli sbarramenti costruiti sui fiumi spagnoli; i maggiori bacini si trovano sui corsi del Duero, del Guadiana, del Guadalquivir, del Tago.