Ambiente umano

Indice articolo

  1. Spagna
  2. Storia
  3. Economia
  4. Ambiente umano
  5. Spazio fisico

Popolamento. Il Paese fu abitato fin dai tempi più remoti da popolazioni che lasciarono varie tracce della loro civiltà: delle più antiche popolazioni della penisola i Baschi sembrano essere la più diretta testimonianza, conservatasi nelle zone-rifugio dei Pirenei. Più tardi il lungo dominio di Roma contribuì a unificare il Paese; si realizzarono notevoli progressi in campo economico, che furono alla base dell'ingente aumento demografico, grazie al quale la popolazione, già nell'età di Augusto, si stima raggiungesse i 6 milioni di abitanti. Le invasioni barbariche rimossero per gran parte il tessuto già costruito e causarono un significativo processo di ruralizzazione, con progressiva decadenza dei nuclei urbani, commerciali e artigiani, e con conseguente declino demografico, specie nelle regioni che durante l'Impero romano erano state più fiorenti. Tale processo di ruralizzazione continuò tuttavia soltanto nei nuclei cristiani del nord; la Spagna meridionale conobbe la penetrazione degli Arabi, il cui dominio rappresentò invece un elevato grado di civiltà, ben evidente non solo in campo politico e religioso, ma anche sul piano demografico ed economico, con l'inizio di una seconda importante fase urbana, legata ai nuovi sviluppi delle colture irrigue degli agrumi, dell'olivo e degli ortaggi introdotte dagli Arabi. Con la Reconquista , che vide la progressiva cacciata degli Arabi, si andarono popolando le vaste regioni centrali, precedentemente poco abitate, dove i sovrani cattolici - che già avevano contribuito al popolamento della Spagna nord-orientale - favorirono lo sviluppo di nuove città sorte in buona posizione strategica (Ávila, Segovia, Cuenca ecc.).

Vicende demografiche. All'epoca della grande espansione coloniale del Paese, vennero invece valorizzati i centri portuali costieri e la popolazione toccò i 9 milioni di abitanti, con forti addensamenti oltre che nella tradizionale Andalusia, anche nelle Castiglie e nell'Estremadura. Tuttavia successivamente, soprattutto a causa del grande deflusso di energie giovani verso le terre del Nuovo Mondo, appena scoperto, la popolazione scese a 8 milioni nel XVI secolo, per diminuire ancora in quello seguente. Il XVIII secolo segnò invece un notevole cambiamento nella tendenza demografica del Paese: la popolazione si accrebbe con una certa rapidità, specie a favore dell'area periferica, cui si contrapponeva all'interno, in posizione centrale, la capitale Madrid, appositamente fondata come espressione della concezione unitaria e assolutistica del potere. Da allora l'incremento è stato costante e graduale e la popolazione, che nel 1833 contava circa 12 milioni di abitanti, si raddoppiava poco più di un secolo dopo, nonostante gli effetti negativi delle ingenti correnti migratorie e della Guerra Civile, raggiungendo nel 1955 l'entità di 28,9 milioni di abitanti. È da dire che l' emigrazione verso l'estero fu in un primo periodo (circa 1860-1950) rivolta massimamente verso l'America Latina: nella sola Argentina sbarcarono tra il 1857 e il 1915 circa 1,5 milioni di Spagnoli. L'emigrazione transoceanica toccò la massima vetta nel 1913, con circa 230.000 partenze; successivamente il movimento migratorio si rivolse all'Europa, specie dopo il 1950, sfiorando nel 1964 le 200.000 partenze.

Distribuzione. La popolazione è distribuita in modo irregolare, rarefacendosi nelle province interne più aspre e aride, dove il latifondo ha creato un ambiente inerte dal punto di vista storico-economico (meno di 15 abitanti/km 2 ); le densità più elevate si riscontrano lungo la costa, nella Catalogna (191 abitanti/km 2 ; questo valore e quelli successivi si riferiscono al 1998), nella Provincia di Valencia (173), nelle Province Basche (290) e nelle Asturie (102), che sono i principali centri d'attrazione dell'emigrazione interna; una posizione a parte occupa la provincia madrilena dove si ha una densità di 634 abitanti/km 2 ; si tratta infatti di un'area vitalizzata dalla capitale, che ospita, con i vari agglomerati periferici entrati a far parte del nucleo urbano, oltre 5 milioni di abitanti, più di 1/10 della popolazione spagnola.

Insediamenti rurali. L'organizzazione rurale, basata sui piccoli nuclei comunali, ha ben conservato i suoi caratteri tradizionali nei tipici villaggi aggregati (pueblos ), spesso assai lontani gli uni dagli altri, formati da case raccolte intorno al castello o alla chiesa. Nelle terre meridionali e nel Levante il villaggio, generalmente di notevoli dimensioni, è posto su un'altura per motivi di difesa e presenta caratteri tipici dell'area mediterranea con le case ammassate e i muri imbiancati dalla calce; nell'altopiano interno esso è invece situato per lo più nelle conche, in funzione anche dell'approvvigionamento idrico, con abitazioni spesso modeste, con strutture di legno e fango; nella regione pirenaica predomina il piccolo villaggio di pastori e agricoltori che vivono in case di pietra, così come nella regione cantabrica e galiziana, dove piccoli gruppi di case sorgono negli angusti fondivalle. La casa sparsa si ritrova quasi esclusivamente nelle huertas a coltura intensiva di tutta la fascia costiera meridionale e della pianura andalusa.

Urbanesimo. L'urbanesimo è ormai un fenomeno imponente. La struttura urbana, tradizionalmente ben ordinata nelle calles e avenidas che s'incrociano formando una scacchiera regolare, nobilitata dagli insigni edifici, pubblici e religiosi, del centro storico e resa vivace da quella sorta di grande salotto che è la calle mayor, "passeggio" obbligato dei suoi abitanti, stenta oggi a reggere all'impatto del massiccio flusso immigratorio. Gli eccessi di concentrazione, specie a Madrid e Barcellona, che a partire dal secolo scorso hanno assorbito la maggior parte della popolazione venuta via dalle campagne, hanno creato gravi incoerenze urbane, con quartieri di periferia caotici, privi o insufficientemente dotati di adeguate abitazioni e di vari servizi essenziali. Alla pressoché incontrollata espansione di Madrid e Barcellona si cerca oggi di porre rimedio contrapponendo alle due metropoli una serie di poli di sviluppo (Valencia nel Levante, Siviglia nella Spagna meridionale, Málaga, Granada - custode di quell'Alhambra che è tra le più alte espressioni dell'architettura araba -, Córdoba - capitale di un potente califfato arabo -, Bilbao nella fascia cantabrica, Salamanca, Saragozza nella valle dell'Ebro, Valladolid nella Meseta settentrionale, Burgos, Toledo ) per dare un assetto più organico all'organizzazione territoriale del Paese, che ha conservato per troppo tempo numerose zone arcaiche e sottosviluppate. Sull'Atlantico, nella Spagna settentrionale, è un'altra fascia di elevata densità e urbanizzazione: qui si affacciano vari porti, un tempo rivolti per lo più ai traffici con l'Europa.