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Ambiente umano
Popolamento. Il Paese fu abitato fin dai tempi più remoti da popolazioni che lasciarono varie tracce della loro civiltà: delle più antiche popolazioni della penisola i Baschi sembrano essere la più diretta testimonianza, conservatasi nelle zone-rifugio dei Pirenei. Più tardi il lungo dominio di Roma contribuì a unificare il Paese; si realizzarono notevoli progressi in campo economico, che furono alla base dell'ingente aumento demografico, grazie al quale la popolazione, già nell'età di Augusto, si stima raggiungesse i 6 milioni di abitanti. Le invasioni barbariche rimossero per gran parte il tessuto già costruito e causarono un significativo processo di ruralizzazione, con progressiva decadenza dei nuclei urbani, commerciali e artigiani, e con conseguente declino demografico, specie nelle regioni che durante l'Impero romano erano state più fiorenti. Tale processo di ruralizzazione continuò tuttavia soltanto nei nuclei cristiani del nord; la Spagna meridionale conobbe la penetrazione degli Arabi, il cui dominio rappresentò invece un elevato grado di civiltà, ben evidente non solo in campo politico e religioso, ma anche sul piano demografico ed economico, con l'inizio di una seconda importante fase urbana, legata ai nuovi sviluppi delle colture irrigue degli agrumi, dell'olivo e degli ortaggi introdotte dagli Arabi. Con la Reconquista , che vide la progressiva cacciata degli Arabi, si andarono popolando le vaste regioni centrali, precedentemente poco abitate, dove i sovrani cattolici - che già avevano contribuito al popolamento della Spagna nord-orientale - favorirono lo sviluppo di nuove città sorte in buona posizione strategica (Ávila, Segovia, Cuenca ecc.).
Vicende demografiche. All'epoca della grande espansione coloniale del Paese, vennero invece valorizzati i centri portuali costieri e la popolazione toccò i 9 milioni di abitanti, con forti addensamenti oltre che nella tradizionale Andalusia, anche nelle Castiglie e nell'Estremadura. Tuttavia successivamente, soprattutto a causa del grande deflusso di energie giovani verso le terre del Nuovo Mondo, appena scoperto, la popolazione scese a 8 milioni nel XVI secolo, per diminuire ancora in quello seguente. Il XVIII secolo segnò invece un notevole cambiamento nella tendenza demografica del Paese: la popolazione si accrebbe con una certa rapidità, specie a favore dell'area periferica, cui si contrapponeva all'interno, in posizione centrale, la capitale Madrid, appositamente fondata come espressione della concezione unitaria e assolutistica del potere. Da allora l'incremento è stato costante e graduale e la popolazione, che nel 1833 contava circa 12 milioni di abitanti, si raddoppiava poco più di un secolo dopo, nonostante gli effetti negativi delle ingenti correnti migratorie e della Guerra Civile, raggiungendo nel 1955 l'entità di 28,9 milioni di abitanti. È da dire che l' emigrazione verso l'estero fu in un primo periodo (circa 1860-1950) rivolta massimamente verso l'America Latina: nella sola Argentina sbarcarono tra il 1857 e il 1915 circa 1,5 milioni di Spagnoli. L'emigrazione transoceanica toccò la massima vetta nel 1913, con circa 230.000 partenze; successivamente il movimento migratorio si rivolse all'Europa, specie dopo il 1950, sfiorando nel 1964 le 200.000 partenze.
Distribuzione. La popolazione è distribuita in modo irregolare, rarefacendosi nelle province interne più aspre e aride, dove il latifondo ha creato un ambiente inerte dal punto di vista storico-economico (meno di 15 abitanti/km 2 ); le densità più elevate si riscontrano lungo la costa, nella Catalogna (191 abitanti/km 2 ; questo valore e quelli successivi si riferiscono al 1998), nella Provincia di Valencia (173), nelle Province Basche (290) e nelle Asturie (102), che sono i principali centri d'attrazione dell'emigrazione interna; una posizione a parte occupa la provincia madrilena dove si ha una densità di 634 abitanti/km 2 ; si tratta infatti di un'area vitalizzata dalla capitale, che ospita, con i vari agglomerati periferici entrati a far parte del nucleo urbano, oltre 5 milioni di abitanti, più di 1/10 della popolazione spagnola.
Insediamenti rurali. L'organizzazione rurale, basata sui piccoli nuclei comunali, ha ben conservato i suoi caratteri tradizionali nei tipici villaggi aggregati (pueblos ), spesso assai lontani gli uni dagli altri, formati da case raccolte intorno al castello o alla chiesa. Nelle terre meridionali e nel Levante il villaggio, generalmente di notevoli dimensioni, è posto su un'altura per motivi di difesa e presenta caratteri tipici dell'area mediterranea con le case ammassate e i muri imbiancati dalla calce; nell'altopiano interno esso è invece situato per lo più nelle conche, in funzione anche dell'approvvigionamento idrico, con abitazioni spesso modeste, con strutture di legno e fango; nella regione pirenaica predomina il piccolo villaggio di pastori e agricoltori che vivono in case di pietra, così come nella regione cantabrica e galiziana, dove piccoli gruppi di case sorgono negli angusti fondivalle. La casa sparsa si ritrova quasi esclusivamente nelle huertas a coltura intensiva di tutta la fascia costiera meridionale e della pianura andalusa.
Urbanesimo. L'urbanesimo è ormai un fenomeno imponente. La struttura urbana, tradizionalmente ben ordinata nelle calles e avenidas che s'incrociano formando una scacchiera regolare, nobilitata dagli insigni edifici, pubblici e religiosi, del centro storico e resa vivace da quella sorta di grande salotto che è la calle mayor, "passeggio" obbligato dei suoi abitanti, stenta oggi a reggere all'impatto del massiccio flusso immigratorio. Gli eccessi di concentrazione, specie a Madrid e Barcellona, che a partire dal secolo scorso hanno assorbito la maggior parte della popolazione venuta via dalle campagne, hanno creato gravi incoerenze urbane, con quartieri di periferia caotici, privi o insufficientemente dotati di adeguate abitazioni e di vari servizi essenziali. Alla pressoché incontrollata espansione di Madrid e Barcellona si cerca oggi di porre rimedio contrapponendo alle due metropoli una serie di poli di sviluppo (Valencia nel Levante, Siviglia nella Spagna meridionale, Málaga, Granada - custode di quell'Alhambra che è tra le più alte espressioni dell'architettura araba -, Córdoba - capitale di un potente califfato arabo -, Bilbao nella fascia cantabrica, Salamanca, Saragozza nella valle dell'Ebro, Valladolid nella Meseta settentrionale, Burgos, Toledo ) per dare un assetto più organico all'organizzazione territoriale del Paese, che ha conservato per troppo tempo numerose zone arcaiche e sottosviluppate. Sull'Atlantico, nella Spagna settentrionale, è un'altra fascia di elevata densità e urbanizzazione: qui si affacciano vari porti, un tempo rivolti per lo più ai traffici con l'Europa.