Aspetti economici

Fin dal suo primo insediamento al potere, il regime comunista ha operato profondamente sulle strutture arretrate del Paese. Nel 1945 fu varata la riforma fondiaria ed eliminato il latifondo, ponendosi così le condizioni per la collettivizzazione delle campagne. Furono studiati piani economici con l'aiuto prima degli Iugoslavi poi dei Sovietici e infine dei Cinesi. I piani quinquennali sostenuti dai Cinesi hanno dato risultati considerati eccezionali: negli anni 1966-1970 la produzione agricola è quasi raddoppiata e si sono introdotte colture di cotone, barbabieto la da zucchero e tabacco, che si sono aggiunte a quelle più tradizionali di frumento e mais, olive e frutta in genere. Ciò nonostante, dopo il 1980 le difficoltà economiche del Paese - a cui diede il via il crollo dei prezzi mondiali del nichel e del cromo (voci di punta delle esportazioni albanesi) - ripresero a crescere in misura sempre più accelerata, scontando gli ostacoli naturali e tecnici che impediscono lo sfruttamento delle riserve petro lifere presenti, l'obsolescenza delle attrezzature industriali, l'insufficiente produttività del lavoro e il ritardo nella modernizzazione dell'agricoltura.

 

Agricoltura. L'agricoltura è stata oggetto, durante il periodo comunista, di un'attenta politica di autosufficienza. L'arativo raggiunge il 24,4% del territorio e produce prevalentemente cereali (frumento, mais, avena, orzo, segale e sorgo), patate e barbabietola da zucchero. Tra le colture legnose prevalgono l'ulivo e la vite, coltivata quasi esclusivamente per l'uva, oltre a una seppur modesta produzione di agrumi. Da segnalare infine la produzione di fagioli, pomodori, mele e prugne. Rilevante è il patrimonio forestale.

 

Allevamento e pesca. L'allevamento, praticato prevalentemente in zone di montagna, è soprattutto ovino e caprino. La pesca è abbastanza sviluppata sia lungo le coste sia nelle lagune e nei laghi (scoranze nel Lago di Scutari, trote nel Lago di Ocrida). Nei grandi fiumi è frequente lo storione, da cui si ricava il caviale.

 

Risorse minerarie e industrie. Tra le risorse del sottosuolo, in primo piano il petrolio (nelle zone di Kuçovè, Marinèz e Patos, con raffinerie a Kuçovè e Cèrrik). Di antica data è l'estrazione del bitume a Selenicè, trasportato per ferrovia al porto di Valona. Importante è la cromite (miniere a Kam, Kalimash, Bulqizè) che viene esportata; altre risorse sono le piriti cuprifere, il nichel, la lignite e il gas naturale. L'Albania è indipendente in quanto a energia elettrica, soprattutto idrica, che anzi riesce a esportare nei Paesi limitrofi. L'industria, carente in tecnologia, è basata sugli impianti tessili (Scutari, Argirocastro, Berat, Rogozhinè, Coriza, Tirana), di arricchimento del minerale di rame (Bicaj, Kurbnesh, Rubik), di lavorazione del bitume (Kuçovè), sullo zuccherificio di Maliq. Altri settori di attività industriale più o meno sviluppata sono quello delle marmellate (Scutari, Elbasan), della lavorazione del pesce (Valona), del legno (Elbasan, Scutari, Pukè), del cemento (Tirana, Scutari, Valona), dei fertilizzanti (Laç), della birra. Si producono inoltre sigarette (Scutari, Durazzo, Elbasan, Argirocastro).

 

Comunicazioni. La rete e i mezzi di comunicazione sono decisamente carenti. I porti principali sono quelli di Durazzo, Valona e Sarandè . La rete ferroviaria sviluppa 720 km, quella stradale 18.000 km di cui 5.400 asfaltati. L'aeroporto più importante del Paese si trova presso Tirana.