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Turchia
Profilo generale. In Turchia l'economia e la società sono in grande mutamento; tuttavia le strutture produttive restano fragili (solo gli apporti di capitali esteri, soprattutto gli aiuti statunitensi dati nel quadro di una politica di partecipazione della Turchia all'Alleanza atlantica, hanno più volte salvato il Paese da crisi gravissime); inoltre ogni sforzo di ammodernamento incontra notevoli ostacoli. Acute tensioni a livello governativo si sono avute tra le forze progressiste e quelle conservatrici. La forte crescita del prodotto nazionale lordo negli anni Ottanta ha causato gravi difficoltà finanziarie al Paese, costretto ad alimentare il veloce aumento della crescita economica con un ulteriore indebitamento con l'estero. Una politica di austerità ha risolto il problema della bilancia commerciale, ma lo scotto è stato pagato con un'inflazione che nel 1980 ha toccato il 94%, per scendere al di sotto del 50% negli anni successivi (35% nel 1986) e risalire al 60% nel 1989. Altro polo negativo è la forte disoccupazione, attenuata dalla massiccia emigrazione e dal conseguente flusso di valuta pregiata.
Agricoltura. L'agricoltura presenta caratteri molto diversi da regione a regione. Vi sono delle aree, specie nell'Anatolia centrale e orientale, dove l'arretratezza dei sistemi produttivi e le sfavorevoli condizioni ambientali consentono solo un'economia di pura sussistenza. Nelle aree più ricche e irrigabili, che per lo più coincidono con le regioni costiere, sono andate invece estendendosi le coltivazioni industriali spesso rette da consorzi e cooperative modernamente organizzate e specializzate in funzione dell'esportazione dei prodotti. Nel complesso arativo e colture arborescenti coprono il 35% circa della superficie territoriale; le diverse condizioni climatiche (temperate, mediterranee e subtropicali) consentono una vasta gamma colturale. In linea di massima si distinguono quattro fondamentali regioni agrarie: l'interno dell'Anatolia, dove prevale la cerealicoltura; il versante meridionale, il più caldo, in cui è in modo particolare fiorente la coltivazione del cotone; il versante dell'Egeo, largamente aperto agli influssi mediterranei e le cui colture tipiche sono la vite, l'olivo, gli agrumi e il fico; nel versante che si affaccia sul Mar Nero, meno favorito in quanto esposto a settentrione (è per contro ricoperto da belle foreste), è diffusa la coltivazione del tabacco.
Cereali e colture orticole. I cereali rappresentano ancora la coltura dominante, benché la loro importanza sia diminuita rispetto al passato per l'affermarsi di colture più redditizie; un maggior ricorso alla meccanizzazione e all'impiego di sementi selezionate e di fertilizzanti ha accresciuto la produttività dei terreni. I raccolti si legano all'andamento delle condizioni meteorologiche, variando da un anno all'altro e non di rado si rendono necessarie delle importazioni. Prevale nettamente il frumento, che interessa quasi il 40% dell'intero arativo. Ampia diffusione ha anche l'orzo, largamente impiegato per l'alimentazione del bestiame; seguono il mais, presente soprattutto nella regione del Mar Nero, la segale, l'avena e il riso. Molteplici sono le colture orticole e di larghissimo consumo; prevalgono le patate, i pomodori, le cipolle, i cavoli, quindi fagioli, piselli, ceci, lenticchie, fave, che alimentano cospicue industrie conserviere.
Colture legnose. Un altro settore agricolo assai rilevante è quello delle colture legnose, molto diffuse, come si è detto, nell'ambiente mediterraneo, soprattutto lungo l'Egeo. Fra queste prevalgono la vite, largamente utilizzata per la produzione di uva passa (con prevalenza delle qualità sultanina e zibibbo) e l'olivo, considerato originario dell'Asia Minore. Cospicue sono anche le colture degli agrumi, specie delle arance e dei limoni. Ma tutta la frutticoltura in genere riveste un ruolo di rilievo: abbondanti raccolti danno mele, pere, prugne, pesche, albicocche, mandorle, nocciole e fichi, questi ultimi per lo più essiccati ed esportati in tutto il mondo.
Colture industriali. Le colture industriali hanno considerevole importanza nell'economia del Paese, in particolare per le esportazioni. Il primo posto è occupato dal cotone, largamente esportato, che si avvale di adeguati interventi statali ed è coltivato nelle calde pianure costiere mediterranee, specie attorno ad Adana. I semi del cotone vengono in buona parte utilizzati dall'industria olearia nazionale (altre oleaginose di rilievo sono il sesamo, la soia, la colza, le arachidi, e soprattutto il girasole; lino e canapa forniscono semi e fibra). Importante e tradizionale prodotto agricolo è il tabacco, che viene in gran parte esportato e ha la sua area migliore nel versante pontico, benché sia anche diffuso su quello egeo (regione di Smirne). Crescente è la produzione delle barbabietole da zucchero; questa pianta, introdotta nel Paese in epoca relativamente recente, ha buone aree di diffusione nella sezione occidentale dell'altopiano (Eskisehir e Usak). Tra le altre colture si annoverano quella delle rose con impianti di distillazione a Isparta, quella del tè sulla fascia costiera del Mar Nero e quella dell'oppio, coltivato nell'interno anatolico sotto controllo governativo (specie nelle zone di Amasya, Afyonkarahisar, Kütahya e Malatya). Nonostante ciò, riguardo alla coltivazione del papavero da oppio sono sorte varie controversie internazionali, poiché parecchi Paesi hanno fatto richiesta, nel quadro della lotta alla diffusione della droga, di sopprimere tale coltura).
Foreste. Quanto alle risorse forestali, sono state incessantemente sfruttate per secoli e, una volta impoverite, a lungo trascurate; oggi foreste e boschi, in gran parte di proprietà statale, sono oggetto di attente cure a opera del governo che ha provveduto al rimboschimento di vaste aree, sicché il manto forestale interessa ormai oltre un quarto della superficie territoriale (cinquant'anni fa era appena pari all'11%). La regione più ricca di foreste è quella pontica. La produzione complessiva di legname è pertanto in progressivo aumento.
Allevamento. L'allevamento del bestiame è invece sempre stato un fattore economico di imponenti proporzioni. Questa attività riveste tuttora grande importanza in un Paese asiatico ampiamente steppico; specialmente l'altopiano è sempre invaso da sterminate greggi di pecore e di capre, benché oggi il nomadismo, un tempo diffusissimo in tutta l'Anatolia, soprattutto nelle zone più interne (a esso si deve anzi la profonda degradazione dei suoli dell'altopiano), sia quasi ovunque scomparso per l'intensa opera di sedentarizzazione svolta dal governo. Attualmente il nomadismo è stato sostituito dalla transumanza estiva diretta verso le fertili conche vallive delle zone montuose costiere. Prevalgono nettamente gli ovini e i caprini (tra cui le capre d'Angora, che forniscono il pregiatissimo mohair); crescente è il numero dei bovini, in rapporto alle richieste tipicamente urbane di carne. In diminuzione sono asini, cavalli, muli, un tempo largamente impiegati come mezzo di trasporto. Si è ridotta al pari la coltura del baco da seta, tradizionale e importante nell'Anatolia occidentale, specie nella zona di Bursa, e nella Tracia; grande incremento ha invece registrato l'allevamento dei volatili da cortile, in parte posto sotto control lo statale.
Pesca. La pesca è praticata con criteri commerciali soprattutto nel Bosforo e nel Mare di Marmara, per servire il grande mercato di Istanbul. In altre zone ha minore rilevanza economica e in genere si avvale di attrezzature piuttosto antiquate. Si pescano soprattutto sardine e tonni.
Risorse minerarie. Numerosi, anche se non sempre ingenti, sono i giacimenti minerari. Grazie allo sfruttamento delle risorse del sottosuolo si è potuto dare avvio, negli anni Trenta, all'industrializzazione del Paese. I giacimenti sono sotto il controllo statale, anche se dal 1980 è consentita la partecipazione a compagnie straniere con l'intento di procedere a una più intensa opera di rilevamento delle ricchezze minerarie. Quanto ai minerali energetici, nella zona di Eregli-Zonguldak, vicino al Mar Nero, si estrae carbone oltre a lignite in varie località dell'Anatolia occidentale; di recente è stata accertata la presenza di uranio. Nella sezione sud-orientale dello Stato (a Beykan, Raman, Selmo ecc.) sono sfruttati giacimenti petroliferi, sebbene siano del tutto insufficienti alle necessità nazionali; in proposito sono in atto accurate prospezioni nelle acque territoriali, specie nel Mar Egeo, nonostante siano sorti contrasti con la Grecia circa il possesso dei ritrovamenti. I minerali metalliferi comprendono il ferro, collegato all'industria siderurgica, presente per lo più nell'interno dell'Anatolia (a Divrigi, Hekimhan). Nei bacini di Keban-Maden-Ergani, nella parte orientale del Paese, vengono estratti minerali di rame e zinco, oltre a piombo, mentre nel retroterra di Eregli si estrae manganese. Di rilievo è la produzione dei minerali di cromo, che colloca la Turchia al quarto posto su scala mondiale; un grande giacimento è a Guleman mentre altrove vi sono altri giacimenti minori. Hanno inoltre una certa importanza la bauxite, la magnesite, il molibdeno, l'antimonio, lo zolfo, il mercurio, l'amianto, il sale, lo smeriglio; tipiche della Turchia sono infine la boracite (estratta a Bandirma) e la sepiolite o schiuma di mare di Eskisehir. È stata altresì potenziata la produzione di energia elettrica - tuttora peraltro insufficiente alle necessità dell'industria - grazie anche a un programma di sistematico sfruttamento delle risorse idriche del territorio. Sono stati costruiti grandi bacini e dighe polivalenti, impiegati sia per l'irrigazione sia per la produzione d'energia (dighe sui fiumi Seyhan e Sakarya).
Industria. L'industria, destinata a soddisfare essenzialmente il mercato interno mediante lo sfruttamento delle risorse locali, opera sia attraverso vari enti locali sia con il ricorso a imprese private nazionali e straniere. I maggiori complessi sono quelli legati alla trasformazione dei prodotti agricoli e dell'allevamento e in genere la loro ubicazione corrisponde alle aree di produzione delle materie prime. Industrie primarie sono perciò quelle alimentari (zuccherifici, stabilimenti conservieri, specie di frutta, pastifici, birrifici), le manifatture di tabacchi, le concerie, i calzaturifici e soprattutto le industrie tessili. Queste ultime, nonostante la bassa produttività del lavoro e degli impianti, continuano a essere sufficientemente competitive su scala internazionale, grazie alla larga disponibilità interna delle materie prime, ottenibili a prezzi molto ridotti, e all'altrettanto contenuto costo della manodopera. Prevalgono nettamente i cotonifici cui si aggiungono lanifici (Bursa è celebre per i filati e i tessuti in mohair ), impianti di torcitura e tessitura della seta, complessi per la produzione di raion e di fibre sintetiche. Di rilievo è anche la fabbricazione dei tappeti, in particolare nella regione di Smirne. Buoni progressi sono stati registrati nel settore siderurgico, che agli impianti di Karabük e di Eregli ha visto aggiungersi quello di Iskenderun ( Alessandretta ). L'industria metallurgica, di minor rilievo, lavora soprattutto il rame e il piombo. L'industria meccanica è ben diversificata e fornisce autoveicoli (soprattutto autovetture e veicoli industriali, in parte però solo di montaggio), materiale ferroviario, aerei, trattori, elettrodomestici, apparecchiature elettriche, naviglio (cantieri a Smirne e Istanbul); in fase di grande sviluppo è il settore chimico (Karabük, Izmit), che produce acido solforico, acido cloridrico e nitrico, soda caustica, fertilizzanti azotati, gomma sintetica. Altre industrie sono quelle petrolchimiche (con raffinerie a Batman, da cui parte un oleodotto per Iskenderun, Mersin, Izmit, e le zone circostanti che lavorano anche greggio d'importazione), quelle del cemento, ormai sufficienti al fabbisogno interno, della carta, del vetro e della ceramica. Per lo più scaduto di livello è invece l'artigianato, un tempo fiorente e di altissima qualità, che si esprime in ricami, filigrane e altri gioielli, lavorazioni artistiche di vario genere.
Comunicazioni. Sin dall'antichità la Turchia svolse un ruolo importante nei traffici tra Europa e Asia; ancor oggi il Paese rappresenta una direttrice di grande rilievo per i rapporti con il Medio Oriente. Il Bosforo (valicato dal 1973 da un gigantesco ponte, inaugurato in occasione del 50° anniversario della fondazione della Repubblica turca) costituisce un passaggio cruciale per i collegamenti tra la parte europea e la parte asiatica del Paese ed è altresì fondamentale perché funge da via obbligata verso il Mediterraneo per la sezione dell'ex Unione Sovietica che gravita sul Mar Nero. Il traffico sul Bosforo, vivacissimo in ogni momento, dà la misura immediata dell'importanza di questo crocicchio eurasiatico dal ruolo strategico; una convenzione internazionale garantisce il passaggio alle navi di ogni bandiera. Le strade che dal Bosforo attraversano l'Anatolia si snodano in gran parte lungo i tradizionali itinerari; tuttavia la valorizzazione di Ankara e dell'area circostante ha portato a una maggiore articolazione del sistema viario anatolico. La rete viaria, il cui complessivo sviluppo è di 321.000 km (di cui 61.000 km asfaltati), rimane inadeguata alle necessità del Paese e numerosi centri sono tuttora privi di agevoli vie di comunicazione. L'asse principale della rete viaria è la Istanbul-Ankara-Erzurum, che giunge al confine con l'Iran; da essa si diramano arterie importanti (per Adana, Smirne), ma i principali centri costieri non sono ancora uniti da vere e proprie litoranee. Lo sviluppo della rete ferroviaria è piuttosto recente (le prime linee furono costruite col concorso della Germania all'epoca di Atatürk) ed è complessivamente modesto, con appena 10.500 km; svolge tuttavia un ruolo importante dal punto di vista dei traffici pesanti e dei collegamenti con i porti. Nodi fondamentali sono Istanbul, Smirne, Eskisehir, Ankara, Malatya; con la sola eccezione di Bursa, tutte le principali città della Turchia sono oggi raccordate per ferrovia. Gli sbocchi portuali sono numerosi; i più attivi e di più ampio rapporto territoriale sono Istanbul, Smirne, Mersin, Iskenderun, Izmit. Le navi della flotta turca totalizzano una stazza lorda di 6,3 milioni di t, ma i traffici marittimi sono largamente svolti da armatori stranieri. Funzioni ormai di rilievo svolgono le comunicazioni aeree; la compagnia di bandiera è la Türk Hava Yollari (THY), che effettua collegamenti soprattutto con numerose città europee e del Medio Oriente. I principali aeroporti sono quelli internazionali di Atatürk (Istanbul), Esenboga (Ankara), Dalaman (Mugla) e Adana; si hanno inoltre una ventina di aeroporti adibiti a voli interni.
Commercio. I traffici commerciali interni presentano una certa vivacità nella sezione più occidentale e industrializzata del Paese e riguardano eminentemente l'approvvigionamento di materie prime per l'industria e di beni di consumo per i grandi centri urbani. Gli scambi con l'estero sono relativamente intensi, ma la composizione della bilancia commerciale rivela la permanente fragilità dell'economia turca. Buona parte delle esportazioni è fornita dai prodotti agricoli, in particolare dalla frutta, sia fresca sia essiccata (agrumi, uva passa, nocciole), dal cotone in fibra e dal tabacco; si esportano inoltre bestiame e prodotti zootecnici (specie la lana mohair), poi minerali metalliferi, pesce e taluni prodotti industriali (tappeti, filati di cotone, capi di vestiario in pelle). Si tratta comunque in maggioranza di materie prime non lavorate e questo fa sentire il suo peso sulla bilancia commerciale, che è cronicamente passiva. Prevalgono nelle importazioni i combustibili, seguiti da macchinari di vario genere, mezzi di trasporto, prodotti chimici. L'interscambio si svolge eminentemente con la Germania, con cui la Turchia ha antichi e sempre intensi rapporti, la Svizzera, gli Stati Uniti, la Russia e l'Italia, nonché la Libia. Cospicue sono le rimesse degli emigrati, mentre assai superiori potrebbero essere gli apporti del turismo, che ha fatto registrare una notevole espansione.






