Ambiente umano

Indice articolo

  1. Turchia
  2. Storia
  3. Economia
  4. Ambiente umano
  5. Spazio fisico

Prime civiltà. I primi insediamenti nell'Asia Minore risalgono al periodo cosiddetto Calcolitico (o Eneolitico), anche se si segnalano presenze umane già in precedenza. Molte delle invenzioni culturali che hanno posto le basi dell'urbanesimo sono avvenute infatti in territorio turco; la vicinanza alla Mesopotamia ha ravvivato la civiltà neolitica e la scoperta del rame nell'altopiano è stata alla base delle culture preindeuropee fiorite in Asia Minore e documentate in numerose stazioni archeologiche. Dopo l'avvento degli Ittiti, civiltà di grandissima importanza con una cultura tipicamente asiatica, la Turchia è toccata dallo spostamento delle popolazioni egee verso oriente, iniziata con gli Achei. A questa fase risale la famosa Guerra di Troia, che portò all'avvento della civiltà greca in Anatolia e all'attivazione di un processo di "occidentalizzazione" del mondo mediterraneo, proseguito sotto i Greci e i Romani. Già sotto i Bizantini, ultima difesa dell'Occidente contro l'irrompere delle culture asiatiche, si avvertiva una fase nuova: cominciano infatti ad apparire popolazioni che lungo le antiche vie carovaniere tra Oriente e Occidente, trasferivano il mondo più interno dell'Asia fin sulle rive mediterranee. Ciò avvenne nell'XI secolo con l'arrivo dei Turchi Selgiuchidi e con le successive ondate di popolazioni dell'Asia centrale, che determinarono la "turcanizzazione" del Paese.

 

Eredità ottomana. La cultura turca tuttavia non rimase chiusa nei suoi valori, ma fu aperta e sensibile, oltre che all'Islam, all'eredità greca e occidentale. L'Impero ottomano visse a lungo, con un territorio di vastissime dimensioni, conquistato tra il XVI e XVII secolo. Grazie alla spinta universalistica islamica, la nuova cultura si espanse in terre diverse. Nelle mire espansionistiche e in una visione conservatrice stanno però le ragioni della debolezza ottomana. Mentre in Europa si affermava l'era industriale, il mondo arabo ritardava ad aprirsi all'Occidente, richiudendosi in se stesso e trascinando molti Paesi, e la stessa Turchia, a una lenta decadenza. Alcune riforme ottomane cercarono, già nel XVIII secolo, di sedentarizzare i nomadi, favorendo la creazione di villaggi sui latifondi dello Stato, della manomorta e dei bey locali, soprattutto in zone povere, dove è solo possibile una stentata cerealicoltura. Alla povertà di sviluppo delle campagne è corrisposta quella delle città. Soltanto Istanbul mantenne nel tempo la sua importanza. Il Paese era debole anche demograficamente; in età ottomana la mortalità infantile era dell'80 per mille. Scarsi furono gli sviluppi anche agli inizi di questo secolo: nel 1927 la popolazione risultò di appena 13,6 milioni di abitanti.

 

Sviluppi demografici. Gli impulsi economici conseguenti alla "rivoluzione" di Atatürk sortirono in breve tempo i loro effetti. In seguito alla politica di "purificazione" nazionale, di cui in passato gli Ottomani mai si erano preoccupati (benché già da allora esistesse l'avversione per gli Armeni e i Curdi), si ebbe l'esodo dei Greci (oltre 1,2 milioni) verso l'Egeo e la Macedonia, mentre gli Armeni furono letteralmente sterminati o costretti all'esilio. Contemporaneamente si ebbe però il rientro dalla Grecia di 600.000 Turchi, cui seguì nel 1950 quello di altri 250.000 Turchi estromessi dalla Bulgaria (i cosiddetti Pomachi), che si stabilirono in gran parte nella piana di Konya. La popolazione della Turchia è oggi di oltre 63 milioni di abitanti, quasi cinque volte maggiore di quella del 1927 e il doppio di quella del 1950. Negli ultimi anni l'incremento demografico, pur leggermente diminuito, è sempre molto alto ed è dovuto essenzialmente all'ancor elevata natalità nelle campagne. Rispetto alle sue attuali possibilità economiche il Paese è sovrappopolato e perciò si spiega la massiccia corrente migratoria di manodopera verso l'Europa ricca, in particolare verso la Germania, dove i Turchi sono oltre 2 milioni. Importanti sono anche le migrazioni interne, sia quelle stagionali di manodopera sia quelle definitive verso i centri urbani.

 

Insediamenti rurali. La densità media di popolazione cela forti diseguaglianze distributive. Alta è la densità nella Turchia europea (nella quale però rientra Istanbul); di poco inferiori sono i valori di certe zone pontiche e delle coste egee e mediterranee (data la presenza di buone aree agricole e di attivi sbocchi marittimi); di molto inferiori, invece, sono i valori nell'altopiano, specie nella regione sud-orientale. Il villaggio di casupole, raccolto tra i pioppi, dominato dal minareto, ravvivato d'estate dal lavoro arcaico della trebbiatura svolta ancora con il primordiale döven (il tribulum d'età romana), è la forma d'insediamento più diffusa. I villaggi fanno capo a città di medie dimensioni (intorno ai 20-30.000 abitanti), centri di mercato, già residenze dei bey , dei signorotti, e oggi sedi della piccola emergente borghesia di provincia. Queste cittadine dipendono a loro volta da centri maggiori, per lo più di origine antica, che contano anche 80-100.000 abitanti con funzioni economiche e amministrative importanti. Nel quadro delle gerarchie urbane vi sono però città il cui ruolo supera largamente i limiti provinciali, coordinando spazi maggiori ed economicamente più attivi: si tratta in primo luogo di centri costieri, portuali, poi di città dell'altopiano con funzioni nodali nella rete delle comunicazioni.

 

Città portuali. Vertice di tutta l'organizzazione territoriale della Turchia è stata ed è ancor oggi Istanbul (l'antica Bisanzio, la celeberrima Costantinopoli). L'importanza della città già nel passato si spiega con il suo ruolo di mediazione tra Turchia asiatica e Turchia europea, più globalmente tra Asia ed Europa. Intorno a essa si raccoglie la maggior parte delle industrie turche e il suo dinamismo, espresso anche dal porto, massimo sbocco marittimo del Paese, si trasmette a tutta una vasta città-regione, che supera ampiamente il Bosforo. Già fuori Istanbul il paesaggio umano cambia sensibilmente: la presenza umana si impoverisce, il ritmo di vita si rallenta, assumendo connotazioni nettamente asiatiche. Negli anni Ankara ha visto crescere la sua importanza e la sua forza gravitazionale, pur collocandosi all'interno. Capitale dal 1923, appositamente scelta, data la sua posizione geografica, per meglio vitalizzare l'Anatolia, essa simboleggia parimenti il radicale cambiamento nella vita del Paese, in seguito alla riforma dello Stato di Kemal. Ankara ha assolto solo in parte a tale duplice funzione, anche per le passività proprie delle capitali artificialmente create. Tra le città portuali, a parte Istanbul, la maggiore è Smirne (Izmir), sulla quale converge tutta la sezione egea del Paese; raccolta sul fondo del golfo omonimo, con i moderni edifici estesi sul lungomare e gli antichi pittoreschi quartieri in posizione dominante, è città di vivaci tradizioni commerciali e di attività industriali (tessili, cantieristiche, petrolchimiche). Altre città portuali sono sul Mediterraneo: Mersin, sbocco naturale della Cilicia e della regione del Tauro centro-orientale, e Alessandretta (Iskenderun ) al fondo del golfo omonimo, ai limiti di una piana ben coltivata; sul Mare di Marmara si affaccia Izmit, che è altresì una delle più industriose città della Turchia; sulla costa del Mar Nero è Samsun , mentre oggi più sfavorita è Trabzon (Trebisonda), che pure fu la più importante colonia greca sul litorale pontico. Quarta città per numero di abitanti è Adana , nella fertile pianura del Seyhan, a breve distanza dal mare: è una città "nuova", sviluppatasi con la valorizzazione cotoniera della regione.

 

Città dell'interno. Tra le città importanti dell'interno, di antica origine e di grande interesse artistico e turistico, sono Bursa, centro prestigioso del setificio, posta ai piedi dell'Uludag e per qualche tempo capitale degli Osmanli, e Konya, alle propaggini settentrionale del Tauro centrale, estremamente suggestiva per gli splendidi monumenti che ne fanno la più "orientale" città dell'Anatolia, di cui fu in passato grande nodo carovaniero. Altre città di ruolo primario sono Eskisehir, attivata da varie industrie, specie dagli zuccherifici, e l'importante nodo di comunicazione di Kayseri , l'antica Cesarea, oggi con cospicui impianti tessili.