Aspetti economici

Profilo generale. Lo sviluppo economico dell'Iraq iniziò nel periodo in cui la Gran Bretagna esercitava il suo controllo sul Paese. Fu, tuttavia, una crescita contraddittoria perché gli Inglesi favorirono lo sviluppo delle principali strutture produttive del Paese (valorizzazione dei giacimenti petroliferi, regolazione dei corsi fluviali, costruzione di nuove strade e di ferrovie), ma non porsero le basi per un suo autentico rinnovamento economico e sociale; le poche terre produttive rimasero sempre in mano ai grandi proprietari terrieri e nulla fu fatto per promuovere lo sviluppo di un'industria moderna. Il nuovo regime repubblicano dovette, così, affrontare molti e gravi problemi, in particolare quelli relativi al conseguimento della piena appropriazione delle risorse nazionali e quelli della formazione di personale tecnico e di manodopera modernamente addestrata. Infatti la caduta della Monarchia, strettamente legata agli interessi della Gran Bretagna e da questa sostenuta, non significò il venir meno della presenza e dei condizionamenti esteri, rappresentati soprattutto dalle multinazionali del petrolio operanti nel Paese, tra cui la potentissima IPC (Iraq Petroleum Company, anglo-americana); solo nel 1973, dopo durissimi contrasti con le compagnie petrolifere, l'Iraq ha potuto disporre realmente delle proprie risorse di idrocarburi. Oggi la INOC (Iraq National Oil Company) e la sua affiliata NPO (Northern Petroleum Organization) hanno il pieno controllo del settore petrolifero. Già a partire dal 1969 i cospicui proventi del petrolio (si stima che nel 1980 siano stati superiori ai 26 miliardi di dollari) furono messi al servizio dei piani quinquennali di sviluppo, volti però soprattutto al potenziamento dell'industria, dell'edilizia, delle vie di comunicazione, settori in cui si sono avuti sensibili progressi. Questa politica portò il Paese a di venire una delle principali potenze del mondo arabo. In questi ultimi anni, tuttavia, l'economia dell'Iraq, ha risentito fortemente delle guerre sostenute dal Paese; il conflitto con l'Iran, infatti, ha portato l'indebitamento con l'estero a raggiungere nel 1988 i 42 miliardi di dollari, mentre quella con il Kuwait ha significato durissime sanzioni internazionali e l'embargo petrolifero, con conseguente calo del reddito e altissimo tasso di inflazione.

 

Agricoltura. Ben poco è stato fatto, invece, per il settore agricolo, non essendo stata attuata ancora una vera riforma agraria e mancando sia la meccanizzazione sia la modernizzazione delle colture. Benché non manchino aziende di Stato e cooperative agricole (per lo più su terreni di antichi latifondi espropriati e ridistribuiti ai contadini), prevalgono le piccole proprietà a conduzione, in genere, familiare, tuttavia scarsamente meccanizzate e condotte con metodi poco produttivi, spesso a livello di pura sussistenza. D'altronde l'arativo copre appena il 13% del territorio nazionale, mentre le aree incolte e improduttive sono circa i 3/4 del totale. Comunque il Governo ha realizzato grandi opere di canalizzazione; la metà della superficie agraria è occupata da terre irrigue, che forniscono la maggior varietà di prodotti, mentre le zone non irrigate sono destinate soprattutto ai cereali. Le colture più diffuse sono il frumento e l'orzo, presenti nell'Iraq settentrionale, seguite dal riso, che richiede i più umidi terreni meridionali, e dal mais; si consumano inoltre localmente vari prodotti orticoli, come pomodori, fagioli, fave, cipolle, e così via, e frutticoli (uva, mele, agrumi); particolarmente importanti sono i datteri, che crescono soprattutto nella cosiddetta "bassa Mesopotamia" e di cui l'Iraq è anche esportatore. Infine tra le colture industriali si annoverano alcune piante oleaginose (sesamo, lino), la canna e la barbabietola da zucchero, il tabacco e il cotone.

 

Allevamento e pesca. Non molto redditizio è l'allevamento, un tempo praticato per lo più da pastori seminomadi; oggi vanno diffondendosi forme di allevamento stanziale, ma il numero dei capi di bestiame è sempre piuttosto modesto. Prevalgono gli ovini, i caprini e i bovini, mentre discreto è il numero dei volatili da cortile; si hanno inoltre asini, bufali, cammelli. Scarsa importanza ha del pari la pesca, che riveste tuttavia un certo ruolo per le popolazioni che vivono presso i laghi e lungo lo Shatt-al-Arab.

 

Risorse minerarie. La grande ricchezza dell'Iraq è, come si è visto, il petrolio, scoperto nel 1927 nella zona di Kirkuk, che costituisce tuttora il più importante dei giacimenti iracheni; altri sono situati ad Aiu-Zalah, nell'estremo nord del Paese, a Naft Khaneh, quasi al confine con l'Iran, nonché all'estremità meridionale della Mesopotamia (Zubair, Rumaila ecc.). Vari oleodotti sono stati realizzati sia per collegare i giacimenti con i centri principali del Paese e le raffinerie sia per convogliare la materia prima nei terminals del Mediterraneo (Banias e Tartous, in Siria, Tripoli e Saida, nel Libano oggi chiusi) e del Golfo Persico (Fao e Mina-al-Bakr). Il più recente oleodotto, che è anche l'unico rimasto in funzione, risale al 1977 e collega i giacimenti di Kirkuk con il porto turco di Dörtyol. Il greggio è in parte lavorato localmente nelle raffinerie di Kirkuk, Haditha, Baghdad, Bassora ecc. in parte danneggiate dai bombardamenti iraniani. Si estraggono altresì gas naturale, fosfati, gesso, zolfo e sale.

 

Industria. Nel settore industriale, in parte nazionalizzato, prevale l'efficiente industria petrolifera; un discreto livello raggiungono ormai l'industria tessile (che produce filati e tessuti di cotone, lana, fibre artificiali), quella chimica (fertilizzanti soprattutto ) e quella alimentare (zuccherifici, birrifici, complessi molitori, conservifici); si hanno poi manifatture di tabacchi, cementifici, concerie, calzaturifici. Da ricordare sono inoltre talune lavorazioni artistiche: dell'argento, del rame, del cuoio.

 

Comunicazioni e commercio. L'Iraq, che è dai tempi antichi un'area di grande passaggio, ha un sistema di vie di comunicazione abbastanza sviluppato. La ferrovia Bassora-Baghdad-Mosul attraversa interamente il Paese sino al confine siriano; dalla capitale si diparte verso nord anche un altro tronco, che tocca Kirkuk e Arbil. La maggior parte del traffico passa, tuttavia, lungo la rete stradale, che si sviluppa per oltre 47.000 km e raccorda il Paese con la Giordania, la Siria, l'Iran, l'Arabia Saudita e il Kuwait. Un certo ruolo ha anche la navigazione fluviale; sono infatti navigabili sia lo Shatt al Arab sia i bassi corsi del Tigri e dell'Eufrate. Il principale sbocco portuale del Paese è Bassora, che, insieme con la capitale (attivissimo nodo di comunicazioni aeree), è sede di un aeroporto internazionale; compagnia di bandiera è la Iraqi Airways , che effettua servizi di linea con numerosi Stati d'Europa, d'Asia e d'Africa. Negli scambi con l'estero prevalgono le esportazioni di petrolio, seguite a grande distanza da quelle di datteri, pelli e cuoi, lana, cemento; le importazioni riguardano essenzialmente macchinari e mezzi di trasporto, generi alimentari, prodotti chimici.