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Aspetti economici
L'economia giordana ha risentito fortemente delle conseguenze della Guerra del Golfo (1991). Fino a quella data, infatti, il Paese esportava in Iraq quasi un quarto dei suoi prodotti e questo, a sua volt a, era il principale fornitore di petrolio della Giordania. Con la guerra e con l'embargo successivo tutti gli scambi fra i due paesi furono bloccati, e la Giordania fu costretta e razionare i propri consumi e a rifornirsi di petrolio in altri paesi a pr ezzi meno convenienti. Inoltre fino allo scoppio del conflitto la Giordania beneficiava delle rimesse dei suoi lavoratori occupati nei paesi del Golfo, tra cui soprattutto il Kuwait, dai quali sono fuggiti togliendo al paese una notevole fonte di reddito . La crisi del Golfo si è andata ad aggiungere a una situazione economica e politica da sempre complessa. Un'economia naturalmente povera, infatti, ha dovuto anche subire momenti difficile da superare (la perdita della fertile Cisgiordania, definitivamen te sancita dal vertice arabo di Rabat nel 1974, le guerre arabo-israeliane, i disordini civili degli anni 1970-'71). La Giordania, pertanto, ora deve contare sullo sfruttamento agricolo dell'area immediatamente a est del Mar Morto e della Valle del Giord ano, essendo il restante territorio incolto o improduttivo, e sulle diverse industrie (giacimenti di fosfato, potassio, rame e industria manifatturiera). A ciò va aggiunto che l'inserimento degli oltre 800.000 profughi palestinesi, immigrati a cominciare dal 1948 in un Paese di meno di 4 milioni di abitanti e per di più praticamente senza risorse, crea problemi gravissimi
Agricoltura. L'agricoltura, principalmente a carattere di sola sussistenza, può contare quindi su un'area coltivab ile che è appena il 4,5% di quella nazionale e dove assai esigue sono le zone irrigue, realizzate grazie alle opere di canalizzazione che sfruttano le acque dello Yarmuk. L'arativo è occupato essenzialmente dai cereali (frumento, orzo, sorgo e mais), dif fusi soprattutto sugli altopiani occidentali; altre colture alimentari largamente utilizzate, come le lenticchie, le fave, i pomodori, le cipolle, nonché gli agrumi, sono in prevalenza presenti nelle limitate zone irrigue. Il Paese, infine, può contare su modeste colture di vite, tabacco, olivo e, nella Valle del Giordano, di banani e palme da dattero. Nel complesso la produzione alimentare è ben lungi dal coprire le pur modeste richieste del mercato interno per cui il Paese deve ricorrere a forti impor tazioni. Ampiamente praticato è l'allevamento (ovini, caprini, volatili da cortile), che da un lato rappresenta la risorsa principale per i pastori nomadi, dall'altro costituisce per i contadini un pre zioso complemento alla loro povera economia.
Risorse minerarie. Le risorse minerarie consistono in cospicui giacimenti di fosfati, principale risorsa del Paese, fra i quali particolarmente ricco è il giacimento a cielo aperto di El Has a (complessivamente oltre 4,9 milioni di t nel 1995); si hanno inoltre giacimenti di sali potassici presso il Mar Morto e di minerali di rame a Wadi Araba. Il petrolio viene estratto solo nel giacimento di Hamzah, presso Azraq ma il Paese deve ricorrere nella maggior parte all'importazione dall'estero; tutta l'energia elettrica prodotta nel Paese è di origine termica.
Industria. L'industria è basata su piccole fabbriche a conduzione semi-artigianale, occupate nella trasformazione dei prodotti agricoli locali (oleifici, manifatture di tabacco, birrifici, cartiere) e nella lavorazione della lana e del cotone importato; si hanno inoltre alcuni cementifici, una raffineria di petrolio a Zarqa e un complesso chimico per la produzione dei fertilizzanti ad Aqaba.
Comunicazioni. Relativamente numerose sono le vie di comunicazione che seguono in buona parte le antiche carovaniere, utilizzando soprattutto la depressione centrale che fa capo ad Aqaba. Nodo delle comunicazi oni è Amman, collegata per strada con tutti i principali centri del Paese e per ferrovia a nord con la Siria, a sud-est con l'Arabia Saudita, mentre a sud-ovest la ferrovia giunge dal 1975 sino al porto di Aqaba. Le moderne strade asfaltate seguono a grandi linee il tracciato ferroviario; una nuova arteria stradale porta in Iraq. L'unico porto è quello di Aqaba, fondamentale per gli scambi con l'estero; la Giordania ha però tre aeroporti di cui due internazionali (Amman e Aquaba); compagnia di bandi era è l'ALIA (The Royal Jordanian Airline).
Commercio. Il Paese deve importare quasi tutto il necessario (materie prime energetiche, macchinari, autoveicoli, prodotti chimici e tessili, e così via, nonché ingenti quantitativi di alimentari), mentre le esportazioni sono praticamente limitate ai fosfati e a talune primizie ortofrutticole; pertanto il passivo della bilancia commerciale è pesantissimo. L'interscambio si svolge soprattutto con Iraq, Italia, Francia, Germania e Stati Uniti per le importazioni, Siria e Stati Uniti per le esportazioni. Un certo reddito proviene al Paese dal transito del petrolio nell'oleodotto della Tapline (Trans-Arabian-Pipeline) che attraversa il territorio giordano provenendo dall'Arabia Sa udita e diretto a Saida nel Libano; dal 1967 è invece inattivo l'oleodotto che dall'Iraq conduce ad Haifa, in Israele. Assai cospicui sono infine i proventi del turismo. Le principali mete sono le antichissime città storiche di Petra e di Gerasa, le spia gge della costa di Aqaba e le stazioni termali.






