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Economia
L'agricoltura rappresenta un'importante risorsa economica, favorita dalle opere di irrigazione, che dal bacino di raccolta di Mingecaur ai piedi delle valli caucasiche si diramano in tutta la regione centrale del Paese. I prodotti agricoli principali sono il riso, i cereali, il tabacco, la frutta, il tè, gli agrumi, il mais; cotone. Diffuso è l'allevamento di bovini e ovini e del baco da seta. L'industria ha il suo punto di forza nell'estrazione petrolifera, che sfrutta i ricchi giacimenti nel Mar Caspio, nella penisola di Apseron e nei dintorni di Siazan, Ali-Bajramly, Neftecala e Naftlan e soprattutto nelle raffinazioni del petrolio e nei prodotti collegati (attività che rappresentava il 70% del totale di tale settore nell'ex URSS). Dalle grandi raffinerie di Baku si dipartono oleodotti che raggiungono Tbilisi in Georgia e poi Batumi sul Mar Nero. Importanti anche le riserve di gas naturale, estratto a Karadag, a Kalmas e altrove e distribuito con gasdotti. Si estraggono anche ferro (Daskesan), piombo e zinco (Belokany), alunite (Alunitdag), rame e pirite. Tra le industrie di trasformazione si segnalano quelle chimiche, metallurgiche, meccaniche e alimentari, concentrate soprattutto nelle aree della capitale e delle città di Gandsja (già Kirovabad) e Sumgait.
La situazione politico-militare ha avuto conseguenze catastrofiche sull'insieme dell'economia dell'Azerbaigian, che ha evitato il collasso solo in virtù della produzione petrolifera. La lotta con le popolazioni della regione del Nagorno-Karabakh, già in rivolta dal 1988, hanno subito un'accelerazione in seguito al crollo dell'URSS, sfociando in una vera e propria guerra civile. Tale situazione ha determinando una forte instabilità politica e di conseguenza economica. Il ritiro delle truppe azerbaigiane dalla regione è stato concordato con l'accordo del 12 ottobre 1997.