Spazio fisico

Geomorfologia. A grandi linee il territorio dell'India è costituito dal versante meridionale, o esterno, dell'Himalaya-Karakoram, dalla Pianura Gangetica e infine dalla grande e tozza penisola del Deccan . Queste tre grandi e fondamentali divi sioni rappresentano altrettanti elementi strutturali, ai quali si connette l'evoluzione geologica dell'intera Asia meridionale: da una parte il grande corrugamento cenozoico emerso dalla congenita instabilità della Tetide, dall'altra una zolla rigida e archeozoica, il Deccan appunto, frammento gondwaniano traslato verso nord, dove oggi chiude la fossa gangetica.

 

Regione himalayana. In territorio indiano è compresa solo la sezione occidentale e parte di quella orientale del versante himalayano, essendo il restante entro i confini del Nepal e del Buthan; questa ha uno sviluppo trasversale medio di circa 200 km ed è attraversata da valli profonde, culminando nei grandi massicci nodali del sistema, i più elevati del territorio indiano, tra cui quelli del Nanda Devi (7.817 m), del Kamet (7.756 m) e del Shilla (7.026 m) nella sezione occidentale, del Kangto (7.089 m) e di altri minori in quella orientale. La sezione montagnosa occidentale ha una conformazione assai complessa. Essa inizia con una fascia collinare, prehimalayana, costituita da depositi pliocenici sollevati dai più recenti moti orogenetici del sistema e conosciuti come formazioni di Siwalik. Più all'interno, al di là di una marcata faglia, appaiono le falde sedimentarie est erne costituenti il Piccolo Himalaya, solcato da ben popolate valli dal fondo pianeggiante (dun ) e dall'andamento prevalentemente longitudinale. Più internamente ancora si passa alla fascia centrale dei possenti massicci (il Grande Himalaya), dove emergono le formazioni del Paleozoico superiore, rocce scistose e granitiche alternate a formazioni archeozoiche e anche a lembi sedimentari mesozoici. Nella sezione nord-occidentale del Paese, corrispondente al Kashmir, il territorio indiano comprende non solo il versante esterno della catena (solcato da ampie e fertili vallate come quella di Srinagar), ma anche il versante interno che dà sulla grande valle longitudinale dell'Indo superiore dominata dai massicci del Karakoram, cui si aggiunge l'appendice tibetana del Ladakh. Tutta questa regione interna, accentuatamente montagnosa, è stata modellata dal glacialismo e per la sua marcata altitudine è poco ospitale. La sezione himalayana orientale è mediamente meno elevata di quella occidentale, ma il rilievo sorge dalla pianura con forme subito aspre, ciò che rende questa regione poco accessibile: l'unico varco è lo stretto corridoio aperto dal Brahmaputra, che incide trasversalmente, in modo netto, tutta la catena. In questa sezione orientale prevalgono le formazioni del Paleozoico superiore, che verso est lasciano il posto a vasti affioramenti granitici e gneissici dell'Archeozoico, che i ringiovanimenti cenozoici hanno modellato in forme tormentate. L'India montagnosa marginale si completa, a est, con i rilievi del Nagaland, serie di catene a orientamento meridiano che continuano in territorio birmano, costituite da formazioni cristalline, saldate all'Himalaya Orientale con il caratteristico gomito che chiude l'Assam: questa regione comprende la Pianura del Brahmaputra, dai territori inondabili, e un ampio affioramento archeozoico con rocce simili a quelle che formano il Deccan ("formazioni di Dharwar") elevandosi in media sui 1.500 m (Khasi-Jaintia Hills).

 

Pianura gangetica. Il lungo arco montagnoso che serra l'India a nord è una sorta di bastione dominante la pianura gangetica. Essa si estende, al di là di una fascia pedemontana spesso ciottolosa e di una zona di risorgive caratterizzata da terreni paludosi (terai), oggi per lo più bonificati, per oltre 1.500 km dalla soglia nord-occidentale che la divide dal bacino dell'Indo sino alla vasta piana deltizia orientale (Bengala), dove confluiscono le alluvioni del Brahmaputra; in larghezza supera in media i 400 km. Ha una superficie di circa mezzo milione di km 2 ed è una delle più grandi pianure alluvionali della Terra. La sua origine si collega agli apporti dei fiumi himalayani e, in misura minore, di quelli del Deccan: è infatti una fossa di colmamento che ha cominciato a formarsi nell'Eocene e nella quale ai depositi marini più antichi si sovrappongono i depositi fluviali, cui si devono grandiosi conoidi allo sbocco delle valli; gli apporti principali sono quelli dei fiumi Yamuna, col quale si fa iniziare a nord-ovest la pianura gangetica, Ghaghara e Gandak. Alla piana gangetica vera e propria, estesa dall'Uttar Pradesh al Bengala, si ricollega a nord-ovest quella del Punjab, che appartiene al bacino idrografico dell'Indo (inclusa perciò quasi tutta nel Pakistan) ed è essenzialmente formata dagli apporti di cinque fiumi himalayani (Sutley, Beas , Ravi, Chenab, Jhelum): all'enorme fascia di basse terre, tra l'Himalaya e il Deccan, ci si riferisce perciò comunemente come Piana Indogangetica. Tra i depositi alluvionali da cui è costituita, si distinguono quelli più antichi (bangar), risalenti al Pleistocene medio, da quelli più recenti (khadar ); questi ultimi formano il basso Bengala, la vasta regione deltizia del Gange e del Brahmaputra, col suo intrico di canali e di aree inondabili. Tale distinzione è assai importante dal punto di vista umano ed economico, in quanto i primi, più alti e al riparo perciò dalle inondazioni, sono più intensamente coltivati e ospitano fitti insedi amenti stabili, mentre i secondi, facilmente inondabili, presentano un più rado popolamento. Questo è però particolarmente fitto nei doab, le aree interfluviali del Punjab e dell'Uttar Pradesh, nelle zone più alte e riparate dalle inondazioni.

 

Altopiani centrali. La fossa delle grandi pianure è delimitata a sud dalla scarpata dei cosiddetti Altopiani Centrali, una regione che rappresenta strutturalmente l'orlatura settentrionale del Deccan, corrugata in epoca paleozoica e poi soggetta a perturbamenti tettonici nel Mesozoico e nel Cenozoico; a quest'ultima era si collegano le espansioni basaltiche che coprono larga parte del Deccan e una parte degli stessi Altopiani Centrali. Tale regione è delimitata a nord-ovest dai monti Aravalli, ringiovanimenti di un'antichissima catena algonchiana (Precambriano), mentre a sud-ovest ha la sua caratteristica componente orografica negli allineamenti dei monti Vindhya e Satpura , tra loro divisi da un marcato elemento strutturale, la Valle del Narmada; al centro comprende l'Altopiano di Gondwana e a est quello di Chota Nagpur. In media l'altitudine oscilla sui 500-600 m e solo gli Aravalli assumono forme erte in corrispondenza di alcune masse granitiche, che nel Guru Sikhar raggiungono i 1.722 m; in generale predominano le forme senili e la regione si presenta in un avanzato stadio di peneplanazione. Tuttavia, in seguito ai ringiovanimenti cenozoici, il reticolo idrografico risulta marcatamente inciso, specie sul versante gangetico. Al di f uori dell'area interessata dai ricoprimenti basaltici, come l'Altopiano di Malwa, a nord dei Monti Vindhya, affiorano le rocce del Paleozoico inferiore (per esempio gli gneiss granitici e scistosi del Vindhya) e non mancano aree in cui vengono in luce quelle formazioni archeozoiche che rappresentano il sostrato del Deccan. In rapporto alle diverse strutture geologiche variano le linee morfologiche, che non sempre hanno un andamento ad altopiano. Così nel Gondwana le arenarie hanno determinato la formazione di scarpate successive negli ampi versanti fluviali, mentre nel Chota Nagpur per la prevalenza di gneiss granitici si hanno una morfologia più mossa e un aspetto decisamente collinare. Determinata dal clima arido, con affioramenti rocciosi del Paleozoico che emergono al di sopra di superfici neozoiche, largamente rappresentate da allineamenti dunosi, è la morfologia del deserto del Thar, vasto penepiano situato a ovest degli Aravalli; esso cede a sud a una regione parimenti arida, disseminata di con che paludose e salmastre (rann), tra cui l'ampio Rann of Kutch (Pantano di Kutch) cui segue la tozza penisola di Kathiawar , un'area di formazioni basaltiche cenozoiche incise da larghe vallate ad andamento radiale.

 

India peninsulare. A sud degli Altopiani Centrali si entra nell'India peninsulare; il limite strutturale è indicato da una linea depressionaria che dalla Valle del Tapti continua verso est con il solco del fiume Mahanadi. La struttura del Deccan è quella dei tavolati rigidi; l'elemento basale è costituito da gneiss granitici archeozoici che affiorano su tutta la parte orientale della penisola, mentre nella sezione nord-occidentale gli strati antichi sono coperti dalle già ricordate espansioni basaltiche cenozoiche, che danno luogo a una morfologia tabulare della regione. Ma nel loro complesso i paesaggi del Deccan sono relativamente vari, anche per la presenza dei due allineamenti montuosi periferici, i Ghati Orientali e i Ghati Occidentali , che orlano la penisola. I Ghati Occidentali sono molto più elevati, anche per la generale lieve inclinazione verso est di tutto il tavolato del Deccan; essi formano un insieme continuo, alto in media circa 1.000 m, e digradano verso la costa con una scarpata spesso ripida, ai cui piedi corre una breve cimosa pianeggiante in cui sedimentano i materiali trasportati dai brevi corsi d'acqua che incidono la scarpata stessa. Nella parte meridionale i Ghati Occidentali raggiungono le altezze massime in alcuni Horst, che formano i mas sicci del Doda Betta (2.637 m), dell'Anai Mudi (2.695 m) e del Palayankottai (1.654 m), un rilievo questo che domina l'apice meridionale della penisola, la cui estremità è nel granitico Capo Comorin. I Ghati Orientali, oltre che più bassi, hanno un'orogr afia discontinua; in essi si aprono le ampie vallate dei fiumi che drenano la penisola provenendo da nord-ovest e attingendo al versante interno dei Ghati Occidentali. Il reticolo idrografico, il cui sviluppo dissimmetrico è connesso alla generale inclin azione del tavolato peninsulare, movimenta tutta la parte interna del Deccan, dove sussistono "isole" paleozoiche sovrapposte al substrato archeozoico. La cimosa costiera orientale è varia, alternando ampie pianure a zone pianeggianti più ristrette; in c orrispondenza degli sbocchi fluviali si hanno infatti ampi conoidi deltizi e su vasti tratti infine il litorale presenta orlature sabbiose che chiudono spazi lagunari.

 

Clima. Il clima dell'India è determinato da diversi fattori: anzitutto dalla posizione tropicale del Paese, poi dalla sua apertura all'Oceano Indiano e dalla presenza della Catena Himalayana a nord. Però non tutto il territorio ha condizioni analoghe. Il rilievo è un primo fattore di diversificazione, cui si aggiungono la latitudine e l'esposizione più o meno diretta alle invasioni delle grandi masse d'aria. Esistono infatti un'India arida, un'India dal clima spiccatamente a due stagioni, un'India dal clima umido equatoriale, per non parlare del clima himalayano dalle caratteristiche tutt'affatto speciali. Però nel complesso non esistono nel Paese grandi anomalie. Dal punto di vista termico l'apertura all'Oceano Indiano fa sì che le variazioni siano quasi unicamente legate al rilievo, oltre ovviamente al diverso grado di continentalità, la quale si fa sentire anche sulle variazioni stagionali, più sensibili verso nord e verso l'interno. A Delhi la media di gennaio è di 15 °C, quella di luglio 22 °C; a Calcutta e a Bombay le stesse medie sono rispettivamente di 20 °C e 28 °C e di 24 °C e 28 °C (Bombay è più esclusa dagli influssi continentali di Calcutta); a Madras, nel Deccan meridionale, le medie sono di 25 °C e 31 °C, mentre a Calicut, un'area a clima equatoriale, si hanno valori quasi costanti tutto l'anno (26 °C e 25 °C). Al lato opposto si hanno le notevoli variazioni della zona himalayana, rispecchiate nelle medie di Srinagar, pari a 2 °C in gennaio e 24 °C in luglio.

 

Precipitazioni. Molto più irregolare è la distribuzione delle precipitazioni. Vi sono infatti in India zone decisamente aride, come il Rajasthan, e altre dove si registrano precipitazioni tra le più elevate della Terra, come nell'Assam. Però gran parte del Paese ha precipitazioni comprese tra i 500 e i 1.500 mm; esse tuttavia si verificano in una sola stagione e ciò, più che la quantità delle piogge, costituisce un aspetto negativo, specie in certe regioni, del clima indiano. Questo è infatti in generale del tipo tropicale a due stagioni, legate allo spirare dei monsoni. D'estate col crescere delle temperature si determinano basse pressioni sul Paese mentre sull'Oceano Indiano si stabilisce una zona anticiclonica e si hanno venti da sud-ovest, portati dalle masse di aria tropicale. Dopo un periodo di caldo soffocante che fa registrare in molte località i valori massimi della temperatura (fino a 50 °C nel Rajasthan) iniziano le piogge, accompagnate spesso da violente manifestazioni temporalesche, e la temperatura si rinfresca. Ciò avviene nell'India meridionale ai primi di giugno e verso la fine del mese il monsone si propaga anche nel nord e nel nord-ovest dove giunge però via via indebolito: ciò spiega l'aridità delle zone comprese nel bacino dell'Indo. Alla metà di settembre il monsone di sud-ovest perde vigore e le precipitazioni diminuiscono anche nelle aree meridionali più esposte agli influssi marini. Si ha così una stagione calda e asciutta che segna l'inversione barometrica, con l'imporsi dei venti continentali da nord-est (o in certe zone, come nella piana gange tica, da nord-ovest) attratti dalle basse pressioni nella fascia equatoriale dell'Oceano Indiano. Nel sud tuttavia si hanno ancora precipitazioni per la caratteristica equatorialità della fascia costiera occidentale. È qui che si hanno le massime precipitazioni del Deccan: a Calicut esse superano i 3.000 mm annui, valore che decresce verso nord sino ai 1.700 mm di Bombay. Nell'interno della penisola i valori oscillano tra i 1.000 e i 1.200 mm e aumentano nei versanti meridionali degli Altopiani Centrali. Nell'Assam gli alti valori delle precipitazioni (oltre i 5.000 mm annui) sono dovuti allo stazionamento estivo dei cicloni nel Golfo del Bengala, cicloni che investono direttamente la regione, spesso con una violenza che ha conseguenze particolarmente disastrose sulle coste del Bangladesh, specie nella fascia di Chittagong. Anche nel Bengala si hanno precipitazioni abbondanti e a Calcutta cadono annualmente oltre 1.600 mm di pioggia. I valori decrescono da est a ovest nella Pianura del Gange, dove oltretutto le piogge sono molto irregolari (a Delhi si hanno 660 mm annui); nelle terre aride del Rajasthan non vengono superati generalmente i 250 mm annui mentre nell'estremo nord è più favorita Srinagar, che trovandosi sul versante himalayano riceve anch'essa oltre 600 mm annui d'acqua. L'alternanza stagionale lascia asciutta per lunghi mesi gran parte dell'India e ciò corrisponde a un periodo di sosta della stessa attività umana, che si ravviva d'improvviso alle prime manifestazioni del monsone. Talora queste tardano a venire e si hanno allora in certe zone (frequentemente nella pianura settentrionale) drammatiche carestie, cui si aggiunge sovente l'improvviso e rovinoso scatenarsi del monsone.

 

Flora. La copertura vegetale dell'Indi a è caratterizzata da associazioni molto diverse, che si presentano però oggi profondamente manomesse dall'uomo. La degradazione vegetale investe tutta la pianura e gran parte del Deccan, dove si hanno tuttavia lembi di foresta tropicale nei versanti sud-occidentale del Deccan (pendici dei Ghati Occidentali), nelle dorsali montuose degli Altopiani Centrali, nei monti dell'Assam e del Nagaland. Si tratta di una foresta sempreverde in cui dominano alberi d'alto fusto, che comprendono anche essenze pregiat e come il teak e il sandalo, sebbene questi alberi siano tipici soprattutto della regione peninsulare. Lembi di foresta sempreverde si trovano anche lungo i corsi fluvialidell'interno, dove però predomina la foresta tropicale decidua, nella quale la pianta dominante è il sal (Shorea robusta) . Procedendo verso nord e nord-ovest questa foresta assume adattamenti xerofili: compaiono così varie specie di acacie, che, rare e isolate, dominano l'arido paesaggio del Rajasthan. Le pendici himalayane ospitano foreste subtropicali, che via via trapassano col crescere dell'altitudine in foreste temperate (con querce e conifere), cui succedono poi i tipici livelli alpini d'alta quota che comprendono anche ricchi pascoli (mergs).

 

Fauna. Nell'India si possono distinguere due zone faunistiche divise dal Gange e dai rilievi di Vindhya e Satpura. In quella a nord sono rappresentati quasi tutti gli ambienti caratteristici della regione zoogeografica orientale: qui vivono il nilgau, l'antilope cervicapra, il caracal, una specie di gazzella (Gazella gazella), il cinghiale, oltre a ricci, toporagni, pipistrelli e moltissimi roditori. Nella fascia centrale, numerosissima è la popolazione degli uccelli acquatici; nei pressi della foce dell'Indo esistono ancora l'emione e il leone asiatico e molti fiumi settentrionali ospitano il delfino del Gange (Platanista gangetica) e il gaviale. La zona a sud comprende la vera e propria penisola indiana il cui animale tipico è la tigre; nelle formazioni a mangrovie non è difficile trovare il coccodrillo di palude e quello marino, oltre al varano fasciato e ai bufali acquatici. Tipico anche l'orso labiato ancora frequente nei fitti boschi del Deccan; molte le scimmie, mentre i Lemuroidei sono rappresentati dal loro gracile. Diffuso infine in tutto il Paese l'elefante asiatico, il rinoceronte unicorno, moltissimi cervidi fra cui fa spicco il muntjak (Muntiacus muntjak), moltissimi animali acquatici e numerosissimi serpenti velenosi che causano migliaia di vittime ogni anno.

 

Idrografia: il bacino del Gange. Ai lineamenti morfologici cui abbiamo accennato corrisponde un'organizzazione idrografica centrata su pochi grandi bacini. Il più esteso è quello del Gange (Ganga), compreso tra l'Himalaya e gli Altopiani Centrali. Il fiume, il cui sviluppo complessivo è di 2.700 km, nasce dall'Himalaya occidentale e sbocca in pianura a nord di Delhi, seguito dal suo corteo di affluenti himalayani che, per lungo tratto, data la vigorosità del loro corso, corrono paralleli al fiume maggiore prima di confluire in esso. Lo Yamuna, per esempio, raggiunge il Gange ad Allahabad, dopo circa 800 km dal suo sbocco in pianura; più o meno la stessa distanza percorre il Ghaghara prima della sua confluenza. Anche i fiumi che scendono dagli Altopiani Centrali (il Chambal e il Betwa affluenti dello Yamuna, il Son che tributa direttamente al Gange) hanno corsi obliqui rispetto al fiume maggiore che segue l'asse depressionario della fossa gangetica, molto spostata verso sud per effetto della maggior capacità di trasporto detritico degli affluenti di sinistra. A circa 100 km dalla foce il Gange riceve il contributo del Brahmaputra, il cui bacino superiore si estende nella lunga valle longitudinale del Tibet e poi, varcata la catena dell'Himalaya, occupa, in territorio indiano, la sezione compresa tra il versante himalayano, il Nagaland e i rilievi dell'Assam. Il bacino del Brahmaputra è inferiore a quello del Gange (poco più di 600.000 km 2 , su complessivi 1.125.000 km 2 ), ma la sua portata è superiore (380.000 milioni di m3 all'anno contro 350.000 milioni del Gange), dato che scorre in zone molto piovose. Entrambi i fiumi hanno un regime di tipo nivale nella sezione superiore del loro corso; per il resto risentono delle precipitazioni monsoniche e particolarmente notevoli sono le variazioni di portata del Gange. Importante elemento nell'idrografia gangetica sono le falde freatiche, che affiorano nella fascia pedemontana dell'Himalaya e sono attingibili con pozzi anche nella parte più centrale della pianura (in zone climaticamente più aride, come nel Bihar).

 

Gli altri bacini idrografici. Nel territorio indiano rientra una porzione del bacino dell'Indo (circa 354.000 km 2 su complessivi 1.165.000 km 2 ), estesa dal Punjab alle zone aride del Rajasthan. Tra i fiumi del Punjab solo il Sutlej interessa, e parzialmente, il Paese; per il resto, trattandosi di terre aride, l'idrografia in tutta la sezione compresa nel bacino dell'Indo ha un rilievo limitato, con corsi d'acqua asciutti per gran parte dell'anno, mentre più importanti, dal punto di vista antropico, sono le falde freatiche che alimentano numerose oasi del deserto del Thar. A sud di questo, uno sviluppo autonomo hanno i fiumi che scendono dagli Aravalli: hanno un regime stagionale e ai loro apporti si deve la formazione dei citati rann, le conche salmastre del Gujarat. Gli Altopiani Centrali alimentano numerosi fiumi. Di essi alcuni, come si è visto, tributano al Gange, altri versano le loro acque nei due fiumi che, con direzione opposta, drenano la maggior parte di questa regione: il Narmada e il Mahanadi , sfociando il primo nel Mar Arabico (Golfo di Cambay), dopo aver percorso la fossa tettonica tra i monti Vindhya e Satpura, il secondo nel Golfo del Bengala. Il Mahanadi ha un bacino piuttosto esteso (132.100 km2) in quanto comprende una sezione del Deccan; ha un regime che risente in modo diretto delle precipitazioni monsoniche ed è perciò estremamente irregolare, dando luogo a frequenti inondazioni nelle aree deltizie dell'Orissa. Nel Deccan i bacini idrografici più estesi sono quelli del Godavari (313.000 km2), del Krishna (253.000 km 2 ) e del Cauvery; tutti e tre nascono dai Ghati Occidentali e si dirigono verso il Golfo del Bengala, secondo la caratteristica morfologia della penisola. In rapporto a ciò i fiumi del Deccan che sfociano nel Mar Arabico hanno bacini limitati; il maggiore è il Tapti, che drena il versante meridionale dei Monti Satpura. Anche i fiumi del Deccan hanno un regime irregolare connesso con le precipitazioni monsoniche; però quelli meridionali hanno un regime più regolare, dato che il clima si fa via via di tipo equatoriale procedendo verso l'apice della penisola.