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Economia
L'economia del Bangladesh è essenzialmente agricola, favorita dal clima umido che rende possibili tre raccolti annuali (invernale, primaverile ed estivo): principale coltura è quella del riso, che però non è sufficiente al fabbisogno interno. Hanno contribuito ad aggravare la situazione una serie di calamità naturali (alluvioni), che hanno colpito alcune regioni del Bangladesh tra la fine del 1997 e l'inizio del 1980, rendendo ancora più precarie le condizioni di vita della popolazione. Importanti sono le colture di prodotti a uso industriale, tra cui la iuta, principale prodotto di esportazione del Paese, la canna da zucchero, diffusa soprattutto nei territori più elevati, il tè, il tabacco, i semi oleosi (lino, sesamo, arachidi, ricino), il cotone ecc. L'allevamento del bestiame (soprattutto bovini) è assai diffuso; in gran parte però denutriti per carenza di pascoli. Un posto di primo piano ha la pesca, praticata nelle zone anfibie. Gran parte del pescato è però venduto essiccato e salato. La sopravvivenza di gran parte della popolazione continua a dipendere degli aiuti internazionali gestiti dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario. Assai modesto è il ruolo dell'industria, essenzialmente basata sulla lavorazione dei prodotti agricoli (tessiture, zuccherifici, manifatture di tabacchi) e forestali (cartiere), cui si aggiungono alcuni complessi chimici, metalmeccanici, della gomma, del cemento ecc. Il prodotto tradizionale dell'artigianato è la mussola, che da secoli ha reso famosa la capitale. Le comunicazioni fanno capo al porto di Chittagong e all'aeroporto di Dacca/Terzgaon; grande sviluppo ha la rete fluviale, che collega tutto l'interno del Paese.