Economia

L'Afghanistan è un Paese sottosviluppato che ha cominciato solo da poco a muovere i primi passi verso forme moderne di economia. I piani quinquennali, avviati a partire dal 1956, hanno puntato dapprima sulle grandi opere d'irrigazione e sull'agricoltura in generale, poi sull'industria cui sono destinati cospicui investimenti. Finanziamenti esteri (soprattutto da parte di americani, sovietici, cinesi e di alcuni paesi europei) hanno permesso di creare le infrastrutture necessarie all'attività produttiva e di far sorgere alcuni complessi industriali. Sono state realizzate, inoltre, dighe, strade e opere di irrigazione. Alla formazione del prodotto nazionale contribuiscono in ordine decrescente l'agricoltura, l'industria e l'allevamento. Attualmente, però, il Paese non ha ancora riordinato il proprio assetto economico, sconvolto prima dalla guerra con i sovietici e poi dai conflitti locali tra fazioni. Durante la guerra, la popolazione ha infatti abbandonato i villaggi per rifugiarsi nelle città e la produzione agricola è crollata. Elevato, inoltre, è il traffico della droga, controllato dalla mafia. Il governo di Kabul si è impegnato a combattere, con l'aiuto delle organizzazioni internazionali, la coltivazione del papavero da oppio, una delle poche fonti di reddito di quella disastrata economia. Il reddito medio è bassissimo e per di più ripartito in modo assai ineguale.

Agricoltura. L'agricoltura ha antiche tradizioni specie per quanto riguarda l'irrigazione (in certe zone fatta con karez, cioè con canalizzazione sotterranea), tecnica vitale per un Paese arido, ancora incolto o improduttivo per il 38%. Le acque dei fiumi sono il bene più prezioso dell'Afghanistan e negli ultimi decenni grandi sbarramenti hanno consentito un maggior sfruttamento di tale risorsa. Le opere di sbarramento e canalizzazione dei fiumi Helmand, Arghandab , Harirud e Kabul hanno permesso la conquista di nuove terre prima desertiche; sviluppata è la cerealicoltura (frumento, riso e mais), mentre tra le colture industriali il primo posto è occupato dal cotone, che alimenta alcune industrie tessili a Gulbahar, Jabal-us-Seraj e Kabul; altra coltura importante è la barbabietola da zucchero, con zuccherifici a Baghlan, Jalalabad, Kunduz. La frutticoltura è un settore peculiare dell'Afghanistan e dà prodotti pregiatissimi come meloni, albicocche e agrumi (Jalalabad).

Allevamento. I nomadi, a seconda dei gruppi, allevano ovini (comprese le pecore karakul), caprini, bovini, asini e cammelli: la produzione di pelli karakul costituisce una delle principali fonti del commercio estero.

Risorse minerarie e industrie. Le risorse minerarie non sono rilevanti: gas naturale, carbone, rame e sale; famosi sono i giacimenti di lapislazzuli del Badakhshan, le cui pietre sono poi lavorate a Kabul. Impianti importanti sono quelli idroelettrici di Sorabi, Pul-i-Khumri , di Naghloo, di Mahipar, di Asadabad. Investimenti sono stati diretti anche verso il miglioramento della elementare rete di vie di comunicazione.