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Aspetti economici
Nell'ambito dell'area indocinese la Thailandia si può già collocare come un Paese discretamente sviluppato; comunque ha buone possibilità di potenziare le proprie strutture produttive. Cospicuo è il potenziale agricolo, che può contare su ampie e fertili pianure; rilevante è il patrimonio zootecnico; pescosissime le acque del Golfo del Siam; il manto forestale è ricco di essenze pregiate, a cominciare dal teak; infine varie in certi casi abbondanti sono i giacimenti minerari.
Profilo generale. Il Paese ha perseguito una politica economica vivace, favorendo il sorgere di nuove attività, specie nell'industria, grazie alle quali ha potuto realizzare un buon incremento annuo del prodotto nazionale. Ciò è tanto più rimarchevole in quanto la Thailandia è stata il Paese più colpito dal disimpegno degli Stati Uniti nella Penisola Indocinese in seguito alla vittoria del Viet Nam: questo fatto e il conseguente smantellamento, nel 1975-76, delle basi militari statunitensi in Thailandia hanno posto fine a un rapporto privilegiato, che aveva procurato rilevanti apporti finanziari alla Thailandia in cambio della sua funzione di "retrovia" per le truppe americane impegnate nel conflitto vietnamita. Tuttavia l'industria thailandese, che partecipa alla formazione del prodotto nazionale in misura di molto superiore a quella dell'agricoltura, ha potuto svilupparsi solo grazie ai capitali stranieri: in particolare la Thailandia è oggi legata al Giappone, che ha trasferito nel Paese molte lavorazioni per lo più a basso tenore tecnologico (data la quasi totale mancanza tra la manodopera thailandese di personale qualificato) e con il quale la Thailandia intrattiene la più consistente corrente di scambi commerciali. Ma, oltre a mostrare la netta dipendenza dal capitale estero, l'espansione economica della Thailandia, di tipo nettamente liberistico, si è anche sviluppata al di fuori di ogni linea programmatica e ha aggravato i pesantissimi squilibri sociali e regionali esistenti da sempre nel Paese. La ricchezza si concentra a Bangkok (si calcola che il reddito medio degli abitanti della capitale sia persino di 10 volte superiore a quello di certe aree estremamente periferiche e povere del nord-est, non per nulla teatro di una mai sopita guerriglia) e naturalmente si raccoglie nelle mani di poche "grandi famiglie", in genere appartenenti all'assai dinamica comunità cinese; condizioni di vita enormemente arretrate caratterizzano le campagne, dove vive peraltro la gran massa della popolazione. L'interve nto del governo privilegia in modo assai marcato l'incremento del settore industriale, ma si è puntato anche all'incremento agricolo, di enorme importanza considerato l'elevato numero di persone occupate nel settore.
Agricoltura. La Thailandia rimane comunque un Paese eminentemente agricolo. Arativo e colture arborescenti coprono il 40,5% della superficie nazionale; la realizzazione da parte del governo di una fitta rete di canali d'irrigazione ha consentito la messa a coltura di nuove terre, ma l'attività agricola è tuttora per lo più condotta con metodi antiquati e poco redditizi, mentre molto scarso è il ricorso alla meccanizzazione o all'impiego di fertilizzanti. Le rese produttive sono quindi molto basse; ciò è anche la conseguenza del perdurante sistema di conduzione fondiaria, basato da una parte sul latifondo con manovalanza bracciantile, dall'altra sulla frantumazione del microfondo, dal quale i contadini traggono a fatica di che sostentarsi.
Riso e altre colture alimentari. Il prodotto principale, letteralmente vitale per l'economia thailandese in quanto rappresenta sia l'alimento base della popolazione sia la maggior voce delle esportazioni, è il riso, cui è destinato circa la metà dell'intero arativo: la Thailandia ne è uno dei massimi produttori mondiali. Un'immensa, fertilissima risaia è la pianura alluvionale del Menam; tradizionalmente vi si effettua un solo raccolto l'anno, lasciando la terra in riposo durante la stagione secca; si va però ormai diffondendo la pratica delle doppie coltivazioni annuali, sia entrambe di riso nelle zone più umide sia una di riso nella stagione delle piogge alternata ad altre colture (mais, arachidi, tabacco ecc.) nella stagione più asciutta. Dopo il riso, il cereale più importante, esso pure in parte avviato all'esportazione, è il mais, che è coltivato soprattutto nelle regioni settentrionali, a cui fa seguito il sorgo; ma coltura ancor più rilevante è quella della manioca, dalle cui radici si ricava la tapioca, una fecola molto richiesta anche all'estero. Numerosi sono i prodotti orticoli, come fagioli, patate dolci e cipolle, e ancor più quelli frutticoli, particolarmente diffusi nelle regioni costiere peninsulari: banane, ananas, agrumi, manghi e varia altra frutta tropicale.
Colture industriali. Tra le colture industriali primeggia quella della Hevea , che trova le sue aree più redditizie nella Penisola di Malacca; le piantagioni, che in parte sono divise in proprietà di relativamente modesta estensione e a conduzione diretta, in parte sono grandi aziende controllate per lo più da capitale straniero e che si avvalgono di manodopera salariata, danno grossi quantitativi di caucciù, largamente esportato; la Thailandia ne è il primo produttore mondiale; il ricco panorama delle colture industriali annovera inoltre varie oleaginose, come le arachidi, il sesamo, la soia e il ricino, piante tessili quali la iuta, il kenaf e il cotone, coltivato sempre più estesamente nelle regioni orientali dove si cerca di valorizzare l'Altopiano del Khorat, la canna da zucchero e la palma da cocco, presenti nel Sud, e infine il tabacco, che ha un'ampia diffusione come in tutta la Penisola Indocinese. L'irrazionale sfruttamento del passato e la pratica di bruciare i boschi per introdurvi delle colture hanno in molte aree distrutto boschi e foreste, che oggi coprono poco più del 26% della superficie territoriale. Lo sfruttamento forestale, tuttora ingentissimo, è purtroppo prevalentemente in mano a società straniere; tra le essenze pregiate, oltre al già menzionato teak, si ricordano l'ebano, il sandalo e lo yang, un legno particolarmente duro, che cresce solo nella Thailandia settentrionale.
Allevamento e pesca. Largamente praticato è l'allevamento, specie nel Khorat; prevalgono i bovini, i bufali, i suini e soprattutto i volatili da cortile, mentre in diminuzione sono gli elefanti, tradizionali animali da lavoro nella foresta. Non meno rilevante è la pesca; il pesce si cattura prevalentemente nelle acque del Golfo del Siam (aringhe, acciughe, sgombri), ma importante è pure la pesca d'acqua dolce.
Risorse minerarie. Tra le produzioni minerarie di gran lunga la più consistente è quella dello stagno (che colloca il Paese tra i primi produttori mondiali), particolarmente abbondante nella Thailandia meridionale; buona è anche la produzione di tungsteno, mentre molto più modeste sono quelle di piombo, zinco, ferro, antimonio, manganese, così come assai ridotti sono gli apporti di minerali energetici: lignite, petrolio, gas naturale. Il Paese non manca di pietre preziose, massimamente di zaffiri. L'energia elettrica è fornita essenzialmente da centrali termiche; si stanno però realizzando alcuni impianti idroelettrici nella Thailandia settentrionale, dove notevole è il potenziale idrico.
Industria. La scarsità di fonti energetiche, l'insufficiente disponibilità di manodopera qualificata e sinora la concentrazione di quasi tutte le attività produttive nella capitale, che è l'unico vero polo di sviluppo del Paese, costituiscono dei forti ostacoli all'espansione dell'industria, che oggi è comunque un settore economico molto promettente. Recenti scoperte di alcuni giacimenti di petrolio e di gas naturale nel Golfo del Siam hanno consentito di ridurre la forte dipendenza energetica dall'estero. Numerosi sono gli impianti tessili, specie i cotonifici; sviluppate anche le industrie alimentari, che annoverano zuccherifici, birrifici, oleifici, riserie. Un certo progresso hanno anche registrato le industrie chimiche (che producono acido solforico e cloridrico, soda caustica, fertilizzanti azotati, materie plastiche) e petrolchimiche (le raffinerie di petrolio installate a Bangkok e Ban Si Racha assicurano il fabbisogno interno), nonché i cementifici, le cartiere, i complessi metallurgici (che forniscono oltre al prevalente stagno modesti quantitativi di ghisa e acciaio). Si hanno inoltre manifatture di tabacchi, fabbriche di pneumatici e stabilimenti per il montaggio di autoveicoli.
Comunicazioni. Notevole importanza per le comunicazioni interne riveste tuttora la fitta rete di vie d'acqua, naturali e artificiali, utilizzate soprattutto dai sampan; fondamentale asse viario è naturalmente il Menam. Abbastanza estesa (quasi 4.000 km) e discretamente modernizzata è la rete ferroviaria; le linee principali si irradiano tutte da Bangkok dirigendosi verso il Nord (Chiang Mai), verso il Laos (con terminali a Nong Khai e Ubon Ratchathani), verso la Cambogia (Aranyaprathet) e verso il Sud lungo la Penisola Malese. La rete stradale, notevolmente sviluppatasi in questi ultimi decenni, supera ormai i 51.000 km; l'arteria principale è quella che corre nel senso dei meridiani collegando le regioni settentrionali con le meridionali (varie rotabili oggi d'intenso traffico furono costruite dagli Statunitensi per unire le loro basi in territorio thailandese, aprendo così vaste regioni ai contatti con il resto del Paese). Vivace è il movimento marittimo, che ha in Bangkok un porto ottimamente attrezzato. L'aeroporto della capitale è addirittura il più importante di tutto il sud-est asiatico; i servizi aerei sono assicurati all'interno del Paese dalla Thai Airways International (THAI), che effettua collegamenti diretti con l'Australia, gli Stati Uniti e numerosi Paesi sia asiatici sia europei. Altri importanti aeroporti sono quelli di Chiang Mai, Chiang Rai, Hat Yai e Phuket.
Commercio. Molto intensi sono i commerci, tanto interni quanto quelli con l'estero; questi ultimi si svolgono essenzialmente attraverso il porto di Bangkok. Le esportazioni sono rappresentate pressoché unicamente da materie prime agricole e forestali (riso, caucciù, tapioca, mais, iuta, kenaf, legname), quindi da macchinari, pesce, materie plastiche, pietre preziose, stagno e zucchero; le importazioni riguardano invece essenzialmente i combustibili, i macchinari, i veicoli, la ghisa, l'acciaio e i prodotti industriali in genere. La bilancia commerciale è sempre passiva; l'interscambio si svolge eminentemente con il Giappone, gli Stati Uniti, Singapore, Taiwan e la Germania. Compensa in buona parte il deficit commerciale il consistente apporto valutario che proviene dal turismo; le mete preferite sono le coste della Penisola Malese e del Golfo del Siam, i parchi naturali e i monumenti di Bangkok.