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Storia
Il progetto di formazione di questo Stato fu avanzato per la prima volta nel maggio 1961 dal principe Abdul Rahman, primo ministro malese, forse dietro suggerimento delle stesse autorità britanniche che vedevano in esso la possibilità di condurre a termine il processo di decolonizzazione dei loro territori asiatici dando vita a uno Stato amico e abbastanza forte per resistere a eventuali pressioni da parte dei Paesi circostanti. I contatti e le trattative tra le parti furono portati avanti abbastanza faticosamente per circa due anni. Alle difficoltà e ai dissensi tra i Paesi direttamente interessati si aggiunsero subito quelli di carattere esterno. Le Filippine, infatti, rivendicavano il Borneo settentrionale in quanto antica dipendenza del sultanato delle Sulu; l'Indonesia, dal canto suo, denunciava il progetto come una manovra neocolonialista e appoggiava gli elementi nazionalisti del Borneo settentrionale. Nel dicembre 1962 A. M. Azahari, un uomo politico del sultanato di Brunei, provocò con l'appoggio dell'Indonesia una rivolta mirante a creare uno Stato indipendente nel Borneo settentrionale (Kalimantan Utara). La rivolta fu tuttavia sconfessata dal sultano del Brunei e rapidamente domata dalle truppe britanniche. Le parti interessate raggiunsero un'intesa con l'Accordo di Londra del 9 luglio 1963 e il 16 settembre si costituiva il nuovo Stato, una Federazione di cui erano membri gli undici Stati della precedente Federazione malese, più Singapore, Sarawak e il Borneo settentrionale, che assumeva il nome di Sabah. Il Brunei rifiutava all'ultimo momento di aderire, soprattutto per divergenze di carattere economico connesse con la presenza nel sultanato di importanti giacimenti petroliferi. Negli anni successivi, mentre si attenuava in pratica l'ostilità filippina e, dopo la scomparsa di Sukarno, quella indonesiana, la vita politica malaysiana risultava caratterizzata da perduranti difficoltà interne soprattutto per l'antagonismo tra l'Alleanza, fronte tri-etnico (Malesi, Cinesi, Indiani) guidato dal primo ministro Abdul Rahman, e il Partito d'Azione Popolare che, sotto la guida di Lee Kuan Yew, controllava l'elettorato di Singapore. Si giungeva così, il 9 agosto 1965, alla concordata uscita di Singapore dalla Federazione. Nel 1969 scoppiavano nella capitale Kuala Lumpur gravi incidenti razziali che inducevano il governo a sospendere provvisoriamente le garanzie politiche. Più tardi la situazione si normalizzava e le elezioni del 1974 registravano il successo del Fronte nazionale, ampia coalizione interrazziale di partiti dominata dall'UMNO (United Malays National Organization), guidata da Abdul Razak, alla cui morte (1976) successe Hussein Onn che dovette fronteggiare la ripresa della guerriglia e i disordini politici nello Stato del Kelantan dove venne introdotto lo stato d'emergenza. Nel 1981 diventava primo ministro Mahathir Mohamad, anch'egli esponente dell'UMNO. Il nuovo premier instaurava rapporti più stretti con i Paesi dell'ASEAN e con il Giappone, a scapito dei tradizionali legami con la Gran Bretagna. Nel 1984 era eletto re il sultano di Johor, che si metteva subito in urto con il più liberale Mahathir Mohamad, che riusciva comunque a rimanere alla guida del Paese. Nonostante le tensioni di carattere etnico, Mahathir sapeva infatti superare le prove elettorali sia legislative (1986) sia di partito (1987, con illegalità che portavano a una rifondazione della formazione politica), per essere infine riconfermato nelle proprie funzioni dalle consultazioni dell'ottobre 1990. Nel 1989 la scena politica vedeva peraltro le rilevanti novità dello smantellamento della forza militare del Partito Comunista Malese, attiva da quattro decenni, e della costituzione del Fronte Unito Musulmano, soggetto a influenze integraliste. Nel marzo dello stesso anno era eletto capo della Federazione il sultano del Perak, Azlan Muhibuddin Shah a cui subentrava nel 1994 Tuanku Jaafar Abdul Rahman, sultano del Negeri-Sembilan. Nello stesso anno si concludeva, con le dimissioni del primo ministro del Sabah, una lunga polemica che aveva opposto quello Stato alle istituzioni federali con seri rischi di separazione. L'unico serio pericolo per un sistema così poco permeabile a modificazioni poteva forse venire dai fermenti religiosi che negli anni Novanta avevano investito gran parte dei Paesi musulmani. Ma la reattività delle istituzioni malesi si rivelava immediata anche nei confronti di gruppi islamici sospettati di intromissioni politiche, giungendo allo scioglimento della potente setta sufica Al-Arqam i cui beni venivano confiscati (agosto 1994). In tale situazione il risultato elettorale che nel 1995 confermava la vittoria del Fronte e, al suo interno, dell'UNMO, assicurava la continuità del sistema malese e Mahathir poteva proseguire nel suo programma di rafforzamento dei poteri dell'esecutivo. Alla fine del 1997, per fronteggiare la grave crisi finanziaria che aveva investito tutto il Sudest asiatico, il governo era costretto ad adottare severe misure restrittive della spesa pubblica. Nel 1999, con una forte propaganda elettorale contro le opposizioni, formate dal Partito nazionale per la giustizia, il cui leader Anwar Ibrahim, era stato espulso dal governo nel 1998 e arrestato per corruzione, e dal Partito musulmano, accusato di voler instaurare nel Paese una Repubblica islamica, il Fronte vinceva ancora una volta le elezioni politiche, riconfermando primo ministro Mahathir. Nel 2001 veniva eletto capo della Federazione Tuanku Syed Sirajuddin. Nel 2003 Mahathir, dopo essere stato in carica per 22 anni, lasciava l'incarico di primo ministro a Abdullah Ahmad Badawi. Nelle elezioni legislative del marzo 2004 vinceva nuovamente il Fronte nazionale, guidato da Badawi, mentre il Partito musulmano, all'opposizione, subiva una netta perdita di consensi. Nel 2009 A. A. Badawi si dimetteva e veniva sostituito dal suo vice Njib Tun Razak.