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Storia
Storicamente, il Laos si configura come una marca di frontiera, le cui vicende sono state condizionate da quelle dei maggiori potentati circostanti: anche per questa ragione è possibile parlare di una entità politica laotiana solo a partire da un'epoca relativamente tarda rispetto al formarsi di culture storiche in tutta la penisola indocinese. Fino alla metà del sec. XIV, il centro di quello che sarebbe stato il futuro regno del Laos, ossia la regione di Vientiane (Vieng Chan), subì l'alternarsi di influenze cambogiane e thai. Solo la crisi della dinastia dei Sukhōt'ai consentì al principe laotiano Fa Ngum, allevato ad Angkor sotto l'influenza del re cambogiano di cui era anche genero, di condurre una spedizione vittoriosa nella terra dei padri e di farsi incoronare nel 1353 nella città di Luang-Prabang (Luang P'ra Bang) re del Lan Ch'ang (il "regno di un milione di elefanti"). Il figlio Un Hüon, sposo di una principessa thai, promosse un censimento del regno, i cui risultati lo indussero ad assumere il titolo di P’ya Sam Sen T’ai (capo dei trecentomila Thai); egli ingrandì e organizzò il proprio Stato, nel quale tuttavia i poteri centrali rimasero assai limitati per il sussistere di forti autonomie locali.
Il sec. XV fu caratterizzato nella sua prima parte da una fase di sviluppo e da una guerra con il regno nord-thailandese di Chiang Mai e, nella sua seconda parte, da una lunga e drammatica guerra contro la nuova dinastia vietnamita dei Lê, alla quale il regno sopravvisse a fatica grazie anche agli appoggi thai. Dopo alterne vicende, che avevano visto tra l'altro i sovrani laotiani annettersi (per diritto di successione) il regno di Chiang Mai, nel 1563 Setthath'irat portò la capitale a Vientiane per potere meglio valersi degli appoggi thai e vietnamiti nella lotta contro i Birmani che, lungo tutta la seconda metà del secolo, a più riprese invasero e devastarono il Paese. La crisi terminò in pratica solo con la consacrazione di Suliyavongsa, il cui regno (1637-94), caratterizzato anche da una notevole rinascenza artistica, segnò l'apice della storia laotiana. Dopo la sua morte entrò in crisi l'unità stessa del regno con la formazione di due potentati autonomi a Luang-Prabang e a Vientiane e, agli inizi del sec. XIX, anche a Bassak (Champassak), nel sud del Paese. Il sec. XVIII e la prima metà del XIX segnarono dunque il progressivo inserimento del Laos nell'area di influenza thailandese, fin quando i Francesi, già insediati nel Viet Nam, non fecero valere a loro favore i diritti vietnamiti sulla sponda orientale del Mekong. Grazie soprattutto all'opera di A. Pavie, il Paese entrò nell'orbita del colonialismo francese e nel 1893 il Siam (Thailandia) riconobbe sul Laos il protettorato francese, destinato a durare sino alla seconda guerra mondiale, quando il Paese fu invaso dalle truppe nipponiche.
La guerra e l'invasione giapponese dell'Indocina misero in crisi l'equilibrio coloniale francese. Dalla fine del conflitto il Laos, tornato sotto il dominio francese e formalmente riunificato sotto la dinastia di Luang-Prabang (Sisavang Vong, 1904-59; Savang Vatthana, 1959-75), fu caratterizzato da una duplice polarizzazione di forze, a un tempo ideologica e territoriale. Il principe Boun Oum di Champassak rappresentava la resistenza antinipponica e, sostanzialmente, filofrancese prima e filostatunitense poi; ai tre fratelli della famiglia principesca di Vientiane, Pethsarath, Souvanna Phouma e Souphanouvong facevano capo le forze favorevoli a un'indipendenza reale del Paese e a un'evoluzione di tipo progressista.
Nel 1949 un nuovo assetto politico e costituzionale, elaborato in accordo con la Francia, veniva accettato da gran parte degli uomini politici laotiani, ma non da Souphanouvong e dai leader delle minoranze etniche che, in collegamento con le forze della resistenza vietnamita, intraprendevano la lotta armata. La Conferenza di Ginevra (1954) si incaricava di elaborare una nuova formula di convivenza nel Paese con la partecipazione, di fianco ai neutralisti di Souvanna Phouma, del Pathet Lao di Souphanouvong; ma anche questa formula rimaneva lettera morta e, mentre il Pathet Lao tornava alla lotta armata, si succedevano a Vientiane i colpi di Stato organizzati da gruppi di destra con l'appoggio statunitense. Non miglior fortuna aveva, dopo anni di guerriglia, la Conferenza di Ginevra per il Laos del 1961, che pure era stata seguita da un accordo fra i tre principi, Souvanna Phouma, Souphanouvong e Boun Oum (che rappresentava la destra); la guerriglia, che non era mai cessata del tutto, riprendeva violenta a partire dal 1963, e per lungo tempo le vicende laotiane si intrecciavano con il più vasto fenomeno della guerra nel Viet Nam (nel 1971 truppe sudvietnamite e statunitensi intervennero direttamente nel Laos). Effimere soluzioni di compromesso venivano tentate negli anni 1973-74, mentre in realtà la guerriglia era andata assumendo la forma di una vera e propria guerra civile. Solo nel 1975, con la definitiva vittoria del Pathet Lao sui conservatori di Boun Oum e sul neutralista Souvanna Phouma, si raggiungeva uno stabile assetto politico, sancito nel dicembre dello stesso anno dalla caduta della monarchia di Savang Vatthana e dalla proclamazione della Repubblica Democratica Popolare del Laos, la cui presidenza veniva assunta da Souphanouvong. Negli anni successivi, mentre all'interno il Partito Popolare Rivoluzionario (PPR), guidato da Kaysone Phomvihane (al tempo stesso primo ministro), dirigeva la ricostruzione del Paese, la politica estera del Laos seguiva le linee di un rapporto privilegiato con l'URSS e il Viet Nam (con quest'ultimo, Repubblica socialista nata nel 1976 dalla riunificazione del Paese, nel 1977 fu firmato un trattato venticinquennale di amicizia) e di una correlativa tensione nei rapporti con la Cina.
Solo nella seconda metà degli anni Ottanta, pur continuando le attività dell'opposizione armata, si avevano mutamenti significativi nel quadro della politica sia interna sia estera. Nel 1986 le dimissioni di Souphanouvong portavano alla presidenza Phoumi Vongvichit: durante il suo mandato venivano reintrodotti nella legislazione diritti di proprietà (1990) e migliorati i rapporti diplomatici sia con la Cina, contemporaneamente alla realizzazione del ritiro delle truppe vietnamite ancora presenti nel Laos, sia con la Thailandia. Nell'agosto 1991 veniva adottata la Costituzione che confermava il monopolio politico del Partito Popolare Rivoluzionario (PPR). Tra i primi atti seguiti al varo della Carta costituzionale, l'Assemblea Nazionale elesse capo dello Stato il leader del PPR, Kaysone Phomvihane, che nominò Khamtai Siphandon primo ministro. Con il crollo dell'impero sovietico ci fu la sospensione di ogni aiuto economico e una drastica diminuzione del commercio bilaterale tra il Laos e la Russia. Nemmeno la morte di Kaysone Phomvihan (novembre 1992) determinavano eccessivi cambiamenti al vertice del regime, che trovava il suo nuovo equilibrio nella continuità assicurata dalla nomina del generale Nouak Phoumsavan a presidente della Repubblica, mentre la guida del partito era assunta dallo stesso primo ministro Khamta Siphandon. Gli unici reali segnali di novità della politica laotiana negli anni Novanta, anche grazie al completo ritiro delle truppe vietnamite presenti nel Paese, erano affidati a una relativa normalizzazione dei rapporti con la Cina e la Thailandia. La cauta apertura verso l'esterno si realizzava con la costruzione del primo ponte ("ponte dell'Amicizia") tra le rive laotiane e thailandesi del Mekong (aprile 1994). Nell'aprile 1995 il governo, inoltre, siglava un accordo con Viet Nam, Thailandia e Cambogia per lo sviluppo economico del bacino del Mekong e per lo sfruttamento comune delle sue risorse e nel luglio 1997 il Laos entrava a far parte dell'ASEAN, l'associazione dei Paesi del Sudest asiatico. Anche i rapporti con gli Stati Uniti tendevano nel tempo a migliorare, tanto che essi divenivano – assieme alla Cina, alla Francia e all'Australia – tra i maggiori investitori stranieri. La resistenza opposta a qualsiasi innovazione politica era comunque confermata nel 1996 quando, per evitare una possibile scossa alla stabilità del regime, all'anziano capo dello Stato, Nouak Phoumsavan, veniva affiancato un vicepresidente nella persona del generale Sisavath Keobouphanh. Eletto nel 1998 dall'Assemblea Nazionale presidente della Repubblica il generale Khamtai Siphandon, questi nominava primo ministro il generale Sisavath Keobouphanh. Nel 2001 l'Unione Europea approvava una risoluzione che imponeva condizioni politiche riguardo al futuro dell'Laos; nel 2002 Siphandon veniva rieletto presidente e veniva varata una legge che prevedeva la pena di morte per i crimini legati alla droga. Nelle elezioni legislative dell'aprile 2006 il Partito Popolare Rivoluzionario vinceva 113 dei 115 seggi disponibili. Il Parlamento eleggeva Choummaly Sayasone presidente e Bouasone Bouphavanh primo ministro.






