Economia

Il Laos è un Paese poverissimo, il più arretrato dell'area indocinese, anche perché limitato nei suoi eventuali sviluppi dall'aspra morfologia del territorio, dalla mancanza di accessi al mare e dalla scarsità della popolazione.

Profilo generale. L'economia, precaria da sempre, ha subito danni enormi nel corso del conflitto vietnamita e tuttora poggia su basi assai fragili: una modesta agricoltura per lo più di sussistenza, risorse naturali scarse o comunque non adeguatamente sfruttate, un'attività manifatturiera a prevalente carattere artigianale. Né nel 1975 il cambiamento di regime politico e la proclamazione della Repubblica popolare - conseguenze dirette degli sconvolgimenti istituzionali avvenuti in quasi tutta l'Indocina - hanno avuto ripercussioni di particolare rilievo in ambito economico. È tra l'altro in gran parte fallito il tentativo di ristrutturare l'agricoltura su basi collettivistiche al fine di incrementare la produttività (il Paese è ben lontano dall'aver conseguito l'autosufficienza alimentare indicata dal governo come l'obiettivo assolutamente prioritario), così come la nazionalizzazione delle banche e l'introduzione nel 1976 di una nuova moneta non hanno impedito il ripetuto ricorso alla svalutazione, mentre l'inflazione si mantiene su valori molto elevati. Si aggiungano i danni che provoca al Laos la chiusura della frontiera più volte adottata dalla Thailandia, Paese con il quale in condizioni normali si svolge la maggior parte degli scambi commerciali laotiani. In pratica il Laos rimane del tutto dipendente dagli aiuti stranieri. Nel 1988 il mercato è stato aperto ai capitali stranieri, mentre si è iniziato a introdurre l'economia di mercato nelle aziende statali. Si registra pure una maggiore vitalità dell'impresa privata, con la nascita di numerose piccole aziende artigianali e commerciali.

Agricoltura. L'agricoltura interessa solamente meno del 4% del territorio nazionale. La coltura principale è quella del riso, praticata con tecniche irrigue unicamente nelle aree inondabili della valle del Mekong, mentre altrove le risaie sono alimentate solo dalle acque piovane e quindi i raccolti dipendono strettamente dall'andamento climatico; la produzione può pertanto oscillare fortemente da un anno all'altro. Nelle aree montuose si ottengono mais, patate dolci e manioca, mentre il fertile suolo dell'Altopiano dei Boloven è sfruttato soprattutto per la coltivazione del tabacco, del caffè e del cotone; un certo ruolo hanno inoltre alcune oleaginose (arachidi, soia), vari prodotti ortofrutticoli (pomodori, agrumi, banane, ananas ecc.) e il papavero da oppio, la cui coltivazione e la successiva lavorazione trovano uno sbocco commerciale verso la Cina e sono, almeno in teoria, soggette a severo controllo governativo.

Foreste. Le foreste rappresentano una notevole risorsa naturale, dato che ricoprono tuttora il 53% del territorio nazionale e contengono anche legni pregiati da ebanisteria come il teak; tuttavia anche per la scarsità delle vie di comunicazione, che impedisce un adeguato sfruttamento delle ricchezze forestali, la produzione di legname non è molto elevata; i tronchi vengono fatti scendere per fluitazione lungo il Mekong fino alle segherie e ai centri di smistamento per l'esportazione.

Allevamento e pesca. L'allevamento, soprattutto di volatili da cortile, ma anche di suini, bufali e i bovini, costituisce ancora una risorsa per l'economia laotiana. Nelle foreste si utilizzano come animali da lavoro gli elefanti. Notevole sviluppo ha la pesca d'acqua dolce, data l'eccezionale ricchezza ittica dei corsi d'acqua.

Risorse minerarie e industria. È stata rilevata la presenza di vari minerali (rame, carbone, piombo), ma al momento l'attività mineraria riguarda essenzialmente l'estrazione di modesti quantitativi di stagno, mentre non sono ancora sfruttati i ricchi giacimenti di ferro di Xieng Khouang. La produzione di energia elettrica è stata invece fortemente potenziata; l'energia è quasi interamente d'origine idrica, in gran parte fornita dalla centrale di Nam Ngum, presso Vientiane, ed è largamente esportata in Thailandia. L'industria ha carattere prevalentemente artigianale e fornisce tessuti, calzature e altri articoli di abbigliamento, ceramiche ecc.; qualche impianto moderno opera nei settori del legno (segherie), alimentare (riserie, complessi molitori, zuccherifici, birrifici), del tabacco, del cemento e dei materiali da costruzione.

Comunicazioni e commercio. La principale via di comunicazione rimane la navigazione sul Mekong e sui suoi maggiori affluenti (con uno sviluppo complessivo di circa 4.600 km), nonostante la presenza di numerose rapide. Non esistono ferrovie; le strade si snodano per quasi 17.000 km, di cui poco più di 2.300 asfaltati, e raccordano i principali centri laotiani, proseguendo poi in Cambogia e nel Viet Nam. Lungo la Catena Annamitica si estende una complessa rete di sentieri e di strade, nota come "sentiero di Ho Chi-Minh", che ebbe un ruolo di primo piano durante la guerra vietnamita. Un certo sviluppo ha il traffico aereo (principale aeroporto è naturalmente quello di Vientiane); compagnia di bandiera è la AirLao, che effettua servizi interni e internazionali con Hanoi, Phnom-Penh e Bangkok. Gli scambi con l'estero si svolgono eminentemente con la Thailandia, il Giappone e il Viet Nam; si esportano soprattutto legname, energia elettrica e caffè, mentre si importano macchinari, prodotti industriali, combustibili.