Economia

L'economia del Paese è fortemente penalizzata dalla situazione sociale e politica e dalle conseguenze di decenni di guerra civile e disordini. Gli investimenti pubblici riguardano prevalentemente le spese militari e le campagne sono state abbando nate dalle masse che in passato vi erano state forzatamente decentrate. Nel periodo che intercorse tra la proclamazione dell'indipendenza (1955) e il coinvolgimento nella Guerra del Vietnam (1965) erano stati realizzati vari, importanti interventi economici, tra cui la creazione del porto di Sihanoukville (oggi Kompong-Som), sul Golfo del Siam, l'ampliamento della rete delle comunicazioni stradali e ferroviarie, la nascita delle prime industrie, il potenziamento delle produzioni agricole da avviare all'esportazione.

Dopo la Guerra del Vietnam. Coinvolta, come tutta l'Indocina, nella Guerra del Vietnam, la Cambogia è però stato il Paese che più ha risentito del lungo e durissimo conflitto. A cominciare infatti dal 1970 non solo furono arrestati i pur modesti processi di modernizzazione delle strutture economiche ma ogni apparato produttivo venne praticamente distrutto. Quando salì al potere Pol Pot, l'economia era in uno stato di totale rovina; ma, tragicamente per il Paese, i tre anni del nuovo regime non furono meno disastrosi dei precedenti. Furono imposte la nazionalizzazione di tutti i settori produttivi e la collettivizzazione dell'agricoltura, priorità assoluta per il raggiungimento dell'autosufficienza alimentare, da conseguirsi adibendo l'intera popolazione all'attività dei campi con vere e proprie deportazioni e lavori forzati. Alla moneta venne sostituito l'antico baratto. Inoltre gli scarsi incentivi all'industria e la soppressione pressoché totale degli scambi con l'estero furono i punti più salienti della politica economica instaurata da Pol Pot. In seguito, fu reintrodotta la moneta (1980) e furono riaperti al traffico con l'estero il porto di Kompong-Som e l'aeroporto di Phnom Penh, furono riattivati i sistemi post ali, telefonici e telegrafici, nonché il principale tronco ferroviario, tra Phnom Penh e Kompong-Som.

Agricoltura, allevamento e pesca. Le risaie coprono circa la metà dell'arativo; si trovano nelle aree inondabili interessate dal Mekong e in genere, proprio perché la pratica colturale è basata sull'inondazione, si ha un solo raccolto annuo. Nelle stagioni secche i campi vengono sfruttati per altre colture, come mais, tabacco, cotone. Importante è la coltivazione delle banane, delle palme da cocco, delle arachidi e del sesamo. L'hevea si coltiva invece sugli altopiani sud-orientali, basaltici. Attività non trascurabile è l'allevamento, specie quello dei suini e dei bovini, ma maggior rilievo ha la pesca, sia nel Mekong sia nel Tonle Sap. Cospicuo è il patrimonio forestale, che fornisce legname pregiato, tra cui il teak.

Industrie e commercio. Tra le poche industrie (la Cambogia è d'altronde svantaggiata dalla scarsità delle risorse minerarie ed energetiche) si annoverano piccoli impianti chimici, meccanici e tessili, un cementificio, alcuni tabacchifici e birrifici, uno stabilimento di pneumatici, delle cartiere, impianti per la lavorazione del riso e del pesce. Quanto alle comunicazioni, il Mekong è la grande via dei traffici interni, data anche la precarietà delle strade e delle ferrovie. Assai modesti sono gli scambi, sia interni sia esteri; questi ultimi, in tempi normali, riguardano l'importazione di vari prodotti industriali, specie chimici, tessili e meccanici e l'esportazione di riso, caucciù e legname. Grazie agli aiuti dell'ONU l'economia cambogiana sembra avviata a un sensibile miglioramento.