Ambiente umano

Territorio di passaggio obbligato fra le poderose montagne del Himalaya e il mar Caspio, da sempre noto e temuto per i suoi cavalieri nomadi, bellicosi e razziatori, Paese di mercati, commerci e carovane, percorso e abitato da genti di stirpe diversa, l'Uzbekistan ha anche espresso durante vari secoli una pregevole tradizione urbana, fondata sulle sue oasi, che si sono sviluppate grazie a tradizionali tecniche dell'irrigazione. Il popolamento è assai antico e si conoscono ormai abbastanza bene, grazie all'archeologia, le popolazioni nomadi degli Sciti, la cui presenza nell'area risale a più di un millennio prima della nostra era. Fin dai tempi di Alessandro il Macedone (IV secolo a.C.), e più tardi sotto l'influenza musulmana, l'Uzbekistan è stato sede d'importanti civiltà, come quelle dei Samanidi, dei Turchi selgiuchidi, dei Mongoli di Gengiz khan e Tamerlano, che hanno dato pregio e lustro a città un tempo famose in tutto il mondo, frequentate dai mercanti che percorrevano la Via della seta e descritte anche da Marco Polo, intorno al 1250.
Gli Uzbechi, una delle più importanti etnie dell'Asia centrale, presente anche in Afghanistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kirghizistan, sono una popolazione di origine turca, venuta dal Nord verso il XVI secolo, da quel territorio che si chiamava "l'Orda d'Oro". Essi stabilirono la superiorità politica, economica e militare della città di Buhara a discapito dell'antica capitale Samarcanda. Questo territorio, poi, cominciò a perdere la sua centralità economica e politica e sarà annesso all'impero russo nella seconda metà dell'Ottocento, pur continuando a mantenere una relativa autonomia; quindi, dopo la Rivoluzione del 1917, entrerà nell'orbita dell'URSS. Nei settant'anni di socialismo, l'Uzbekistan fu considerato come il fiore all'occhiello della costruzione sovietica, grazie anche al suo peso demografico e al suo sviluppo economico.
Con i suoi 24 102 473 abitanti (stima 1999), accoglie attualmente più del 60% della popolazione delle quattro repubbliche ex sovietiche del Sud. A partire dal censimento del 1989 (l'ultimo a fornire indicazioni dettagliate delle diverse nazionalità), la variegata composizione etnica si è relativamente modificata. Subito dopo l'indipendenza (1991), nel corso dell'ultimo decennio del XX secolo, si è riscontrato un incremento della componente già maggioritaria degli Uzbechi (che è passata dal 71,4% ql 75,8%, secondo stime del 2003), comportando una conseguente riduzione delle altre etnie residenti nel Paese. I Russi, che rimangono la seconda comunità, sono passati in pochi anni dall'8,3% al 6%, poiché molti hanno abbandonato le loro dimore; vi sono inoltre minoranze di Tagichi (4,8%), di Kazachi (4,1%), Caracalpachi (2,1%), Tatari (1,6%), oltre a piccole comunità di Chirghisi, Coreani e Ucraini.
I musulmani rappresentano l'88% della popolazione, e sono in maggioranza sunniti, mentre circa il 10% sono i cristiani ortodossi; fino a qualche anno fa risiedeva ancora un'importante comunità ebraica (circa 100 000 persone), che ha lasciato il Paese a causa delle tensioni sociali e religiose emerse con la transizione politica degli anni Novanta. La lingua ufficiale è l'uzbeco (parlato dai 3/4 della popolazione), una lingua di ceppo uralo-altaico (prossima al turkmeno e al kazaco), scritta, a partire dagli anni Trenta, nell'alfabeto cirillico; sono anche diffusi il russo, il tagico e altre lingue locali.