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Storia
La storia di Haiti fino al 1697 fu comune a quella della Repubblica Dominicana: abitata da antiche tribù caribiche, l'isola fu avvistata nel suo primo viaggio, nel 1492, da Cristoforo Colombo, che la chiamò La Española, nome latinizzato, più tardi, in Hispaniola. L'isola entrò così a far parte dell'Impero spagnolo, nell'ambito amministrativo del Vicereame della Nuova Spagna (Messico). Nel 1697, con il Trattato di Rijswijk, la parte occidentale, chiamata dagli indigeni Haiti, fu ceduta dagli Spagnoli alla Francia e, in questa parte dell'isola, ebbe inizio un nuovo dominio coloniale basato sulla struttura della piantagione (zucchero, cotone, caffè). Per poter mantenere questo tipo di sfruttamento, i Francesi importarono schiavi dall'Africa, dando vita a un contesto sociale formato da tre componenti: la nobiltà padronale bianca, un ceto subalterno ma privilegiato mulatto e gli schiavi africani. La Rivoluzione francese, con le sue idee libertarie, determinò conseguenze radicali. La proclamazione dei diritti dell'uomo e la successiva abolizione della schiavitù misero l'una contro l'altra le classi sociali. Ne scaturì una guerra civile, che vide primeggiare, dopo il 1795, la comunità nera, capeggiata da P.-D. Toussaint Louverture. Questi, pur estendendo il dominio a tutta l'isola, lasciò alla Francia una sovranità puramente formale, di conseguenza Napoleone inviò nel 1802 trentamila soldati francesi che, sbarcati a Port-au-Prince, ristabilirono il regime coloniale (Toussaint, trasportato in Francia, vi morì nel 1803). La lotta di liberazione riprese, sotto la guida di J. J. Dessalines e H. Christophe, e il 1º gennaio 1804 i rivoltosi poterono proclamare l'indipendenza. Dessalines si fece riconoscere imperatore con il nome di Giacomo I.