Economia

Cospicue risorse minerarie (è tra i primi produttori mondiali di bauxite) e agricole favoriscono la Giamaica, occupa una buona posizione nell'ambito dell'area centroamericana. La struttura economica dell'isola è tuttavia fragile, in larga misura d'impronta coloniale e dipendente dagli interessi stranieri, soprattutto statunitensi; ancora più grave è la situazione sociale, caratterizzata da violente tensioni tra l'esigua minoranza bianca, che detiene il potere, i meticci, classe media più o meno inserita nel sistema produttivo, e specialmente i numerosi negri, un proletariato inquieto sui cui grava il peso di una cronica e altissima disoccupazione, in taluni anni pari anche al 30% della forza lavoro.

 

Agricoltura. L'agricoltura, che un tempo costituiva la base economica della Giamaica, è passata in secondo piano grazie allo sviluppo dell'attività mineraria e all'espansione del turismo (rappresenta tuttavia pur sempre un settore di rilievo); arativo e colture arborescenti ricoprono quasi 1/4 della superficie territoriale. In particolare sono rilevanti alcuni prodotti di piantagione, principalmente la canna da zucchero, che da sola occupa circa il 15% della superficie posta a coltura e dalla quale si ricava oltre allo zucchero, un pregiatissimo rhum, e le banane; altre colture commerciali sono il tabacco, il caffè, il cacao, gli agrumi, la palma da cocco (che, diffusa nelle zone settentrionali, fornisce copra di ottima qualità) e varie spezie, tra cui lo zenzero e il pimento o pepe di Giamaica, pressoché esclusivo dell'isola. Deficitario è invece il settore agricolo destinato all'alimentazione locale, basata su cereali, patate, patate dolci, manioca ecc., sicché si deve ricorrere a cospicue importazioni. Del tutto trascurato è lo sfruttamento delle foreste, che pure coprono il 16,9% della superficie territoriale e sono ricche di essenze pregiate; sono altresì scarsamente praticate sia l'attività zootecnica (prevalgono bovini, caprini, suini) sia la pesca, che tuttavia fornisce aragoste molto pregiate.

 

Industria. La vera ricchezza del Paese sono comunque - come si è detto - i giacimenti di bauxite (gigantesco quello di Ocho Rios, nella Giamaica settentrionale). Le difficoltà incontrate sul mercato da bauxite e da canna da zucchero hanno di conseguenza causato una forte crisi economica. Va segnalato che accanto ai tradizionali settori, legati alla trasformazione dei prodotti agricoli (zuccherifici, oleifici, manifatture di tabacchi, birrifici, conservifici, distillerie di rhum ecc.), il Paese annovera oggi vari impianti per la produzione di allumina, stabilimenti tessili, chimici e petrolchimici, un importante cementificio, una fabbrica di pneumatici ecc.

 

Comunicazioni. Le vie di comunicazione si avvalgono di una buona rete stradale, che congiunge i principali centri, e di una ferrovia (ca. 300 km) che raccorda la capitale con Montego Bay e con gli altri maggiori porti della costa settentrionale. Sviluppati sono anche i collegamenti aerei (compagnia di bandiera è la Air Jamaica ), che fanno capo agli aeroporti internazionali di Kingston e di Montego Bay. Kingston, al riparo di una delle più belle baie del mondo, è anche il massimo scalo marittimo giamaicano; altri porti attrezzati sono Port Kaiser sulla costa meridionale, Ocho Rios e Port Antonio su quella settentrionale.

 

Commercio. Vivace è il commercio estero, che si svolge soprattutto con gli Stati Uniti (ca. 1/3 del totale), seguiti dalla Gran Bretagna, dal Venezuela e dal Canada; un certo incremento stanno però registrando gli scambi tra la Giamaica e gli altri membri del CARICOM, il Mercato Comune dei Paesi Caraibici, nel cui ambito la Giamaica sta cercando di imporsi come fornitrice di prodotti agricoli e industriali. Le esportazioni riguardano prevalentemente allumina, bauxite, zucchero e banane, mentre le importazioni sono rappresentate in prevalenza da carburanti, manufatti vari, prodotti alimentari, macchinari e mezzi di trasporto ecc.; l'interscambio denuncia un deficit cronico, dell'ordine medio del 20%. Il deficit della bilancia commerciale è però coperto dai rilevanti apporti del turismo, che è, dopo la bauxite, la maggiore fonte valutaria giamaicana: nel 1989 l'apporto turistico è stato fornito da oltre 1,1 milioni di visitatori attirati da un clima mitissimo e dalle bellezze naturali, cui si aggiunge un'ottima attrezzatura alberghiera.