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Spazio fisico
Elementi geologici generali. Il territorio statunitense trae i suoi elementi fondamentali dai grandi complessi strutturali dell'America Settentrionale; generalmente orientati in senso meridiano, essi sono, da est a ovest, il sistema degli Appalachi, le Pianure Centrali, la cordigliera delle Montagne Rocciose con gli altopiani connessi e le catene costiere prospicienti l'Oceano Pacifico. Questi elementi introducono varietà regionali abbastanza marcate, anche se in genere prive di brusche soluzioni di continuità; esse spiegano, con la diversità dei caratteri climatici, pedologici e vegetali, l'imporsi di differenti attività agricole e quindi anche, in certa misura, della stessa organizzazione territoriale, seppure questa dipenda in modo determinante dai grandi centri urbani.
Sistema degli Appalachi. Tutta la sezione orientale degli USA è dominata dalla presenza degli Appalachi. La catena, che interessa anche il Canada, estendendosi da nord-est a sud-ovest per circa 2.500 km, larga in media 200-300 km, risale al Paleozoico (i processi orogenetici si verificarono, a intervalli, dall'Ordoviciano al Permiano) e raggiunge la massima altezza nel monte Mitchell (2.037 m), nelle Blue Ridge Mountains. Pur molto spianati ed erosi, nella sezione meridionale gli Appalachi mostrano ancora la caratteristica struttura a pieghe, particolarmente evidenziata nella catena degli Allegheny e che morfologicamente si risolve in una successione di lunghe dorsali alternate a piatti e ampi fondivalle, tanto da costituire un motivo ripetuto che giustifica l'appellativo unitario di Great Valley, dato appunto a tale insieme vallivo. I fiumi che vi scorrono, con andamento in genere meandriforme, talvolta si aprono dei varchi (watergaps) per uscire dalla catena, tanto sul versante interno quanto su quello esterno. A nord del grande solco segnato dal fiume Hudson il sistema appalachiano, che in tale sezione settentrionale ha genericamente il nome di Monti della Nuova Inghilterra mentre in quella meridionale spicca la catena degli Allegheny, perde la struttura a pieghe e si presenta come una successione di massicci e dorsali isolati tra i quali spiccano le Green Mountains e le White Mountains (Monte Washington, 1.917 m).
Orografia appalachiana. I lineamenti orografici sono più confusi, tuttavia le valli sono in prevalenza orientate verso sud; sono proprio queste valli che danno origine sulla costa agli ampi estuari (dell'Hudson, del Delaware ecc.) che hanno fatto la fortuna della facciata atlantica statunitense. Morfologicamente essi sono il risultato recente di una profonda ingressione marina; infatti la piattaforma continentale è qui ampia e solcata da caratteristici canyons sottomarini che rappresentano la continuazione degli sbocchi fluviali. Geologicamente il rilievo appalachiano presenta strutture diverse, tra cui masse cristalline e scistose d'origine archeozoica, formazioni vulcaniche e sedimentarie paleozoiche. Queste ultime, nella sezione settentrionale degli Allegheny, racchiudono cospicui giacimenti carboniferi, fattore primario dell'affermazione industriale della regione. Per certi aspetti tutta l'area appalachiana può far pensare all'Europa dei massicci antichi (di cui infatti è geologicamente la continuazione) caratterizzata da profili montuosi maturi, senza asprezze, da transiti facili lungo le ampie vallate. Verso oriente il rilievo digrada in una fascia pedemontana, il Piedmont, costituita dai conoidi dei fiumi appalachiani che si sovrappongono a formazioni cenozoiche. Essa sovrasta la piana costiera alluvionale da cui è separata, lungo la cosiddetta Falls Line (linea delle cascate), da un "gradino" strutturale, che rappresenta il limite orografico orientale del sistema appalachiano e costringe i fiumi a bruschi salti. La piana costiera è notevolmente ampia a sud del Capo Hatteras, dove accoglie aree paludose, dando origine a una morfologia di tipo lagunare. Ampie analogie si riscontrano con la penisola della Florida, protesa verso sud per circa 500 km a dividere le acque dell'Atlantico da quelle del Golfo del Messico: si tratta di un antico tavolato, in massima parte ricoperto da terreni sedimentari calcarei che non hanno subito alcun perturbamento tettonico e che perciò danno origine a un territorio pianeggiante, situato a pochi metri sopra il livello del mare e quindi dal drenaggio difficile. Ciò spiega le zone paludose della Florida, specie nella sezione meridionale, dove si aprono ampi bacini lacustri (come il lago Okeechobee ) e le aree anfibie conosciute comeEverglades.
Pianure centrali. Il corso del Mississippi e quello del suo grande affluente Missouri costituiscono l'asse del poderoso sistema di distese, per lo più pianeggianti, che si frappongono tra gli Appalachi e le Montagne Rocciose e che in genere sono definite globalmente come Interior Plains (Pianure Centrali). Bacino tettonico di dimensioni continentali (continua infatti esso pure nel Canada, spingendosi perciò dal Mar Glaciale Artico al Golfo del Messico), si può considerare come una grande sinclinale allungata in senso meridiano. Per restare nell'ambito degli USA, le alluvioni del Mississippi e dei suoi affluenti hanno ricoperto le formazioni sedimentarie, essenzialmente paleozoiche e mesozoiche, con un apporto di materiale detritico cospicuo: è un'immensa conca da cui emergono ai bordi gli altopiani che preludono agli Appalachi a est (Cumberland ecc.), alle Montagne Rocciose a ovest (Ozark , Ouachita ecc.). A loro volta, naturalmente, le Pianure Centrali comprendono varie sezioni. Tre sono le fondamentali ripartizioni. A nord è il cosiddetto Bassopiano Centrale, esteso intorno ai Grandi Laghi fino a raggiungere i margini del sistema appalachiano a est, la Valle del Missouri a ovest, che costituisce un insieme di pianori ondulati che in parte poggia sopra lo Scudo canadese, l'antichissimo zoccolo, archeozoico, dell'America Settentrionale, il quale però affiora solo in brevi tratti a sud del Lago Superiore. Segue la gigantesca pianura alluvionale del Mississippi, che viene fatta generalmente iniziare dal punto in cui l'Ohio confluisce nel Mississippi e termina con l'ampia falcatura del Golfo del Messico; estrema porzione meridionale delle Interior Plains, la fascia costiera allinea terre basse, alluvionali, che riposano però sopra strati sedimentari più antichi (Mesozoico e Cenozoico) depositatisi durante le lunghe ingressioni del mare verso l'interno del continente. Infine a ovest, grosso modo delimitata dal corso del Missouri, dall'Altopiano di Ozark e dal pedemonte delle Montagne Rocciose, è l'immensa regione delle Great Plains, le Grandi Pianure vere e proprie, estese in senso meridiano dal Messico all'Alaska ed elevate in media dai 700 ai 1.200 m; già terra delle praterie sconfinate (le Prairies), sono destinate oggi alla cerealicoltura e all'allevamento estensivi. Si comprende subito come la morfologia delle Pianure Centrali abbia aspetti assai vari da regione a regione. Essa assume tipici caratteri fluviali (depositi alluvionali più o meno recenti, aree di inondazione, meandri abbandonati ecc.) nella parte più depressa, meridionale, mentre nei pianori (Superior Upland ) a ovest dei Grandi Laghi anche il Mississippi scorre talora tra sponde rocciose; paesaggio del tutto particolare, a calanchi, formano le Bad Lands del Dakota del Sud. Variano da sud a nord anche i suoli: a quelli alluvionali nella sezione meridionale succedono i suoli eolici nel tratto settentrionale; avvicinandosi al Canada compaiono le morfologie glaciali con i loro depositi morenici (tipici i drumlins).
Montagne Rocciose. Con le Montagne Rocciose inizia la sezione occidentale degli USA. Si tratta di un sistema assai complesso, risultato di molteplici corrugamenti in una zona assai instabile della massa continentale nordamericana. Di tali ripetuti processi orogenetici, i più antichi risalenti al Paleozoico, particolarmente poderosi furono quelli, detti laramici, del tardo Cretaceo (Mesozoico), che si accompagnarono a un'intensa attività vulcanica: il Parco Nazionale di Yellowstone, tra i monti Absaroka e Teton, offre uno sbalorditivo "campionario" di manifestazioni vulcaniche tra cui particolarmente spettacolari sono i geyser . Il grande sistema montuoso forma una bastionatura possente anche se non molto elevata, specie se è raffrontata alle catene andina e himalayana, culminando a 4.399 m nel Monte Elbert (Colorado). Morfologicamente presenta una serie di catene, con andamento generale da nord a sud, in genere ben delineate ma a volte spezzate da interposti bacini; le catene per lo più mostrano un duplice allineamento, racchiudendo vasti altopiani sedimentari, tra cui notevolmente esteso quello del Wyoming, dominato da grandiose dorsali: monti Bitterroot, Big Horn, Teton, Wasatch, Front ecc. Sovrastando a est, spesso come autentico baluardo, le Pianure Centrali, le Montagne Rocciose si affacciano a ovest su una serie di altopiani, allungati dal Messico allo Stretto di Bering, detti anche "intermontani" perché a loro volta chiusi a ovest dalla lunga serie di catene prospicienti il Pacifico; a nord in taluni punti si restringono sino a 150-200 km (per esempio nella Columbia Britannica, Canada), là dove le Montagne Rocciose quasi si raccordano con le catene costiere, ma a sud, specie nel Gran Bacino, si espandono sino a toccare, da est a ovest, gli 800-1.000 km.
Altopiani intermontani. I tre principali altopiani inclusi nel territorio statunitense sono quelli detti del Columbia e del Colorado, dal nome dei fiumi che li solcano, e il già menzionato Gran Bacino. La formazione di tali altopiani è legata essenzialmente, come quella delle Montagne Rocciose, all'orogenesi laramica: per questo taluni geografi li trattano congiuntamente includendoli nella globale "regione delle Montagne Rocciose", con le quali, soprattutto l'Altopiano del Colorado, mostrano in effetti rilevanti affinità. Di estremo interesse morfologico, le loro fondamentali caratteristiche fisiche sono il prodotto, in rapporto pressoché eguale, di imponenti fratture crustali, di intense manifestazioni vulcaniche e di una non meno possente attività erosiva, soprattutto fluviale ed eolica. Su un'antica base di rocce cristalline e metamorfiche, l'Altopiano del Columbia, definito "mare di lava", è interamente ricoperto da stratificazioni laviche, che talora raggiungono un migliaio di metri di spessore. L'Altopiano del Colorado, esteso per circa 325.000 km2 e posto a un'altitudine media di 2.000-3.000 m, poggia anch'esso su un imbasamento di antiche rocce cristalline (gneiss, graniti ecc.); tuttavia la sua peculiarità consiste nella sovrastante poderosa sedimentazione, soprattutto di calcari e arenarie del Mesozoico, di perfetta orizzontalità, attestanti cioè un sollevamento compatto dell'intera regione. Tale innalzamento si verificò a partire dalla fine del Mesozoico, era nella quale il vasto territorio rimase continuamente sommerso dal mare, e si protrasse sino al Neozoico; con l'emersione degli strati si ebbe un'imponente attività erosiva, con manifestazioni particolarmente poderose a opera del fiume Colorado, che ha intagliato il celebre Grand Canyon: qui la crosta terrestre mostra un gigantesco squarcio lungo alcune centinaia di chilometri, profondo oltre 1.000 m, nelle cui pareti appare la perfetta successione delle stratificazioni, resa più evidente dalla diversa colorazione (rossa, gialla, bianca, verdastra, bruna) degli strati. A ovest della sezione centro-meridionale delle Montagne Rocciose, tra i 35° e i 45° latitudine nord, si apre infine il Gran Bacino, regione dalla morfologia estremamente complessa, formata da una serie di catene inframmezzate da bacini, con andamento per lo più nella direzione meridiana, e che in più punti superano i 3.000 m, sfiorando i 4.000 m nei monti Snake (Wheeler Peak, 3.982 m). Quanto ai bacini intermontani, taluni costituiscono depressioni tettoniche tra le più profonde del globo: qui la Valle della Morte tocca i - 86 m, minimo assoluto del continente americano. Chiusa agli influssi oceanici, la regione ha carattere essenzialmente desertico, con distese ciottolose e sabbiose (per esempio nel Gran Deserto Sabbioso, situato nella sezione settentrionale del Gran Bacino, tra la Catena delle Cascate e l'Altopiano del Columbia) in cui sovente si affossano laghi salati, come il Gran Lago Salato, ai piedi dei monti Wasatch .
Catene occidentali. L'ultimo grande elemento strutturale del territorio statunitense è rappresentato dalle catene, d'era cenozoica, che in duplice allineamento, separato da una marcata depressione, dominano la facciata del Pacifico; sviluppate dall'Alaska al Messico, rappresentano forse l'elemento morfologico più straordinario dell'America Settentrionale, toccando tra l'altro nell'alaskano monte McKinley (6.194 m) la massima vetta del subcontinente e ospitandone gli unici vulcani ancora attivi. L'allineamento più interno, meglio marcato e più imponente, comprende in territorio statunitense a sud la Sierra Nevada, a nord la Catena delle Cascate, che ne forma il proseguimento. In entrambe le catene si ha un imbasamento di rocce antiche, cristalline, sul quale però nella Catena delle Cascate si sono sovrapposti grandi apparati vulcanici d'origine cenozoica (che, nel monte Rainier, toccano i 4.392 m) e ampie superfici laviche, mentre nella Sierra Nevada prevalgono le coperture sedimentarie del Paleozoico e del Mesozoico. Presentano verso est una scarpata in genere molto erta, soprattutto la Sierra Nevada, che con un salto improvviso strapiomba sulle superfici sabbiose del Gran Bacino: dal monte Whitney (4.418 m, massima cima degli USA, Alaska esclusa) in soli 100 km di distanza si precipita alla ricordata depressione della Valle della Morte, con un balzo cioè di oltre 4.500 m. L'innalzamento delle due catene ha portato allo sprofondamento di una lunga fascia a ovest delle medesime e precisamente della valle percorsa dal fiume Willamette a nord e di quella solcata dai fiumi Sacramento e San Joaquin a sud: quest'ultima, più nota come Valle della California (o semplicemente la Valle, o The Valley ), è una delle più caratteristiche e marcate depressioni tettoniche del mondo, chiusa tutt'attorno da elevate dorsali montuose e il cui unico accesso naturale è rappresentato dalla splendida Baia di San Francisco. L'allineamento più esterno forma la vera e propria Catena Costiera, meno elevata, in particolare nella parte meridionale, mentre tocca i 2.424 m nel monte Olympus presso il confine con il Canada; la catena domina, come dice il nome, direttamente la costa, determinandone la morfologia rocciosa ma non molto frastagliata, dato l'andamento stesso del rilievo: in pratica infatti la compattezza del litorale cede solo all'estuario del fiume Columbia, nell'estremo nord, e alla citata magnifica rientranza di San Francisco, dovuta a un recente fenomeno di sommersione marina, essendo il mare riuscito a superare le modeste alture della Catena Costiera.
Caratteri climatici. Se si eccettua l'Alaska, dominata da caratteristiche climatiche subpolari, gli USA hanno un clima essenzialmente temperato, benché molto vario da zona a zona in rapporto sia alla vastità del territorio, di dimensioni continentali, sia alla sua conformazione, in particolare alla disposizione meridiana e periferica dei rilievi, sia infine alla sua apertura su tre distinti fronti marittimi. Tuttavia alla base il meccanismo, per così dire, che determina le condizioni climatiche è relativamente semplice, in quanto con l'esclusione delle fasce costiere atlantica e pacifica, la vastissima area centrale è una specie di "corridoio" ampiamente aperto a nord e a sud agli alterni movimenti di due masse d'aria: la polare continentale, proveniente dal Canada, e la tropicale marittima, spirante dal Golfo del Messico. Essi si spingono profondamente nell'interno del Paese: così d'inverno l'aria polare, fredda e asciutta, può raggiungere le regioni meridionali, generalmente miti, circostanti il golfo, arrecando anche improvvise gelate, mentre d'estate l'aria tropicale calda e umida può spingersi sino alla zona dei Grandi Laghi, portando pioggia e banchi di nebbia.
Clima della fascia atlantica. La facciata orientale del Paese è costantemente investita dalle masse d'aria d'origine atlantica, alle quali si sovrappone, lungo le coste meridionali, l'influsso dell'aliseo di sud-est; in conseguenza di ciò si hanno buone precipitazioni tutto l'anno (con massimi nella fascia meridionale) che pur allentandosi al di là degli Appalachi interessano praticamente tutta la fascia orientale degli USA. Il versante costiero risente invece in misura notevole d'estate dell'influsso dell'anticiclone del Pacifico, che arreca tempo sereno e secco; d'inverno la sezione settentrionale è soggetta alle masse d'aria marittime provenienti dalla zona delle Aleutine, quello meridionale alle masse d'aria tropicale marittima, sicché si determinano condizioni adatte ovunque alle precipitazioni, meno copiose peraltro man mano che da nord si scende verso sud. Come si è detto, il clima atlantico assume caratteri marcati su tutta la facciata orientale; occorre però fare una distinzione tra la Nuova Inghilterra e il resto della regione. La Nuova Inghilterra, situata praticamente a nord del fiume Hudson (41° latitudine nord, corrispondente all'isoterma di gennaio di –1 °C), risente d'inverno degli influssi polari continentali, che gli Appalachi, poco elevati, non riescono ad arrestare, e che quindi determinano un clima invernale piuttosto rigido. Gli influssi polari si avvertono anche più a sud e la stessa New York, che pure è situata sul mare e alla latitudine di Napoli, ha inverni freddi, spazzati da gelidi venti settentrionali. Anche di primavera questi influssi si fanno sentire e giustificano i giorni ventosi di marzo e aprile. La primavera è piuttosto breve e l'estate scoppia improvvisa; le condizioni allora si invertono e le masse d'aria provengono in prevalenza da sud. Le temperature salgono notevolmente d'estate, tanto da registrare medie di luglio di 25 °C, che si abbassano di qualche grado più a nord (22 °C a Boston). Le precipitazioni sono abbondanti, con oltre 1.000 mm annui, proprie del clima oceanico, e regolarmente distribuite nel corso dell'anno; procedendo verso sud tendono però a concentrarsi nella stagione autunnale. Sui rilievi le piogge sono più copiose e si raggiungono valori annui anche superiori ai 1.500 mm. Caratteri climatici diversi si ritrovano nella sezione più meridionale del versante appalachiano, presentando piuttosto analogie con quelli che si riscontrano in Florida e in tutta la fascia costiera del Golfo del Messico. Le temperature sono mitigate, specie in Florida, che è meno soggetta agli influssi continentali: a Miami le medie di gennaio e di luglio passano dai 19-20 °C ai 27-28 °C, valori che spiegano le fortune turistiche di questo centro, mentre a New Orleans (Louisiana) le medie invernali si abbassano a 12 °C. Le precipitazioni sono abbondanti, superando i 1.500 mm annui: esse si verificano in parte anche nei mesi estivi. Su tutta la regione si abbattono però frequentemente, con conseguenze spesso disastrose, gli hurricanes, che si formano in seguito allo scontro tra masse d'aria fredda continentali e masse d'aria calda tropicali.
Clima delle pianure. Nelle pianure interne il clima assume carattere di continentalità, benché le escursioni termiche, proprie di questo tipo di clima, siano via via meno sensibili da nord a sud, così come più elevate sono le temperature: a Minneapolis (Minnesota) i valori medi di gennaio sono –6 °C, quelli di luglio 20 °C, ma a Memphis (Tennessee) si hanno rispettivamente 5 °C e 27 °C. Le precipitazioni non sono mai abbondanti, con una caratteristica distribuzione che varia in senso longitudinale, decrescendo cioè da est verso ovest, in rapporto al progressivo affievolirsi dell'umido influsso atlantico: a ovest del Mississippi scendono al di sotto dei 1.000 mm annui e sulle Montagne Rocciose raramente (per esempio nelle zone di maggior altitudine delle catene settentrionali) si superano i 500 mm.
Clima delle regioni occidentali. La regione delle Montagne Rocciose costituisce in effetti un'area climatica a sé, fortemente condizionata sia dall'isolamento rispetto agli influssi marittimi, sia dall'altitudine: vi è quindi un'esasperazione della continentalità, che è rispecchiata dai valori termici, che registrano medie invernali ovunque inferiori agli 0 °C e medie estive intorno ai 20 °C (a Denver, nel Colorado, posta a 1.609 m d'altitudine, i valori medi sono rispettivamente di –2 °C e di 22 °C). Caratteristica di tutta la grande regione è la diffusa aridità (a Denver cadono circa 370 mm annui di pioggia), che si accentua nei bacini depressionari e in genere nella fascia degli altopiani a ovest delle Montagne Rocciose, specie nel Gran Bacino: a Phoenix (Arizona) non si raggiungono i 200 mm annui. Qui però si hanno nuovamente temperature molto elevate, toccando d'estate nella depressione della Valle della Morte persino i 50 °C all'ombra, temperatura tra le più alte del globo. Gli eccessi per lo più si addolciscono nella fascia delle cordigliere occidentali, specie lungo la costa (forte continentalità si ha invece nella chiusa Valle della California), la quale costituisce un'altra grande regione climatica, contraddistinta da temperature relativamente uniformi, più elevate di quelle della facciata atlantica a parità di latitudine (le isoterme di gennaio di 4,5 °C e di luglio di 15,5 °C corrono pressoché parallele alla costa), e da modeste escursioni termiche: nella zona di San Francisco il salto termico è addirittura di soli 3-4 °C tra estate e inverno, forse il più basso di tutta l'America Settentrionale. Ai limiti più settentrionali della Catena Costiera, nella zona del Monte Olympus, si hanno i massimi pluviometrici (oltre 2.500 mm) degli USA; elevate sono del pari le precipitazioni sul versante oceanico della Sierra Nevada, consentendo così lo splendido ammanto forestale di questa catena. A sud di San Francisco invece il clima mite (13 °C di gennaio, 22 °C di luglio), la bassa piovosità, il regime invernale delle precipitazioni determinano quei caratteri mediterranei dell'ambiente californiano che sono stati un fattore determinante dello straordinario sviluppo della regione.
Flora della regione appalachiana. Alla varietà delle situazioni climatiche, in particolare delle precipitazioni, corrisponde quella delle formazioni vegetali, le quali dipendono naturalmente anche da fattori locali, edafici, altitudinali (questi ultimi soprattutto sulle Montagne Rocciose) ecc.; in generale si possono riconoscere una vastissima area centrale a steppe e praterie, data la continentalità del clima, e due belle fasce forestali, prevalentemente a latifoglie nella sezione atlantica del Paese, a conifere in quella pacifica. La foresta temperata di latifoglie ha il suo sviluppo più ricco nella regione appalachiana, che associa specie varie (castagni, querce, faggi, aceri), le quali nelle parti più elevate e settentrionali si associano alle conifere del genere Picea dell'area canadese e alle betulle. Nel Piedmont, nella Florida e nella fascia costiera del Golfo del Messico a suoli scuri si ha una foresta di tipo subtropicale dominata da varie specie di pini, come il Longleaf pine (Pinus palustris ), o pino ad aghi lunghi, insediato lungo la costa, dove si hanno le caratteristiche cypress swamps, aree soggette a inondazioni, nelle quali allignano perciò piante resistenti all'acqua come alcune specie di Taxodium, alberi della gomma (del genere Nyssa) ecc. Tipiche della Florida meridionale sono le aree palustri, derivate dal difficile drenaggio della penisola, chiamate Everglades e formate da un intrico di alberi diversi, spesso impenetrabili, con mangrovie, liane ed epifite.
Praterie e steppe del centro. Il dominio delle praterie, le grasslands, si estende dal pedemonte interno degli Appalachi, dove si spinge con ammanti via via più poveri la foresta di latifoglie, sino alle Montagne Rocciose. A est del Mississippi si ha la cosiddetta blue-grass, una prateria ricca di graminacee varie, che si impoverisce procedendo verso ovest, specie tra il pedemonte delle Montagne Rocciose e il Mississippi (nelle cui pianure inondabili si ritrova l'ambiente anfibio delle già citate cypress swamps ); tra le graminacee xerofile delle pianure steppose la buffalograss ricorda il bovide un tempo numeroso in tutto l'ambiente delle praterie.
Flora delle regioni occidentali. Molto vario è il manto vegetale della regione delle Montagne Rocciose: si passa dai pascoli delle zone di maggior altitudine alle sottostanti foreste di larici, abeti, pini, quindi alla boscaglia xerofila, la cui specie arborea più caratteristica è il Pinus piñon (Pinus edulis ), e via via alla steppa cespugliosa. Procedendo verso nord e in genere nei bacini sufficientemente irrorati compare la foresta mesofitica, cioè di media umidità, con tipiche conifere come l'abete douglas e il pino giallo; nelle zone più aride, come l'arco meridionale delle Montagne Rocciose sino al confine con il Messico, si stende il chaparral, con arbusti spinosi inframmezzati a piante grasse quali la yucca, l'agave, il cactus (il cereus, a forma di candelabro, raggiunge anche i 15 m di altezza) ecc. La stessa foresta mesofitica si ritrova sui versanti delle cordigliere occidentali, ma la vegetazione assume gli aspetti più rigogliosi (foresta umida) nelle zone settentrionali della Catena delle Cascate e della Catena Costiera, e sui più umidi versanti della Sierra Nevada, dove compaiono splendide foreste di conifere, fra cui emergono le gigantesche sequoie, ben protette in un parco nazionale, alte anche 100 m. Nella parte pacifica meridionale ricompare però l'ambiente arido, che assume aspetti prevalentemente steppici a graminacee nella continentale Valle della California, mentre nella fascia costiera a clima mediterraneo si ha nuovamente il chaparral, qui presente con formazioni cespugliose affini a quelle appunto della macchia mediterranea.
Struttura idrografica. La rete idrografica degli USA è chiaramente organizzata secondo i lineamenti strutturali del vasto territorio: pertanto la prima fondamentale ripartizione distingue i tributari dell'Atlantico da quelli del Pacifico. La maggior parte del Paese, circa i 2/3, riversa le sue acque all'Atlantico, in rapporto alla posizione, molto spostata verso ovest, delle Montagne Rocciose, su cui corre lo spartiacque che separa le due sezioni (Continental Divide ). Un'ulteriore suddivisione si può fare, all'interno dei bacini atlantici, tra fiumi direttamente tributari dell'oceano e fiumi sfocianti nel Golfo del Messico. In questi ultimi rientra il principale fiume degli USA, il Mississippi, che drena tutta la vasta sezione compresa tra le Montagne Rocciose e gli Appalachi.
Bacino Mississippi-Missouri. Il bacino del Mississippi, comprendendo anche quello del Missouri , è di circa 3.328.000 km2 (terzo del mondo) e include regioni molto varie dal punto di vista delle precipitazioni. L'alimentazione più ricca proviene dagli affluenti di sinistra, appalachiani, tra cui il ricco e placido Ohio; i tributari di destra, che si originano dalle Montagne Rocciose, hanno bacini complessivamente più estesi, particolarmente il Missouri (che più propriamente è il principale ramo sorgentifero del Mississippi), il cui bacino idrografico è di 1.370.000 km2 , ma dove minori sono le precipitazioni. Essi attraversano anzi le aree semiaride soggette a forti erosioni e le loro acque giungono al Mississippi cariche di detriti, oltre che con regime molto irregolare; il Missouri tuttavia è oggi controllato da un gigantesco sistema di dighe. Magre e piene del Mississippi sono assai sensibili: la sua portata alla foce, che mediamente è di 20.000 m3/s, sale in periodo di piena, all'inizio dell'estate, sino a 40.000 m3/s, per effetto delle precipitazioni primaverili che investono quasi tutto il suo bacino. Il fiume, che includendo il ramo sorgentifero Missouri-Red Rock si sviluppa per 5.970 km, è navigabile sino alla città di Cairo, alla confluenza con l'Ohio, dove termina praticamente la vasta piana alluvionale inondabile; oggi la sua navigabilità si spinge molto più a monte e un canale lo congiunge ai Grandi Laghi. La funzione del Mississippi come via di comunicazione rimane importante, anche se non è più quella che ebbe all'epoca della conquista delle zone interne degli USA e che fu rimarchevolissima nonostante i limiti posti alla penetrazione dall'orientamento meridiano del fiume e dalla foce (il massimo apparato deltizio del mondo, in continuo avanzamento) in un'area relativamente "defilata" rispetto alle grandi correnti del traffico qual è il Golfo del Messico, cui tributano vari altri fiumi: l'Alabama a est del Mississippi, il Brazos e soprattutto il Rio Grande, al confine con il Messico, a ovest.
Bacino dei Grandi Laghi. La sezione del territorio statunitense che rientra nel bacino atlantico vero e proprio è drenata essenzialmente dal San Lorenzo e dai fiumi appalachiani, per tali intendendo quelli del versante orientale, esterno, della catena (quelli interni in massima parte scendono al Mississippi tramite l'Ohio, come il Tennessee). Da nord a sud i più importanti estuari sono quello dell'Adirondack, parzialmente navigabile e oggi collegato con canali ai Grandi Laghi, quello del Delaware e quello del Susquehanna (Baia di Chesapeake ), che attinge le acque molto all'interno della Great Valley. Più a sud i fiumi sono privi di estuario, data l'esistenza della piana alluvionale costiera, raggiunta superando il salto che separa tale piana dal Piedmont: è la già ricordata Falls Line, lungo la quale è stata creata tutta una serie di centrali idroelettriche. Quanto al San Lorenzo , tale imponente fiume (3.058 km; 1.550.000 km2 di bacino), pur non rientrando nel territorio degli USA, rappresenta una fondamentale via d'acqua direttamente inserita nel quadro geografico statunitense. Ciò perché esso collega l'Atlantico con i Grandi Laghi, elementi idrografici di primaria importanza degli USA (nonché del Canada cui appartengono per quasi la metà), oggi pienamente navigabili. I cinque grandi bacini, Superiore, Michigan, Huron, Erie, Ontario , che occupano antiche conche glaciali profonde qualche centinaio di metri, formano un unico spazio lacustre, il massimo d'acqua dolce del mondo (248.500 km2 ), grazie ai loro collegamenti naturali o artificiali; i dislivelli sono di lieve entità, se si esclude quello che separa il Lago Erie (174 m) dal Lago Ontario (75 m), per gran parte rappresentato dalle famose cascate del Niagara .
Idrografia del versante pacifico. Nella fascia a ovest del Continental Divide , regione tendenzialmente arida, l'idrografia è in parte esoreica e in parte endoreica. In quest'ultima rientra tutto il Gran Bacino, nel quale si aprono, come si è detto, diversi laghi salati, tra cui il Gran Lago Salato , il più esteso degli USA (4.144 km2 ), esclusi i Grandi Laghi. All'Oceano Pacifico tributano due importanti fiumi, il Colorado e il Columbia, quest'ultimo col suo grande affluente Snake. Il Colorado (2.334 km; 675.000 km2 di bacino) attinge le sue acque dalle montagne che dominano la sezione centro-settentrionale dello Stato omonimo, sfociando, dopo un corso orientato prevalentemente da nord-est a sud-ovest, nel Golfo di California; il Columbia, meno lungo (1.954 km), ma con un bacino più vasto (772.000 km2 ), si origina nella Columbia Britannica, in territorio canadese, ma interessa soprattutto gli USA sfociando con un profondo estuario a valle di Portland (Oregon); i loro corsi si svolgono incassati in grandi canyon. Non navigabili, sono però utilizzati, mediante una poderosa serie di sbarramenti, per la produzione di energia elettrica. Il massimo fiume statunitense dopo il Mississippi-Missouri è l'alaskano Yukon (2.897 km; 855.000 km2 di bacino), che attraversa da nord-est a sud-ovest tutto lo Stato, sfociando nel Mare di Bering (Oceano Pacifico); è però scarsamente navigabile perché gelato per buona parte dell'anno e in genere di modesto interesse in quanto riguarda una zona semidisabitata. Un sistema idrografico molto caratteristico è infine quello della Valle della California, percorsa da due fiumi diretti in senso opposto: il Sacramento, che proviene da nord, e il San Joaquin, che giunge da sud e che tributa al Sacramento presso la foce di quest'ultimo nella Baia di San Francisco.






