Economia

 

Rispetto ad altri Paesi sudamericani, in epoca coloniale il Venezuela non aveva offerto particolari interessi per l'immigrazione europea; da ciò anche un marcato perdurare di strutture economiche ormai superate e poco produttive, caratterizzate da pesanti privilegi dell'oligarchia terriera e dalla scarsità di iniziative di tipo imprenditoriale.

 

Profilo generale. Grazie al petrolio, nazionalizzato nel 1976 (vi sono però anche moltissime altre risorse minerarie), il Venezuela è un Paese potenzialmente ricchissimo; è un autorevole membro dell'OPEC e si iscrive a buon diritto tra i maggiori Stati dell'America Latina. È tuttavia lacerato tuttora da profondi squilibri, da drammatici contrasti: ai margini della società del benessere, fondata sui redditi petroliferi e il cui accesso è limitato a ben pochi, vivono nella più assoluta indigenza le masse rurali e il miserabile sottoproletariato, che si ammassa nelle bidonvilles di Caracas e delle principali altre città. L'immensa quantità di valuta che affluisce nel Paese non solo non è minimamente servita a risolvere la storica debolezza delle fondamentali strutture produttive (l'agricoltura anzi è nettamente regredita e il Venezuela, un tempo in pratica autosufficiente, deve importare circa metà dei generi alimentari di cui necessita) ma nemmeno è valsa a creare sufficienti posti di lavoro. Negli ultimi anni anche il Venezuela, come tutti i Paesi latino-americani, ha accusato un notevole peggioramento della situazione socio-economica. La caduta dei prezzi del petrolio e il contenimento produttivo hanno fatto diminuire le entrate, tanto da rendere necessarie misure di austerità, con tagli alla spesa pubblica e inasprimento fiscale. Nel 1984 la moneta subì una svalutazione altissima, per favorire le esportazioni. Unico punto favorevole la ristrutturazione del debito pubblico, grazie a un accordo con le banche creditrici.

 

Agricoltura. L'agricoltura partecipa in misura molto modesta alla formazione del prodotto nazionale; d'altronde arativo e colture arborescenti occupano il 4,3% della superficie territoriale. Si tratta, come si è detto, di un settore piuttosto arretrato; l'abolizione dei latifondi istituiti in epoca coloniale non è stata seguita da un'incisiva riforma fondiaria e in pratica ha dato per lo più avvio alla frantumazione agraria in microfondi; eppure da tempo il governo destina una parte cospicua dei proventi derivati dal petrolio proprio al sostegno dell'agricoltura, sia per potenziarne le strutture produttive sia per migliorare le condizioni di vita dei contadini, così da porre un argine al continuo esodo dalle campagne. Le principali colture alimentari sono rappresentate dal mais, che è il prodotto più tradizionale, dal sorgo e dal riso, diffuso nei llanos ; seguono la manioca e le patate; si producono inoltre buoni quantitativi di ortaggi come pomodori, fagioli ecc., e di frutta: banane, arance, ananas, papaie, manghi ecc. Tra le colture industriali, abbastanza diversificate, hanno particolare importanza il caffè, diffuso sui versanti andini nella fascia delle tierras templadas, la canna da zucchero, presente nelle zone irrigue della Cordigliera della Costa, dove sui pendii più bassi, caldi e umidi, si coltiva anche il cacao. Una discreta produzione dà pure il tabacco, cui si aggiungono alcune piante tessili, come il cotone e l'agave sisalana. Lungo la fascia costiera si hanno infine estese coltivazioni di palme da cocco.

 

Foreste. Rilevantissimo è il patrimonio forestale (boschi e foreste coprono un terzo della superficie territoriale), ricco di numerose e pregiate essenze quali il mogano, il cedro, il samáne altre piante a legno duro. Largamente sfruttate sono anche le piante concianti come il dividivi, quelle resinose, come la copaiba, quelle medicinali (china) e la gomma (caucciù, balata e chicle).

 

Allevamento. Al pari del settore agricolo, anche quello zootecnico denuncia gravi ritardi, pur potendo costituire per il Paese una fonte di cospicua ricchezza. L'allevamento bovino, destinato soprattutto alla produzione di carne, sfrutta principalmente le superfici erbose dei llanos, per la cui popolazione rappresenta un'attività rilevante; le mandrie sono però costrette in parte a praticare la transumanza stagionale, perché durante l'epoca delle piogge vaste aree vengono inondate, rendendo necessario lo spostamento nelle zone più elevate, il llano alto, dove si trovano per lo più le abitazioni degli allevatori, i ranchos . Accanto all'allevamento bovino sta registrando un certo sviluppo quello suino; si hanno inoltre caprini, asini e cavalli e soprattutto volatili da cortile, diffusi in tutte le zone rurali.

 

Pesca. La pesca è pure un fattore non trascurabile per l'economia venezuelana; le principali zone di pesca sono la Penisola di Paria e l'isola di Margarita, dove si esercita anche la raccolta delle perle naturali.

 

Risorse minerarie. La massima risorsa venezuelana è costituita dal petrolio, di cui il Venezuela è uno dei maggiori produttori mondiali (principali giacimenti a Maracaibo, Falcón, Barinas e Maturín); ancora agli inizi degli anni Settanta era al terzo posto, ma ora tende a contenere la produzione; l'intero settore petrolifero, dall'estrazione alla raffinazione, è controllato dall'ente statale PETROVEN (Petróleos de Venezuela ). Numerose sono le raffinerie (Amuay, Cardón, San Lorenzo, Tucupita ecc.), ma parte del greggio è avviato agli impianti di Curaçao e di Aruba, nelle Antille Olandesi. Buona è la produzione di gas naturale, estratto a Placer, Lechoso, Amana ecc. Molto cospicui sono anche i giacimenti di minerali di ferro, nazionalizzati nel 1974, per lo più ad alto tenore metallico, con miniere a El Pao, Cerro Bolívar e San Isidro; il ferro è in parte esportato, ma in larga misura alimenta la siderurgia nazionale, localizzata a Matanzas, il sobborgo industriale di Ciudad Guayana. Il Venezuela dispone di molte altre risorse minerarie, più o meno abbondanti: bauxite (di cui sono stati rinvenuti vasti giacimenti), zinco, rame, piombo, oro, argento, diamanti, amianto, fosfati, manganese, titanio ecc.; lungo la costa sono attive numerose saline. Notevolissimo è infine il potenziale idroelettrico tanto nelle regioni settentrionali quanto nella Guayana; nel 1986 sono stati inaugurati gli impianti della gigantesca centrale di Guri, sul Caroní, dove è stato formato un lago artificiale di 800 km2.

 

Industria. La politica governativa di marcata incentivazione del settore industriale, dal quale ci si attende in modo particolare la possibilità di sottrarre il Paese all'eccessiva, persino pericolosa, dipendenza dal petrolio come unica merce d'esportazione, ha già dato buoni risultati. Oltre ai menzionati impianti siderurgici e petrolchimici, il Venezuela può contare principalmente su due stabilimenti per la produzione di alluminio, installati a Ciudad Guayana, su cementifici, cartiere, stabilimenti chimici (acido solforico, fertilizzanti azotati), fabbriche di pneumatici, vetrerie, impianti per il montaggio di autoveicoli, sia autovetture sia veicoli commerciali, stabilimenti per la produzione di apparecchi radio e televisivi; a tutto ciò si aggiungono le varie industrie che lavorano i prodotti agricoli e zootecnici locali: birrifici, riserie e complessi molitori, zuccherifici, oleifici, industrie del cuoio, conservifici, manifatture di tabacco e, concentrate quasi tutte nell'area di Valencia, industrie tessili (cotone, lana, fibre artificiali e sintetiche).

 

Comunicazioni. Le vie di comunicazione sono quasi unicamente rappresentate da strade (circa 84.300 km, di cui 50.580 asfaltate); soprattutto ben dotata è la zona caribica (servita anche dalla Carretera Panamericana al confine con la Colombia, proseguendo poi verso Santa Fe de Bogotá), mentre l'accesso resta difficile nelle regioni interne, spesso raggiungibili solo con l'aereo o la navigazione fluviale. Per facilitare le comunicazioni sono stati costruiti ponti giganteschi come quello sul Lago di Maracaibo, che ne collega le due rive e ha una lunghezza di 8.800 m, quello sul Río Apure, che ha aperto il passaggio verso la sezione meridionale dei llanos , mentre quello di 1.600 m sull'Orinoco, a Ciudad Bolívar, consente per così dire l'ingresso alla regione guayanense. Per contro la rete ferroviaria è ridottissima (appena 400 km); è tuttavia prevista la costruzione di oltre 3.900 km di ferrovie, nell'ambito di un generale potenziamento di tutte le infrastrutture viarie. Conservano in gran parte la loro passata importanza le vie navigabili interne (l'Orinoco è risalibile per più di 1.100 km e regolari servizi di navigazione funzionano sul Lago di Maracaibo). Fondamentali sono oggi le comunicazioni marittime, indispensabili per un Paese la cui economia dipende eminentemente dagli scambi con l'estero. Il Venezuela può contare su vari porti modernamente attrezzati; i più importanti sono La Guaira, al servizio della capitale, con cui è raccordato da un'ottima autostrada, Puerto Cabello e Maracaibo, quest'ultimo eminentemente petrolifero. Tra i porti fluviali ha un cospicuo movimento mercantile Ciudad Guayana, sull'Orinoco, adibito per lo più all'esportazione dei minerali di ferro. Il Paese infine può contare su una buona rete aerea, gestita dalla LAV (Linee Aeropostali Venezuelane) e dall'AVENSA (Aviolinee Venezuelane) per i collegamenti interni e dalla VIASA (Linee Internazionali Venezuelane) per quelli esteri. I principali aeroporti sono quelli di Caracas (rispettivamente di Maiquetía per i voli nazionali e di Simón Bolívar per i voli internazionali), di Maracaibo, di Barcelona ecc.

Commercio. Gli scambi commerciali all'interno del Paese sono ormai abbastanza vivaci, anche se in misura determinante interessano solo Caracas e le altre maggiori città, mentre gran parte del Venezuela rimane ancorata a un'economia di pura auto sussistenza. Quanto agli scambi con l'estero, le esportazioni sono letteralmente dominate dal petrolio e dai prodotti petroliferi, esclusi i quali resta solo un quarto rappresentato da minerali di ferro, caffè, cacao, prodotti chimici ecc.; le importazioni consistono eminentemente in macchinari e mezzi di trasporto, prodotti industriali, generi alimentari. Gli scambi più intensi si svolgono con gli Stati Uniti, seguiti dala Colombia, dalla Germania e dal Canada per le importazioni, dal Brasile per le esportazioni. Modesto il turismo.