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Ambiente umano
All'epoca della conquista spagnola, nel XVI secolo, il Venezuela era scarsamente popolato da gruppi amerindi di immigrazione abbastanza recente, gli Aruachi, indios dei llanos, e i Caribi, stanziati lungo la costa, popoli che non raggiunsero mai livelli notevoli di civiltà e neppure seppero dar vita a una entità statale di una certa estensione e consistenza.
Penetrazione spagnola. L'elemento indigeno non riuscì a opporre una valida resistenza al miscelamento e alla penetrazione della cultura spagnola; attualmente gli Amerindi (circa 53.000) sono rappresentati da poche tribù etnicamente appartenenti ai Caribi e agli Aruachi o a gruppi non facilmente classificabili del mondo amazzonide, segregate nelle foreste meno penetrabili; oltre a praticare l'agricoltura itinerante si dedicano alla caccia, alla pesca e alla raccolta. In epoca coloniale inoltre anche in Venezuela furono introdotti schiavi neri africani, ma per la scarsa diffusione dell'economia di piantagione nel Paese rimasero poco numerosi e in gran parte si sono meticciati. Per secoli il Venezuela fu piuttosto trascurato dalle correnti immigratorie perché non offriva le ricchezze di altri Paesi americani; nel 1811, anno dell'indipendenza, la popolazione ammontava a circa 800.000 abitanti e nel 1880 raggiungeva appena i 2 milioni.
Sviluppo demografico e distribuzione. La scoperta del petrolio (1917) accelerò notevolmente l'immigrazione, facendo salire la popolazione a 3,4 milioni di abitanti nel 1936 e a oltre 5 milioni nel 1950. Fortissima è stata l'immigrazione negli anni posteriori la seconda guerra mondiale, in gran parte alimentata da Spagnoli, Italiani e Portoghesi; gli abitanti erano 10,7 milioni al censimento del 1971. Estremamente ineguale è però la distribuzione della popolazione, per la maggior parte raccolta sui rilievi costieri, dove si trovano le migliori condizioni climatiche. Nel secondo dopoguerra la lotta sistematica condotta contro le malattie tropicali ha avuto ragione del paludismo e della febbre gialla, consentendo un certo insediamento in zone come i llanos e l'area guaianense, in precedenza pressoché disabitate. Ciò ha mitigato un po' il precedente squilibrio distributivo: agli inizi del XIX secolo infatti ben il 75% della popolazione era concentrato su poco più del 3% della superficie territoriale. I maggiori poli d'attrazione delle correnti migratorie interne sono oggi Caracas, le regioni industriali dell'ovest, le aree pedemontane andine e in minor misura i llanos. Sugli altopiani tra Caracas e Valencia la densità è piuttosto elevata; ben popolate sono anche le tierras templadas della Cordigliera di Mérida, mentre la densità scende alquanto nei llanos e addirittura è quasi nulla nella regione guaianense.
Urbanizzazione e città. Non mancano piccoli nuclei isolati, fattorie e villaggi agricoli, soprattutto nelle zone montuose occidentale, ma la popolazione presenta un elevato tasso di urbanizzazione Il fenomeno ha conosciuto uno sviluppo gigantesco dopo la scoperta del petrolio, che ha trasformato il Venezuela in un Paese ricco e dinamicamente proiettato verso un benessere crescente; espressione massima di questa tendenza è la capitale, già tranquilla e modesta città coloniale che cresce oggi in modo vertiginoso, tendendo vistosamente allo sviluppo verticale con una selva di grattacieli a causa dello spazio limitato; Caracas si trova infatti a circa 1.000 m d'altitudine sul fondo di una vallata tra alte cordigliere boscose. Una serie di grandi arterie e diverse autostrade facilitano i collegamenti sia dei vari quartieri della città, sia di quest'ultima con Maiquetía, sede dell'aeroporto, e con La Guaira , il porto di Caracas. Ai margini della città sui pendii delle alture circostanti si stende però la vasta bidonville dei ranchitos, che ospitano folle di inurbati senza impiego fisso, costituenti buona parte della popolazione. L'altra grande città in rapida espansione è Maracaibo, essa pure di fondazione coloniale, ma divenuta grosso centro grazie ai vicini giacimenti petroliferi. Le altre città mostrano invece sviluppi più contenuti e mantengono essenzialmente le funzioni regionali già svolte in epoca coloniale, anche se integrate e vivacizzate da nuove attività commerciali e industriali. I maggiori centri, tutti situati nel Venezuela occidentale, a ovest di Caracas, sono Valencia, sede di molteplici industrie, ben collegata con l'attivo sbocco marittimo di Puerto Cabello, Barquisimeto, vivace nodo commerciale e di comunicazioni a nord della Cordigliera di Mérida, e Maracay, mercato agricolo a breve distanza da Valencia, attivato dalle relative industrie di trasformazione. Nel Venezuela orientale si trovano i centri di Maturín e Ciudad Guayana , fondata nel 1961 alla confluenza del Caroní e dell'Orinoco, 500 km a sud-est di Caracas come polo dell'industria pesante.