Storia

Il primo popolamento europeo fu opera degli inglesi e risale al 1650. Già ceduta dalla Gran Bretagna ai Paesi Bassi con il Trattato di Breda (1667), la regione fu definitivamente acquisita da questi ultimi, dopo un altro breve periodo di occupazione inglese, nel 1815 (colonia della Guayana Olandese). Con l'abolizione della schiavitù (1863) venne dato largo spazio all'immigrazione asiatica (indiani e indonesiani), il che introdusse un costante fattore di tensione tra le diverse comunità etniche. Ottenuta un'ampia autonomia interna nel 1954, il Suriname raggiunse la piena indipendenza il 25 novembre 1975, dandosi una Costituzione repubblicana e un ordinamento parlamentare. Nel febbraio 1980, tuttavia, un colpo di stato militare rovesciò il governo di H. Arron (primo ministro dall'indipendenza), aprendo un periodo di instabilità politica che vide imporsi la figura del colonnello D. Bouterse, il quale, capo dello Stato dal febbraio 1982, dopo aver eliminato tutti gli oppositori instaurò un regime filocastrista. Paesi Bassi e Stati Uniti ruppero le relazioni diplomatiche e sospesero l'acquisto di bauxite, gettando il Suriname in una gravissima crisi economica. Il dittatore perseguì quindi un riavvicinamento al mondo occidentale che non valse però a guadagnargli la fiducia della comunità internazionale; sul piano interno, inoltre, dal 1986 iniziava a divenire attivo, nella parte occidentale del Paese, un movimento antirivoluzionario guerrigliero finanziato dai borghesi esuli nei Paesi Bassi. In conseguenza di tali sviluppi Bouterse avviava, all'inizio del 1987, un programma di democratizzazione sfociato fra settembre e novembre nella promulgazione di un nuovo documento costituzionale e nello svolgimento di libere elezioni, che assegnavano la vittoria alle forze dell'opposizione moderata coalizzata nel Fronte per la democrazia e lo sviluppo. Il nuovo legittimo governo, apprestatosi al risanamento dell'economia nazionale, nel perdurare di attività di guerriglia era comunque presto costretto a subire pesanti ingerenze dell'esercito, fino a esserne rovesciato con un ulteriore colpo di stato nel 1990. Il 24 dicembre 1990 militari fedeli all'ex dittatore rovesciavano il presidente R. Shankar sostituendolo con J. Kraag, un esponente del filomilitare Partito nazionale democratico, sconfitto nelle elezioni del 1987. Le negative reazioni internazionali, in particolare degli Stati Uniti, consigliavano i nuovi dirigenti a indire elezioni (settembre 1991) che erano vinte ancora dall'opposizione democratica. Presidente della Repubblica diveniva R. Venetiaan che poteva, in tal modo, condurre in porto il processo di pacificazione con la guerriglia (agosto 1992) e Bouterse era costretto ad abbandonare il comando dell'esercito. La situazione del Paese poteva, così, stabilizzarsi all'interno di una normale dialettica politica sino alle nuove elezioni (maggio 1996), quando il Fronte per la democrazia e lo sviluppo del presidente uscente Venetiaan usciva ancora vittorioso dal confronto con il Partito nazionale democratico di Bouterse. Essendosi verificato poco dopo uno sfaldamento del Fronte per la democrazia, col passaggio di alcune delle sue componenti alleate al partito dell'ex dittatore, e dal momento che nessun candidato aveva ottenuto il voto di 2/3 dei deputati, l'Assemblea dei popoli uniti elesse alla presidenza della repubblica J. Wijdenbosch del Partito nazionale democratico. In base agli accordi sottoscritti con gli altri partiti della coalizione, Bouterse non può più ricoprire incarichi nel nuovo governo; inoltre ha subito una condanna per traffico di droga da parte del governo olandese. Venetian è stato di nuovo eletto presidente nel 2000.