Spazio fisico

 

Morfologia. Strutturalmente il territorio peruviano ha il suo elemento fondamentale nel sistema andino , qui formato da una serie di pieghe da cui hanno tratto origine le catene che, in senso longitudinale, si succedono da est a ovest: la Cordigliera Orientale, la Cordigliera Centrale e la Cordigliera Occidentale. Esse sono tra loro separate da bacini depressionari di rocce mesozoiche ricoperte da strati neozoici, che idrograficamente si aprono verso la regione amazzonica, ma che talora sono a carattere endoreico, come quello che accoglie il Lago Titicaca.

 

Tre cordigliere. Le tre cordigliere hanno struttura e imponenza diverse; esse sono il risultato di piegamenti avvenuti in varia epoca e perciò si differenziano anche geologicamente. La Cordigliera Orientale, prevalentemente formata da rocce paleozoiche, non ha un andamento né un aspetto unitari: imponente a sud, dove s'innalzano tra gli altri i Monti Auzangate (6.384 m) e Salcantay (6.271 m) che dominano la valle del Río Urubamba, verso nord si suddivide in una serie di dorsali minori diminuendo di grandiosità. Anche la Cordigliera Centrale non è molto unitaria, tranne che nella sezione settentrionale, ed è comunque il meno poderoso dei tre allineamenti. La Cordigliera Occidentale è invece un possente bastione che ostacola le comunicazioni tra l'interno e la costa; i passi sono elevatissimi: quello di Ticlio, raggiunto dalla ferrovia Lima-La Oroya, la più alta del mondo, è a 4.829 m di quota. Orograficamente la Cordigliera Occidentale si presenta come una successione di sierre prevalentemente formate da materiali granitici. Geologicamente essa è il risultato dell'ultima fase del processo orogenetico andino, quando cioè sul finire del Cenozoico si ebbe, con il sollevamento generale dell'area andina, l'assestamento definitivo delle grandi masse intrusive formatesi dopo i piegamenti che avevano fatto nascere la Cordigliera Orientale e quella Centrale. Un grande Horst granitico è per esempio la Cordillera Blanca, dominata dall'Huascarán (6.768 m), massima cima del Perú e una delle principali elevazioni delle Ande.

 

Fenomeni vulcanici. Il processo orogenetico che ha assestato il rilievo peruviano è stato accompagnato, come altrove nelle terre andine, da vasti fenomeni vulcanici e anche in Perú sono numerosi gli apparati eruttivi, seppure non così frequenti come in altre sezioni andine. L'area vulcanica più estesa si trova nella parte meridionale del Paese, là dove troneggia a 5.822 m il cono del Misti . L'attività sismica è ancor oggi rilevante e denota la giovinezza e l'instabilità della regione andina peruviana, dove le catastrofi sono frequenti e disastrose. La conformazione delle alte terre andine in Perú è alquanto diversa dal resto delle Ande: qui la grande catena sudamericana raggiunge la massima ampiezza (500 km all'altezza del Lago Titicaca), il che spiega come le Ande hanno e abbiano avuto tanta importanza nell'organizzazione territoriale del Paese. Verso il Pacifico la Cordigliera Occidentale presenta un versante ripido che termina su una regione montagnosa, in larga parte di rocce mesozoiche, che si deprime verso anguste piane costiere desertiche di recente formazione. Sul versante orientale le Ande digradano verso i bassopiani amazzonici, costruiti dai trasporti alluvionali neozoici dei fiumi andini, che uscendo dagli sbocchi vallivi scorrono su ampi conoidi prima di confluire nei fiumi.

 

Clima. Dal punto di vista climatico il Perú presenta contrasti fortissimi. La regione andina ha un suo caratteristico clima e al tempo stesso, con il suo baluardo montano, determina una differenziazione netta tra la parte orientale del Paese (l'Oriente) e la parte costiera occidentale (la Costa). Questa ha un clima tipicamente desertico, in quanto il litorale peruviano, con il suo particolare orientamento sud-est/nord-ovest, è soltanto lambito dai venti prodotti dalle masse cicloniche che si formano sul Pacifico. La corrente fredda di Humboldt ha la sua parte poiché determina una condensazione dell'umidità portata dai venti marittimi, impedendo la penetrazione verso l'interno delle masse d'aria. È a questo fenomeno in particolare che si devono le persistenti formazioni nebbiose (alte qualche centinaio di metri) che stazionano tra giugno e agosto nella regione costiera, responsabili di quella pioviggine lievissima (garúa), che rappresenta quasi il totale delle precipitazioni della regione. A Lima annualmente cadono circa 20-30 mm di pioggia, valori più o meno estensibili a tutta l'aridissima costa, dove tuttavia le temperature non sono quelle dei deserti per effetto dell'azione mitigante del mare (a Lima le oscillazioni termiche vanno da 15 a 20 °C). Il clima della regione è comunque di tipo tropicale, sebbene vi siano sensibili variazioni passando da sud a nord, dove il deserto è assai più caldo. Elevandosi verso le Ande il clima muta, ma gli effetti più importanti riguardano le temperature, perché anche qui le precipitazioni restano basse. Gli apporti umidi sulla catena andina sono principalmente quelli degli alisei di est e sud-est, i quali però si riducono notevolmente oltre i 2.500 m d'altitudine e sono inoltre sbarrati dalla disposizione longitudinale delle cordigliere. Verso i 3.800-4.000 m, l'altitudine cioè dei bacini andini, le precipitazioni sono minime: non superano i 50 mm annui (36 mm a Cerro de Pasco, situata a 4.338 m d'altitudine) e si verificano durante i mesi dell'estate australe, da novembre a febbraio-marzo. Le temperature medie nella stessa località si aggirano tutto l'anno sui 4-5 °C, pur con forti escursioni termiche, anche di oltre 20 °C. Il clima comincia a mutare appena ci si affaccia al versante orientale, cioè percorrendo le valli che discendono verso i bassopiani amazzonici; muta altresì procedendo verso nord, nelle zone cioè situate a latitudini equatoriali (il Perú sfiora l'Equatore) e più aperte agli influssi atlantici. A Huancayo (3.550 m) le precipitazioni sfiorano i 700 mm e le temperature oscillano tra i 13 e i 10 °C. Sotto i 2.700 m si entra, sul versante orientale, nel dominio del clima umido, con precipitazioni copiose (superiori a 2.500 mm). È il clima amazzonico che, pur presentando ritmi stagionali, è sostanzialmente caratterizzato da elevata umidità, temperature costanti (22-25 °C) e precipitazioni quasi giornaliere, se si escludono i mesi di luglio-agosto.

 

Flora. Alla varietà delle situazioni climatiche corrisponde quella delle formazioni vegetali. Nella fascia desertica costiera le oasi agli sbocchi fluviali punteggiano la zona pedemontana, per il resto coperta da una steppa arbustiva a carrubi (algarrobos); verso la costa l'ambiente desertico ospita sparute formazioni di cactacee e, all'epoca delle garúas, un'effimera vegetazione di fiori ed epifite chiamata loma. Salendo sull'arido versante andino la vegetazione si arricchisce di poco: nei valloni più umidi si trovano formazioni riparie (pioppi ecc.) e sopra i 1.000 m appaiono nuove specie xerofile, come il Cereus, l'Heliotropium ecc. Nei bacini elevati delle Ande si ritrova la steppa a festuche e altre graminacee propria della puna, che nella zona del Lago Titicaca presenta oggi qualche eucalipto, pianta che si adatta anche a queste quote. La vegetazione via via si arricchisce scendendo verso oriente. Le specie forestali si spingono nelle vallate sino quasi a 3.000 m e poco più sotto si ritrovano aspetti vegetali lussureggianti, quelli propri della Montaña, con grandi varietà di specie, tra cui la chinchona, dalla cui corteccia si estrae il chinino. Verso i 2.000 m, nella cosiddetta Ceja de Montaña (ciglio della foresta montana), l'ambiente vegetale è estremamente ricco di essenze.

Idrografia. Idrograficamente il territorio peruviano tributa per circa i 3/4 all'Atlantico per mezzo del Rio delle Amazzoni: ciò come risultato della stessa conformazione della catena andina, che con la più giovane ed erta Cordigliera Occidentale chiude le alte terre al Pacifico. Lo sviluppo idrografico ha sulle Ande un andamento longitudinale; poi, attraverso varchi laterali, là dove la Cordigliera Orientale si abbassa e si spezza, i fiumi trovano la via dei bassopiani orientali. I fiumi che drenano gli elevati bacini andini corrono verso est molto incassati e alla fine confluiscono nei fiumi maggiori, l'Ucayali e il Marañón, entrambi lunghi circa 1.800 km, che si fondono poco a monte di Iquitos, originando il Rio delle Amazzoni. Il Marañón, che attinge le sue acque dai versanti interni della Cordillera Blanca, è arricchito dagli apporti dell'Huallaga, che drena il vasto bacino compreso tra le Cordigliere Orientale e Centrale; l'Ucayali si forma dall'unione dell'Apurímac e dell'Urubamba, che nascono rispettivamente dalla Cordigliera Occidentale e Orientale. Sebbene i fiumi andini abbiano alle sorgenti un alimento glaciale e scorrano incassati in gigantesche gole, si arricchiscono di acque in modo considerevole lungo il versante orientale, molto piovoso, e giunti nella piana amazzonica sono lenti, ampi e navigabili. In ogni caso hanno un regime stagionale ben marcato: nei mesi dell'inverno australe (da giugno a settembre) essi sono in fase di magra e il loro livello si abbassa di diversi metri rispetto al periodo di piena estivo. I fiumi del Pacifico hanno invece un corso relativamente breve (meno di 400 km), in quanto scolano il ripido versante della Cordigliera Occidentale, a carattere torrentizio. Scorrono lungo valloni precipiti e si distendono solo verso la fascia costiera, dove le loro acque sono utilizzate per irrigare le numerose oasi di pedemonte che si succedono nella regione. Tra i bacini endoreici il principale è quello di Titicaca (8.300 km2 , metà circa in territorio boliviano); il grande lago ha nella geografia del Perú un posto importante, sia per la sua posizione centrale nelle alte terre, sia perché le sue acque determinano una certa mitigazione climatica - il lago, situato a 3.812 m, è il più elevato dei grandi laghi del globo - che influenza il popolamento della zona.