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Economia
Dopo un secolo di un più o meno larvato immobilismo o comunque di processi evolutivi estremamente lenti, il Perú è stato testimone negli ultimi decenni di grandi cambiamenti, in particolare di un radicale alternarsi di regimi istituzionali e di indirizzi di politica economica che hanno inciso sull'andamento produttivo peruviano, ma che non hanno significato un autentico punto di rottura con il passato.
Profilo generale. Sono tuttora discordi le valutazioni su quel colpo di Stato del 1968, con cui un gruppo di giovani ufficiali, prendendo il potere, intendeva operare una decisiva svolta a sinistra del Paese che era stato sino ad allora più o meno larvatamente sfruttato da questa o quella potenza neocoloniale. Furono intraprese, talvolta solo iniziate, colossali opere pubbliche, specie nel settore delle infrastrutture, inteso come imprescindibile elemento del decollo del Paese; e ciò senza disporre di un'adeguata copertura finanziaria, facendo solo assegnamento sui proventi delle abbondanti e diversificate risorse nazionali, in particolar modo di quelle minerarie, ma all'atto pratico soggette a fortissime oscillazioni di prezzo sui mercati internazionali se non a vere e proprie manovre speculative. Furono del pari con troppa leggerezza nazionalizzati i fondamentali settori produttivi, compresa gran parte delle industrie, che poi lo Stato non risultò in grado di gestire. Venne varata una grandiosa riforma fondiaria, puntando eminentemente sulla creazione di cooperative e di aziende collettive statali; ma la reazione o comunque il disinteresse di una classe contadina fortemente arretrata contribuirono largamente al fallimento anche di questa iniziativa. Il crollo delle esportazioni, la mancanza di capitali, donde una generalizzata crisi industriale, e d'altro canto i costi eccessivi dovuti a iniziative sociali molto avanzate (specie nei settori dell'istruzione e della sanità) e forti aumenti salariali portarono a un vero e proprio collasso dell'economia nazionale. Il governo (ritornato pienamente civile nel 1980) si trovò costretto ad accedere in forma sempre più consistente ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale e in genere al capitale estero; ciò fu ottenuto in cambio di una radicale inversione di politica economica. Il Paese ha visto così il decisivo rilancio del settore privato dell'economia, eminentemente nell'industria; si è verificato in pratica un ritorno all'economia di mercato con ampie facilitazioni per gli investimenti stranieri, accompagnate da rigide misure di austerità.
Profilo agricolo. L'agricoltura è un settore che presenta varie possibilità, ma che è ancora relativamente poco sviluppato; d'altronde arativo e colture arborescenti interessano una porzione estremamente esigua (il 3,2%) della superficie territoriale. In effetti, parlando dell'agricoltura peruviana, occorre fare una netta distinzione fra i ben diversi tipi di conduzione, di redditività e di produzione che prevalgono nelle tre fondamentali sezioni geografiche del Paese. Così nella fascia costiera, dato il clima praticamente desertico, l'agricoltura è di tipo oasico, intensiva, resa possibile dall'irrigazione ottenuta mediante l'utilizzo delle acque dei fiumi che scendono dalle Ande e si gettano nell'Oceano Pacifico; prevalgono dunque le coltivazioni di tipo tropicale irrigue (in particolare canna da zucchero, cotone e riso), poste al preminente servizio del consumo interno, ma altresì avviate ai mercati esteri. È questa l'area più produttiva e meglio organizzata. Sulla Sierra, dove i terreni più adatti corrispondono ai fondi vallivi, l'agricoltura è essenzialmente di sussistenza (cereali, patate ecc.) ed è piuttosto povera. Nella cosiddetta Montaña, regione eminentemente forestale, l'agricoltura, salvo in alcune zone di colonizzazione recente, è per lo più condotta con metodi molto primitivi; le aree più adatte alle colture si trovano nella fascia più alta, dove sono state introdotte con successo talune coltivazioni di piantagione, come quelle delle banane e della canna da zucchero.
Cereali e colture agricole. La maggior parte dell'arativo è occupato ovviamente dai cereali, base dell'alimentazione locale, anche se i quantitativi prodotti non sono sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale. Prevale il mais, coltivato soprattutto nella Sierra (specie nelle valli del Mantaro e dell'Urubamba e presso il Lago Titicaca), dove si spinge sino a 3.300 m di altitudine; seguono l'orzo, che addirittura si trova ancora a 4.000 m, il frumento, il sorgo e la quinoa , una pianta simile al miglio e conosciuta già dagli Inca. Cereale di più recente introduzione, ma che ha già dato ottimi risultati per i suoi alti rendimenti, è il riso, che si ottiene nelle aree irrigue della Costa e nella Ceja de Montaña settentrionale. Oltre ai cereali, prodotto alimentare fondamentale è la patata la cui coltivazione è tipica della zona andina, dove giunge anche a quote di 4.000 m (rendimenti molto elevati si ottengono però in alcune oasi della Costa); del pari è largamente consumata la manioca. Il Paese può altresì contare su varie colture orticole, tra cui cipolle e pomodori, e frutticole, che provengono soprattutto dalla Costa (agrumi, ananas, banane, mele, pesche ecc.); importante coltura legnosa è quella della vite, diffusa in tutte le valli costiere meridionali, dove il clima è già fortemente mitigato.
Colture industriali. Sono del pari numerose, e alcune di notevole rilievo, le colture di tipo industriale; prevalgono quelle del cotone e della canna da zucchero, che alimentano anche una consistente esportazione. Le piantagioni di canna da zucchero sono diffuse nelle migliori zone irrigue della Costa (Oasi di Trujillo, di Chiclayo ecc.), ma sono presenti anche sui versanti orientali andini sino a oltre 2.000 m, nonché nella Ceja de Montaña; quelle di cotone, che si susseguono lungo la Costa con maggior concentrazione nella parte centrale e nell'Oasi di Piura, forniscono prodotto a fibra lunga e quindi di ottima qualità. Importante è anche la coltivazione del caffè, praticata sia in grandi aziende sia in piccole unità familiari, specie nelle aree montuose del Perú centrale e nord-orientale, nonché nelle valli degli affluenti dell'Ucayali; ruoli più modesti hanno il tabacco, il cacao, il tè e alcune oleaginose, come il sesamo e la soia.
Foreste. Foreste e boschi coprono i 2/3 della superficie territoriale; costituiscono un potenziale ingentissimo, sinora del tutto inadeguatamente sfruttato, anche per la scarsità di vie di comunicazione. Le foreste sono particolarmente fitte sui versanti montuosi interni e sono ricche di ogni genere di legnami, incluse pregiate essenze di ebanisteria (mogano, cedro, palissandro ecc.); il legname viene in genere avviato per fluitazione a Iquitos, dove è lavorato in grandi segherie (altre segherie sono a Tingo María). Pianta tipica della Montaña è la chinchona, dalla cui corteccia si ricava il chinino; Sierra e Montaña danno infine la coca (Erithroxylon coca ), in parte consumata localmente dagli indios, che ne masticano le foglie, in parte usata per l'estrazione della cocaina.
Allevamento. L'allevamento, specie delle pecore e dei lama, è una delle attività più tradizionali delle popolazioni andine (anche se tuttora ben lungi dall'essere adeguatamente organizzata), che da esso ricavano lana per tessere abiti e coperte, latte e carne per integrare gli scarsi prodotti dell'agricoltura, pelli e cuoio. Inoltre il lama, piccolo camelide particolarmente adatto all'ambiente andino, serve come animale da soma. Affini al lama sono gli alpaca e la vigogna che danno, specie il primo, una lana finissima e di alto pregio. Sulla Sierra in particolare si sfruttano estensivamente i magri pascoli della puna soprattutto per ovini e caprini oltre che per bovini, questi ultimi presenti anche nella Costa e nella Montaña. Per importanza numerica il primo posto è occupato dagli ovini, diffusi specialmente nel sud (presso il Lago Titicaca e nelle zone di Cusco e Arequipa); seguono i bovini, i caprini, i suini, gli alpaca, quindi i lama, i cavalli, gli asini e i volatili da cortile, il cui allevamento è praticato un po' ovunque.
Pesca. Anche l'attività peschereccia riveste un ruolo di rilievo nell'economia peruviana, benché ora sia in sensibile regresso rispetto a qualche anno addietro. In effetti, benché da tempo fosse ben nota l'abbondanza di prodotti ittici nelle acque del Peru, lo sfruttamento intensivo di tale risorsa ebbe inizio solo nel 1955, ma si trasformò ben presto in un vero e proprio saccheggio. Così nel 1971 il Perú poté figurare al primo posto su scala mondiale, ma negli anni successivi si verificò una gravissima rarefazione dei banchi di pesce, in parte anche dovuta a cause naturali. Oggi il governo peruviano tende a destinare il pesce catturato all'integrazione della dieta, scarsamente proteica, della popolazione. I principali porti pescherecci sono Chimbote, Chancay, Callao, Huacho, Ilo.
Risorse minerarie. Sin dal tempo della conquista spagnola, il Perú fu sempre celebre per le sue ricchezze minerarie; tali risorse sono state anzi in passato la vera e propria base dell'economia peruviana. Ancor oggi il settore estrattivo riveste notevolissima importanza, partecipando alle esportazioni in misura nettamente prioritaria. All'inizio furono i metalli preziosi, come l'oro e soprattutto l'argento, ad attirare i conquistatori, ma da tempo altri minerali - specie il rame - si sono aggiunti alla lunga lista dei principali prodotti del sottosuolo peruviano. Per il rame il Perú è uno dei maggiori produttori mondiali (il minerale viene estratto nella regione andina, a Quiruvilca, Toquepala, Quellaveco, Cerro de Pasco, Casapalca ecc.); detiene inoltre il primato nell'America Meridionale per il piombo, lo zinco e l'argento. Quest'ultimo, con cui piombo e zinco sono spesso associati, ha il principale giacimento a Cerro de Pasco; l'oro riveste minore importanza, mentre ha tuttora una buona consistenza l'estrazione del ferro, presente nel Perú meridionale, a Marcona e ad Acarí. Dal sottosuolo peruviano si ricavano anche vanadio, molibdeno, antimonio e tungsteno, ricercati per la metallurgia degli acciai speciali, nonché vari minerali non metalliferi, come i fosfati.
Risorse energetiche. Tra i minerali energetici è presente, in quantitativi modestissimi, il carbone, mentre una discreta consistenza ha il petrolio, cui sovraintende l'ente di Stato Petroperú. I principali bacini petroliferi sono ubicati nel Perú settentrionale, sia sulla Costa (Lobitos, Zorritos ecc.), sia nell'area amazzonica (Corrientes, Maquia ecc.); nel 1977 è stato ultimato l'oleodotto transandino, di 852 km, che collega i giacimenti di Corrientes con la costa, dove è in funzione dal 1982 il grande complesso petrolchimico di Bayóvar, sulla Baia di Sechura. A sud di Pucallpa è stato rinvenuto un esteso giacimento di gas naturale, di cui è già in atto un discreto sfruttamento. Il Perú può anche contare sull'ingentissimo potenziale idroelettrico dei suoi ricchi fiumi, che scendono dalla Sierra e sono già sfruttati da vari impianti, tra cui quello sul fiume Mantaro, un affluente dell'Apurímac; tuttavia il settore energetico necessita di un radicale potenziamento.
Industria di base. L'energia elettrica è in larga misura al servizio dell'industria siderurgica (complesso di Chimbote) e metallurgica, che lavora rame, piombo, zinco, cadmio, antimonio, oro ecc. Nel suo insieme l'industria, ristrutturata in varie riprese mediante provvedimenti governativi, ha registrato discreti progressi, ma sussistono ancora gravi problemi da risolvere, specie per quanto riguarda la produttività, che è piuttosto bassa, e il permanere di forti squilibri nella distribuzione territoriale delle aziende: nell'area tra Lima e Callao è infatti concentrata l'assoluta maggioranza delle industrie operanti nel Paese.
Altre industrie. Particolare dinamicità ha registrato il settore manifatturiero, specie l'industria tessile: si producono tessuti di cotone e, in misura però largamente inferiore, tessuti di lana e di fibre sintetiche. Sviluppata è altresì l'industria del tabacco e in genere le attività di trasformazione dei prodotti agricoli, zootecnici e ittici locali: oleifici, complessi molitori, zuccherifici, birrifici, conservifici, cappellifici (tipica è la produzione dei cappelli panama) e calzaturifici. Più modesto è per contro il settore meccanico, che comprende impianti per il montaggio di autoveicoli e di elettrodomestici; a Callao operano piccoli cantieri navali. Crescente dinamismo presenta l'industria chimica, che fornisce discreti quantitativi di acido solforico, cloridrico e nitrico, di soda caustica e di fertilizzanti azotati; numerose sono anche le raffinerie di petrolio sia sulla costa, come a Talora e a Callao, sia nell'interno, come a Iquitos, Pucallpa ecc. Vari cementifici, cartiere e fabbriche di pneumatici completano il panorama delle principali industrie peruviane. Vivace e, per certi articoli, di gran pregio è infine l'artigianato (lavorazione dell'argento e dell'oro, ceramiche artistiche, tessuti a mano ecc.).
Comunicazioni. La conformazione del territorio rende oltremodo difficili le comunicazioni, che sono molto carenti e costituiscono un grave ostacolo allo sviluppo economico; eppure il Paese, a differenza di altre regioni andine, aveva conosciuto in epoca incaica un eccellente sistema viario, realizzato per collegare la capitale Cusco al mare e alle altre zone dell'altopiano. L'antica rete stradale andò peraltro distrutta durante la dominazione coloniale spagnola e le comunicazioni, specie fra le tre grandi sezioni morfologiche del Paese, sono tornate a migliorare solo in questo secolo. La rete ferroviaria, costruita eminentemente per sfruttare le miniere della Sierra, ha una funzione rilevante, ma con neppure 3.500 km di complessivo percorso non può certo risolvere il problema dei trasporti, né lega unitariamente tra di loro le varie parti del territorio; le due linee principali sono il cosiddetto Ferrocarril Central, che collega Lima a La Oroya attraverso il Passo di Ticlio, toccando ben 4.829 m di quota, e a sud la linea che unisce Arequipa e il vicino porto di Mollendo con Puno sul Lago Titicaca, passando per Cusco e raggiungendo i 4.770 m. La rete stradale è relativamente estesa (oltre 71.000 km), ma non sempre efficiente, specie nella Sierra, e ancor più povera di collegamenti con la Montaña; si basa essenzialmente sui circa 3.300 km del tratto peruviano della Carretera Panamericana, che dal confine con l'Ecuador a quello con il Cile congiunge tutti i principali centri della Costa, e sull'arteria transandina, che collega Lima alle zone orientali, passando per La Oroya e Cerro de Pasco fino a Pucallpa. Dove non esistono strade o ferrovie si fa largo ricorso alla navigazione fluviale (numerosi battelli fanno servizio specialmente nella Montaña, tra Pucallpa e Iquitos); notevole è anche la navigazione sul Lago Titicaca, sulla cui estremità occidentale è situato il porto di Puno. I servizi aerei sono ormai discretamente sviluppati, collegando Lima (sede dell'aeroporto internazionale Jorge Chávez) con tutti i principali centri del Paese, nonché con quasi tutte le capitali sudamericane e con gli Stati Uniti; operano nel Perú varie compagnie aeree, tra cui la Aeroperú.
Commercio. Gli scambi commerciali ben riflettono la profonda frattura socio-economica che continua a contrapporre l'area della Costa alla Sierra e in genere alle zone interne: mentre nei centri costieri determina una forte richiesta di merci di vario genere e una grande molteplicità di beni di consumo, nell'interno una prevalente economia di sussistenza e un fiorente artigianato indio sopperiscono in gran parte alle contenute necessità della popolazione locale. Quanto agli scambi con l'estero la politica di espansione che ha caratterizzato nell'ultimo decennio l'economia peruviana ne ha naturalmente determinato un sensibilissimo sviluppo anche in questo settore. Le esportazioni riguardano soprattutto i minerali (rame, argento, zinco, piombo, ferro, petrolio e i suoi derivati), pesce e prodotti ittici, caffè, cotone e lana; le importazioni sono eminentemente costituite da macchinari, da taluni generi alimentari, specie da cereali, e da una gamma ormai molto vasta di prodotti industriali nonché di beni di consumo. La bilancia commerciale alterna anni con saldi attivi ad altri con saldi passivi in relazione alle quotazioni sui mercati mondiali delle materie prime, su cui si basano le esportazioni del Paese; ben un quarto degli scambi si svolge con gli Stati Uniti, seguiti dal Giappone e dalla Germania. Sono rilevanti anche le entrate valutarie dovute al turismo, attirato sia dalle vestigia delle civiltà preincaica e incaica e dalle testimonianze dell'arte coloniale, sia dalla bellezza della natura.