www.unimondo.org/Paesi/Americhe/America-meridionale/Peru/Ambiente-umano
Ambiente umano
Le caratteristiche territoriali hanno avuto un peso determinante negli sviluppi della geografia antropica del Perú. La ripartizione in fascia costiera, alte terre andine e pianure orientali rende ancor oggi effettivamente difficile l'organizzazione unitaria dello spazio, la quale risente ancora di quella che era stata la lunga, complessa e a suo modo profonda opera di conquista e di valorizzazione delle popolazioni precolombiane.
Civiltà incaica. I primi centri di popolamento si ebbero già qualche millennio a.C. nella zona costiera, dove trovarono le loro basi quelle culture, sedentarie, basate sull'agricoltura irrigua in ambiente tropicale, che poi si fissarono sull'altopiano. Qui il rapporto tra uomo e ambiente (un ambiente particolarissimo per la sua elevata altitudine e le sue condizioni climatiche) si realizzò in forme compiute con la cultura di Tiahuanaco, che insegnò non poche cose a quella che fu l'organizzazione unitaria degli Inca. Questa conobbe la sua maggior fioritura verso la metà del XV secolo, cioè non molto prima dell'arrivo dei conquistadores. Regime di tipo schiavistico, quello degli Inca assoggettò tutto il vasto spazio dall'Ecuador al Cile e trovò, attraverso le sue forme organizzative, la capacità di sfruttare e popolare le ostiche alte terre andine. Quel dominio, efficiente seppur non molto dinamico, ebbe il suo centro a Cusco e i suoi capisaldi in cittadelle fortificate che non raggiunsero però mai il carattere di vere e proprie città. Ma esse furono i perni dell'organizzazione sedentaria, molto ben consolidata, se si pensa che gli Spagnoli non le abbandonarono e costruirono le loro città, come Cusco, sui centri che erano stati degli Inca.
Penetrazione spagnola. Gli Spagnoli avevano bisogno della manodopera locale e la trovarono soprattutto sulle alte terre, dove l'utilizzarono nello sfruttamento minerario e nella conduzione delle haciendasche essi crearono nelle zone migliori. Inizialmente l'impiego della manodopera india, assunta coercitivamente, sfruttando le regole vigenti in epoca incaica (la mita), secondo le quali il contadino era obbligato a dedicare una parte dell'anno ai lavori richiesti dal potere imperiale, fu deleterio. L'organizzazione delle comunità contadine ne risentì e ciò contribuì, insieme allo sfruttamento spesso spietato degli indios nelle miniere, alla diminuzione della popolazione indigena. Questa però non fu contaminata o sostituita dai bianchi, che nelle Ande trovarono un ambiente a loro ostile, fatto che spiega l'alta percentuale di indios puri sulle alte terre, dove essi vivono da secoli e quindi fisiologicamente sono ben adattati alle particolari condizioni imposte dall'altitudine elevata. Sulla Costa vi fu invece, sin dalle origini, quell'immissione di Spagnoli e poi di altri stranieri che diede vita al meticciato oggi predominante in questa parte del Paese, caratteristico di Lima e degli altri maggiori centri.
Sviluppo demografico. Lima, divenuta già nel XVI secolo il perno dell'organizzazione territoriale, aumentò progressivamente la sua popolazione, così come gli altri centri oasici e portuali della fascia costiera, che ospita oggi la maggior parte della popolazione peruviana, mentre sino al 1950 erano le Ande che ne accoglievano di più (nel 1940 il 62,7%). Nel giro di vent'anni, dal 1940 al 1960, mentre la popolazione andina è aumentata del 25%, sulla Costa si è accresciuta del 110%. È un antico processo di "scivolamento" che perdura perché continua a sussistere quella frattura tra Ande e Costa, tra mondo indio e il resto del Paese, che è poi il grande problema del Perú moderno. Complessivamente lenta e modesta è la valorizzazione delle terre orientali, che accolgono oggi poco meno di 1 milione di abitanti. Dopo le decimazioni avvenute soprattutto agli inizi dell'epoca coloniale, anche per le malattie introdotte dai conquistadores (la popolazione india all'epoca dell'impero incaico è stata variamente valutata sui 6-7 e anche più milioni di abitanti), gli sviluppi demografici del Paese hanno avuto i loro primi forti impulsi solo in questo secolo: basti dire che nel 1850 vi erano nel Perú, secondo i dati del primo censimento, 2 milioni di abitanti, saliti a 2,7 milioni nel 1876. Il successivo censimento, effettuato solo nel 1940, dava una popolazione di oltre 7 milioni di abitanti. L'aumento negli ultimi decenni è stato fortissimo: al censimento del 1981 gli abitanti sono risultati pari a 17.005.210 e oggi sono stimati inoltre 24 milioni. La crescita di questo secolo fu dovuta in parte all'emigrazione europea (che ha avuto come protagonisti Spagnoli, Tedeschi, Italiani ecc.) e asiatica (Cinesi, Giapponesi), sebbene non così forte come in altri Paesi latino-americani, e in parte alle migliorate condizioni igieniche.
Composizione etnica e distribuzione. Oltre la metà della popolazione è rappresentata da indios, insediati quasi interamente sulle alte terre, seguiti dai meticci (32%), che popolano prevalentemente i centri costieri, dai creoli (12%) che rappresentano l'élite del Paese e vivono nelle città, e da piccole minoranze di neri o mulatti stanziati nelle zone costiere. Gli indios della foresta amazzonica sono stimati in circa 30.000 individui. Per quanto riguarda la distribuzione della popolazione, si può dire che essa dipenda sempre più ormai dallo sviluppo dell'urbanesimo. Questo infatti è povero sulle Ande ed è invece vistoso sulla Costa, dove Lima rappresenta una tipica metropoli sudamericana; l'agglomerato urbano ospita da solo circa 1/4 dell'intera popolazione peruviana. Il suo dipartimento ha una densità di 207 abitanti/km2 ; sulle Ande le densità sono assai meno elevate, aggirandosi sui 15-20 abitanti/km2 , mentre relativamente ben popolate sono le vallate che dalle Ande digradano verso la Costa, specie a una certa altitudine, precisamente sui 2.000 m. Anche sul lato opposto i 2.000 m rappresentano un piano altitudinale popolato; più in basso si passa ai vuoti spazi del bassopiano, dove si ha in media 1 abitante/km2.
Insediamenti rurali. Al di fuori delle città, sull'altopiano la popolazione vive prevalentemente nel piccolo villaggio indio di pastori e contadini costituito di piccole capanne di adobe, sovente al centro di un cortile. In certe zone ci sono piccoli nuclei sparsi, come nelle vallate occidentali. Qui, sovente, i villaggi sono sorti intorno alle vecchie haciendas fondate dagli encomenderos, i grandi proprietari terrieri creoli che hanno sovvertito, col regime fondiario, la stessa distribuzione degli insediamenti nonché il paesaggio agrario originario. Vertici dell'organizzazione locale sono i centri che hanno i vari servizi sociali: la chiesa, il mercato, l'ambulatorio ecc. Nella zona costiera i centri d'oasi si circondano di nuclei e case sparse, secondo caratteristiche che si trovano bene espresse anche alla periferia di Lima. Nell'organizzazione territoriale hanno un ruolo fondamentale i capoluoghi di regione; essi fungono da centri coordinatori di territori di dimensioni assai varie secondo le zone e taluni sono ormai città popolose, sedi di attività industriali.
Urbanesimo e città. L'urbanesimo è nel complesso abbastanza sviluppato. Il rapido accrescimento ha però interessato quasi esclusivamente le città costiere e soprattutto Lima, ormai saldata a Callao, il suo porto, e formata da un'estesa successione di barriadas che dal mare giungono fino ai primi rilievi. La città, che è stata una delle prime (1535) e più importanti fondate dai conquistadores nell'America Meridionale, ha ormai perduto nel suo centro i caratteri originari coloniali e ha assunto il volto anonimo delle città latino-americane. È comunque una metropoli attivissima, non solo per le sue funzioni di capitale, ma anche per le sue attività economiche e industriali; essa ha promosso, oltre alla crescita di Callao, quella di altre località costiere, soprattutto balneari (San Miguel, Miraflores ecc.). La capitale è il vertice delle comunicazioni stradali e ferroviarie; è anche la città più vicina ai centri andini grazie alla ferrovia che sale al Passo di Ticlio. Le altre città della Costa, oltre a Callao, sono Chimbote, Trujillo, Chiclayo, Piura, tutte a nord della capitale; sono localizzate in zone pianeggianti, ben coltivate, allo sbocco delle valli andine. Trujillo e Chimbote sono porti assai attivi: quest'ultima, sede anche di un'industria siderurgica, è con Callao il principale porto da pesca del Perú. A sud di Lima mancano centri costieri di rilievo; Pisco e Mollendo, di modeste proporzioni, sono però importanti sbocchi marittimi di vasti e produttivi retroterra. Arequípa, situata all'interno a 2.339 m d'altitudine, è una città in posizione particolare, fungendo da saldatura tra la Costa e le Ande. Sulle Ande il centro maggiore continua a essere Cusco, la capitale incaica; situata a 3.399 m, raccorda la sezione meridionale dell'altopiano con quella centrale gravitante su Lima. Qui sorgono Huancayo, sede di attività agricole e industriali, e più a nord Cerro de Pasco, antica e sempre importante città mineraria, mentre sulle Ande settentrionali è Cajamarca, ricca di vestigia dell'epoca coloniale. Sul versante orientale delle Ande mancano agglomerati di rilievo se si escludono Huánuco e Tingo María sulla via per Pucallpa, grosso centro in formazione sulla riva dell'Ucayali, secondo dopo Iquitos, sul Rio delle Amazzoni, della regione amazzonica.