Storia

Dal coonialismo alla guerra del Pacifico.

Il Cile era abitato da comunità autoctone, più o meno autonome, quasi tutte appartenenti alla famiglia degli Araucani, che entrarono in contatto con i conquistadores iberici nel 1535, quando il piccolo esercito di Diego de Almagro, cui a Lima Francisco Pizarro aveva affidato il compito di estendere a S l'impero coloniale spagnolo, oltrepassata la sponda meridionale del fiume Maule penetrò in territorio araucano. Dopo due anni, Almagro fu costretto a ritirarsi; Pedro de Valdivia, che lo sostituì, fondò nel 1541 la città di Santiago e nel 1550 Concepción. Gli Araucani intanto avevano trovato in Lautaro un capo coraggioso e geniale che li condusse al contrattacco e riuscì a fermare l'avanzata avversaria. Nel 1553 i due eserciti si affrontarono: sconfitto, Valdivia venne catturato e ucciso. La conquista spagnola però, ormai irreversibile, si consolidò lentamente ma progressivamente e gli Araucani dovettero rifugiarsi nell'estremo Sud. La storia del Cile, amministrato come Capitanía General nell'ambito del vicereame del Perú, si confuse sostanzialmente fin verso la metà del sec. XVIII con quella di tutta l'America ispanica. Protagonista delle lotte per l'indipendenza sudamericana, fu teatro di una prima, importante rivolta nel 1781, ma solo dopo la vicenda napoleonica vi fu una sostanziale modifica della situazione. I patrioti avevano il loro centro a Concepción, dove operava Bernardo O'Higgins, un liberale che il 18 settembre 1810 riunì con altri patrioti un Cabildo abierto a Santiago. Il governatore spagnolo García Carrasco venne esautorato e fu insediata una Giunta rivoluzionaria, diretta da Mateo de Toro y Zambrano. Il disaccordo tra O'Higgins, deciso ad arrivare alla proclamazione dell'indipendenza, e altri capi del movimento favorevoli al mantenimento di un vincolo con la Spagna, finì col favorire gli interessi coloniali e O'Higgins, sconfitto dagli Spagnoli nel 1814, fuggì a Mendoza e poi a Buenos Aires. Nel 1817, dopo aver trovato un'intesa con il generale José de San Martín, attraversò con quest'ultimo la cordigliera andina e il 12 febbraio 1818, a Santiago, entrambi proclamarono l'indipendenza del Cile. Il 5 aprile successivo, con la vittoria di Maipú, ebbero ragione della resistenza nemica e garantirono al Paese la libertà. Lo spirito riformistico che ispirò O'Higgins nell'impostare la struttura dello Stato inquietò l'aristocrazia creola e la gerarchia ecclesiastica e nel 1823 egli dovette abbandonare il potere e trasferirsi in Perú. L'allontanamento di O'Higgins segnò per il Cile l'inizio di un periodo in cui alla guida della Repubblica si alternavano ora questo ora quel caudillo, che dettavano sempre nuove Costituzioni (per esempio, nel 1823, nel 1826, nel 1829); in quegli stessi anni si formarono il partito conservatore e quello liberale. Nel 1829 la riconferma del liberale Pinto alla presidenza e l'immediata reazione del generale conservatore J. Prieto diedero avvio a una guerra civile. Vittoriosi a Lircay l'anno successivo, i conservatori si insediarono al potere e vi rimasero per un trentennio. Artefice dei progressi economici realizzati in quegli anni fu il ministro D. Portales che, se dotò la Repubblica di una Costituzione (1833) che assicurava all'oligarchia le leve del comando, incentivò il commercio e la produzione e sviluppò il porto di Valparaíso. I frutti della politica di Portales maturarono nella guerra combattuta, al fianco dell'Argentina, contro la Confederazione peruviano-boliviana (1836-39); il trionfo ottenuto a Yungay (20 gennaio 1839), che condusse alla vittoria finale, contribuì a rafforzare il prestigio del Cile. I mandati presidenziali di M. Bulnes (1841-46 e 1846-51) e M. Montt (1851-56 e 1856-61) accrebbero la robustezza del Paese, sia sul piano economico sia su quello militare; notevole pure l'impulso dato alla cultura, con l'apertura dell'Università di Santiago ai migliori pensatori di tutta l'America Latina. Con J. J. Pérez (1861-66 e 1866-71), successore di Montt, ebbe termine il predominio dei conservatori. L'ascesa dei liberali, subentrati con F. Errázuriz Zañartu (1871-76), poi con A. Pinto (1876-81) e D. Santa María (1881-86), rappresentava la conseguenza delle trasformazioni socio-economiche verificatesi nel Paese dall'epoca di Portales, anche per effetto di una massiccia immigrazione germanica e britannica. Ceti imprenditoriali e mercantili premevano per il superamento della vecchia struttura agricola; stava germogliando una borghesia nazionale. La cosiddetta “guerra del Pacifico” (1879-83), che vide i cileni contrapporsi all'alleanza peruviano-boliviana, si concluse con una grande vittoria del Cile. Le mire di Santiago, centrate sul controllo della produzione dei nitrati, furono soddisfatte con l'acquisto di Tacna e Arica (Tacna, nel 1929, sarebbe stata restituita al Perú) e la conquista della fascia costiera di Atacama con il porto di Antofagasta. Il felice esito della “guerra del Pacifico” stimolò ulteriormente lo sviluppo economico del Paese, accrescendo di riflesso i fermenti sociali.