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Storia
Dal colonialismo alla prima costituzione del 1824.
Il Brasile precolombiano non conobbe civiltà progredite, simili a quelle che fiorirono nel Messico o nel Perú; i Portoghesi, sbarcati nel 1500 con Cabral, trascurarono inizialmente il nuovo dominio, tanto che i Francesi, anch'essi in espansione, poterono stabilire un forte sulla costa del Pernambuco. Nel 1530 la corte lusitana, decisa a interessarsi più attivamente della colonia, vi inviò Martim Afonso de Souza che, dopo avere estromesso i Francesi dal Pernambuco, rinforzò le guarnigioni portoghesi e cominciò a istituire i primi servizi amministrativi. Nel 1533 il re Giovanni III introdusse il sistema delle capitanías: si trattava di un'estensione territoriale che il sovrano assegnava a un nobile (donatário), sulla base di suddivisioni effettuate lungo la linea costiera e prolungate idealmente verso occidente fino a raggiungere i limiti previsti dal Trattato di Tordesillas con il quale nel 1494 Portogallo e Spagna si erano accordati per tratteggiare i confini delle rispettive, eventuali conquiste in America. Il Brasile risultò così diviso in dodici capitanías, che sul tratto costiero erano lunghe da venticinque a sessanta leghe e nelle quali i donatários non tardarono a trasformarsi in signorotti, forniti di poteri praticamente illimitati. Nel 1549 Giovanni III per riprendere il controllo della situazione nominò Tomé de Sousa governatore generale ed elevò la città di Bahia a capitale della colonia; da quel momento il consolidamento della presenza lusitana poté procedere con maggiore efficacia. Nel 1567 il governatore generale Mem de Sá respinse un tentativo di occupazione da parte di ugonotti emigrati e, nel posto che gli invasori avevano chiamato Francia Antartica, fondò Rio de Janeiro. Il periodo della dominazione spagnola sul Portogallo, dal 1580 al 1640, fu molto importante per la formazione nazionale brasiliana: abbandonati in buona misura a se stessi, i coloni dovettero provvedere con le proprie forze a difendersi dagli assalti stranieri, che in quell'epoca si moltiplicarono a opera di Inglesi, Francesi e Olandesi. I primi si limitarono a qualche scorreria, i secondi, sistematisi entro la zona che è parte del Maranhão, ne vennero espulsi nel 1615; gli Olandesi, sbarcati numerosi, erano riusciti a impiantarsi nel Pernambuco. La loro comunità, specie durante l'amministrazione del principe Giovanni Maurizio di Nassau (1637-44), si era assestata così solidamente che i Portoghesi-Brasiliani si videro costretti a prolungare i loro sforzi bellici per la liberazione sino al 1654. In quell'anno, dopo un'estrema difesa a Recife, gli Olandesi capitolarono. Quando tornarono i rappresentanti della corona portoghese, la situazione in Brasile era perciò sostanzialmente mutata: gli abitanti di Rio, di São Paulo e delle zone settentrionali avevano acquistato una coscienza nazionale con aspetti rivendicativi poco graditi a Lisbona. Spinte espansionistiche si verificarono da parte dei pionieri di São Paulo che, in gruppi più o meno numerosi, si avventurarono verso l'ovest e il sud alla ricerca di nuove terre e di indigeni da rendere schiavi per il lavoro nelle piantagioni. Lo scontro fra i bandeirantes (così erano chiamati i pionieri) e i gesuiti fu inevitabile quando i primi raggiunsero le reducciones, vale a dire quegli stanziamenti fortificati che i padri della Compagnia avevano eretto, soprattutto nella zona dell'attuale Paraguay, per garantire agli elementi autoctoni una vita sicura, anche se appesantita da norme autoritarie e inflessibilmente religiose. Gli scontri furono numerosi e i bandeirantes ebbero la meglio solo quando la posizione dei gesuiti cominciò a indebolirsi tanto in Portogallo quanto in Spagna (nella seconda metà del sec. XVIII furono espulsi). Il Brasile intanto, con l'aiuto di compagnie appositamente costituite, entrava in una fase di sviluppo commerciale, traendo vantaggio inoltre dalle riforme amministrative introdotte dal primo ministro, marchese di Pombal, durante il regno di Giuseppe I (1750-77). L'autorità centrale fu ulteriormente rafforzata a svantaggio dei donatários e la colonia, che nel 1714 era già stata elevata al grado di vicereame, ebbe dal 1763 Rio de Janeiro come capitale. Quel periodo di assolutismo illuministico, che tra l'altro condusse pure al provvedimento formale di abolizione della schiavitù per gli Indios, fu però troncato dalla politica reazionaria della regina Maria I (1777-1816). In tutto il Brasile covarono sentimenti di ostilità verso Lisbona. Si ebbero in tal modo, in coincidenza con eventi analoghi in altri Paesi sudamericani, i primi moti indipendentistici. Nel 1789, in concomitanza quindi con l'inizio della Rivoluzione francese, nella provincia di Minas Gerais alcuni patrioti guidati da Cláudio da Costa e dal giovane ufficiale Joaquím José Xavier da Silva (soprannominato Tiradentes dalla sua professione di dentista) organizzarono una congiura per spingere il popolo alla rivolta; fallita la cospirazione, nel 1792 Tiradentes fu arrestato e condannato alla pena capitale. La bufera napoleonica fece precipitare gli avvenimenti. Nel 1808 l'intera corte portoghese si trasferì a Rio de Janeiro, che pertanto divenne provvisoriamente la capitale del regno. Nel 1816 Giovanni VI, salito al trono alla morte di Maria, assunse il titolo di re del Regno Unito del Portogallo e del Brasile; nel corso dello stesso anno fu occupato il territorio spagnolo della Banda Oriental (l'odierno Uruguay) che diventò Provincia Cisplatina del Brasile. Nel 1821, quando Giovanni VI, dovendo rientrare a Lisbona, lasciò a Rio il figlio Dom Pedro come reggente, la situazione venne interpretata in Portogallo come preludio all'indipendenza del Brasile; parlamento e governo ingiunsero perciò più volte a Dom Pedro di rimpatriare, mentre i Brasiliani, a loro volta, lo convinsero a trattenersi e a difendere la propria posizione. Una nuova ingiunzione di tornare in patria fu ricevuta da Dom Pedro mentre stava ispezionando le truppe sulle rive del fiume Ypiranga, alle porte di São Paulo; in quell'occasione egli si rivolse ai soldati e lanciò il grido: “Indipendenza o morte!”. Era il 7 settembre 1822. Il 1º dicembre successivo, in una Rio de Janeiro esultante e adornata dei nuovi colori nazionali, il verde e il giallo, il figlio di Giovanni VI fu incoronato imperatore del Brasile e prese il nome di Pietro I e due anni dopo diede al Paese la sua prima Costituzione, di stampo autoritario.






