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Economia
Dotato di un enorme potenziale di risorse umane e naturali, il Brasile è di gran lunga il più importante Paese dell'America Meridionale, ma è altresì quello in cui più compiutamente si esprime la storia economica sudamericana con le sue marcate dipendenze sia dall'Europa sia dagli Stati Uniti e con i suoi periodi di rapido arricchimento alternati ad altrettante fasi di recessione per i mutati interessi del capitale internazionale.
Cicli economici. Sin dagli inizi dell'epoca coloniale il Brasile fu contrassegnato infatti da una serie di cicli economici, cominciati con lo sfruttamento del legname pregiato, proseguiti con il lungo periodo della coltivazione di canna da zucchero, con l'allevamento nelle aree del sertão , con le fortune minerarie del Minas Gerais; in epoca più recente si ebbero l'intenso sfruttamento di caucciù della selva amazzonica e la vera e propria epopea del caffè, iniziata alla metà del secolo scorso e che determinò un sensibile spostamento verso sud degli interessi economici brasiliani. Ma anche oggi che il Paese sta attraversando un poderoso processo d'industrializzazione, il Brasile continua a presentare un assetto economico fondamentalmente subordinato al capitale straniero. L'economia poggia su basi essenzialmente privatistiche, benché il governo, che presiede ai principali settori di base (come il siderurgico, il petrolchimico, il cantieristico, l'energetico), sia intervenuto in modo sempre più marcato nella politica economica nazionale, nonché in vari ambiti propriamente sociali, quali l'istruzione, la sanità ecc., in cui tuttora esistono, specie nelle campagne e nel sottoproletariato urbano, sacche di arretratezza enormemente gravi. Il valore del reddito, assai elevato per l'America Latina, non esprime il basso livello di vita di gran parte della popolazione, e nasconde i macroscopici squilibri regionali che si manifestano tra le aree ultra depresse, come il Nordeste , e le regioni altamente progredite e produttive, specie lo Stato di San Paolo. Tra 1991 e 1992 una grave recessione ha colpito il Paese; con la disoccupazione in costante aumento sono saliti l'inflazione e il debito estero.
Agricoltura. L'agricoltura, pur disponendo di un'ampia superficie coltivabile, sfrutta solo il 6% dell'area totale. Inoltre la maggior parte dei territori è occupata da colture commerciali, mentre relativamente limitata è la superficie destinata a quelle alimentari, le cui produzioni non bastano alle necessità di una popolazione tanto numerosa e in parte devono essere importate. Tra le colture alimentari predominano la manioca, consumata diffusamente insieme alle patate e ai fagioli, il mais e il riso, coltivato nelle zone irrigue del Goiás, del Minas Gerais, del San Paolo e del Rio Grande do Sul; da quest'ultimo proviene anche per lo più il frumento. Nettamente più importanti sono le colture di piantagione, per molte delle quali il Paese si colloca ai primi posti nella graduatoria mondiale. Il caffè ha il suo ambiente più adatto negli altopiani a terra roxa che da San Paolo si stendono sino al Rio Paraná; la coltura, diffusasi a partire dal secolo scorso, raggiunse la massima espansione verso il 1920; tuttavia il Brasile è tuttora al primo posto nel mondo, fornendo un quarto dell'intera produzione mondiale. Anche la coltura della canna da zucchero vede il Brasile primo produttore mondiale. Altra coltura di rilievo è il cacao, pianta originaria del Brasile, diffusa principalmente nelle zone costiere dello Stato di Bahia. Ricchissimo è il panorama delle piante oleifere, sia coltivate come la soia, le arachidi, il ricino, il lino ecc., sia spontanee come la palma da olio, la palma babaçú che dà le cosiddette noci del Brasile ecc. Con le sue varietà climatiche il Paese può consentirsi una gamma assai vasta di frutta: colossali le produzioni di banane e di arance, di cui è il primo produttore del mondo, quindi di ananas, noci di cocco, uva. In continua espansione è il cotone, presente nell'area del caffè e nel Nordeste ovunque sia possibile l'irrigazione; elevata è anche la produzione di sisal, che con la iuta completa il quadro delle piante tessili. Si ricordano ancora il tè e soprattutto il tabacco, coltivato negli Stati del Rio Grande do Sul, di Santa Catarina e di Bahia.
Foreste. Grandiose sono le risorse delle foreste, che coprono una buona metà della superficie nazionale e sono per larga parte comprese nel bacino amazzonico, che ha nella ricca foresta pluviale essenze di ogni genere. In essa trova il suo ambiente originario l' hevea ; lattice gommifero si ricava anche dalle palme. Dalla foresta della facciata atlantica provengono invece legni pregiati come il palissandro e il cedro, mentre dai pinheros del Sul , dove predomina il pino del Paraná, si ricava legname da opera e per l'industria della carta.
Allevamento. L'allevamento è praticato su basi eminentemente commerciali nei vasti spazi dell'interno; il Brasile possiede un patrimonio bovino tra i più cospicui del mondo, mentre minor peso hanno gli ovini e i caprini, cui si aggiungono, in numero relativamente elevato, i cavalli, impiegati soprattutto nel Nordeste . Diffuso è l'allevamento dei suini e dei volatili da cortile. Notevole importanza presenta infine la pesca.
Risorse minerarie. Considerato per secoli un Paese pressoché unicamente agricolo, il Brasile si avvia a diventare una potenza mineraria: in particolare per il ferro è già il secondo produttore del mondo e i depositi amazzonici di Serra dos Carajás, che si affiancano a quelli di più antico sfruttamento del Minas Gerais, sono ritenuti i più vasti del mondo. Per molti altri minerali il Brasile si pone ai primi posti nella graduatoria mondiale, per esempio per il cristallo di rocca, in pratica addirittura monopolio brasiliano, la cromite, la mica, lo zirconio, il berillo; molto cospicui sono anche i giacimenti di manganese, magnesite, cassiterite, bauxite, nichel, uranio, titanio, amianto, fosfati, tungsteno ecc., che si aggiungono ai minerali di tradizionale estrazione, come l'oro, proveniente in particolare dal Minas Gerais, donde si ricava anche una buona quantità di diamanti e di pietre preziose (acque marine, ametiste, topazi). Le fonti energetiche non sono invece abbondanti: il carbone è piuttosto scarso e così pure il petrolio. Enorme è per contro il potenziale idroelettrico; il Paese dispone di centrali colossali, come quella di Urubupungá, sul Rio Paraná, di ben 4.600.000 kW; sempre sul Paraná è stato realizzato il complesso di Itaipú, della potenza finale di 12 milioni di kW, il più grande del mondo. Non meno promettente è il settore dell'energia nucleare; a seguito della scoperta di importanti giacimenti di uranio, nel 1977 il Brasile ha firmato un accordo con la Germania per la costruzione di alcune centrali nucleari.
Industrie. Quanto all'industria, è stato soprattutto grazie al suo sviluppo se il Paese ha conosciuto il più elevato tasso di accrescimento del prodotto nazionale dell'America Latina. A tale periodo sono però seguite le gravi crisi degli anni Ottanta e Novanta che hanno in parte annullato i progressi conseguiti. L'industria di base è stata creata sin dagli anni Sessanta grazie a poderosi aiuti governativi, cui si deve per esempio il grande centro siderurgico di Volta Redonda, nello Stato di Rio de Janeiro, al quale sono stati affiancati numerosi altri complessi; quello di Açominas, nel Minas Gerais, è il maggiore dell'America Latina con una capacità produttiva di 10 milioni di t annue. Anche l'industria meccanica ha enormemente allargato la propria attività e di particolare rilievo è il potenziamento dell'industria automobilistica, concentrata attorno a San Paolo.
Comunicazioni. Le comunicazioni interne hanno un andamento che rispecchia l'organizzazione territoriale: sono cioè relativamente sviluppate lungo le zone costiere e sono invece povere per quanto riguarda i collegamenti con l'interno. Ciò vale sia per la rete stradale sia per quella ferroviaria. Questa ha il suo massimo centro a San Paolo e fondamentalmente raccorda i centri costieri con l'immediato retroterra; i collegamenti in senso meridiano sono scarsi e si hanno solo sugli altopiani. La ferrovia raggiunge Brasília e Goiânia ed è allacciata poi alla Bolivia da un lato, all'Uruguay e all'Argentina dall'altro. La rete stradale, che dispone di soli 225.000 km asfaltati su un totale di ca. 1.825.000, sta notevolmente ampliandosi verso l'interno: due lunghe strade collegano Brasília a Belém e San Paolo con Cuiabá e Pôrto Velho attraverso il Mato Grosso, mentre la famosa Transamazzonica, lunga ca. 5.000 km, raccorda i centri del Nordeste con il Perù. Assai importante in tutto il Paese e fondamentale nell'Amazzonia, dove i fiumi sono ancor oggi le principali vie di comunicazione, è la navigazione interna, che si svolge per 52.000 km; oltre al Rio delle Amazzoni, accessibile da navi oceaniche sino a Manaus, sono navigabili il São Francisco, il Paraná e il Paraguay. Particolare rilievo rivestono le comunicazioni aeree; il Brasile possiede ormai una rete assai fitta di trasporti aerei interni, superando i 390 milioni di km annui volati.






