Ambiente umano

Indice articolo

  1. Brasile
  2. Storia
  3. Economia
  4. Ambiente umano
  5. Spazio fisico

Colonizzazione portoghese. Prima dell'arrivo degli Europei il territorio brasiliano era occupato da importanti gruppi amerindi. Di questi hanno conservato la loro identità etnica e la loro purezza razziale quasi unicamente gli amazzonici, cioè le popolazioni stanziate in quell'unica grande area di rifugio che può considerarsi la foresta amazzonica, ben difesa dalla penetrazione bianca. Questa è infatti iniziata ed è a lungo rimasta attestata sulle coste atlantiche, intorno ad alcuni importanti centri portuali, divenuti le basi di quei rapporti con l'Europa che sono stati determinanti per lo sviluppo del Paese. Tale sviluppo trovò le sue giustificazioni iniziali nello sfruttamento minerario e forestale, poi nelle attività di piantagione che nobili e ufficiali portoghesi, privilegiati dai re lusitani, avviarono nelle terre costiere. A partire soprattutto dal XVII secolo le fazendas divennero le componenti di un'organizzazione territoriale che, appoggiandosi ai centri amministrativi, trasformarono rapidamente la vita e l'economia locali, con immediate conseguenze anche sulla struttura etnica. Dapprincipio i Portoghesi impiegarono nei lavori di sfruttamento gli indios , che essi reclutavano in forme schiavistiche nell'interno del Paese; ma questi, abituati a un genere di vita e ad attività tanto diversi, mal si adattavano ai lavori pesanti imposti dai colonizzatori: d'altronde il contatto con i bianchi era già risultato estremamente pernicioso, a causa delle malattie e dell'alcolismo.

 

Composizione etnica. Per limitare le decimazioni degli indios (alcune popolazioni si ritirarono sempre più nelle foreste) ci furono da un lato le fondazioni, un po' utopistiche, delle reducciones da parte dei gesuiti, dall'altro la massiccia introduzione di schiavi africani. Su queste basi ebbe origine la particolare composizione etnica del Paese, quel trípticovital che è considerato l'espressione della vitalità e dell'originalità del Brasile. Esso ha potuto attuarsi grazie anche all'atteggiamento degli immigrati lusitani, uomini spesso rozzi, che trovarono nelle donne indie un loro ideale femminile e che non ebbero mai veri e propri pregiudizi razziali: a ciò si deve la rapidità con cui la mistione razziale è avvenuta, arricchendosi successivamente con l'arrivo dei neri, che si calcola siano giunti dall'Angola e dal Congo in numero di 4 milioni. Tuttavia i rapporti interrazziali non hanno coinvolto tutti gli strati sociali. La grande immigrazione europea del secolo scorso e dei primi decenni di questo secolo ha portato masse di Italiani, Spagnoli, Tedeschi, Scandinavi e Slavi che hanno conservato la loro identità europea, spesso nazionale, e che solo marginalmente si sono mescolati con individui di sangue diverso. Il grado delle mistioni presenta peraltro varie sfumature. Oggi, semplificando, i dati ufficiali parlano di bianchi, di sanguemisti ( pardos ), di negri, di indios do mato (indiani della foresta) o indios bravos . Tra i sanguemisti si classificano i mulatti, nati da bianchi e neri, e i meticci, nati da indios e bianchi, secondo un processo iniziato all'epoca delle colonizzazioni. Sempre molto rari sono stati gli incroci tra indios e neri ( cafusos ). Quantitativamente queste diverse presenze etniche variano fortemente da una parte all'altra del Paese. Fino al secolo scorso la colonizzazione ebbe i suoi centri principali sulle coste del Nordeste ed è qui che si possono osservare ancor oggi gli aspetti più interessanti della mistione razziale, benché prevalenti siano neri e mulatti. La maggior parte della popolazione bianca è stanziata invece più a sud (dove ha trovato più adatte condizioni climatiche) con massimi centri a Rio de Janeiro, San Paolo, Pôrto Alegre e nelle altre città di più recente sviluppo. L'immigrazione e l'incessante incremento demografico hanno fatto raggiungere al Brasile una popolazione ben presto elevatissima, che dai 9,9 milioni ca. del 1872 è passata ai 30,6 milioni del 1920, ai 41,2 milioni del 1940, ai circa 160 milioni di oggi.

 

Distribuzione della popolazione. Il Paese è popolato in modo estremamente irregolare. I maggiori squilibri, derivati dalla colonizzazione e dalla sua particolare occupazione territoriale, si hanno tra le zone costiere e l'interno; non si hanno mai densità superiori ai 25 abitanti/km 2 oltre i 500 km dalla costa, tranne oggi l'area di Brasília. In tutta la regione amazzonica si hanno valori di ca. 1 abitante/km 2 e di poco superiori nel Mato Grosso: anche qui tuttavia si trovano nuclei di popolamento, promosso da città pioniere come Manaus sul Rio delle Amazzoni o Cuiabá nel Mato Grosso. Nella fascia tra la costa e gli altopiani le densità medie sono di 25 abitanti/km 2 , con valori massimi di 100 abitanti/km 2 nelle aree che fanno capo a Recife, Salvador e Pôrto Alegre, in quella che si stende tra Rio de Janeiro e Belo Horizonte nel Minas Gerais, e nel belt del caffè, che da San Paolo penetra fino quasi al Rio Paraná. Se si eccettuano le zone attorno ai grandi centri, dove si addensano le principali attività industriali, i territori di media densità sono per lo più occupati da popolazioni che praticano l'agricoltura e risultano spesso fin troppo popolati rispetto alle capacità effettive di contenimento. Le immense distese savaniche sono sfruttate dall'allevamento e quindi con densità bassissime, dato il carattere estensivo dell'attività. L'urbanesimo (pur con le sue piaghe, le sue incapacità di assorbimento, denunciate dalle favelas presenti in tutte le città brasiliane) è infatti il grande episodio del Brasile di oggi, registrando negli ultimi decenni incrementi impressionanti. Tipica espressione dell'insediamento brasiliano è sempre la fazenda ; molte di esse, fondate nella fascia costiera ai primi tempi della colonizzazione, e comprendenti la casa grande del proprietario, l' engenho (lo zuccherificio artigianale) e le abitazioni degli schiavi, sono state all'origine di future città.

Città. Conobbero per primi un certo sviluppo i centri costieri del Nordeste , in quanto gli approdi più vicini all'Europa, tutti con funzioni portuali rispetto alle aree di piantagione circostanti (meno nei confronti dell'interno, che le scarpate montuose rendono non facilmente accessibile): oggi la città più popolosa, con oltre 2 milioni di abitanti, è Salvador, la vecchia Bahia, che è stata la prima capitale del Paese, seguita da Recife, con 1,3 milioni di abitanti; altri centri portuali sono Fortaleza, Natal e São Luís, collegati con ferrovia a Teresina, grosso centro dell'interno. Ma la vera metropoli costiera è Rio de Janeiro, che conta con la sua area urbana 6 milioni di abitanti e che è importante sia per il porto, sia per il passato ruolo di capitale; oggi, spodestata da Brasília, Rio risente della perdita delle sue antiche funzioni, nonostante lo straordinario fascino esercitato da questa città che forse più di tutte esprime l'anima del Brasile e che con la sua splendida baia è considerata una delle più belle del mondo. Essa è ben collegata con Belo Horizonte (2 milioni di abitanti), terza città del Brasile, massimo centro delle attività minerarie e industriali del Minas Gerais. Rilevante attività portuale registrano, infine, Belém, sbocco dell'area amazzonica, e Santos, sviluppatasi in funzione di San Paolo e di tutta l'area del caffè. La metropoli paulista, che fu alla base della valorizzazione delle regioni interne degli altopiani, è una città sempre dinamica, industriale, commerciale, nodo di comunicazioni ferroviarie fondamentali e, con ca. 10 milioni di abitanti, massimo centro del Paese. Grosse città sono anche Curitiba , capitale del Paraná, e Pôrto Alegre, del Rio Grande do Sul; Brasília (1,8 milioni di abitanti) è infine la grande città nuova, cresciuta rapidamente nonostante l'iniziale sfiducia e divenuta il polo di attrazione e di propulsione verso i centri pionieri dell'interno insieme con la non lontana Goiânia.