Storia

Secondo l'opinione dominante, i più antichi gruppi umani giunsero in Argentina verso il VII millennio, provenienti dalle regioni più settentrionali, raggiunte a loro volta da genti dell'America Settentrionale. Queste popolazioni erano dedite in prevalenza alla caccia, che praticavano usando, fra l'altro, punte litiche a forma di foglia, di cui si sono trovati esemplari ad Ayampitin e in altri siti come per esempio Intihuasi, i cui livelli più antichi sono datati 8065±95 e 7970±100 anni fa. Alcuni millenni più tardi andarono diffondendosi anche in Argentina l'agricoltura, la cui zona d'origine s'individua nel Messico, e, quasi parallelamente, l'impiego della ceramica, con usanze che si protrassero a lungo sino ai tempi protostorici.

 

Dalla conquista all'indipendenza.

Il nome di Argentina deriva dal poema secentesco La Argentina di Martín del Barco Centenera, che lo aveva introdotto riprendendo una convinzione popolare: la constatazione che i Guaraní portavano anelli e collane d'argento aveva infatti indotto a ritenere che i grandi fiumi celassero favolosi depositi di minerali preziosi. La regione era abitata, prima dell'intervento europeo, da Indios di ceppi diversi: i Quechua a N, i Tola e i Mataco nel Gran Chaco, i Guaraní lungo il bacino del fiume Plata, i Querandí intorno a Buenos Aires, i Puelche nella Pampa, i Patagoni (o Tehuelche) nella Patagonia, i Fuegini nella Terra del Fuoco; popolazioni in prevalenza primitive e nella maggioranza nomadi, tra le quali solo i Quechua avevano raggiunto un certo grado di civiltà. Tutti comunque opposero una tenace resistenza alla penetrazione spagnola e ritardarono considerevolmente la colonizzazione.

Juan Díaz de Solís, il primo conquistador arrivato all'estuario del Río de la Plata (1516), fu ucciso poco dopo lo sbarco dagli indigeni; l'esplorazione tuttavia continuò grazie ad Alejo García, Sebastiano Caboto, Diego García, Francisco César. Ferdinando Magellano esplorò la zona nel 1520, ma solo nel 1535 Pedro de Mendoza, alla testa di ca. 2500 uomini, diede inizio alla vera e propria conquista del Paese fondando una città-fortilizio, Santa María de los Buenos Aires, che avrebbe dovuto permettere arroccamenti difensivi nel caso di assalti degli Indios e offrire una base per successivi balzi in avanti. Nonostante la distruzione della città da parte degli Indios, Juan de Ayolas e Domingo Martínez de Irala proseguirono le esplorazioni e costruirono il forte di Asunción. Altre spedizioni, partite dalle coste del Pacifico (Perú e Cile), ebbero come conseguenza la fondazione di Santiago del Estero (1553), Tucumán (1565), Córdoba (1573), Santa Fe (1573).

Nel 1580 Juan de Garay riedificò Buenos Aires, che undici anni dopo fu proclamata capitale del Territorio del Plata. Il complesso dei possedimenti spagnoli nella regione fu posto dalle autorità iberiche alle dipendenze del governatorato di Asunción, nel quadro del Vicereame di Lima, finché nel 1617, cresciuti gli interessi locali, l'Argentina ebbe, pur sempre nell'ambito del Vicereame del Perú, un proprio governatore con sede a Buenos Aires. Intanto la Pampa aveva cominciato a svelare come la vera ricchezza della regione fosse da cercarsi nella possibilità di sviluppo agricolo (produzione di cereali e allevamento del bestiame). Si costituirono così ben presto gruppi privilegiati (gli hacendados) che non tardarono a divenire i veri padroni della colonia. Fu dall'entroterra che cominciò a emergere, già sul finire del sec. XVII ma in particolare agli inizi del XVIII, la figura tipica del gaucho: una specie di cow-boy autoctono, che viveva libero da ogni vincolo politico e stipulava soltanto accordi con gli hacendados e che, elemento determinante della colonizzazione, non tardò a venire in urto con gli interessi degli abitanti della costa (Buenos Aires), dove risiedeva l'autorità centrale. Il conflitto con la costa, acuito dal fatto che gauchos e hacendados avevano bisogno, in modo sempre più pressante, di sbocchi sul Plata dove c'era, da parte dei residenti, una sempre più netta pretesa di controllo e di predominio, condizionò l'intero fluire della storia argentina di cui costituì, insieme al problema dei rapporti con l'impero portoghese del Brasile, un elemento costante. In seguito alle scorrerie dei pionieri di San Paolo (i bandeirantes), impegnati nella ricerca di nuove terre da colonizzare e di Indios da schiavizzare, sorsero i primi dissidi tra Spagna e Portogallo; le guarnigioni spagnole dell'estuario e i gesuiti delle missioni del Paraguay riuscirono a ricacciare i bandeirantes ma non poterono impedire l'infiltrazione dovuta all'arrivo di mercanti che con una fittissima rete di contrabbando cominciarono a trafficare con Buenos Aires. Per meglio organizzare il commercio essi fondarono sulla costa della Banda Oriental (il moderno Uruguay) la località di Colonia che divenne più tardi, mentre il contrabbando prosperava, pomo di discordia fra Spagna e Portogallo tanto che il problema della città si inserì persino nelle trame politico-diplomatiche dei conflitti europei del sec. XVIII. Dopo alterne vicissitudini, e con il favore dell'Inghilterra e della Francia, il Portogallo si vide assegnare Colonia nel 1737. I creoli di Buenos Aires ne furono indignati e accusarono Madrid di non averli saputi difendere. Il malessere durò a lungo tanto che, per prevenire lo scoppio di una vera rivolta, Carlo III di Spagna elevò nel 1776 Buenos Aires al rango di capitale del nuovo Vicereame del Plata, comprensivo di Argentina, Uruguay, Paraguay e della Bolivia. Il viceré Pedro Ceballos l'anno seguente occupò Colonia e perfezionò l'assestamento spagnolo nella Banda Oriental. Sempre nel 1777, quale ulteriore concessione ai creoli argentini, i porti di Buenos Aires e Montevideo vennero aperti al commercio internazionale. La nuova situazione, che favorì i porteños (abitanti di Buenos Aires) provocando di riflesso una maggiore tensione nei rapporti con i gauchos, accese nei cittadini bonaerensi l'esigenza di una maggiore autonomia politica; i fermenti si acuirono quando in Europa divampò l'incendio napoleonico. In questa situazione gli Inglesi tentarono, sbarcando truppe a Buenos Aires (26 giugno 1806), di procurarsi sul continente americano nuove basi (dopo la perdita, in seguito all'indipendenza degli Stati Uniti, delle colonie del nord) che avrebbero dovuto servire da centri di rifornimento e di sbocco per l'economia britannica, messa in crisi dalle guerre contro Napoleone. Dopo un apparente successo iniziale, lo sbarco inglese provocò la reazione dei porteños che, organizzatisi, riuscirono in pochi mesi a respingere gli invasori; ugualmente infruttuosa fu una seconda spedizione inviata da Londra nel giugno 1807.

Le vicende della Spagna, dove Ferdinando VII era stato detronizzato, provocarono una nuova reazione a Buenos Aires: i cittadini si radunarono in cabildo abierto e il 25 maggio 1810 concordarono la nomina di una giunta provvisoria delle Province Unite del Río de la Plata, che avrebbe governato ancora in nome del re e di cui erano membri Cornelio Saavedra (presidente), Mariano Moreno, Manuel Belgrano e Bernardino Rivadavia. La decisione, prontamente avversata dai provincianos dell'interno (hacendados e gauchos), che non vedevano di buon occhio il sorgere a Buenos Aires di un'autorità centrale dotata di poteri autonomi, risvegliò istanze separatistiche in Paraguay, in Bolivia e nella Banda Oriental.

Il Paraguay si proclamò indipendente nel 1811; si era nel frattempo scatenata anche la reazione spagnola, alla quale facevano riscontro le gesta dell'esercito guidato dal generale José de San Martín, e nel 1816, traendo profitto dalle difficoltà della situazione, il Brasile occupò la Banda Oriental. Il 9 luglio di quello stesso anno, un'assemblea costituente, convocata per impedire lo sfaldamento definitivo della compagine politico-territoriale uscita dal cabildo abierto del 1810, si riunì a Tucumán e statuì solennemente l'indipendenza delle Province Unite del Plata. Fece seguito a questo atto, che sanciva in realtà l'indipendenza argentina, un periodo di turbolenze e conflitti fratricidi, riaccesi dall'antagonismo fra porteños e provincianos. La contrapposizione ebbe al centro la forma del nuovo Stato: si lottò cioè per configurare un'Argentina unitaria, quale la volevano i porteños, o un'Argentina federale secondo le esigenze dei provincianos; unitarios e federales furono chiamati i protagonisti del contrasto.

Allo scontro di fondo, che caratterizzò il processo formativo del Paese, si aggiunse nel 1824 una guerra con il Brasile per il possesso della Banda Oriental; le ostilità si conclusero nel 1828, con la firma di un trattato che garantiva l'indipendenza del territorio, erettosi in Repubblica Orientale dell'Uruguay. La fine della guerra contro il Brasile favorì, a Buenos Aires, l'ascesa di un governo unitario, retto dal generale Juan Lavalle, contro il quale i provincianos si affidarono alla guida di un giovane caudillo, Juan Manuel de Rosas. Questi, organizzato un esercito, marciò sulla capitale ed estromise Lavalle (1829).