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Economia
Il Messico occupa una posizione d'avanguardia tra i Paesi in via di sviluppo (in genere si colloca per importanza economica al secondo posto tra gli Stati dell'America Latina, preceduto solo dal Brasile), ma risente ancora di squilibri sociali e territoriali molto marcati; tuttavia da tempo lo Stato interviene con molteplici iniziative allo scopo di porre rimedio alle più pesanti sperequazioni e di eliminare le maggiori sacche di arretratezza.
Rivoluzione e riforme. Le trasformazioni più radicali dell'economia messicana ebbero inizio con la guerra civile del 1910-1917; essa si pose come obiettivo prioritario l'eliminazione delle oligarchie terriere; con gli anni Trenta il processo di riforma fondiaria fu accelerato con la suddivisione di milioni di ettari in piccoli appezzamenti, che vennero istituiti in comunità contadine di proprietà statale, gli ejidos . Nel 1938, venne nazionalizzato l'intero settore petrolifero (gestito dal PEMEX, Petróleos Mexicanos ), mentre già nel 1937 erano state nazionalizzate le principali linee ferroviarie. Nel dopoguerra la politica governativa mirò alla prosecuzione di tale processo, cercando però di conciliare le mai sopite istanze socialiste con quelle «tecnocratiche», al fine di incentivare una più elevata produttività e stabili sviluppi economici, esigenze d'altronde imposte dalla fortissima crescita demografica del Paese. Veniva così dato impulso al settore energetico e all'industria di base in genere, potenziando le dotazioni infrastrutturali (strade, porti, opere d'irrigazione ecc.), e nel contempo era favorita dallo Stato, anche attraverso un opportuno protezionismo, la creazione di nuove imprese, il che consentiva l'affermarsi delle industrie produttrici di beni di consumo e la conseguente attenuazione della corrispondente dipendenza dall'estero. Il ritmo di crescita della produzione è stato, specialmente negli ultimi anni, tra i più elevati dell'America Latina.
Iniziativa statale. Lo Stato, cui compete ormai oltre il 40% dei complessivi investimenti, assumeva un ruolo sempre più determinante nella trasformazione delle strutture economiche. Fra le iniziative statali più recenti e decisive si annovera la nazionalizzazione delle banche private, attuata nel 1982, mentre sin dal 1973, con la legge della «messicanizzazione», si vietava al capitale straniero di possedere partecipazioni maggioritarie nelle società messicane, sottoponendo in tal modo a controllo statale anche il settore privato dell'economia. Nonostante ciò, a partire dalla seconda metà degli anni Settanta il Messico è venuto accusando in modo sempre più macroscopico le ripercussioni della gravissima crisi economica internazionale. Tra i maggiori segnali d'allarme si pongono un elevato tasso d'inflazione e un alto livello di disoccupazione e sottoccupazione, accompagnati da un crescente squilibrio nella bilancia dei pagamenti; paradossalmente questo negativo andamento economico si è accentuato proprio negli anni in cui la scoperta di colossali giacimenti petroliferi, particolarmente di quelli localizzati negli Stati di Tabasco e di Chiapas e nei fondali sottomarini della Baia di Campeche, avrebbe dovuto arrecare un sicuro benessere al Paese.
Debito estero. Lanciatosi sulla strada della forzata industrializzazione, della valorizzazione mineraria e allo stesso tempo di un lodevole ma onerosissimo programma di interventi sociali, specie a favore delle masse contadine tradizionalmente arretrate, il Messico si è trovato in enormi difficoltà finanziarie; è stato così costretto a un sempre maggior indebitamento con l'estero per far fronte agli impegni assunti e agli interventi programmati, che tra l'altro comportavano colossali importazioni non solo di macchinari e attrezzature industriali, ma anche di beni di consumo (tra cui molto consistenti quelli alimentari) per far fronte alla crescente domanda interna. Un altro elemento che non contribuisce certo alla stabilità economica del Paese è la forte dipendenza dagli Stati Uniti che, con le loro multinazionali e le varie società miste, finiscono col controllare i settori più importanti dell'industria manifatturiera messicana (in particolare quello chimico, il meccanico e l'alimentare); sempre con gli Stati Uniti il Messico svolge i 2/3 degli scambi commerciali. Il governo cerca di sanare una difficile situazione economica con drastici programmi di austerità e di riconversione produttiva, austerità peraltro richiesta anche dal Fondo Monetario Internazionale alla luce del forte indebitamento del Paese con l'estero.
Programmi agricoli. Malgrado la riforma fondiaria, l'agricoltura è ben lungi dall'avere raggiunto uno sviluppo rapportato alle reali possibilità del Paese, che per la varietà dei suoi climi può praticamente consentire ogni tipo di coltivazione, e men che meno alle sue necessità. Nel 1980 il Governo ha anzi varato un apposito programma agricolo, il Sistema Alimentare Messicano (SAM), destinato a rilanciare, grazie a un ingentissimo apporto finanziario, le produzioni agricole, specie dei generi alimentari di più largo consumo, così da diminuire la crescente dipendenza dall'estero in tale ambito e da risolvere finalmente il problema della sottoalimentazione, che si stima riguardi ancora il 40% dei Messicani. Tale programma è stato però accantonato nel 1982 e la situazione rimane precaria.
Struttura dell'economia agricola. L'assoluta maggioranza della produzione agricola è dovuta a un numero relativamente scarso di grandi aziende, nate spesso dal ridimensionamento degli antichi latifondi dove si praticano su terreni debitamente irrigati le più redditizie tecniche colturali, mentre i piccoli coltivatori continuano a rimanere fondamentalmente attestati su un'agricoltura di pura sussistenza. La riforma fondiaria infatti è rimasta incompleta: la distribuzione dei minifondi, sovente poco produttivi, non ha migliorato di molto la situazione delle aree rurali, dove i piccoli coltivatori, gli ejidatarios , hanno ben poche possibilità di dare un'impronta moderna alla loro attività. Il governo ha bensì approntato vari strumenti di sostegno alle comunità agricole, come la creazione di enti che concedono finanziamenti, assegnano macchine agricole, fertilizzanti ecc., ma è mancato lo stimolo alla formazione di vaste e moderne cooperative, che avrebbero dovuto costituire il logico sbocco degli ejidos. La superficie coltivata non è particolarmente estesa (poco più del 12% del territorio nazionale), mentre vaste aree, non sfruttate dall'agricoltura per il loro clima semiarido, potrebbero essere ricuperate con opere irrigue adeguate.
Cereali. La coltura principale è quella del mais, cereale tradizionale che costituisce il più importante alimento locale; esso viene coltivato tanto dai piccoli proprietari terrieri quanto nelle grandi e moderne aziende. Nelle zone del nord è diffuso il frumento e nei bassopiani umidi è praticata la risicoltura; considerevoli sono anche le produzioni di sorgo, per il quale il Messico occupa il quinto posto su scala mondiale, e di orzo. Fondamentale è pure la coltivazione dei fagioli, che insieme al mais sono alla base dell'alimentazione messicana; cospicue sono altresì le produzioni di pomodori, patate, cipolle, peperoni, patate dolci e numerosi altri prodotti agricoli.
Frutticoltura e colture industriali. Nelle zone meridionali il clima consente buoni raccolti di frutta tropicale, come banane, noci di cocco, ananas, datteri; non meno importanti e coltivati ovunque sono gli agrumi, ai quali si aggiunge, nelle regioni asciutte del nord e del centro, la vite; diffusa è anche la frutticoltura d'ambiente temperato (mele, pere, pesche, prugne). Varia è la gamma delle colture industriali; fra le principali è quella tradizionale delle agavi, come l'agave sisalana da cui si ricava la fibra tessile henequén e che proviene soprattutto dallo Yucatán. Piantagioni di agavi sono pure presenti sull'altopiano, dove vengono sfruttate largamente per la produzione di alcolici come il pulque , la bevanda nazionale, e la tequila , un'acquavite apprezzata anche all'estero. Le zone irrigue del nord e le pianure costiere, pure irrigue, danno elevati quantitativi di cotone; fra le altre oleaginose sono ben rappresentati la soia, il sesamo, l'arachide, il lino, la palma da olio; non manca l'olivo. Nei bassopiani costieri, specie sud-occidentali, prospera la canna da zucchero; sui versanti umidi delle tierras templadas si coltiva il caffè, mentre dalle tierras calientes proviene il cacao. Diffusa è anche la coltivazione del tabacco, di ottima qualità.
Foreste. Boschi e foreste coprono un quarto della superficie territoriale; l'area di più intenso sfruttamento è la fascia meridionale con le sue foreste tropicali, che danno legnami pregiati (mogano, ebano, cedro, sandalo, legno di rosa). Si hanno inoltre essenze tanniche e coloranti; dalla sapotiglia si ricava il chicle , materia prima del chewing-gum , di cui il Messico è fra i maggiori produttori.
Allevamento. L'allevamento è un'attività importante, ha preminenza l'allevamento bovino da carne; nelle terre del centro e del sud prevale invece il bovino da latte. Oltre ai bovini, il patrimonio zootecnico messicano comprende ovini e caprini, suini, cavalli, asini e muli, nonché un discreto numero di volatili da cortile.
Pesca. È suscettibile di notevole espansione il settore della pesca, attualmente ancora del tutto inadeguato al potenziale ittico del Paese e in genere non organizzato su scala industriale; sono già stati però stanziati cospicui finanziamenti per incrementare l'attività peschereccia e già sono stati realizzati discreti progressi. Tale attività ha le sue principali basi nel Golfo di California (Guaymas, Mazatlán), a Manzanillo sull'Oceano Pacifico, a Tampico e a Ciudad del Carmen sul Golfo del Messico. Abbondano tonni, sardine, gamberi, questi ultimi esportati largamente negli Stati Uniti.
Risorse minerarie. Alla base del grande arricchimento del Messico nel periodo coloniale sono state però le risorse minerarie; in particolare i metalli preziosi conquistarono i mercati internazionali. Il sistematico sfruttamento minerario data tuttavia dalla fine del secolo scorso e il settore estrattivo, benché in larga misura dipendente dal capitale straniero (con la fondamentale eccezione relativa al petrolio), costituisce tuttora un elemento basilare dell'economia messicana. Per quanto riguarda l'argento, il Messico ne è in genere il massimo produttore mondiale, pur dividendo in taluni anni il primato con il Perú; le principali miniere sono a Pachuca, nello Stato di Hidalgo, e a Parral, in quello di Chihuahua. Argento si ricava anche nelle fonderie di piombo, altro metallo di cui il Messico è tra i maggiori produttori del mondo, e in quelle di zinco, di cui parimenti il Paese può vantare una produzione di tutto rispetto. Vastissima è la gamma dei minerali, presenti con giacimenti più o meno ricchi; si estraggono annualmente: ferro, rame, oro, mercurio, zolfo, antimonio e manganese, molibdeno, tungsteno, bismuto, stagno, magnesite, nichel, fluorite, fosfati naturali, sale ecc. Quanto ai minerali energetici, il Paese estrae uranio, carbone, gas naturale, ma soprattutto, come si è detto, petrolio; le grandi zone petrolifere si affacciano tutte sul Golfo del Messico. Consistente è anche la produzione di energia elettrica; onde ridurre i consumi petroliferi, il Paese tende a incentivare la produzione di origine idrica e geotermica, mentre è in funzione una centrale nucleare a Laguna Verde (Stato di Veracruz).
Industria. Il settore più dinamico dell'economia messicana è quello dell'industria, che annovera numerosi complessi pressoché in ogni branca di attività e che ha ricevuto particolari incentivazioni governative che non hanno però dato i frutti sperati. L'industria siderurgica, cui presiede dal 1978 l'ente di Stato SIDERMEX (ferroleghe e acciaio); si hanno poi diversi stabilimenti per la lavorazione del rame, dello stagno, dello zinco, del piombo, della bauxite, dell'uranio e di vari altri metalli. Il settore meccanico fornisce molteplici macchinari (macchine agricole e tessili, materiale ferroviario ecc.), nonché autovetture e veicoli commerciali. L'industria petrolchimica raffina buona parte del greggio nazionale ed è presente con parecchie decine di impianti, così come quella chimica, che ha buone produzioni di fibre tessili artificiali e sintetiche, fertilizzanti, acidi solforico, nitrico e cloridrico, soda caustica ecc. Di antica tradizione e sempre importante è l'industria tessile, specie per i filati e i tessuti di cotone. L'industria alimentare, rappresentata da complessi molitori, oleifici, conservifici, zuccherifici ecc., risente in genere di un'eccessiva frammentazione delle aziende. Consistenti sono invece le produzioni di birra e di sigarette. Completano il quadro dell'industria messicana i cementifici, le cartiere, le vetrerie e fabbriche di ceramiche, i calzaturifici, le fabbriche di pneumatici ecc.
Comunicazioni. Anche la rete delle vie di comunicazione messicana si è notevolmente sviluppata negli ultimi decenni. Fondamentale è il ruolo delle ferrovie, grazie alle quali sono state valorizzate vaste aree e che sono diventate anzi gli assi dell'organizzazione territoriale, specie nella sezione settentrionale dell'altopiano; esse collegano lungo tre direttrici principali Città del Messico con gli Stati Uniti e le coste. In parte con un analogo tracciato, la rete stradale si sviluppa complessivamente per oltre 321.600 km circa, di cui 6.400 circa inclusi nella Carretera Panamericana ; viene così raccordato l'altopiano con i maggiori centri portuali (Tampico, Veracruz, Coatzacoalcos ecc.); si può contare inoltre su molteplici e ben attrezzati servizi di autobus. Data l'estensione territoriale, crescente importanza ha registrato l'aviazione, che dispone di un'ottantina di aeroporti, tra cui quelli internazionali di Città del Messico, Guadalajara, Monterrey ecc.; principali compagnie sono la Aeroméxico e la Compañía Mexicana de Aviación.
Commercio. Vivace è il commercio, sia interno sia estero; quest'ultimo si svolge prevalentemente con gli Stati Uniti, poi con il Giappone e il Canada. Le esportazioni riguardano soprattutto petrolio, prodotti agricoli (specie caffè e frutta), pesce, ma anche in una percentuale ormai consistente prodotti industriali (chimici, meccanici, tessili ecc.); sono pur tuttavia sempre questi ultimi a prevalere nettamente nelle importazioni, rappresentate per gran parte da macchinari e mezzi di trasporto, poi da manufatti vari, ferro e acciaio, cereali. Cospicuo è l'apporto valutario del turismo.






