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Storia
Situato ai margini dell'antico impero maya, che ebbe in Copán uno dei suoi più importanti centri, l'Honduras (o Las Hibueras) fu scoperto da Cristoforo Colombo nel 1502 e nel 1524 fu conquistato alla Spagna da Cristóbal de Olid. Il territorio venne incorporato nel vicereame della Nuova Spagna (Messico) e di questo seguì le vicende fino all'indipendenza. Si staccò definitivamente dal Messico nel 1823, anno in cui nacque il nuovo Stato delle Province Unite dell'America Centrale (Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras e Nicaragua). Nel 1839, malgrado la resistenza federalistica dell'honduregno Francisco Morazán (1799-1842), i cinque membri dell'entità regionale si separarono, acquistando ciascuno una propria individualità. Da allora e per oltre un secolo, l'Honduras si fece promotore di numerosi tentativi di ricostituire una compagine federale con alcuni degli Stati centroamericani (di particolare rilievo, anche se falliti, i progetti di unione con El Salvador e Nicaragua del 1895-1898 e con El Salvador e Guatemala nei primi anni Venti del XX secolo).
Verso la metà del XIX secolo anche l'Honduras, come tutta l'America Centrale e caribica, cominciò a subire l'influenza economica e finanziaria degli Stati Uniti. Fra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX si allearono in particolare la United Fruit Company e la Standard Fruit Company che, direttamente o attraverso consociate, si impadronirono della produzione bananiera; i latifondisti locali si allearono agli Statunitensi e il Paese entrò così in una fase di intenso sfruttamento, senza peraltro che l'Honduras potesse goderne i profitti. Nel 1933 ascese al potere, con un colpo di forza, il generale conservatore Tiburcio Carías Andino, che riuscì a mantenere la carica di presidente fino al 1949; nel periodo in cui esercitò il potere, non esitò a reprimere con la forza le proteste popolari suscitate nel 1937 dalla crisi del settore bananiero e dal calo delle esportazioni, nel 1944-1945 dalla recessione provocata dalla seconda guerra mondiale e ancora nel 1947 da nuove difficoltà economiche. Sul piano dei rapporti regionali, nello stesso periodo si aprì un grave contrasto con il Nicaragua per questioni di confine, mentre si fecero tesi anche i rapporti con El Salvador. Succedettero alla presidenza Juan Manuel Gálvez (1949-1954), poi Julio Lozano Díaz (1954-1956), entrambi appartenenti al gruppo di potere tradizionale.
Nel 1957 le elezioni diedero la vittoria al liberale Ramón Villeda Morales, fautore di pur timide riforme, ma i conservatori non accettarono la novità e nel 1963 promossero un ennesimo intervento dei militari per restaurare il vecchio ordine: capo dello Stato divenne il colonnello Osvaldo López Arellano, che, battuto nelle elezioni del 1971, il 4 dicembre 1972 tornò al potere con un colpo di Stato; ma a sua volta fu destituito nell'aprile 1975 da un incruento golpe guidato da giovani ufficiali sensibili alle esigenze di riforma agraria. Un ulteriore colpo di Stato (agosto 1978) costringeva il presidente Juan Alberto Melgar Castro a dimettersi e insediava al suo posto il comandante dell'esercito Juan Paz García. Questi diede vita a un regime reazionario, che suscitò le preoccupazioni degli stessi Stati Uniti, interessati a stabilizzare una regione dove già esisteva una situazione esplosiva per le crisi in Nicaragua ed El Salvador.
Su pressione di Washington, Paz García nel 1980 promosse le elezioni di un'Assemblea costituente per l'elaborazione di una nuova Costituzione. Nel 1981 si tennero le elezioni generali, vinte dal Partito liberale, e fu nominato presidente della Repubblica un civile, Roberto Suazo Córdova; di fatto, però, il potere rimaneva nelle mani dei militari e in particolare del generale Gustavo Alvárez Martínez, il quale non esitò a ospitare, per addestrarli, i contras (elementi antisandinisti della Guardia nazionale) nicaraguensi rifugiati in Honduras, favorendo appieno i piani degli USA in cambio di ingenti aiuti economici. Nel 1984, tuttavia, Alvárez Martínez fu allontanato, anche se la politica honduregna verso gli USA non subì sostanziali mutamenti; nelle elezioni del 1985 fu eletto nuovo presidente della Repubblica il liberale José Azcona, la cui amministrazione confermò la politica di austerità adottata dal governo precedente. Insieme alla mancata concessione di una legge di riforma agraria, tale politica finì per aggravare la difficile situazione sociale, senza peraltro risolvere i problemi economici del Paese.
Sul piano internazionale, nel 1986 Honduras ed El Salvador rimisero un'annosa controversia di frontiera che condizionava le loro relazioni alla Corte internazionale dell'Aia, il cui verdetto, nel 1992, fu ampiamente favorevole a Tegucigalpa. Rimasero invece tesi i rapporti col Nicaragua, nonostante gli accordi di Esquipulas del 1987 che erano stati firmati con i presidenti di Costa Rica, Guatemala, Salvador e Nicaragua prevedessero lo smantellamento delle basi antisandiniste in territorio honduregno (tali basi rimasero attive fino alla conclusione del conflitto civile in Nicaragua, nel 1990).
Le elezioni del 1989 portarono alla presidenza il conservatore R. L. Callejas; questi inasprì le misure di austerità per far fronte alla critica situazione del debito estero, ma favorì in tal modo la crescita della protesta sociale, duramente repressa dall'esercito. Perso anche il sostegno della Chiesa cattolica, schieratasi a favore dei contadini senza terra e contraria all'eccessiva influenza ancora esercitata sul governo dalle forze armate, il Partito nazionale fu sconfitto nelle elezioni del 1993, che riportarono al potere i liberali. Il nuovo presidente, C. R. Reina, cercò di limitare il peso dei militari nella vita politica: ridusse drasticamente le spese del Ministero della Difesa, abolì la coscrizione obbligatoria e avviò i processi contro i militari responsabili nel periodo 1979-1990 di gravi violazioni dei diritti umani. Nonostante l'insoddisfazione popolare per la politica economica del governo (immutata rispetto al recente passato), la scoperta di clamorosi episodi di corruzione verificatisi durante l'amministrazione conservatrice favorì la conferma al potere dei liberali, vittoriosi nelle elezioni del 1997; il nuovo presidente, C.R. Flores Facussé, ebbe da far fronte alle gravissime conseguenze economiche di alcuni disastrosi eventi naturali, soprattutto il passaggio, nell'autunno del 1998, del tifone Mitch, quindi, un anno dopo, una nuova ondata di piogge torrenziali.
Le relazioni estere di Tegucigalpa hanno conosciuto una nuova fase di difficoltà, sempre per questioni confinarie, con il Nicaragua e con El Salvador, nonostante con quest'ultimo Paese (e con il Messico) fosse stato firmato nel giugno 2000 un trattato di libero commercio. Il dato più sconcertante rilevato nel 2000 mise in luce una crescente ondata di criminalità, che portò la polizia a presidiare numerose città e a introdurre leggi di stampo proibizionista. A seguito degli atti criminosi che rendevano invivibili le città e che causarono l’uccisione sommaria di civili da parte di squadre armate, nell’agosto 2001 una commissione delle Nazioni Unite fu chiamata ad indagare e impose la costituzione di corpi di polizia speciali che garantissero la sicurezza nelle città. Nel gennaio 2002, in seguito alle elezioni del precedente novembre, Ricardo Maduro fu eletto presidente e subito si mosse per dare nuovo lustro alla politica internazionale. Furono riallacciati i rapporti diplomatici con Cuba, interrotti nel 1961 quando questa fu espulsa dall’Organizzazione degli Stati Americani. Tuttavia la situazione interna parve deteriorarsi: nel marzo 2002, secondo i rapporti del World Food Program delle Nazioni Unite, in Honduras erano più di 30.000 le persone sotto la soglia della povertà a causa della siccità persistente in molte regioni e del crollo dei prezzi di vendita del caffè. Per tentare di porre rimedio alla situazione, nel maggio 2002, gli Stati Uniti estesero per un anno lo stato temporaneo di protezione per 100.000 immigrati senza permesso di soggiorno: i loro guadagni inviati in Honduras costituivano la più grande fonte di ingresso di capitale straniero. La criminalità ha continuato a essere uno dei problemi principali del paese, dove sono diffuse bande di delinquenti, soprattutto giovanili, e dove ogni giorno si verificano decine di omicidi. Nell'aprile 2003 il governo ha riconosciuto la responsabilità della polizia nella repressione indiscriminata e nell'assassinio di centinaia di ragazzi di strada. Nel corso dello stesso anno è stato sospeso il regime di immunità di cui godevano deputati, alti funzionari pubblici e i membri delle forze armate. Le elezioni presidenziali, svoltesi nel dicembre 2005, sono state vinte da Manuel Zelaya, del Partito liberale (formazione di destra), che ha ottenuto il 47,3% dei consensi.