Spazio fisico

Morfologia. Il territorio egiziano è una sezione dei grandi tavolati africani: ha perciò una struttura essenzialmente rigida. Lo zoccolo archeozoico, costituito da gneiss e graniti antichissimi, affiora su estese superfici nella parte sud-orientale del Paese, mentre altrove risulta sottoposto a strati di epoche diverse, formati da rocce sedimentarie d'origine sia continentale sia marina. Esso è anche interessato da intrusioni magmatiche più recenti di graniti, dioriti e sieniti (rocce queste con cui sono stati costruiti tanti monumenti antichi), presenti nella zona di Aswân (Assuan) e nei rilievi che orlano il Paese lungo il Mar Rosso. Le vicende geologiche da cui è derivata l'attua le configurazione dell'Egitto sono più o meno le stesse che hanno caratterizzato le altre regioni dell'Africa. Allo spianamento dello zoccolo precambriano è seguita la formazione degli strati di materiale continentale continuata in fasi diverse sino al Cretaceo; a questo processo sedimentario si devono le arenarie nubiane che coprono vaste superfici dell'Egitto meridionale. Nel Cretaceo si ebbe l'inizio del grande episodio tettonico, terminato nel Cenozoico, che portò al distacco tra Africa e Asia occidentale e alla nascita del Mar Rosso, e al quale si collega l'origine dei rilievi che orlano il Paese a est. Tali rilievi lasciano affiorare le formazioni archeozoiche, con potenti intrusioni granitiche e con espandimenti vulcanici; raggiungono altitudini comprese tra i 1.500 e i 2.000 m, culminando nei 2.187 m del Gebel Shâyib el Banât (massima elevazione del Paese, esclusa la penisola del Sinai).

Valle del Nilo. Nel Cenozoico si ebbero estese ingressioni marine, cui si devono gli strati calcarei presenti nel Medio e Basso Egitto. Sino a tale periodo inoltre l'idrografia era diversa: il Nilo, fiume di dimensioni e portata minore dell'attuale, correva in corrispondenza delle depressioni che si aprono nel Deserto Occidentale; alla formazione del nuovo corso contribuirono alcune fratture meridiane apertesi all'epoca dei movimenti tettonici connessi con la nascita del Mar Rosso. L'assestamento idrografico iniziò nel Pleistocene e si accompagnò alla cattura, molto a monte dell'Egitto, del Nilo Azzurro a opera del Nilo Bianco. Il fiume si aprì il corso tra strati sedimentari; subì inoltre mutamenti del suo profilo, con conseguente abbandono di vecchi terrazzi, restringimenti del letto, formazione delle bande alluvionali e dell'ampio ventaglio deltizio. La Valle del Nilo ha dimensioni e forme diverse in rapporto anche alle strutture geologiche che attraversa. Nella Nubia è priva di fasce alluvionali e il fiume corre (anzi correva prima della creazione del Lago Nasser) tra rive rocciose, arenacee; a valle di Aswân, dopo cioè la prima cateratta, il fondovalle si apre e cominciano i suoli alluvionali, fertilissimi, di terra scura, in gran parte d'origine basaltica, che fanno la ricchezza dell'Egitto.

Deserti e depressioni. La valle nilotica divide il territorio egiziano in due parti: a ovest il Deserto Libico, od Occidentale, e a est il Deserto Arabico, od Orientale. Quest'ultimo è una regione montuosa, solcata da corsi fluviali fossili che tendono verso la Valle del Nilo; essa termina sul Golfo di Suez e sul Mar Rosso con una breve cimosa pianeggiante, alla base degli stessi rilievi, tutta costipata da conoidi di deiezione formati dagli antichi corsi d'acqua che hanno inciso il versante dei monti. Il Deserto Orientale forma nel complesso un'area che, data la presenza di un'idrografia per quanto essenzialmente fossile e in ogni caso propria dell'ambiente desertico, è più abitabile di quella che si stende a ovest del Nilo. Il Deserto Libico è invece un territorio piatto e sabbioso, costituito da tavolati che raggiungono eccezionalmente l'altitudine di 1.934 m nel Gebel el Auenat nell'estremità sud-occidentale, al confine con la Libia e il Sudan. Eccetto tali rilievi periferici, è mosso solo dalle lunghe e monotone scarpate degli altipiani e dalle depressioni che si aprono nella parte centrale e settentrionale e che rappresentano il motivo morfo-tettonico peculiare di questo deserto. La depressione più estesa è quella di Qattâra, che ha il fondo a 133 m, fiancheggiata da quella più piccola di Sîwa. Altra marcata depressione è quella di El-Faiyûm, non lontana dal corso del Nilo, da cui artificialmente riceve le acque per mezzo di un antico canale che ne alimenta la ricca oasi. Altre depressioni, meno profonde, si aprono a sud, tra i tavolati nubiani. Il Deserto Libico si affaccia al Mediterraneo con una costa formata a ovest da basse scarpate rocciose; il litorale assume una morfologia particolare in corrispondenza del delta, la cui fronte rispecchia, con il suo profilo regolare, la simmetria dell'apparato, oggi imperniato sui due rami di Rosetta e Damietta. Caratteristiche lagune (buheiret) si succedono lungo il contorno deltizio, chiuse da cordoni sabbiosi.

Sinai. La Penisola del Sinai, che completa il quadro del territorio egiziano, è una zolla rimasta isolata tra i golfi di Suez e di Aqaba : quest'ultimo è la prosecuzione della fossa siro-palestinese, mentre il primo corrisponde alla linea strutturalmente e convenzionalmente divisoria tra Asia e Africa, che continua lungo l'istmo, oggi inciso dal Canale di Suez. Il Sinai costituisce nel complesso una regione con una sua spiccata individualità. È un territorio montuoso che culmina a sud nel Gebel Caterina (2.637 m), un massiccio granitico dal quale scendono valli fluviali fossili; è un ambiente aspro, arido, ma qua e là costellato di oasi.

Clima. La Valle del Nilo è in sostanza un'unica grande oasi in una regione a clima sahariano. Gli influssi mediterranei si fanno sentire, molto marginalmente, solo nell'area costiera, agendo sia sul valore delle precipitazioni sia su quello delle temperature. Ad Alessandria si hanno valori termici oscillanti tra i 13-14 °C di gennaio e i 26-27 °C di luglio; al Cairo, più internamente, le medie di luglio si aggirano sui 28-29 °C. Nel Medio e nell'Alto Egitto la continentalità accentua le escursioni termiche annue e giornaliere, mentre la latitudine più elevata determina medie di luglio di 32-33 °C (in gennaio non superano i 15 °C ). Per quanto riguarda le precipitazioni, sulla costa si hanno valori annui molto più bassi di quelli dell'area mediterranea: ad Alessandria cadono 166 mm annui di pioggia che scendono ad appena 40-50 mm al Cairo; ad Aswân si possono avere anni di seguito senza piogge. Il clima egiziano è condizionato dai predominanti influssi delle masse d'aria tropicali-continentali. Le manifestazioni cicloniche proprie dell'area mediterranea si verificano nei mesi invernali, durante i quali cadono le precipitazioni (i giorni piovosi nel Basso Egitto non superano i 25, per gran parte concentrati in dicembre). Agli scambi d'aria tra il Mediterraneo e l'interno si devono i venti etesii, richiamati verso sud dalle basse pressioni provocate dal riscaldamento delle superfici desertiche; dall'interno soffia invece, tra marzo e giugno, il khamsin, vento caldo, soffocante, proveniente dai quadranti meridionali, attratto dalle basse pressioni mediterranee.

Flora. La vegetazione si raccoglie lungo il Nilo e nelle oasi ed è quasi tutta introdotta e controllata dall'uomo. Pianta sovrana è la palma da dattero, diffusa anche per la funzione di riparo che essa esercita con la sua ombra sulle colture erbacee e orticole. Prima delle trasformazioni operate dall'uomo, le aree inondate stagionalmente dalle acque nilotiche erano occupate da erbe acquatiche, papiri, piante di loto ecc., vegetazione di cui si trovano ormai piccoli lembi marginali. Nelle zone desertiche si hanno povere associazioni cespugliose lungo gli uidian, con piante di mimose, tamerici e acacie nei tratti relativamente più favorevoli.

Idrografia. Idrograficamente l'Egitto è il Nilo , in modo esclusivo; di nessuna importanza sono gli uidian che scendono dai rilievi orientali, mentre areica è tutta la sezione occidentale del Paese. Il Nilo percorre in territorio egiziano 1.508 km, frazione limitata del suo lungo percorso, ma il "miracolo" dell'Egitto si deve alla ricchezza d'acqua che il fiume riesce a portare in una plaga desertica e così lontana dalle sue sorgenti. Il regime del Nilo è notoriamente determinato da quello dei suoi due grandi rami sorgentiferi: il Nilo Azzurro e il Nilo Bianco. Le piene avvengono allorquando si ha il cospicuo apporto del Nilo Azzurro, nei mesi estivi: il 19 luglio è considerato il giorno d'inizio della piena. La decrescita comincia in modo consistente verso la metà di ottobre; nel periodo di magra giungono le acque del Nilo Bianco. Le dighe oggi controllano totalmente il fiume, le cui acque in passato esondavano fertilizzando naturalmente il terreno. In effetti il controllo delle acque, sia pure in misura limitata, era esercitato anche nell'antichità, ma l'irrigazione controllata su vasta scala, interessante cioè larghe superfici agricole, si impose soltanto nel secolo scorso, con la creazione di grandi dighe e di estesi sistemi di canali. Il primo grande sbarramento fu quello di Qalyûb, poco a monte della biforcazione dei rami deltizi di Rosetta e Damietta, cui seguirono quelli di Isna, Asyût, Nag 'Hammâdi; la diga più imponente è quella di Aswân, costruita all'inizio del secolo e più volte ingrandita, cui si è recentemente aggiunta, 10 km a monte, la "diga alta", la realizzazione più importante dell'Egitto moderno: essa ha portato alla formazione del Lago Nasser (in parte però sudanese), elemento che ha rivoluzionato l'intera geografia della regione. La superficie irrigua maggiore resta sempre però quella del delta, tutta intessuta di canali di irrigazione e di scolo, resi necessari questi ultimi per tenere basso il livello della falda freatica, che nuoce alle coltivazioni, e per dissalare i terreni