Aspetti economici

L'Egitto è un Paese povero, con un tasso molto alto di disoccupazione e di analfabetismo e con un'economia basata, oggi come nel più lontano passato, su un'agricoltura che vive sullo sfruttamento delle acque del Nilo.

Epoca coloniale. Le potenze coloniali, rappresentate soprattutto, ma non solo, dalla Gran Bretagna e conniventi con la monarchia, protrattasi sino al 1952, avevano sì avviato un non trascurabile processo di modernizzazione del Paese (per esempio con la costruzione delle ferrovie e l'apertura del Canale di Suez, il potenziamento della cotonicoltura e in genere dell'agricoltura in senso commerciale, la realizzazione delle prime industrie ecc.), ma avevano operato nell' esclusivo vantaggio di pochi gruppi al potere, mentre erano rimaste invariate, se non peggiorate, le condizioni dei fellahin, cioè della gran massa degli Egiziani.

Dirigismo e nazionalizzazione. Caduta la monarchia, l'Egitto ha conosciuto orientamenti economici praticamente opposti, senza peraltro trovare il rimedio al gravissimo sottosviluppo nazionale. Con Nasser infatti fu sperimentata una politica economica nettamente socialista e dirigista e le strutture produttive del Paese cominciarono a operare nell'ambito dei piani quinquennali di sviluppo. Furono nazionalizzate le grandi imprese, le banche, le compagnie di assicurazione, mentre lo Stato si faceva imprenditore, incorporando non solo le industrie di base ma talvolta anche varie aziende minori e assumeva la gestione dei circuiti commerciali con l'estero; in campo finanziario era operata una rigida chiusura nei confronti dei capitali occidentali. Parallelamente veniva attuata la riforma fondiaria e furono ridistribuite le terre confiscate ai latifondisti (prima del 1952 meno del 3% della popolazione era proprietaria di oltre il 55% dell'arativo, mentre si calcola che l'87% dei contadini fosse totalmente privo di terre); tuttavia ciò diede origine a una miriade di microfondi, in grande maggioranza inferiori a 2 ha, che rimanevano (e rimangono) ancorati a tecniche produttive assai arcaiche.

Svolta liberista. A partire dagli anni Settanta l'Egitto dava l'avvio a una svolta economica in senso apertamente liberista e oggi si può configurare come un Paese a economia mista, in cui tuttavia la presenza statale va man mano perdendo di potere nei confronti della nuova borghesia imprenditoriale. Tale svolta, che è stata naturalmente anche politica (l'Egitto è passato infatti dallo scacchiere filosovietico a quello filoamericano), ha innescato una serie di processi che hanno portato a un radicale mutamento dell'assetto produttivo. Da un lato cospicui aiuti finanziari sono elargiti dagli Stati Uniti e dai Paesi arabi conservatori (Arabia Saudita in primo luogo), dall'altro lo smantellamento delle barriere doganali e quindi il libero accesso delle merci occidentali hanno gravemente danneggiato talune produzioni locali, che per l'inefficienza o la scarsa specializzazione degli impianti non hanno retto alla concorrenza straniera. Del pari l'afflusso del capitale estero (tedesco, francese, italiano ecc., ma soprattutto statunitense), attirato al solito dall'enorme abbondanza di manodopera a costi estremamente bassi e dalle favorevolissime agevolazioni fiscali, viene indirizzato a forme d'industrializzazione volte al pressoché assoluto interesse delle multinazionali stesse, senza tradursi in un reale impulso alla crescita economica del Paese che lamenta una fortissima disoccupazione, ormai radicalizzata, aggravata dall'accrescimento demografico.

Agricoltura. La maggior parte dei terreni coltivati (complessivamente pari al 2,5% della superficie territoriale, in corrispondenza del delta e della Valle del Nilo) è irrigata. Solo 400.000 ha sono soggetti ancora all'inondazione periodica del Nilo, mentre ben superiore estensione hanno le terre irrigate in permanenza, grazie ai grandi sbarramenti di Aswân, Isna, Nag 'Hammâdi ecc. L'irrigazione permanente e controllata consente di praticare in rotazione sino a tre colture annue (ne consegue che la superficie seminata è molto più ampia di quella classificata come "coltivata"), ma presenta il risvolto negativo di non poter più contare sul fertile limo nilotico e di richiedere elevati quantitativi di fertilizzanti chimici. Le colture invernali (scitui) comprendono soprattutto frumento, cipolle e legumi, le estive (sefi) riguardano in prevalenza cotone, canna da zucchero, riso e piante oleaginose, le autunnali (nili ) sono massimamente rappresentate da mais e altri cereali a breve ciclo vegetativo, come il miglio. La coltura di gran lunga più importante è quella del cotone (della prestigiosa qualità a "fibra lunga"). Tra i cereali prevale il frumento, seguito dal mais, dal riso, coltivato soprattutto nel delta e dall'orzo. Patate, fagioli, fave, cavoli, cipolle e pomodori sono prodotti di largo consumo, ma sono in parte anche esportati. Nel quadro delle colture industriali, dopo il cotone è largamente diffusa la canna da zucchero; sesamo, arachidi, lino, olivo si aggiungono alle due colture principali. Notevole incremento ha avuto l'agrumicoltura, mentre per i datteri l'Egitto si colloca al primo posto nel mondo.

Allevamento e pesca. L'allevamento è complessivamente poco sviluppato, se si eccettuano i volatili da cortile; ovini e caprini sfruttano i terreni marginali e poveri della Valle del Nilo; per i bovini si ricorre in gran parte alla coltivazione di foraggere; non molto elevato è del pari il numero dei bufali, i tradizionali animali da lavoro del fellahin . Scarso rilievo economico ha egualmente la pesca, che viene anche praticata negli stagni e nei laghi del delta; spugne, coralli e madreperla si aggiungono ai prodotti ittici.

Risorse minerarie. Come si è detto, le risorse minerarie non sono eccezionalmente importanti, anche se nel 1975 sono stati restituiti all'Egitto i ricchi giacimenti petroliferi del Sinai, passati in mano israeliana nel 1967. L'estrazione, la raffinazione e la vendita di petrolio sono controllate da un apposito ente di Stato, l'Egyptian General Petroleum Corporation ). Oltre al petrolio e al gas naturale, abbondano solo i fosfati e il salmarino, cui si aggiungono meno rilevanti quantitativi di zolfo, amianto, manganese e minerali di ferro. Il petrolio è in parte utilizzato per la produzione di energia elettrica, che tuttavia è per quasi la metà d'origine idrica; ciò è soprattutto dovuto ai grandiosi impianti della cosiddetta "diga alta" di Aswân.

Industria. L'industria, pur essendosi sviluppata nell'ultima decade a un ritmo anche del 10% annuo, ha strutture tuttora piuttosto fragili, mostrando carenze particolarmente gravi nei settori di base; tuttavia sono stati creati, in specie all'epoca di Nasser, alcuni complessi siderurgici e meccanici, rappresentati però essenzialmente da stabilimenti di montaggio di autoveicoli, mentre un notevole impulso è stato dato all'industria chimica, specie dei fertilizzanti azotati, ma che altresì produce acido solforico, nitrico e cloridrico, soda caustica ecc. La maggiore industria è tuttora quella cotoniera che, oltre a coprire il fabbisogno nazionale, riesce a produrre per l'esportazione; attivo è anche il setificio e in espansione la produzione delle fibre artificiali. Gli altri principali settori riguardano la lavorazione dei prodotti agricoli locali, annoverando perciò zuccherifici, complessi molitori, pastifici, oleifici, birrifici, conservifici, distillerie di alcol; importante, benché si avvalga solo di merce di importazione, essendone in Egitto proibita la coltura, è la manifattura di tabacchi. Il settore industriale comprende altresì cementifici, cartiere, fabbriche di pneumatici e di apparecchiature elettriche (radio, televisori ecc.), oltre naturalmente alle raffinerie di petrolio e ai complessi petrolchimici. Tuttavia il forte impegno assistenziale, con salari pagati a manodopera non produttiva, causa di una insistente lievitazione dei prezzi.

Comunicazioni. La varia distribuzione delle attività nel delta e nella valle del Nilo è all'origine di cospicui scambi, che trovano ancor oggi nella navigazione fluviale una via di comunicazione largamente utilizzata. Il fiume è però affiancato dalla strada e dalla ferrovia che verso sud, con la navigazione sul Lago Nasser, consentono i collegamenti con il Sudan. Da questa dorsale principale, la Alessandria-Tanta-Il Cairo-Aswân, si dipartono diverse ramificazioni che servono soprattutto il delta e la zona del Canale; alcune strade raggiungono il Mar Rosso e le oasi del Deserto Occidentale, mentre una linea ferroviaria si sviluppa lungo la costa mediterranea, sino al confine con la Libia. Alessandria, che è anche collegata al Nilo per mezzo del canale Mahmudiya, è il principale sbocco del Paese sul mare, mentre Il Cairo è il vertice di tutte le comunicazioni interne, nonché attivissimo scalo aereo internazionale (compagnia di bandiera è la Egyptair ); fondamentale via di comunicazione è naturalmente il Canale di Suez (sottopassato dal 1980 da un tunnel).

Commercio. Quanto agli scambi con l'estero, la bilancia commerciale denuncia un passivo allarmante: le esportazioni, rappresentate essenzialmente da cotone, petrolio e prodotti petroliferi, non coprono nemmeno metà delle importazioni, consistenti soprattutto in generi alimentari, macchinari e mezzi di trasporto. L'intersca mbio si svolge eminentemente con gli Stati Uniti, la Francia, la Germania per le importazioni, con l'ex Unione Sovietica e l'Italia per le esportazioni