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Aspetti economici
Dal punto di vista economico l'Algeria entra nel novero dei Paesi in via di sviluppo, presentandosi anzi tra i più dinamici del continente africano; la sua situazione è tuttavia resa oltremodo difficile dall'assai alta concentrazione di popolazione nelle poche aree adatte agli insediamenti e alle colture e dalla scarsità di quadri tecnici. La colonizzazione francese ha lasciato segni profondi, benché l'economia fosse stata impostata secondo le necessità e i vantaggi dei coloni, senza giungere a una pur minima integrazione con la realtà interna, creando anzi quegli squilibri che proprio con l'indipendenza sono venuti prepotentemente alla luce.
Agricoltura, allevamento e pesca. L'agricoltura era stata ben sviluppata, ma sempre sulla base degli interessi francesi; oggi il governo di Algeri si sforza di realizzare la totale conversione del settore, mediante la progressiva riduzione delle colture coloniali e avviate all'esportazione (vino soprattutto) e il corrispondente incremento di quelle alimentari, come i cereali, destinate al consumo interno: tuttavia il Paese deve ancora ricorrere all'importazione di taluni prodotti alimentari. Sono state costituite alcune migliaia di cooperative, localizzate nei villaggi sorti sulle terre espropriate ai coloni francesi; inoltre si è dato inizio a una vasta opera di bonifica delle terre sottratte al deserto, mediante una fascia di vegetazione denominata "diga verde", profonda una ventina di chilometri, che dovrebbe attraversare l'intero territorio dal confine marocchino a quello libico, raddoppiando la superficie coltivabile del Paese. Con tutte le sue carenze, e benché arativo e colture arborescenti occupino solo il 3,1% della superficie territoriale, l'agricoltura impegna un quarto della manodopera attiva e contribuisce in larga misura alla formazione del prodotto nazionale. L'agricoltura commerciale è rappresentata in primo luogo dalla vite, poi dall'ulivo, dagli agrumi, dalle primizie orticole e da diverse piante fruttifere mediterranee; l'agricoltura algerina tradizionale, benché praticata anche da aziende moderne, fornisce soprattutto frumento, orzo e altri cereali, nonché datteri nelle oasi e fichi nella Cabilia. Ancora più esigua è l'area boschiva; principali essenze sono il pino d'Aleppo, la quercia da sughero, il cedro; sugli altopiani si raccoglie l'alfa, usata nella fabbricazione della carta. Rientra nelle forme tradizionali di economia l'allevamento, estensivo e talora nomadico, di ovini e caprini, meno diffusamente di bovini, considerevole quello dei volatili. Mestghanem, Algeri, Orano sono solo alcuni dei principali porti pescherecci.
Risorse minerarie e industria. L'industria ricevette un certo incentivo poco prima dell'indipendenza, sotto la pressione delle prime rivendicazioni algerine (piano di Costantina). Nel frattempo però erano stati valorizzati i giacimenti petroliferi (di Hassi-Messaoud, Edjeleh, Zarzaïtine, Ohanet ecc.) e di gas naturale (Hassi R'Mel, Messdar) del Sahara, scoperti e sfruttati a partire dal 1950 a opera di compagnie francesi e straniere; con l'indipendenza la gestione delle attività petrolifere è passata in mano algerina, in obbedienza alla politica di nazionalizzazione, che è stata ed è alla base delle scelte economiche del Paese e che interessa tutte le sue molteplici risorse minerarie: idrocarburi in primo luogo, poi manganese, uranio, ferro, fosfati, zinco, rame, piriti, diamanti ecc. Negli anni Settanta le linee di politica economica dell'Algeria si erano orientate verso u n'industrializzazione pesante e di rigida pianificazione, secondo una formula di accumulazione socialista molto simile a quella sovietica degli anni Venti. Ciò fu fatto nel tentativo di affrancarsi da ogni servitù economica dai vecchi partners coloniali, trascurando i rapporti politico-economici con i Paesi limitrofi (Tunisia, Marocco ecc.). Dalla notevole concentrazione di potere nelle mani di una cinquantina di enti che gestivano l'assoluta maggioranza dell'apparato economico algerino erano pe rò derivati non pochi scompensi tra i vari settori dell'economia. Gli anni Ottanta segnano un cambiamento profondo di tale situazione con il prevalere di una politica più pragmatica e liberista anche sul piano internazionale. Da rilevare che sono stati raggiunti importanti accordi per forniture di gas alla Francia e all'Italia e che si è deciso di incrementare gli investimenti in agricoltura per rivitalizzare il territorio rurale. I piani allestiti puntano a recuperare spazi e produttività, ma con molto realismo si prospetta per l'Algeria un ricorso massiccio all'approvvigionamento estero, per sfamare la popolazione in continua crescita