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Economia
Nonostante i buoni risultati ottenuti nei primi due anni di indipendenza, il Paese attraversa una situazione di malessere economico crescente, dovuto agli alti valori dell'inflazione e della disoccupazione.
Profilo generale. Anche se un buon numero di coloni bianchi ha lasciato il Paese, le ricchezze minerarie, le principali piantagioni, le banche, le industrie sono in gran parte in mani straniere, spesso di società multinazionali, che non si oppongono a consentire, e persino a sostenere, una certa liberalizzazione economica e sociale, purché le leve economiche restino saldamente in loro possesso; ciò si traduce tra l'altro nell'assicurare allo Zimbabwe l'afflusso dei capitali esteri, fondamentali per un Paese appena uscito da una logorante guerra civile. In cambio il governo negro si deve fare garante della continuità degli indirizzi economici sinora perseguiti: quindi bando assoluto alle nazionalizzazioni o alla riforma fondiaria, ma si concede per esempio l'attuazione di un programma governativo di progressiva assegnazione ai contadini africani di fattorie agricole già appartenute ai coloni bianchi, ormai abbandonate o non adeguatamente sfruttate. Né bisogna dimenticare il potentissimo vicino, quella Repubblica Sudafricana da cui lo Zimbabwe fu in crescente misura sostenuto negli ultimi anni e con la quale tutti i Paesi dell'Africa meridionale devono, chi più chi meno, fare i conti. I limiti all'azione governativa sono dunque tanti e strettissimi i legami con il passato; tuttavia l'indipendenza ha segnato un'ora di grande importanza per l'ex Rhodesia e il Paese può già vantare i suoi primi progressi in vari settori della vita economica. Da rilevare un accordo siglato nel 1984 con l'Italia per il miglioramento irriguo e la formazione tecnico-professionale, in cambio di acquisto di macchinari e di beni strumentali.
Agricoltura e foreste. L'agricoltura dispone solo del 7,4% della superficie territoriale. La sua importanza poggia soprattutto sulle colture di piantagione, principalmente su quella del tabacco, che è di qualità molto pregiata: nel 1980, con l'ottenimento dell'indipendenza del Paese e quindi con la cessazione delle sanzioni economiche decretate dall'ONU , questo prodotto, fondamentale per le esportazioni, ha ritrovato la sua più ampia collocazione sui mercati internazionali. Con una produzione annua di oltre 2 milioni di q di tabacco lo Zimbabwe detiene nettamente il primato africano, ponendosi in buona posizione su scala mondiale. Fra gli altri prodotti industriali hanno rilevanza il cotone, le arachidi, la canna da zucchero, il tè e il caffè. L'assoluta maggioranza della popolazione rurale si dedica però all'agricoltura di sussistenza, imperniata sulla cerealicoltura; circa la metà dell'arativo è destinato alla coltivazione del mais, cui fanno seguito, a grande distanza, il frumento e il miglio, il sorgo, il riso ecc. Svariati prodotti offre la frutticoltura, rappresentata soprattutto dagli agrumi, coltivati in aziende specializzate e con impianti di irrigazione, e dalle banane, quindi da mele, pere e pesche. Per quanto concerne le attività forestali (boschi e foreste coprono un quarto della superficie territoriale), tra i legni duri da ebanisteria hanno importanza il teak e il mogano rhodesiano; come legni da cellulosa sono utilizzati conifere ed eucalipti, ai quali si è fatto ampio ricorso per rimboschire vaste aree. Le zone più produttive si trovano verso il confine orientale. A Mutare sono ubicati i principali impianti per la lavorazione della cellulosa.
Allevamento e pesca. Per l'abbondanza dei pascoli e la temperatura mite l'ambiente dell'alto Veld è molto adatto all'allevamento, che viene però spesso praticato in forme tradizionali e poco produttive (il patrimonio zootecnico è inoltre stato decimato, in più o meno grave misura, nel corso della guerra civile); prevalgono i bovini, i caprini, gli ovini, i volatili da cortile. La creazione del Lago di Kariba ha consentito di dare l'avvio all'attività peschereccia, per il vero tuttora poco sviluppata e scarsamente remunerativa.
Risorse minerarie. Varie e talune rilevanti sono le risorse del sottosuolo; già si è detto che lo sfruttamento minerario, in particolare la ricerca dell'oro, fu la prima attività che spinse i bianchi nel Paese e molti sono i prodotti minerari largamente esportati. È ancora importante l'oro, affiancato dall'amianto (lo Zimbabwe è ai primi posti come produttore mondiale), dalla cromite, dal nichel, dal rame, tutti minerali d'esportazione; si estraggono inoltre carbone, minerali di ferro, argento, cobalto, antimonio, magnesite, bauxite, piriti, fosfati, platino, pietre preziose ecc. La disponibilità energetica è cospicua e si basa tanto su centrali termiche quanto su impianti idroelettrici; tra questi ultimi emerge nettamente la centrale alimentata dalla colossale diga di Kariba, sullo Zambesi.
Industria. L'attività mineraria presenta una crescente espansione, così come rilevante è stato negli ultimi anni lo sviluppo industriale del Paese; tuttavia lo Zimbabwe si attende un ulteriore incremento in entrambi i settori, grazie soprattutto all'acquisizione di nuovi mercati internazionali. Varie sono le industrie di base ormai bene affermate; alla siderurgia, che produce quantitativi consistenti di acciaio, ghisa e ferroleghe, si affiancano la metallurgia del rame e del nichel, la lavorazione dell'amianto, i processi per l'ottenimento del coke metallurgico ecc. Questo settore ha consentito a sua volta l'espansione di diverse attività meccaniche, comprendenti fabbriche per il montaggio di autoveicoli, stabilimenti per la produzione di elettrodomestici e altri macchinari, elettrici e non; non mancano, sempre tra le industrie di base, vari cementifici, una raffineria di petrolio presso Mutare, che lavora il greggio proveniente da Beira, nel Mozambico, cui è collegata con oleodotto, complessi chimici (fertilizzanti, materie plastiche), farmaceutici, cartiere. Abbastanza vario è altresì il panorama delle attività manifatturiere, legate essenzialmente alla trasformazione dei prodotti locali e che comprendono perciò complessi alimentari come zuccherifici, conservifici di carne, stabilimenti lattiero-caseari, oleifici, birrifici, complessi molitori; inoltre vi sono manifatture di tabacchi, cotonifici, calzaturifici, mobilifici ecc. Bulawayo e Harare concentrano la maggior parte delle attività industriali; però largamente diffusa è l'industria alimentare, che ha piccoli e medi impianti dislocati nelle principali aree di produzione delle varie materie prime.
Comunicazioni. Privo di sbocchi al mare, lo Zimbabwe ha dovuto crearsi un sistema di comunicazioni, soprattutto ferroviarie, che lo collegasse rapidamente con i centri portuali esteri. I porti mozambicani di Beira e di Maputo (raccordati rispettivamente il primo con la linea che si diparte da Harare, il secondo con l'asse ferroviario che, in prossimità di Gweru, si distacca dalla Harare-Bulawayo) hanno tradizionalmente rappresentato i più rapidi accessi del Paese al mare; quando nel 1975 con l'indipendenza del Mozambico e lo stato di guerriglia con l'allora Rhodesia entrambe le linee furono interrotte, così come per analoghe ragioni era stata interrotta sin dal 1973 quella con la Zambia, che supera lo Zambesi presso le Cascate Vittoria, assursero a particolare importanza le linee di raccordo con la rete della Repubblica Sudafricana: quella che si diparte da Bulawayo, attraversando però il Botswana orientale, e l'altra, più diretta e aperta appositamente nel 1974, la Rutenga-Beitbridge che, superato il fiume Limpopo, entra subito nel Transvaal. Comunque nel 1980 sono state riattivate le comunicazioni sia con la Zambia sia con il Mozambico. Le strade, principali e secondarie, si sviluppano per circa 92.000 km, di cui però poco più di 17.000 asfaltati. Servizi aerei interni e internazionali collegano ormai le maggiori città (compagnia di bandiera è la Air Zimbabwe); il più importante aeroporto è quello internazionale di Harare, sino al 1980 servito pressoché unicamente dalla South African Airways, oggi anche da una quindicina di altre compagnie, tra cui la British Airways. Altri aeroporti internazionali sono quelli di Bulawayo e Victoria Falls.
Commercio. Anche il commercio, sia interno sia estero, ha naturalmente tratto sensibili vantaggi dalla cessazione della guerra civile e dall'acquisizione dell'indipendenza: tra l'altro, per quanto concerne gli scambi all'interno del Paese, bisogna tener conto della politica di segregazione che vigeva nel Paese e che in pratica consentiva la distribuzione dei beni di consumo solo nelle zone in cui fossero insediati dei bianchi, in effetti interessando quasi esclusivamente le aree urbanizzate. Il commercio estero ha registrato un netto incremento, ma la bilancia commerciale è quasi sempre deficitaria. Le importazioni sono soprattutto costituite da prodotti petroliferi, da macchinari e mezzi di trasporto, da manufatti, mentre le esportazioni sono rappresentate eminentemente da tabacco, oro, nichel, amianto, rame, zucchero e ferro-cromo. Nel 1982 è venuto meno il particolare accordo doganale con la Repubblica Sudafricana, che svolse in passato un ruolo fondamentale nel commercio estero del Paese, consentendo la veicolazione in tutto il mondo delle merci. Sono rimasti in pratica immutati i tradizionali partner commerciali dell'ex Rhodesia, come la Repubblica Sudafricana, la Gran Bretagna, la Germania, gli Stati Uniti, il Giappone; sono però in corso accordi di stretta cooperazione commerciale con Zambia, Tanzania, Mozambico e Malawi, ed è tuttora vigente l'unione doganale con il Botswana. Anche il turismo ha tratto vantaggio dal netto miglioramento della situazione interna; le mete più frequentate sono le cascate Vittoria e i parchi nazionali (Hwange, Monti Matopo ecc.).