www.unimondo.org/Paesi/Africa/Africa-orientale/Tanzania/Storia
Storia
Cronologia
Per una cronologia storica aggiornata della Tanzania, vedi la sezione Cronologia dell'Atlante di Nigrizia.
Preistoria.
Alcuni siti della Tanzania presentano un particolare interesse per il periodo delle origini dell'uomo, grazie a spettacolari e numerosi ritrovamenti di resti di Australopitecine molto arcaiche. Il più importante è la località di Laetoli dove, in livelli datati a oltre 3,5 milioni di anni, è stata messa in luce una serie di orme di individui (forse Australopithecus afarensis) che camminavano con andatura già perfettamente eretta. Il sito certamente più significativo è la Gola di Olduvai che taglia la piana del Serengeti, dove oltre 50 anni di ricerche condotte da M. D. Leakey hanno permesso di esplorare la lunga sequenza olduvaiana e acheuleana presente in questo giacimento; industrie microlitiche datate a ca. 17.000 anni sono presenti alla sommità dei depositi conservati in questa gola. Resti di Australopithecus boisei, di Homo habilis e di Homo erectus sono stati rinvenuti in diversi siti dei Livelli 1, 2 e 3 di Olduvai. Diversi altri siti con industrie di varie fasi dell'Acheuleano sono presenti in Tanzania (Isimila, Peninj, Isenya). Fossili umani attribuiti a Homo erectus o a una forma di transizione verso Homo sapiens, con un'età di ca. 400.000 anni, sono stati rinvenuti nei pressi del lago Ndutu, mentre resti molto più recenti, associati a industrie del Middle Stone Age, provengono da un sito sulle sponde del lago Eyasi. Industrie del Middle Stone Age e del Late Stone Age sono note in diverse località tra cui ricordiamo il riparo Nasera sulla piana del Serengeti. Numerose sono le manifestazioni d'arte rupestre, di cui le più arcaiche sembrano risalire al Paleolitico superiore, mentre le più recenti presentano figure zoomorfe naturalistiche. Alcune di esse sono databili al Neolitico; materiali di questo periodo, collocabili tra il VI e il III millennio a. C., sono presenti in ripari sotto roccia. Dalla fine del II e nel corso del I millennio a. C. si diffondono, in Tanzania, oltre ai primi elementi di cultura bantu, la ceramica, le pratiche agricole e la lavorazione del ferro. Particolarmente sviluppate sono le installazioni metallurgiche degli inizi del I millennio a. C., con materiali ceramici di tipo Urewe. Durante la fioritura del regno di Zimbabwe si sviluppa un fiorente commercio del sale, estratto in alcune miniere della Tanzania e in alcuni centri appaiono complessi sistemi di irrigazione; il centro costiero più importante della Tanzania era, in questo periodo, Kilwa.
Storia.
La regione costiera, già vagamente nota al mondo egizio e a quello ellenico, poi descritta nel Periplo del Mare Eritreo (di anonimo navigatore greco del sec. I-II) e indicata col nome di Azania, fu già in epoca remota meta di traffici con la Penisola Arabica e l'Oriente. Essa divenne, forse dalla fine del sec. VII, sede di insediamento di arabi islamizzati e poi di persiani di Shirāz che fondarono, nel sec. X, il fiorente impero degli Zengi (cioè dei Neri), protrattosi fino all'avvento dei portoghesi. Arabi e persiani, amalgamatisi con le popolazioni autoctone del litorale e dell'entroterra (bantu, zulu), dettero vita a quella lingua e a quella cultura swahili che ha caratterizzato poi tutte le società di quell'area geografica. Nella prima metà del sec. XV le coste orientali dell'Africa furono visitate anche da flotte cinesi inviate dai primi imperatori Ming e guidate dall'eunuco Cheng Ho. I portoghesi, alla ricerca di basi di appoggio e commerciali sulla via delle Indie, comparvero su quel litorale nel 1498, insediandosi poi nei principali centri costieri e a Kilwa, Pemba e Zanzibar. Con la rivolta araba di Mombasa del 1631 ebbe inizio per il Portogallo una lotta susseguitasi fino alla caduta di Fort Jesus (1698), di Pemba e di Kilwa. All'inizio del sec. XVIII il dominio di tutto il litorale a nord di Mozambico passò nelle mani del sultano di Oman che affidò i vari centri a membri della sua famiglia, i quali cercarono però di rendersi autonomi.
Nel 1828 Seyd Sa'īd riaffermò la sua autorità e da Mombasa trasferì la sede del principato a Zanzibar. Sa'īd trovò un sostanziale appoggio nella Gran Bretagna con la quale stipulò un trattato che prevedeva come contropartita l'abolizione della tratta. Sa'īd Bargash (1870-88) estese il suo controllo alle regioni interne della Tanzania, raggiungendo la regione dei Grandi Laghi nell'intento di scoraggiare i mercanti di schiavi, e, sempre in collaborazione con l'Inghilterra, cercò di aprire il Paese al mondo esterno. Le grandi esplorazioni intraprese nella seconda metà del sec. XIX anche da missionari e agenti tedeschi, e in particolare l'azione svolta da K. Peters attraverso la Società Tedesca dell'Africa Orientale, portarono nel 1884 alla firma d'una serie di trattati che assicurarono vantaggiose condizioni alla predetta Società e portarono nel 1885 il territorio sotto il protettorato della Germania con la separazione giuridica del Tanganica (settore continentale) da Zanzibar e Pemba. A nulla valse l'opposizione di Sa'īd Bargash: gli accordi del 1886 e del 1890 definirono le zone d'influenza di Germania e Inghilterra nei confronti del sultano di Zanzibar. I tedeschi dovettero però fronteggiare numerose rivolte (fomentate dall'elemento arabo e dalle irriducibili popolazioni autoctone), protrattesi fino al 1907. La politica della Germania per dare un'organizzazione e uno sviluppo al Tanganica fu assai efficace ma ben presto interrotta dallo scoppio del primo conflitto mondiale. Il generale von Lettow Vorbeck riuscì, coi suoi modesti effettivi, a tener testa alle forze inglesi e belghe fino al novembre 1918, data della firma dell'armistizio che sanzionava la sconfitta della Germania. Il territorio dell'Africa Orientale Tedesca fu dal Consiglio supremo alleato affidato come mandato B (legittimato poi dalla Società delle nazioni) alla Gran Bretagna (Tanganica) e al Belgio (Ruanda-Urundi).
Nel 1920 e nel 1926 furono istituiti nel Tanganica rispettivamente il primo Consiglio esecutivo e il primo Consiglio legislativo. Dopo il secondo conflitto mondiale, il mandato fu trasformato in Amministrazione fiduciaria delle Nazioni Unite (13 dicembre 1946). Le riforme costituzionali del 1948 e del 1954 favorirono l'evoluzione politica del Tanganica e la nascita di un nazionalismo che trovò in J. Nyerere e nella Tanganyika African National Union (TANU) un supporto moderato ma efficace. D'intesa con l'ONU l'Inghilterra concesse al Tanganica prima l'autonomia interna (1º maggio 1961) e poi la piena indipendenza (9 dicembre 1961). Il Tanganica, entrato in seno al Commonwealth come monarchia legata alla corona britannica, optò il 9 dicembre 1962 per la forma di governo repubblicana con Nyerere come presidente. Nel dicembre 1963 anche Zanzibar e Pemba raggiunsero l'indipendenza e nell'aprile 1964 si realizzò l'integrazione dei due Paesi a seguito di un accordo tra i due presidenti, Nyerere e Abeid Karume, divenuti rispettivamente presidente e vicepresidente della Repubblica Unita di Tanzania.
Il 1º ottobre 1964 venne promulgata la Costituzione ad interim della Repubblica Unita di Tanzania, completata da un allegato riproducente lo Statuto della TANU, cioè del partito unico che costituì la base del socialismo tanzaniano. Quest'ultimo trovò la sua formulazione programmatica nella dichiarazione di Arusha del 1967. Negli anni Settanta del Novecento i contrasti fra Tanzania, Uganda e Kenya provocarono lo scioglimento della Comunità africana orientale (1977), che era stata base comune economica e politica dei suddetti Paesi. I contrasti successivamente si aggravarono fra Tanzania e Uganda, fino a sfociare in un vero conflitto (1978-79) conclusosi con la disfatta dell'esercito ugandese da parte delle forze tanzaniane.
Nel 1985 J. Nyerere si dimise dalla presidenza della Repubblica (dopo essere rimasto in carica 24 anni) ma restò alla guida del Chama Cha Mapinduzi (CCM, Partito della Rivoluzione), partito unico nato nel 1977 dalla fusione della TANU e dell'ASP (Afro-Shirazi Party, operante a Zanzibar). Il nuovo capo dello stato, Ali Hassan Mwinyi, sollecito promotore di misure di liberalizzazione economica e di un piano di risanamento, fu aspramente criticato da J. Nyerere che, riconfermato nel 1987 alla guida del CCM con mandato quinquennale, nel 1990 rassegnò le dimissioni.
La transizione politica (ed economica in senso liberista) avviata nel 1985 si concluse con la riunificazione delle due cariche nelle mani di A. H. Mwinyi che nel 1990 vinse le elezioni presidenziali e portò ai vertici delle istituzioni statali i suoi sostenitori. L'inizio degli anni Novanta vide l'estensione della liberalizzazione dal piano economico anche a quello politico, sancita dal riconoscimento formale del sistema multipartitico da parte della conferenza straordinaria del CCM (febbraio 1992), altresì impegnatosi in uno sforzo di democratizzazione interna. Ciò non portò, comunque, a nuove elezioni: l'opposizione rimase divisa e non riuscì a organizzarsi in una coalizione che includesse i movimenti attivi nelle isole di Pemba e Zanzibar, dove continuavano a manifestarsi tendenze separatiste.
Per attenuare i fermenti autonomisti l'Assemblea nazionale approvò (1993) una risoluzione che estendeva anche al Tanganica l'ampia autonomia già prevista per Zanzibar. Nel novembre 1994 il CCM ottenne una schiacciante vittoria alle prime elezioni amministrative multipartitiche: il presidente A. H. Mwinyi nominò primo ministro Cleopa Msuya, ricevendo il voto favorevole dell'Assemblea Nazionale. Nell'ottobre 1995 si tennero finalmente le prime elezioni presidenziali e legislative multipartitiche, di cui però l'opposizione chiedeva subito l'annullamento, denunciando brogli e irregolarità a favore dei candidati governativi. Alla presidenza della repubblica venne comunque eletto Benjamin Mkapa (CCM); il CCM riuscì anche ad aggiudicarsi la maggioranza assoluta dei seggi all'Assemblea Nazionale, mentre assai meno netta risultò la sua vittoria alle elezioni della Camera dei Rappresentanti svoltesi contemporaneamente a Zanzibar: questo provocò le ampie proteste del leader del partito d'opposizione CUF (Fronte Civico Unito). In novembre il presidente B. Mkapa potè formare il nuovo governo, affidando la carica di primo ministro a Frederick Sumaye. Il CCM si affermò anche nelle elezioni del 2000, che confermarono nuovamente B. Mkapa alla presidenza. A Zanzibar, invece, le elezioni vennero annullate per gravi irregolarità; una manifestazione indetta dal CUF e dichiarata illegale dal CCM si svolse sull'isola nel 2001 per chiedere la ripetizione delle elezioni e causò violenti scontri con ca. 200 morti e numerosissimi feriti. Allo scopo di porre fine alle violenze politiche CCM e CUF firmarono un accordo negoziando una soluzione a lungo termine della crisi. Sempre nel 2001 la Tanzania firmò un accordo con il Malawi per risolvere un lungo contenzioso riguardante il confine sul fiume Songwe e sempre sul piano internazionale, nel marzo 2004, il governo tanzaniano firmò un accordo preliminare con Kenya e Uganda per la creazione di un'unione doganale. Nel 2005 si svolsero elezioni legislative: B. Mkapa aveva già ricoperto due mandati e costituzionalmente non poteva più essere rieletto, così, come candidato del CCM, si presentò alle elezioni il ministro degli esteri Jakaya Kikwete che con l'80% dei voti venne nominato presidente. Il CCM continuava quindi a controllare con una schiacciante maggioranza la vita politica del Paese garantendo comunque il rispetto delle regole democratiche.
Nell'ottobre del 2010 il presidente uscente vinceva le elezioni presidenziali con oltre il 60% delle preferenze.