Spazio fisico

Morfologia. Il territorio continentale, quello cioè corrispondente all'ex Tanganica, è incluso nelle alte terre orientali africane; più precisamente comprende gran parte dell'Altopiano Lagoso dell'Africa orientale, così denominato per i numerosi laghi che occupano la Rift Valley, la gigantesca frattura continentale estesa dal Lago Malawi (Niassa) al Mar Rosso. Essa è qui ben evidenziata in due rami: quello occidentale, che corrisponde al Lago Tanganica e che forma il limite naturale della Tanzania a ovest, e quello orientale, meno marcato e in cui si situano vari laghi minori (Eyasi, Natron). Tra i due rami della fossa è compreso il nucleo centrale e più vasto della Tanzania, che include però anche un'ampia sezione del margine orientale dell'Altopiano Lagoso sino all'Oceano Indiano. Le alte terre centrali sono situate in media a un'altezza di 1.000 m; in prossimità dei rami della Great Rift Valley si hanno però rilievi spesso imponenti che formano una specie di U, interessando la parte occidentale, meridionale e orientale del Paese: a nord invece la continuità montuosa è rotta dall'immensa conca del Lago Vittoria. Tali rilievi sono caratterizzati dalla presenza di imponenti apparati vulcanici, la cui origine, così come quella in generale dell'intera orlatura montuosa della Great Rift Valley, è intimamente legata alla nascita stessa della poderosa frattura. Tra i vulcani emerge, in tutta la sua grandiosità, il Kilimangiaro (5.895 m), massima cima dell'Africa, che domina l'estrema sezione nord-orientale del Paese, al confine col Kenya; più a sud-ovest s'innalza il Meru (4.566 m). I rilievi raggiungono una notevole elevazione anche nella Tanzania meridionale, in particolare poco a nord del Lago Malawi (Niassa), dove i monti Kipengere sfiorano i 3.000 m. Il territorio poggia su un basamento precambriano, il cui sollevamento è avvenuto nel Cenozoico, nuovamente in concomitanza con la formazione della frattura. Penepiano logorato dalla lentissima erosione, non presenta in genere rilevanti asperità, ma tracce residue di antichi rilievi, alternanza di depressioni e altopiani intaccati dai solchi fluviali, più o meno incisi secondo il substrato roccioso. Su vasti tratti affiora lo zoccolo cristallino archeozoico, a rivelare l'antichità delle superfici di erosione; tuttavia in prossimità della fossa vi si sovrappongono ampiamente materiali vulcanici effusivi, più o meno antichi, i quali formano una distesa quasi continua in tutta la Tanzania settentrionale, ai margini del Lago Vittoria e del Kilimangiaro (Piana di Serengeti, Steppa dei Masai). Su più limitate aree lo zoccolo è coperto, come nella parte meridionale, da strati sedimentari mesozoici e cenozoici, cui si aggiungono le coltri fluvio-lacustri neozoiche nelle depressioni della fossa e lungo i corsi fluviali. Le alte terre digradano verso la costa, dove però i terreni alluvionali, pianeggianti, formano una fascia piuttosto esigua, per l'approssimarsi al mare dei rilievi interni, con l'eccezione dell'area centrale attraversata dal fiume Rufiji; frequenti sono le lagune e le morfologie dunose. Poco al largo della costa, su lunghi tratti, si hanno affioramenti corallini, a testimonianza della estensione della platea continentale, che digrada molto insensibilmente verso l'Oceano Indiano. È su questa platea che sorgono, a 70-80 km dalla costa, le isole di Zanzibar, Pemba e Mafia (quest'ultima già apparteneva al Tanganica prima dell'unione federale con Zanzibar), superfici pianeggianti di materiale madreporico più o meno recente, che si circondano di ampie scogliere coralline.

 

Clima. Il clima della Tanzania è di tipo tropicale nonostante il Paese, posto tra 1° e 12° latitudine sud, si trovi nella fascia equatoriale: se si esclude l'estrema sezione settentrionale, predomina ovunque un clima a stagioni alternate, regolato dagli alisei e dai monsoni provenienti dall'Oceano Indiano. Agli alisei si deve fondamentalmente la stagione piovosa propria dell'inverno australe (con massimi di precipitazioni tra marzo e maggio), mentre i monsoni sono responsabili di una seconda stagione piovosa tra ottobre e dicembre. Asciutte o con minori precipitazioni sono le stagioni intermedie, tra giugno e settembre e tra gennaio e febbraio. Quest'ultimo periodo registra anche i massimi valori termici, che ovviamente variano passando dalla costa alle zone interne più elevate, mitigate dall'altitudine (a Dar es Salaam la media di gennaio è di 28 °C, mentre a Tabora, situata a 1.265 m, è di 22 °C); abbastanza deboli sono su gran parte del Paese le escursioni termiche annue (nelle citate località le medie di luglio, nell'inverno australe, sono di 23 °C e di 21 °C), mentre sull'altopiano si può avere una differenza termica tra dì e notte anche di 10 °C. La costa registra piogge abbondanti, che si aggirano sui 1.100 mm annui a Dar es Salaam (1.500 mm a Zanzibar); sugli altopiani la quantità delle precipitazioni è assai variabile in funzione dell'altitudine e dell'esposizione. Si hanno così contrasti nettissimi tra i versanti montuosi più elevati e meglio esposti a est, e le sottostanti depressioni: tipico il caso dei versanti del Kilimangiaro, bene irrorati (qui si hanno naturalmente, oltre alla maggiore piovosità, i valori termici più bassi: al di sopra dei 4.000-4.300 m si hanno precipitazioni nevose che alimentano alcuni ghiacciai), tutti verdi di coltivi e lembi forestali, popolatissimi, e la sottostante Steppa dei Masai, savana erbosa, semiarida, sfruttata solo dalla pastorizia: la disparità di precipitazioni sovente molto marcata (tra i versanti irrorati e le piane aride può passare dai 1.200 mm ai 600 mm annui), oltre a determinare una netta differenziazione ambientale, ha selezionato le attività umane e persino la distribuzione etnica.

 

Flora. La copertura vegetale della Tanzania è molto varia, così come appunto sono le precipitazioni e le condizioni ambientali generali da zona a zona. La fascia costiera e le isole erano un tempo ricoperte dalla foresta tropicale umida, oggi quasi ovunque sostituita però dalle colture di piantagione, tra cui la palma da cocco. Nel suo insieme però la Tanzania, Paese relativamente poco popolato, è ancora in gran parte coperta da associazioni vegetali spontanee, che hanno nella savana la più diffusa e tipica espressione. Aspetti peculiari assume la vegetazione sui grandi rilievi vulcanici, e in particolare sul Kilimangiaro, con le sue successioni altitudinali, che iniziano, sopra le savane, con la densa foresta equatoriale sino ai 3.000 m, ricca di ginepri, podocarpi, cedri e altre essenze pregiate, bambù (sino a 2.400 m); verso i 3.000 m cominciano le brughiere arborescenti e tra i 3.600 e i 4.600 m si ha una prateria alpina con graminacee tra le quali si elevano seneci e lobelie gig anti.

 

Idrografia. Alla conformazione particolare del territorio si connette l'idrografia, che è molto frammentata e varia, anche perché la Tanzania è interessata, sia pure marginalmente, dai tre più vasti laghi africani: il Vittoria, il Tanganica e il Niassa (Malawi). Il Vittoria, terzo nel mondo per superficie (68.100 km 2 ), rientra per metà entro i confini tanzaniani; poco profondo, con coste basse, frastagliatissime, bordate da innumerevoli isole, occupa un'amp ia depressione dell'altopiano e, tramite il fiume Nilo, riversa al Mar Mediterraneo parte delle acque della Tanzania settentrionale. Appartiene invece al bacino del fiume Congo il Tanganica, che riceve l'apporto di numerosi fiumi della Tanzania occidentale (data la morfologia dell'altopiano, piuttosto incerta è la linea spartiacque), tra cui il Malagarasi, il quale drena un'ampia sezione delle alte terre occidentali. Il Lago Tanganica (32.893 km2 ), con la sua forma lunga e stretta, riflette l'origine tettonica del bacino lacustre, che occupa un lungo tratto della fossa occidentale; in rapporto a ciò, è assai profondo (è la seconda criptodepressione del mondo dopo il Lago Bajkal) e ha coste piuttosto precipiti. A sud-est del Lago Tanganica è il Lago Malawi o Niassa (30.800 km 2 ), il più meridionale della Rift Valley, che nella parte settentrionale del suo bacino si appoggia ai monti Kipengere. Tipici laghi endoreici sono il Rukwa, tra il Tanganica e il Malawi (Niassa), e i vari laghi che occupano il ramo orientale della Rift Valley: l'Eyasi, che ha però un esteso bacino di alimentazione, il Manyara e il Natron. Tutta la sezione orientale della Tanzania versa invece le sue acque nell'Oceano Indiano tramite una serie di fiumi che corrono normali alla costa. I principali, per quanto riguarda l'estensione del bacino, sono al centro il Rufiji, massimo fiume del Paese, che attinge le sue acque sino ai monti Kipengere e svolge il suo corso nella parte centrale dell 'altopiano, sfociando poi con un grande apparato deltizio di fronte all'isola di Mafia; a nord il Pangani o Ruvu, che ha i suoi rami sorgentiferi nel Kilimangiaro e nel Meru; all'estremo sud il Ruvuma , che segna il confine fra Tanzania e Mozambico. I fiumi che si gettano nell'Oceano Indiano hanno un regime un po' diverso passando da sud a nord, dato il variare della piovosità; più costante è quello dei fiumi settentrionali, come il Pangani, più irregolari quelli del centro-sud, come lo stesso Rufiji, alimentato dalle zone interne non molto piovose.