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Ambiente umano
Popolamento. Una larga parte di Somali, specie nella Migiurtinia e nella ex Somalia Britannica, mantiene il nomadismo, compiendo spostamenti pendolari con armenti di capre e pecore, o anche di bovini. Molti però sono oggi sedentari, vivono in villaggi di capanne circolari (mondul ), col tetto e le pareti di paglia, e praticano non solo l'agricoltura tradizionale africana ma anche l'agricoltura di piantagione. La loro islamizzazione ebbe inizio già nel VII secolo e ciò perché le coste somale furono sempre aperte ai contatti con la Penisola Arabica: assai prima peraltro le avevano esplorate gli antichi Egizi, che vi acquistavano incenso e altri aromi, come anche i Greci e i Romani. Centri mercantili resi fiorenti dagli Arabi esistevano fin dai secoli più lontani, per esempio Zeila, Mogadiscio, Merca; essi servirono di base anche agli Europei, Portoghesi in particolar modo. Tuttavia tranne che in questi centri costieri il Paese non è mai stato molto popolato. Le condizioni di aridità ne spiegano la ragione, insieme col diffuso nomadismo.
Sviluppo e distribuzione. Nell'immediato dopoguerra la popolazione non superava 1,5 milioni di abitanti, oggi più che quadruplicati. Assai bassa è la densità della popolazione, con valori più elevati lungo la costa da Mogadiscio a Chisimaio, nelle valli del Giuba e dell'Uebi Scebeli e negli altopiani intorno a Hargeisa, nel nord, e là dove in genere le migliori condizioni climatiche consentono uno sfruttamento più intenso del suolo. In queste aree si trova la maggior parte della popolazione sedentaria, che vive nei centri di mercato, villaggi e cittadine. Prima dell'acquisizione dell'indipendenza in centri con più di 10.000 abitanti viveva il 7% della popolazione; oggi è oltre il 36%. Centri come Mogadiscio, Chisimaio, Merca, Hargeisa si sono notevolmente accresciuti.
Centri urbani. Mogadiscio (Xamar) in specie è una città che per le sue funzioni di capitale e di massimo porto del Paese, sede altresì delle principali industrie, ha assunto dimensioni notevoli. D'antica origine, già importante centro religioso e politico nel XIII secolo e vivace sbocco sull'Oceano Indiano, decadde quando i Portoghesi, a partire dal XV secolo, monopolizzarono i commerci di tale tratto della costa africana; si riprese da un secolare abbandono solo dopo che l'Italia l'acquistò, nel 1892, dal sovrano di Zanzibar, e mostra perciò un volto in genere moderno, con vari edifici in stile arabizzante, ma per la maggior parte d'impronta decisamente occidentale. Gli altri centri portuali sull'Oceano Indiano, tutti a sud di Mogadiscio, sono Merca, città assai antica, Brava, con numerose vestigia della passata dominazione araba, e Chisimaio, ottimo porto, largamente adibito all'esportazione di banane, ma anche all'attività peschereccia. All'interno, nella "mesopotamia" e lungo il corso dell'Uebi Scebeli e del Giuba, vi sono importanti centri agricoli, tutti di sviluppo recente, come Giamama (ex Margherita, sul Giuba), Coriolei e Afgoi, sull'Uebi Scebeli, e Giohar, con alcuni stabilimenti industriali. Nel Nord, per lo più terra di nomadi, le principali città sono Berbera, buon porto sul Golfo di Aden, e Hargeisa , vivace mercato in un'area prevalentemente pastorale, sull'orlo rialzato dell'altopiano.