Aspetti economici

Profilo generale. Il Ruanda si colloca tra i più poveri Stati del mondo; l'elevatissimo peso demografico ha in larga misura vanificato gli sforzi governativi tesi al miglioramento delle vie di comunicazione e al potenziamento delle strutture produttive di un Paese già gravemente svantaggiato dalla mancanza di sbocchi diretti al mare.

A questa situazione di base si sono aggiunti gli ingentissimi danni materiali provocati dalla guerra civile che ha portato all'abbandono delle campagne da parte dei contadini e a forti spese di guerra, mentre mancano i fondi economici necessari a restaurare le infrastrutture primarie, favorire il rientro dei rifugiati e porre fine al dissesto finanziario ed economico.

Agricoltura. L'agricoltura, nonostante detenga nettamente il primo posto nell'economia ruandese e impieghi buona parte della popolazione attiva (arativo e colture arborescenti coprono oltre il 44,4% della superficie territoriale), registra uno sviluppo assai lento per l'arretratezza delle strutture produttive. Praticata in prossimità dei villaggi su piccoli appezzamenti (in media 1-2 ha), è per lo più un'agricoltura di sussistenza, insufficiente al fabbisogno della popolazione. Principali prodotti destinati all'alimentazione locale sono la batata, la manioca, la patata, il sorgo, tipico cereale africano cui si è affiancato da tempo il mais, e vari prodotti orticoli come fagioli, piselli ecc. Tra le colture commerciali ha un posto di particolare rilievo il caffè, principale prodotto d'esportazione, seguito dal tè, dal piretro (coltura un tempo piuttosto rilevante, ora costantemente in regresso), dal tabacco e da talune oleaginose, quali le arachidi e la soia; la produzione delle colture di piantagione globalmente intesa rimane sempre limitata, risentendo gravemente della carenza di capitali. Poco sfruttati sono boschi e foreste, che d'altronde coprono ormai poco più del 10% della superficie territoriale; il legname viene impiegato quasi esclusivamente come combustibile.

Allevamento e pesca. Il Ruanda presenta condizioni favorevoli all'allevamento: questa attività, pur condotta con metodi arretrati e scarsamente produttivi, provvede in misura rilevante alle necessità alimentari della popolazione. Prevalgono i bovini e i caprini, entrambi utilizzati prevalentemente per il latte. Molto modesta è la pesca, praticata nel Lago Kivu.

Industria. Un certo sviluppo presenta il settore estrattivo; l'attività mineraria ebbe inizio con la dominazione belga e sfrutta i discreti giacimenti di cassiterite, tungsteno, columbite, tantalite, oro ecc. La costruzione di alcune centrali idroelettriche ha avviato una sia pur limitata industria, la quale però lavora quasi esclusivamente i prodotti agricoli locali (piccole aziende tessili, complessi molitori, birrifici, oleifici, zuccherifici, saponifici ecc.).

Comunicazioni e commercio. Il ritardo nello sviluppo economico del Paese deriva ancora per gran parte dall'insufficiente sistema della rete delle comunicazioni; mancano le ferrovie e attualmente le strade sono limitate a poche arterie (lo sviluppo complessivo è di circa 14.500 km), che si dipartono da Kigali, soprattutto verso l'Uganda e il Burundi, mentre servizi di navigazione sul Lago Kivu consentono un buon raccordo con la Repubblica democratica del Congo. Per i collegamenti marittimi con l'estero il Ruanda dipende quasi interamente dal lontano porto di Mombasa, nel Kenya, il che implica l'attraversamento del territorio ugandese; migliore è la situazione dei trasporti aerei (compagnia di bandiera è la Air Rwanda ), che si avvalgono degli aeroporti internazionali di Kigali e di Kamembe. Poco sviluppato è il commercio interno; prima della guerra civile erano abbastanza vivaci invece gli scambi con l'estero che si svolgevano eminentemente con il Belgio, la Francia, la Germania e il Kenya. Venivano esportati soprattutto caffè, cassiterite e tungsteno, tè, pelli e cuoi, piretro, mentre erano per lo più importati macchinari e veicoli, combustibili, manufatti varie prodotti alimentari; la bilancia commerciale è deficitaria.