Storia

Cronologia 

Per una cronologia storica aggiornata del Mozambico, vedi la sezione Cronologia dell'Atlante di Nigrizia.

La colonizzazione portoghese.
Sin dal sec. VII gli Arabi si stabilirono nell'isoletta di Mozambico e a Sofala per controllare il commercio dell'oro che affluiva dall'interno. Nel sec. X un'emigrazione persiana proveniente da Shirazi si insediò a Kilwa dominando le città costiere, ma nel 1498, al tempo del viaggio di Vasco da Gama, tale supremazia era in declino; ne approfittarono i Portoghesi per sottomettere tutta la costa. Essi cercarono anche di arrivare alle miniere d'oro, ma le spedizioni all'interno furono infruttuose anche per l'ostilità del grande regno indigeno Karanga del Monomotapa. L'aiuto prestato dai Portoghesi a Gatsi Rusere per domare una rivolta interna al Monomotapa consentì loro di migliorare le relazioni, ma l'alleanza fu precaria. Verso la fine del secolo un ex-vassallo del Monomotapa, Changamire, re del Butwa (una delle principali zone aurifere), chiamato in aiuto dal Monomotapa divenne arbitro della situazione attaccando e sconfiggendo anche i Portoghesi. Nel 1752 il Mozambico venne eretto in capitanía geral e staccato dall'Estado da India, ma la crisi della colonia, limitata ormai alle sole piazze costiere e a Sena e Tete sullo Zambesi, continuò. All'inizio dell'Ottocento l'interno fu sconvolto da migrazioni di Bantu sospinti dall'invasione degli Zulu di Chaka. Una schiera di Ngoni devastò la Zambézia stabilendosi poi sopra Tete; un'altra guidata da Soshangane si insediò nel paese di Gaza e nel 1834 assediò Lourenço Marques, saccheggiando Inhambane e Sena. Alla morte di Soshangane (1859) i Portoghesi si inserirono nella lotta per la successione appoggiando Umzila che poi prestò atto di vassallaggio al Portogallo. Con lo Scramble for Africa, Lisbona dedicò più attenzione al Mozambico, progettando anche l'unione con l'Angola, ma si scontrò con l'espansione inglese. Con l'ultimatum del 1890 e col successivo trattato del 1891, la Gran Bretagna bloccò il Portogallo nel Mozambico. Iniziarono da allora lunghe campagne di “pacificazione” per sottomettere le popolazioni non ancora assuefatte al controllo portoghese. Si dovette procedere fino al 1892 contro i prazeros della Zambézia, sorta di feudatari luso-indiani; poi contro Gungunhana, figlio di Umzila, vinto nel 1896 dopo che aveva tentato di giocare sulla rivalità anglo-portoghese. Seguirono sollevazioni tra i Macuas e nel Barué e ancora nella Zambézia fino al 1902. Solo verso il 1915 il Mozambico poté dirsi “pacificato”. Nel 1935 il Paese fu proclamato parte integrante del Portogallo e nel 1951 provincia d'oltremare (Ultramar). Nel 1948 frattanto agitazioni e scioperi avevano messo in fermento la colonia; le repressioni spinsero gli Africani a creare, verso il 1960, le prime associazioni politiche (UDENAMO, MANU e UNAMI) confluite poi nel FRELIMO, il cui leader Eduardo Mondlane fu assassinato a Dar es Salaam nel 1969 da agenti portoghesi. Il FRELIMO occupò e organizzò politicamente vaste zone del Paese nei distretti di Cabo Delgado e di Tete. Dopo il colpo di stato operato dal generale Spinola, il 25 aprile 1974, il nuovo regime di Lisbona dava inizio, con la dichiarazione ufficiale del 27 luglio 1974, al processo di decolonizzazione nelle province africane d'oltremare.
L'indipendenza.
A seguito dei negoziati intrapresi tra gli esponenti del FRELIMO e il governo di Lisbona, il 25 giugno 1975 il Mozambico accedette alla piena indipendenza. Il nuovo presidente dello Stato, Samora Machel, diede vita a un governo di ispirazione marxista impegnato nella soluzione dei gravi problemi che il Paese presentava alla fine della colonizzazione, da quello sanitario, aggravato dal rientro in Portogallo di quasi tutti i medici, ai disordini interni alimentati dagli ex coloni, ai conflitti con la Rhodesia (odierno Zimbabwe) che nel 1976 compì ripetuti bombardamenti aerei nelle zone di frontiera. Nel corso del 1977 il Mozambico rinsaldò i suoi rapporti con Mosca e Pechino e in occasione del Congresso del FRELIMO ribadiva l'adesione del regime al marxismo-leninismo. Le relazioni col Portogallo migliorarono notevolmente dopo il rientro (1977) degli ultimi ex coloni. A metà degli anni Ottanta Machel, dato il pessimo andamento dell'economia, riaprì il Paese ai capitali occidentali per ottenere quegli aiuti che Mosca non poteva fornirgli. Inoltre l'inasprirsi della guerriglia, animata dal gruppo dissidente della RENAMO e finanziata dal Sudafrica, indusse il presidente mozambicano a trattare con Pretoria (1984). In cambio della sospensione degli aiuti di Maputo ai sudafricani neri dell'ANC (African National Congress), il potente vicino si impegnò a tagliare i fondi alla RENAMO, responsabile di grandi danneggiamenti e della formazione di un milione di profughi interni. Tale orientamento pragmatico della politica mozambicana fu confermato alla morte di Samora Machel (in un incidente aereo, nel 1986) dal successore alla carica presidenziale, Joaquim Alberto Chissano (ex ministro degli Esteri), con la sottoscrizione nel 1988 di un accordo con il Sudafrica e il Portogallo per il ripristino della grande diga di Cahora Bassa, mentre l'anno seguente furono avviati trattative e contatti diretti con la guerriglia che portarono a tregue parziali. Dopo che il V Congresso del FRELIMO (1989) decretò l'abbandono formale del marxismo-leninismo quale esclusivo riferimento ideologico, il 30 novembre 1990 l'introduzione di una nuova Costituzione pose fine al sistema a partito unico: il nome dello Stato divenne contestualmente quello di Repubblica di Mozambico, perdendo la qualifica di “popolare”. Negli anni Ottanta si intensificarono fortemente i rapporti con i Paesi occidentali, e in particolare con gli Stati Uniti, pronunciatisi a favore della generalizzata cessazione degli aiuti alla RENAMO e giunti a concedere ingenti aiuti economici al Mozambico. Emblematica del cambiamento avvenuto fu anche la visita di papa Giovanni Paolo II (1988). Nei primi anni Novanta, dopo lunghe trattative svoltesi, con la mediazione italiana, tra il governo del Mozambico e la RENAMO si giunse alla firma di un accordo di pace (Roma, 4 ottobre 1992). Una conferenza riunitasi a Roma nel dicembre dello stesso anno e alla quale parteciparono oltre trenta Paesi, deliberò la concessione al Mozambico di ingenti aiuti economici, mentre il Consiglio di Sicurezza dell'ONU decise l'invio nel Paese di un contingente di Caschi blu incaricato di sorvegliare l'applicazione degli accordi e sovrintendere alla smilitarizzazione delle fazioni in lotta. Nell'ottobre 1994 si tennero le prime elezioni politiche e nel dicembre successivo le prime per eleggere il presidente della Repubblica. Il responso delle urne confermò alla presidenza J. Chissano, che ottenne il 53% dei voti e un'analoga maggioranza permetteva al FRELIMO di conquistare la maggioranza (44,3% contro il 37,7% della RENAMO). Nonostante le vivaci proteste dell'opposizione, il presidente Chissano venne riconfermato anche nel 1999. Nei primi mesi del 2000 il Paese venne devastato da gravissime inondazioni dovute al passaggio sul Mozambico del ciclone Eline. Armando Guebuza nuovo candidato del FRELIMO, dopo che Chissano aveva deciso di non ricandidarsi, vinse le elezioni presidenziali alla fine del 2004, nonostante le accuse di brogli dell'opposizione; Luisa Diogo divenne primo ministro. Nel 2009 Guebuza era riconfermato presidente e il FRELIMO vinceva le elezioni legislative.