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Economia
Nonostante le relativamente ampie risorse il Mozambico non è ancora riuscito a sanare la grave situazione ereditata dal suo recente passato di co lonia portoghese, anzi paradossalmente ne ha accresciuto le difficoltà.
Profilo generale. Ai tradizionali fattori di sottosviluppo, quali l'altissimo tasso di analfabetismo, l'insufficienza degli investimenti e la cronica mancanza di capitali, si sono infatti aggiunti il massiccio esodo della borghesia imprenditoriale e del personale specializzato portoghese, le tensioni con vari Paesi vicini e le rovine causate nel territorio nazionale dalle molteplici azioni militari durante la guerra d'indipendenza dello Zimbabwe. Nonostante le molteplici difficoltà, non sono tuttavia mancati vari interventi governativi miranti, in un programma di ristrutturazione, a nazionalizzare i settori fondamentali dell'economia, a incrementare soprattutto l'attività agricola (è stato dato avvio a una radicale riforma fondiaria, consentendo il diritto di proprietà ai soli fondi agricoli a conduzione diretta, mentre sono state istituite aziende di Stato e fattorie collettive) e a potenziare le infrastrutture stradali e ferroviarie, dato il ruolo svolto nell'economia nazionale dal commercio di transito. Ha per contro registrato un regresso particolarmente marcato il settore industriale per le immediate ripercussioni negative causate dalla fuga di tecnici e di capitali.
Agricoltura. Base dell'economia mozambicana rimane dunque l'agricoltura, benché arativo e colture arborescenti occupino solo il 4% della superficie territoriale. Prevale nettamente una modesta attività di pura sussistenza, che si incentra sulla coltivazione della manioca, dei cereali (mais, sorgo, riso, frumento), nonché delle patate e di altri prodotti orticoli. Le colture più remunerative rimangono però quelle di piantagione, rappresentate principalmente dall'anacardio (che fornisce le noci di acajù), dalla canna da zucchero, dal cotone, dal tè, dall'agave sisalana; un certo rilievo hanno anche gli agrumi, le banane, alcune oleaginose (arachidi, ricino, girasole), il tabacco e la palma da cocco, frequente nella fascia costiera. Le risorse forestali, nonostante l'indiscriminato sfruttamento del periodo coloniale, sono ancora ricche; le essenze più pregiate sono il cosiddetto mogano rhodesiano, l'ebano rosso e il cedro di Mlanje.
Allevamento e pesca. Un altro settore che è stato invece drammaticamente colpito dalla crisi susseguita all'indipendenza è quello zootecnico, dove si sono registrati cali in genere fortissimi. Prevalgono i bovini e i volatili da cortile; seguono ovini, caprini e suini, che complessivamente ammontano a poco più di mezzo milione di capi. Uno sforzo notevole è stato dedicato allo sviluppo della pesca: a tale scopo nel 1977 fu creato l'Ente di Stato EMOPESCA, che ormai annovera una cinquantina di pescherecci. Il pescato annuo è in buona parte rappresentato da aragoste, largamente esportate.
Risorse minerarie e industrie. Le risorse minerarie appaiono cospicue, benché manchi tuttora un loro adeguato sfruttamento. Si estraggono carbone, bauxite, oro, rame, fluorite, uranio, pietre preziose (tormaline soprattutto) ecc. Sono in corso prospezioni petrolifere, controllate dall'Empresa Nacional de Hidrocarbonetos , mentre sono già stati individuati ricchi giacimenti di minerali di ferro nella provincia di Tete. Grazie al colossale impianto di Cahora Bassa sul fiume Zambesi, della potenza di 2,3 milioni di kW, il Mozambico produce in abbondanza energia elettrica, ma gran parte della produzione è venduta alla Repubblica Sudafricana sulla base di accordi stipulati a suo tempo dal governo portoghese. L'industrializzazione del Paese ha tuttora basi estremamente fragili. Si annoverano alcune raffinerie di petrolio, dei cementifici, piccoli stabilimenti meccanici; i settori meglio rappresentati sono però quello chimico (che produce fertilizzanti, acido solforico ecc.) e quello delle industrie legate alla trasformazione dei prodotti agricoli locali: manifatture di tabacco, cotonifici, oleifici, zuccherifici, birrifici, impianti per la lavorazione delle noci di acajù , complessi molitori.
Comunicazioni. L'andamento delle vie di comunicazione, in specie delle ferrovie, riflette la funzione loro affidata dai Portoghesi, quella cioè di raccordo tra l'Oceano Indiano e i vari Paesi interni, particolarmente il Malawi, lo Zimbabwe e la Repubblica Sudafricana (Transvaal). Sono presenti le tipiche arterie di penetrazione, che le potenze coloniali hanno tracciato un po' in tutta l'Africa, mentre mancano collegamenti organici tra i principali centri del Mozambico stesso. Con l'indipendenza, i mutati rapporti e la più o meno larvata ostilità del governo mozambicano verso i Paesi razzisti o comunque fortemente conservatori, hanno contribuito a rallentare le correnti di traffico verso i maggiori porti del Mozambico e principalmente verso Maputo e Beira, che pure rappresenterebbero il primo sbocco diretto del Transvaal, il secondo dello Zimbabwe (il Malawi si avvale soprattutto dei porti di Nacala e Quelimane). Accanto alla rete ferroviaria, che si sviluppa per poco più di 3.000 km, non meno carente è quella stradale; i servizi aerei sono gestiti dalla compagnia di bandiera LAM (Linhas Aéreas de Moçambique).
Commercio. Anche il commercio, sia interno sia internazionale, ha registrato una pesante battuta d'arresto; per quanto riguarda gli scambi con l'estero (principale fornitore e maggior cliente è la Repubblica Sudafricana), la bilancia commerciale è cronicamente deficitaria. Le esportazioni sono rappresentate da crostacei, cotone, noci di acajù , prodotti tessili, tè, zucchero; le importazioni riguardano prevalentemente macchinari e mezzi di trasporto, petrolio, prodotti industriali.