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Storia
Cronologia
Per una cronologia storica aggiornata del Malawi, vedi la sezione Cronologia dell'Atlante di Nigrizia.
Il territorio meridionale del Malawi, specie lungo l'emissario Shire, sembra sia stato visitato a più riprese a partire dal 1624 da esploratori portoghesi; famosa soprattutto la spedizione di Lacerda nel 1798. A partire dal 1830 ca. l'alto Zambesi e la regione attorno al Niassa furono soggetti all'invasione degli zulu e delle tribù, da quelli sospinte, a nord. Sullo Zambesi attorno a Tete si stabilirono i makololo, mentre a oriente del lago si fissarono gli ngoni.
Nel 1859 Livingstone percorse la regione dove, dopo la sua morte (1873), la Chiesa scozzese fondò una missione per onorarne la memoria, sicché, dal 1875, missionari e commercianti si insediarono sul Niassa. Nel 1878 si costituì una compagnia (The African Lakes Company Limited) e nel 1883 venne inviato a Blantyre un console inglese. L'area, rivendicata dal Portogallo, fu causa di frizioni, specie durante la rivolta dei Makololo (1889) che il governo di Londra asseriva essere sotto protezione britannica. Dopo l'ultimatum inglese a Lisbona dell'11 gennaio 1890 la questione venne risolta a favore di Londra con il Trattato dell'11 giugno 1891. Il 14 maggio 1891 era stato intanto proclamato il protettorato britannico dell'Africa centrale, divenuto nel 1907 protettorato del Nyasaland. Nel 1953 Londra promosse la creazione di una Federazione dell'Africa centrale, comprendente il Nyasaland e le due Rhodesie, retta dagli immigrati bianchi sotto la guida di sir Roy Welensky. A partire dal 1959 Nyasaland e Rhodesia del Nord rivendicarono il self-government nella federazione. La vittoria del MCP (Malawi Congress Party) di Hastings Kamuzu Banda nel settembre 1961 conferì al Nyasaland l'autogoverno. Su pressione congiunta del Nyasaland e della Rhodesia del Nord, il 31 dicembre 1963 venne sciolta la federazione e il 1º luglio 1964, con il nuovo nome di Malawi, il territorio divenne uno Stato indipendente e il 6 luglio 1966 una Repubblica. Cominciò allora il lungo regime di Banda che nel 1971 si fece eleggere presidente a vita. Nel corso degli anni Ottanta del Novecento la tarda età di Banda favorì lo scatenarsi di una lotta senza esclusioni di colpi per la successione, nel corso della quale il presidente fece eliminare il delfino designato, Dick Matenje (1983) e mostrò di essere così forte da poter assumere il controllo diretto dei dodici ministeri del suo governo (1984) e riorganizzare radicalmente il partito unico, l'MCP. Sul piano internazionale, i contrasti insorti con il Mozambico, che lo accusava di ospitare i guerriglieri della RENAMO, scemarono con la morte di Samora Machel, e anzi il Malawi riuscì a stabilire cordiali rapporti con il suo successore J. Chissano. Tuttavia la crescente insofferenza verso un regime dispotico attivò una vivace opposizione che Banda represse ferocemente sciogliendo anche l'Assemblea legislativa (1992). La sospensione degli aiuti da parte della comunità internazionale, costrinse l'anziano presidente a promettere un referendum sul multipartitismo: esso si tenne nel giugno 1993 e decretò la vittoria dell'opposizione. Prese avvio un processo di transizione con l'istituzione di un Consiglio esecutivo nazionale e l'abolizione della presidenza a vita di Banda che aprì la strada alle consultazioni presidenziali, vinte dal leader del Fronte democratico unito (UDF), Bakili Muluzi, e all'elezione di una nuova Assemblea nazionale (maggio 1994). Le opposizioni, articolate nell'UDF e nell'Alleanza per la democrazia, formarono un governo di coalizione relegando il vecchio Partito del Congresso del Malawi di Banda, ai margini della vita politica. Lo smantellamento del precedente apparato di potere portò anche all'incriminazione (gennaio 1995) dell'anziano ex presidente con l'accusa (successivamente caduta) di aver ordinato nel 1993 l'omicidio di alcuni suoi avversari politici.
Le elezioni presidenziali del 1999 riconfermarono Bakili Muluzi alla guida del Paese. Le elezioni presidenziali del 2004 vennero vinte da Bingu Mathurika, candidato del presidente uscente, riconfermato anche alle presidenziali del 2009.