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Storia
Cronologia
Per una cronologia storica aggiornata del Madagascar, vedi la sezione Cronologia dell'Atlante di Nigrizia.
A partire dai sec. V-VI il Madagascar fu meta di migrazioni indonesiane che finirono probabilmente per assorbire gruppi di popolazioni nere ivi stanziate; i primi contatti arabi sembra siano stati invece posteriori al sec. XI. L'isola fu avvistata nel 1500 dal portoghese Diogo Dias: i primi tentativi di evangelizzazione non ebbero risultati durevoli, così come uno stanziamento tentato dagli inglesi nel 1644-45 e dai francesi (1642-74).
Nel sec. XVIII i francesi si stabilirono ancora nel Madagascar (Fort-Dauphin e baia d'Antongil) e occuparono l'isola di Santa Maria aprendo poi nel 1803 un'agenzia a Tamatave (Toamasina). Nei sec. XV e XVI si erano costituiti vari regni locali (Merina, Betsileo, Antemoro e Antesaka). All'inizio del sec. XVI risale la conquista Sakalava che si estese a quasi metà dell'isola per decadere nel secolo successivo. Nella prima metà del sec. XVIII Ratsimilaho, figlio di un pirata inglese e di una principessa locale, fondò sul litorale occidentale il regno di Betsimisaraka, che però già all'inizio dell'Ottocento si era sfaldato. Fiorirono invece i regni Merina, a opera di Andrianampoinimerina (1787-1810), re capace e volitivo che unificò tutte le sue genti, sottomise il Betsileo, scoraggiò le incursioni Sakalava ed estese notevolmente i confini del suo regno. Il figlio Radama I (1810-28) estese il suo dominio su due terzi dell'isola; assistito da consiglieri europei e affiancato dai missionari della London Missionary Society, promosse lo sviluppo economico e culturale del regno. La regina Ranavalona I (1828-61) assunse un atteggiamento intransigente nei confronti di Inghilterra e Francia, mentre Radama II (1861-63), che aveva consentito al ritorno degli europei, fu assassinato per aver ceduto terre agli stranieri. La regina Rasoherina (1863-68) nominò primo ministro Rainilaiarivony, che sposò in seguito le due successive regine, Ranavalona II (1869-83) e Ranavalona III (1883-95), divenendo in pratica l'arbitro della politica malgascia. Essendo peggiorati i rapporti con la Francia, questa intervenne con le armi (1883) e impose a Ranavalona III un nuovo trattato pregiudizievole per l'indipendenza del Madagascar. Lo stato di tensione derivatone indusse nel 1895 il governo francese a inviare un forte corpo di spedizione che costrinse la regina a riconoscere il protettorato della Francia.
Nel 1896 l'isola fu dichiarata colonia francese; nel 1897 venne abolita la monarchia. L'isola fu pacificata dal generale Gallieni che ne fu governatore dal 1897 al 1905. Tra le due guerre mondiali si manifestarono le prime reazioni nazionaliste. La nascita dei primi partiti politici che aspiravano all'indipendenza fu seguita nel marzo 1947 da una rivolta assai diffusa che fu duramente repressa dalla Francia. La scena politica si rianimò solo dopo alcuni anni quando riaffiorarono partiti e uomini nuovi, tra i quali Philibert Tsiranana, fondatore nel 1956 del Parti Social Démocrate Malgache et Comorien che ebbe presto un seguito nazionale. Con la fondazione della Comunità Francese, nel 1958, il Madagascar optò per lo status di Repubblica autonoma nell'ambito della Comunità stessa (10 ottobre 1958), accedendo quindi alla piena indipendenza il 26 giugno 1960. Tsiranana instaurò un regime presidenziale e autoritario che durò un decennio, ma la situazione precipitò nella primavera del 1972 provocando l'estromissione di Tsiranana e l'assunzione del potere da parte del generale Ramanantsoa, legittimata dal referendum dell'8 ottobre 1972. Nel 1975 Ramanantsoa si dimise trasmettendo i suoi poteri al colonnello R. Ratsimandrava, assassinato una settimana dopo aver assunto la carica. Fu allora instaurato un governo militare presieduto dal generale G. Andriamahazo, ma nel dicembre del 1975 il potere fu assunto da Didier Ratsiraka che trasformò il Paese in una Repubblica popolare di tipo marxista. Un referendum legittimò il passaggio alla presidenza di Ratsiraka e approvò la nuova Costituzione e la Carta della Rivoluzione Socialista Malgascia. Nel 1976 fu fondato il partito AREMA (Avant-garde de la Révolution Malgache) che prese sempre più potere nel Paese.
Nel 1982 si svolsero le elezioni presidenziali, vinte nuovamente da Ratsiraka, mentre nel 1983 quelle legislative videro il ripetersi del successo dell'AREMA. Nel corso degli anni Ottanta si manifestò un accentuarsi delle tensioni sociali favorito dal deterioramento della situazione economica. Per affrontare quest'ultima fu intrapresa una significativa politica di liberalizzazione, che solo verso l'inizio del nuovo decennio si estese anche al sistema politico. Riconfermato in carica Ratsiraka nel marzo 1989, nel 1990 il governo ripristinò infatti il multipartitismo e abolì la censura. Nel maggio 1991 fu sottoposto all'Assemblea Nazionale del Popolo un progetto di revisione della Costituzione, ma ciò non fu sufficiente a fermare la protesta delle opposizioni, riunite nel Comitato delle Forze Vive (FV), presieduto da Albert Zafy. La crisi politica del Madagascar si chiuse ufficialmente il 23 novembre 1991 con l'entrata in funzione dell'Alta Autorità dello Stato, organismo presieduto da Albert Zafy, che, consentendo la permanenza in carica del presidente Ratsiraka, formava un governo provvisorio, guidato da M. Guy Razanamasy. Approvata per referendum nell'agosto 1992 una nuova Costituzione, nel febbraio 1993 si svolsero le elezioni presidenziali, vinte da Zafy. La fase di transizione alla nuova Repubblica si concluse dopo alcuni mesi con l'elezione dell'Assemblea Nazionale e la nomina di Francisque Ravony a primo ministro (agosto 1993). Nel settembre 1995 il risultato di un referendum istituzionale voluto dal presidente Zafy e avversato invece da Ravony di fatto ampliò i poteri del capo dello Stato, riconoscendogli il diritto (prima spettante all'Assemblea Nazionale) di nominare e destituire il primo ministro, ma il presidente malgascio, se era riuscito a spodestare Ravony sostituendolo con Emmanuel Rakotovahiny, dovette fare i conti con l'Assemblea Nazionale. I deputati, infatti, irritati dall'atto con il quale erano stati espropriati dalla più importante prerogativa costituzionale, votarono a larga maggioranza (luglio 1996) la messa sotto accusa di Zafy per attentato alla Costituzione e affidarono l'interim presidenziale al nuovo primo ministro Norbert Ratsirohanana da poco succeduto al dimissionario Rakotovahiny. Nel dicembre 1996, a seguito di nuove elezioni presidenziali, venne rieletto D. Ratsiraka (in carica dal 1975 al 1991) e il suo partito vinse le elezioni legislative del 1998 con la conseguente formazione di un nuovo governo guidato da Tantely Andrianarivo. Nelle elezioni presidenziali del dicembre 2001 Ratsiraka venne sfidato dal sindaco di Antananarivo, Marc Ravalomanana: quest'ultimo, secondo i conteggi ufficiali, ottenne più voti del presidente uscente. Ratsiraka chiese un secondo turno di ballottaggio, mentre Ravalomanana si autoproclamava presidente della Repubblica alla fine di febbraio 2002. Forte dell'appoggio della popolazione della capitale, Ravalomanana s'insediò al palazzo presidenziale e nominò un nuovo governo. Ratsiraka fu costretto a lasciare Antananarivo. Nell'aprile 2002 la Corte Costituzionale proclamò Ravalomanana presidente, legittimando così il contestato risultato elettorale del dicembre 2001. Dopo il riconoscimento internazionale (in particolare di USA e Francia) il presidente Ravalomanana ordinò all'esercito di occupare Tamatave, l'ultima roccaforte dell'ex presidente D. Ratsiraka: la città si consegnò all'esercito regolare senza opporre resistenza e Ratsiraka si rifugiò in Francia. Nel 2003 Ravalomanana decise di introdurre, come moneta nazionale, l'ariary, che sostituì il franco malgascio. Con le consultazioni presidenziali del 2006 Ravalomanana venne riconfermato con il 54,.8% dei voti.
Nel marzo del 2009 un colpo di stato interrompeva la legislatura di Ravalomanana: Andry Rajoelina veniva proclamato presidente dell'Alta Autorità di Transizione e scioglieva il parlamento. Il Madagascar veniva così sospeso dall'Unione Africana e il colpo di stato condannato dalle maggiori organizzazioni internazionali. In novembre il presidente A. Rajoelina e il deposto M. Ravalomanana firmavano un accordo ad Addis Abeba per la creazione di un governo di unità nazionale e nuove elezioni, ma nel 2010 l'ex presidente Ravalomanana veniva condannato all'ergastolo per aver ordinato all'esercito di sparare sui manifestanti (febbraio 2009).