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Aspetti economici
Profilo generale. Il Paese presenta nel complesso un'economia povera, gravata da squilibri strutturali sia per quanto riguarda il non conseguito amalgama tra le decine di diversi gruppi etnici che popolano il Togo, sia per l'eccessivo peso che riveste tuttora l'agricoltura tra le varie attività produttive, sia infine per la gravosa dipendenza dal capitale estero. Anche se non ha sinora dato i risultati che si speravano, l'acquisizione dell'indipendenza, realizzata nel 1960, si è pur tradotta in qualche sensibile vantaggio per il Paese: considerato un po' come l'elemento di equilibrio fra gli Stati anglofoni e quelli francofoni dell'Africa occidentale, il piccolo Togo è riuscito ad assumere una posizione di primo piano nella creazione della Comunità Economica degli Stati dell'Africa Occidentale, istituita a Lagos nel 1975; la capitale togolese ha inoltre avuto il privilegio di essere scelta come sede della cosiddetta Convenzione di Lomé, stipulata nel 1975 (e rinnovata nel 1980) tra i membri della Comunità Economica Europea e alcuni Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (Paesi ACP) allo scopo di regolare le relazioni commerciali e finanziarie, nonché la cooperazione economica e tecnica fra i Paesi in via di sviluppo e quelli industrializzati. Ma anche nell'ambito economico interno non sono mancate iniziative di rilievo: la più importante riguarda la nazionalizzazione, nel 1974, della Compagnie Togolaise des Mines de Bénin, già appartenente per l'80% a un consorzio francese e che rappresenta la più grande società mineraria del Togo. Essa sfrutta i giacimenti di fosfati del Paese, che sono tra i più cospicui del mondo e che in realtà costituiscono la sola ricchezza nazionale. L'assetto industriale è però entrato in crisi tanto che nel 1983 si è deciso di tagliare il 32% degli investimenti nel settore con la chiusura di parecchie industrie statali.
Agricoltura. L'agricoltura è il settore portante dell'economia, in quanto copre il fabbisogno alimentare locale e consente discrete esportazioni; ben il 43% del territorio è coltivato. Fra i prodotti destinati al consumo interno prevalgono i cereali, come mais, miglio e riso, oltre alla manioca, diffusa un po' in tutto il territorio; a questi si aggiungono patate dolci, banane, agrumi (soprattutto arance), ortaggi; le principali colture di piantagione sono costituite da cacao, caffè, presente nel Togo centro-occidentale, palma da olio e da cocco, diffusa nella fascia meridionale, arachidi e cotone, coltivato nell'area centrale.
Foreste e allevamento. Le foreste, benché occupino circa il 16% della superficie nazionale, appaiono fortemente degradate per l'irrazionale sfruttamento del passato, che le ha soprattutto impoverite delle essenze di pregio, sicché hanno ora scarsissimo valore economico. Del pari conta poco nell'economia nazionale l'allevamento, praticato quasi esclusivamente nel Nord del Paese e che è del tutto insufficiente alle necessità alimentari della popolazione (ovini, caprini, volatili da cortile, bovini, suini), sicché si deve ricorrere a massicce importazioni. Nella laguna costiera è invece tradizionalmente attiva la pesca, ma ancora una volta si deve dire che dà scarsi rendimenti a causa dell'impiego di tecniche arretrate.
Risorse minerarie. I fosfati, scoperti in Togo nel 1952, assicurano un quarto del valore delle esportazioni; i principali giacimenti sono quello di Hahotoé, collegato per ferrovia al porto minerario di Kpémé, e quello di Akoupané. Il Paese possiede pure minerali di ferro e bauxite, ma la mancanza di infrastrutture ne rende lo sfruttamento antieconomico. Mancano i minerali energetici, per cui il Paese deve ricorrere a cospicue importazioni di petrolio, necessario tra l'altro per alimentare le centrali elettriche, quasi tutte termiche.
Industria. L'attività industriale è estremamente limitata; oltre a un importante stabilimento attrezzato per la lavorazione dei fosfati, si hanno solo piccole aziende, quasi tutte ubicate a Lomé e che per lo più trasformano i prodotti agricoli, producendo beni di largo consumo (oleifici, birrifici, cotonifici, calzaturifici, zuccherifici, saponifici ecc.), cui si aggiungono un cementificio e una raffineria di petrolio, entrata in funzione nel 1978 e che utilizza il greggio proveniente dalla Nigeria. È in progetto la realizzazione di uno stabilimento chimico per produrre localmente fertilizzanti, acido fosforico ecc.
Comunicazioni. Per quanto riguarda le vie di comunicazione, il Paese è abbastanza dotato, specie nella più densamente popolata sezione meridionale. Le ferrovie, il cui sviluppo complessivo è di 575 km, comprendono una linea che si diparte da Lomé verso l'interno (la capitale è naturalmente il perno di tutte le comunicazioni) e un'altra che segue la costa sino al Benin. La rete stradale misura oltre 12.000 km; nel 1980 è stata ultimata la fondamentale arteria che unisce il Nord e il Sud del Paese, collegando il Burkina Faso, il Niger e il Mali, Paesi tutti privi di sbocco al mare, con il porto di Lomé, destinato quindi a svolgere un ruolo di rilievo per buona parte dell'Africa occidentale. Oltre che principale scalo marittimo del Paese, la capitale è anche il massimo centro aeroportuale grazie all'aeroporto internazionale di Tokoin, a breve distanza dalla città; compagnia di bandiera è la Air Togo, ma il Paese detiene anche il 7% delle azioni della Air Afrique.
Commercio. Gli scambi non sono molto intensi, né quelli interni né quelli con l'estero; il Togo esporta fosfati, cacao, caffè, noci di cocco, cotone ecc., mentre importa in prevalenza macchinari, combustibili, prodotti industriali vari, generi alimentari. Gli scambi più intensi si svolgono con la Francia (per circa 1/4), con la Germania, con la Costa d'Avorio e con la Nigeria per le importazioni, con il Canada, il Burkina Faso, la Francia e la Germania per le esportazioni.